Notiziario





Aggiornato l’elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale

Il regolamento di esecuzione (UE) n. 2025/1422  porta a 29 (su 48) le specie vegetali segnalate in Italia; l’Unione Europea ha preso coscienza degli enormi rischi connessi con le invasioni biologiche. Per un banale principio di precauzione, sarebbe opportuno evitare l’uso di piante alloctone quando non strettamente indispensabile. 

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Il nuovo Rapporto della FAO sullo stato della sicurezza alimentare nel mondo

Secondo le rilevazioni, l'8,2% della popolazione mondiale, circa 673 milioni di persone, ha sofferto la fame nel 2024, in calo rispetto all'8,5% del 2023 e all'8,7% del 2022.
I progressi non sono stati omogenei ed in particolare la fame ha continuato ad aumentare in Africa e Asia occidentale. Questo progresso globale è stato trainato da miglioramenti in Asia meridionale e sudorientale e in Sud America. Ma questa tendenza maschera profonde disparità regionali preoccupanti.

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Alla fine di agosto, il mondo e l’Europa alle soglie di un nuovo ordine

Un’estate convulsa e tormentata, anche climaticamente, sta per finire e il mondo, confuso, sembra chiedersi se un lungo periodo storico non stia davvero per chiudersi, dopo circa 80 anni di pace relativa e di un considerevole sviluppo economico.
Alcuni avvenimenti sembrano indicare che, al termine di un semestre all’insegna dell’incertezza e, soprattutto, sotto l’influsso di una serie ininterrotta di scossoni di entità incredibile e di portata imprevista, forse alcuni elementi di quello che potrebbe essere il futuro prossimo dell’intero assetto mondiale possano iniziare a prendere consistenza. Questi elementi si riconducono schematicamente ad almeno quattro fatti: 1) l’avvento al potere di Trump per la sua seconda Presidenza, 2) la persistenza, anzi l’espansione, di una crescente serie di conflitti armati con possibili conseguenze devastanti sugli assetti politici del mondo ,3) il formarsi della sensazione del possibile cambiamento degli equilibri di potere nel mondo, 4) la crescente consapevolezza in Europa della necessità che si realizzi e si consolidi una vera Unione politico istituzionale oltre che economica a fronte delle emergenti tendenze alla disgregazione dell’Ue e del legame fra i popoli europei.
La prima metà dell’anno è stata dominata indiscutibilmente dall’irruzione sullo scenario mondiale di Donald Trump dopo l’intervallo della Presidenza più convenzionale di Biden. Tuttavia, con il trascorrere dei giorni e degli eventi, è chiaro che Trump non è il “messia” del mondo futuro e nemmeno, più modestamente, il riedificatore di quell’ America “di nuovo grande” a cui dichiara di voler tornare. La strategia che sembra guidarlo consiste nel combattere imperiosamente per il potere mondiale a colpi di imposizioni agli altri protagonisti, nel tentativo ogni giorno più confuso e velleitario di sovvertire l’ordine nato alla fine della Seconda guerra mondiale senza una reale alternativa e anzi esacerbando le reliquie della Guerra, ampliando vecchi squilibri. Nel giro di una manciata di giorni cadono le speranze di chiudere “per sempre” conflitti pluridecennali, di ricostituire un’economia mondiale allo sbando in preda a sussulti imprevisti e con conseguenze non valutabili, sostituendo quella della globalizzazione che a sua volta si innestava nello scenario della conclusione della Seconda guerra ed era basata sul consenso e sul rispetto di rapporti multilaterali, costruiti e pattuiti con regole faticosamente condivise.

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“Dialoghi sul suolo e l’acqua” - L’acqua è un diritto, non un privilegio: il diritto tutela l’acqua, l’acqua tutela la vita.

Pagliai – Caro Paolo, intanto complimenti per la realizzazione di questo prezioso libro dal titolo: “50 grandi idee: l’acqua” edito da Dedalo, Bari 2025, in cui tu affronti l’intera problematica dell’acqua in 50 argomenti, appunto, in maniera chiara e oltremodo completa. Direi un libro unico nel suo genere che cattura l’attenzione e fa riflettere fin dalle prime righe dell’introduzione dove tu, in sostanza, affermi che l’acqua è un bene prezioso ma ci accorgiamo della sua importanza solo quando non c’è! Leggendo quest’opera gli spunti di riflessione sarebbero infiniti e quindi impossibile trattarli in questo dialogo ma mi soffermerei su alcuni punti meno frequenti quando si affronta il problema dell’acqua ma altrettanto suggestivi e importanti. Il primo spunto che mi viene, scorrendo il libro, è quando tu parli di memoria dell’acqua. L’argomento è molto suggestivo e molte volte se ne parla anche a sproposito quindi credo siano opportune le tue riflessioni per fare chiarezza. Prima però mi piacerebbe sapere anche quale è stata la molla che ti ha fatto scattare per gettarti in un’impresa così affascinante ma anche faticosa, immagino. 

Ranalli – Caro Marcello, la “molla” che mi ha spinto a impegnarmi in questo lavoro è stata la consapevolezza che l’acqua, per effetto dei cambiamenti climatici, danza tra la vita e la distruzione: si manifesta come una risorsa inestimabile e, allo stesso tempo, come una forza potentemente distruttiva. Sta a noi, come custodi del pianeta, imparare a rispettare la sua potenza, a preservare la sua purezza e a gestirla con saggezza per garantire che rimanga una risorsa preziosa per le generazioni future e non si trasformi in una calamità sempre più frequente. La chiave è nelle nostre mani ed è compendiata nelle “50 idee” descritte nel libro.
Riguardo alla "memoria dell'acqua", l’idea, seppure affascinante, ha suscitato controversie nella comunità scientifica. L'idea di base è che l'acqua possa conservare una sorta di "ricordo" delle sostanze che sono state precedentemente disciolte in essa, anche dopo che queste sostanze sono state diluite a tal punto da non essere più fisicamente presenti. Questa idea è stata originariamente proposta dal chimico francese Jacques Benveniste negli anni ’80, in relazione agli studi sull’omeopatia. Il medico francese cercò di dimostrare che diluizioni molto spinte (omeopatiche) di un antisiero in acqua avevano lo stesso effetto dell’antisiero in condizioni normali. In seguito a controlli, lo studio si rivelò però mendace e la teoria è considerata priva di fondamento scientifico.

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Sostituti vegetali del latte: rischio nutrizionale ed errore culturale

Perché beviamo latte, non come gli altri mammiferi che lo fanno soltanto nella prima fase di vita, ma noi adulti e non di tutte le popolazioni? Quali sono i vantaggi di questo alimento e soprattutto perché dovremmo abbandonarlo, come sembra volere la crescente adozione di bevande vegetali come sostituti del latte vaccino, spesso incoraggiata per motivi ambientali e salutistici? 

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Alla scoperta del mondo invisibile sotto i nostri piedi: il Museo del Suolo di Pertosa e il valore del suolo vivo

C’è un luogo in Italia dove la terra smette di essere semplicemente “terra” e si trasforma in un universo affascinante, complesso, sorprendente. Un luogo nato dal desiderio profondo di raccontare il suolo in tutta la sua ricchezza, per educare, meravigliare, e – soprattutto – far riflettere. Questo luogo è il Museo del Suolo di Pertosa, immerso nel paesaggio suggestivo del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Ma chiamarlo “museo” è quasi riduttivo. È piuttosto un'esperienza, un viaggio sensoriale e conoscitivo nel mondo nascosto che sostiene la vita sulla Terra.

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“Produrre di più con meno”: la narrativa seducente che nasconde criticità

Un articolo estremamente stimolante, intitolato “The risk of the ‘producing more with less’ narrative” e firmato da Pasquale De Vita (CREA Cerealicoltura e Colture Industriali) e Bruno Basso (Michigan State University), è stato recentemente pubblicato sulla rivista Nature Food (sezione Correspondence).
Credo valga la pena leggerlo perché invita a riflettere su come comunichiamo la scienza, in particolare nell’ambito delle scienze agrarie, e su quanto gli slogan, per quanto accattivanti, possano semplificare problemi complessi, influenzando percezioni e decisioni politiche.
Potete leggerlo qui: https://doi.org/10.1038/s43016-025-01182-3.
Nel loro contributo, gli autori analizzano in modo critico una delle espressioni più ricorrenti nel dibattito agricolo e politico contemporaneo: l’idea che sia possibile soddisfare la crescente domanda globale di cibo semplicemente “producendo di più con meno”.
De Vita e Basso mettono in luce come questa costruzione narrativa, per quanto intuitiva e attraente, trascuri le complesse dinamiche biologiche e agronomiche che regolano i sistemi produttivi. Migliorare caratteri come la tolleranza agli stress abiotici (es. siccità, salinità) o l’efficienza nell’uso dei nutrienti comporta spesso inevitabili compromessi fisiologici: ad esempio, varietà selezionate per resistere a condizioni difficili possono ridurre la produttività o la qualità in ambienti favorevoli, a causa di costi metabolici e allocazione diversa delle risorse all’interno della pianta.
Gli autori osservano anche come questo paradigma sia diventato un potente strumento politico, capace di generare aspettative irrealistiche sulle potenzialità della sola innovazione tecnologica, senza tenere conto della complessità ecologica, sociale e sistemica dei contesti agricoli reali.
Questa semplificazione ha ricadute anche sul mondo della ricerca, sempre più orientata verso risultati immediatamente applicabili e finanziabili. Ne deriva una tendenza a privilegiare approcci rapidi e soluzioni commerciali, spesso a scapito della ricerca fondamentale, che richiede tempi più lunghi ma è essenziale per affrontare le sfide strutturali del settore agroalimentare.

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Dialoghi sul Verde: “Tutelare l’agricoltura per tutelare la natura”

Ferrucci: Quando è nata la passione per il vino?

Nannini: Nella casa paterna in quel della Maolina sulle colline di Lucca, una zona declamata per la bontà del suo vino, c’era un piccolo vigneto di circa 3000 mq. Nelle migliori annate si riusciva a tirarne fuori circa 25 damigiane ma mio padre si stancò di spendere soldi e tempo per ottenerne così poco frutto; senza mentire diceva che gli sarebbe costato meno comprarlo il vino e di ottimo piuttosto che farlo. Decise di estirpare allora quell’ antico vigneto ricco di uve le più diverse e sconosciute per sostituirlo con un meno impegnativo oliveto.
Io non avevo alcuna passione per il vino ma l’idea che per un mero calcolo economico si perdesse un prezioso, antico scrigno pieno di testimonianze vive (le viti) di una storia antica e famosa e un pezzetto di paesaggio cambiasse mi riempì di malinconia e di rabbia. Decisi allora che me ne sarei occupato personalmente e che per prima cosa una parte di vigna, la più antica e stentata, che i vecchi contadini che venivano a lavorare mi suggerivano di tirar giù e rifar nuova, scommisi l’avrei salvata. La curai con vangature al calcio e concimazione con pattume di stalla e il vigneto rifiorì. Tutto è nato da lì e oggi di quell’ eco il mio lavoro ancora risuona.
Ecco: l’abbandono della campagna, il vederla trascurata, offesa, malata mi suscita disagio, risentimento e più spesso ormai anche sdegnato sgomento.

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Dialoghi sulle biotecnologie: “Il contributo italiano al miglioramento genetico del riso, dagli incroci alle Tecnologie di Evoluzione Assistita”

Frusciante: Il riso è una delle specie più coltivate e consumate al mondo ed è l’alimento base primario per metà della popolazione globale. La risicoltura italiana vanta una lunga e solida tradizione: il nostro Paese è infatti il principale produttore europeo di riso. La sua coltivazione genera un’economia di scala rara nelle altre filiere agricole nazionali, pur essendo praticata quasi esclusivamente nelle pianure piemontesi e lombarde.

Valè: È proprio così: la produzione mondiale di riso si aggira intorno ai 770 milioni di tonnellate, un valore simile a quello del frumento, che si attesta sui 790 milioni. Sebbene la risicoltura italiana, con circa 1,4 milioni di tonnellate annue, rappresenti solo una piccola parte della produzione globale, vanta una tradizione secolare. In Italia, la coltivazione del riso risale infatti al XV secolo.

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Demenziale abbandono della dieta mediterranea

Ancel Keys (1904 – 2004) biologo, fisiologo ed epidemiologo statunitense supera i cento anni di vita con una mente lucidissima durante la quale studia anche l'epidemiologia delle malattie cardiovascolari che lo conducono a formulare le ipotesi sull'influenza dell'alimentazione su tali patologie e sui benefici di una alimentazione denominata Dieta Mediterranea. Oggi nei paesi mediterranei questa dieta è in via di abbandono, le patologie cardiovascolari sono controllate con famaci anti-ipertensivi e interventi di una cardiochirurgia sempre più sofisticata e meno invasiva, mentre si stanno diffondendo le demenze senili.

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Aree interne addio!

Sfogliando giornali e social in questi giorni, al di la delle guerre in atto e dei grandi e devastanti fatti di cronaca, capita di leggere anche commenti, quasi nascosti, come quelli, ad esempio, al nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne in cui viene riportato che il Governo prende atto dell’irreversibilità del processo di spopolamento delle aree interne e che, quindi, va accompagnato nel suo lento declino. 

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Promesse al Verde. La campagna elettorale delle foreste immaginarie.

Nel magico mondo delle campagne elettorali, dove i marciapiedi si raddrizzano da soli e le buche si chiudono al solo passaggio del candidato, c’è un nuovo sport nazionale: il lancio del numero di alberi da piantare entro ieri. Una disciplina nobile, che unisce destra, sinistra, centro, sopra e sotto in un tripudio di foglie virtuali, chiome immaginarie e radici ben lontane dal terreno.
Avanza il candidato con fascia tricolore e selfie stick: "PIANTEREMO UN MILIONE DI ALBERI IN CITTÀ!". Applausi. Lacrime. Instagram impazzisce.
Nessuno chiede dove, quali, quando, come, con quali risorse, chi se ne occuperà, e soprattutto quanto accidenti costa.
Perché piantare un albero in città non è buttare una ghianda in un’aiuola e sperare. No, cari candidati dal pollice finto-verde, in ambiente urbano ogni singolo albero costa, compreso di costo della pianta, impianto e gestione triennale, dai 300 ai 1000 euro e oltre, se si vuole che cresca, sopravviva e non diventi un palo decorativo (che però fa ombra solo ai tweet). Bisogna considerare progettazione, scelta delle specie, scavo, impianto, irrigazione, protezioni, cure, ecc. Ah, e serve pure il suolo, quello vero, non l’asfalto verniciato di verde per la conferenza stampa.
Ma no, non fermiamoci davanti alla realtà! Il prossimo passo sarà un programma elettorale intitolato "Ogni cittadino un baobab". O magari, vista l’estate torrida, "100.000 alberi da ombra in ogni rotonda". Perché limitarsi a promesse fattibili quando si possono sfidare le leggi dell’arboricoltura?
La verità, quella scomoda, è che la forestazione urbana è una cosa seria, che richiede pianificazione, competenze, risorse e tempo. Ma queste sono tutte cose che non stanno bene sui manifesti elettorali. Nessuno vince le elezioni promettendo "100 alberi ben scelti, ben piantati e ben gestiti in cinque anni", troppo realistico. Meglio promettere centomila tigli, bagolari, platani, querce (mi raccomando la biodiversità!!!!) entro Natale, così se non arrivano si dà la colpa al cambiamento climatico o a Bruxelles.
Eppure, nel frattempo, le città boccheggiano, il verde latita, e chi si occupa davvero di alberi (progettisti, agronomi, vivaisti, giardinieri, tecnici comunali) viene ignorato o chiamato solo dopo, quando l’albero muore e si deve trovare un colpevole. Ma nessuna paura: nella prossima tornata elettorale arriveranno a promettere una sequoia per ogni abitante, con wi-fi integrato e foglie che la notte fanno luce e di giorno assorbono le polveri e pure le fake news.

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Packaging e sostenibilità: il ruolo chiave dell'Industria Alimentare

In un settore agroalimentare moderno dove il packaging ha assunto un ruolo strategico fondamentale, andando ben oltre la sua funzione originaria di semplice contenitore, l'industria sia affrontando le sfide legate alla sostenibilità, alla sicurezza e all'innovazione nel confezionamento. In questo contesto dinamico, il Dott. Cardia ci ha fornito la prospettiva di Federalimentare, illustrandoci il punto di vista dell’industria alimentare riguardo al ruolo del packaging nell’ottica della transizione verso un'economia più sostenibile e competitiva.

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Il Presidente dei Georgofili tra i premiati del Premio Internazionale Carlo Levi 2025

Il Presidente dell’Accademia dei Georgofili, Prof. Massimo Vincenzini, è stato insignito del prestigioso Premio Internazionale Carlo Levi, riconoscimento che celebra personalità del mondo della cultura, della scienza, dell’arte e dell’informazione distintesi per l’impegno nella valorizzazione del Mezzogiorno e nella promozione dell’identità culturale italiana.

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Strategia europea per le scienze della vita e bioeconomia: un percorso evolutivo e le nuove sfide

Il 2 luglio 2025 la Commissione europea ha pubblicato una nuova comunicazione sulla strategia per le scienze della vita dal titolo “Scegli l’Europa per le scienze della vita: Una strategia per fare dell’UE il luogo più attrattivo al mondo per le scienze della vita entro il 2030”, che si inserisce anche nel solco tracciato dalla prima strategia europea sulle scienze della vita del 2002. Quest’ultima, importante punto di partenza, aveva già definito le scienze della vita come un settore cruciale per l’innovazione e la competitività dell’Unione Europea (UE). Nel frattempo, anche la strategia europea per la bioeconomia, avviata nel 2012 e aggiornata nel 2018, ha rappresentato un tassello fondamentale, enfatizzando l’uso sostenibile delle risorse biologiche per sviluppare un’economia verde e circolare. Ora, la nuova comunicazione fa un passo avanti proponendo azioni concrete per il rafforzamento delle scienze della vita per meglio comprendere i sistemi viventi, dall’essere umano, agli animali, alle piante, ai microrganismi fino agli ecosistemi e alle loro interconnessioni, attraverso discipline spesso interrelate. Il progresso nella comprensione dei meccanismi biologici ha aperto nuove opportunità per applicazioni in diversi settori, come la salute, il cibo e l’agricoltura. La forza innovativa risiede anche nell’uso di tecnologie come le biotecnologie, la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale (IA). Tra l’altro le biotecnologie, essenziali per avanzare nella conoscenza delle scienze della vita, rappresentano anche un settore a sé stante, con applicazioni che spaziano dal settore alimentare e sanitario a quello industriale e cosmetico.

Importanza del settore delle scienze della vita e della ricerca & innovazione
La comunicazione riporta l’importanza dei settori europei delle scienze della vita quali ad esempio, salute, agricoltura, alimentazione, settori basati su risorse biologiche, l’ambiente, che contano 29 milioni di occupati (2022) ovvero 13,6% dell’occupazione totale nell’UE e generano un valore aggiunto di 1.5 mila miliardi di euro, circa il 9,4% del PIL dell’Unione. Negli ultimi dieci anni, questi settori hanno registrato una crescita annuale costante tra il 4% e il 7% del loro valore aggiunto. Inoltre, la nuova strategia pone l’accento sul potenziamento della ricerca e sviluppo, valorizzando le sinergie tra università, centri di ricerca e imprese e promuovendo un approccio integrato e coordinato lungo tutta la catena del valore. Un elemento fondamentale della strategia è la valorizzazione della ricerca e sviluppo (R&S) per sostenere la competitività e l’innovazione in tutti i segmenti delle scienze della vita. A tal proposito, la comunicazione evidenzia come l’intensità degli investimenti privati in R&S (Lasarte-López et al., 2025), vari significativamente tra i diversi settori: le biotecnologie per la salute mostrano un’intensità di investimento pari al 15% del valore aggiunto, mentre i settori dell’agricoltura e dell’alimentazione si attestano rispettivamente intorno al 3% e al 4%. Questi dati sottolineano l’importanza di un forte impegno nella ricerca per mantenere e rafforzare la leadership europea nei settori strategici.

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Dialoghi sull’ Agroindustria: “Biofortificazione degli alimenti: una nuova frontiera”

Ranalli - Giovanni, una frontiera avanzata delle ricerche nell’agroindustria è l’aumento del contenuto di specifici micronutrienti nelle parti commestibili delle piante (tuberi, semi, frutti o foglie) (biofortificazione), senza compromettere la resa in campo. Ritieni che questo target sia in generale perseguibile?

Giuliano - Vi sono alcune domande di base a cui bisogna dare risposta prima di intraprendere una strategia di biofortificazione, quali: Esiste una reale carenza nutrizionale per il micronutriente sotto studio? Quali ne sono le cause? Le vie biosintetiche - o nel caso di micronutrienti minerali come ferro, zinco e iodio, i fattori che ne mediano assorbimento ed accumulo – sono adeguatamente studiate? La loro ingegnerizzazione interferisce con la produttività/resilienza della pianta? Esiste sufficiente variabilità genetica per il micronutriente sotto studio, o bisogna ricorrere ad approcci biotecnologici? La modifica del micronutriente può provocare accumulo di metaboliti indesiderati? Il micronutriente è stabile durante la conservazione della derrata e facilmente assimilabile (biodisponibile)? Esistono alternative facili e poco costose alla biofortificazione? La tecnologia usata ed il contesto regolatorio permettono un rapido trasferimento al mercato del prodotto?
Mi aiuto con qualche esempio: L’avitaminosi A è un grave problema nutrizionale che, in forma subclinica o clinica, colpisce oltre il 40% della popolazione in Asia ed Africa, principalmente i bambini, con conseguenze importanti sulla loro salute. Il “golden rice II”, ottenuto tramite espressione nel seme di due enzimi per la biosintesi dei carotenoidi, contiene livelli di beta-carotene (provitamina A) sufficienti ad assicurare la dose giornaliera consigliata di vitamina A in popolazioni per cui il riso è una fonte primaria di calorie (principalmente Asia meridionale e Sud-orientale); la conversione del beta-carotene in vitamina A è alta (2:1 su base molare). 

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Il “Sudden Branch Drop”: limite naturale dell’umana capacità di controllo sugli alberi

Esiste un fenomeno ben documentato, per quanto ancora poco compreso dalla arboricoltura, che sfugge a ogni tentativo di prevenzione: il “Sudden Branch Drop (SBD)”, ovvero la caduta improvvisa di branche di grandi dimensioni da alberi apparentemente sani, spesso in giornate calde e senza vento.

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Estate: tempo di ozono

Puntuali, come da tradizione, ecco che già a metà giugno 2025 sono stati segnalati i primi superamenti dei valori limite di concentrazione di ozono troposferico. Il motivo è da imputare alle particolari condizioni meteorologiche, contraddistinte dalla presenza di un anticiclone subtropicale, che ha portato stabilità atmosferica e, dunque, radiazione solare intensa e temperature elevate. Parametri entrambi importanti per la catalisi delle reazioni di formazione dell’ozono.

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“Dialoghi sul suolo e l’acqua”: Suolo e rischio alimentare

Pagliai – Il 95% del cibo per la popolazione umana viene prodotto dal suolo. Infatti, l’attuale obiettivo primario dell’agricoltura è quello di ottenere prodotti di qualità. Lo slogan attuale di Slow Food, ad esempio, afferma che il cibo deve essere buono, pulito e giusto.
Per produrre cibo buono e pulito, cioè sano, occorre un suolo di buona qualità. Purtroppo, nel mondo ogni mezz’ora se ne perdono 500 ha per le cause più diverse (erosione, inquinamento, cementificazione, ecc.). Agricoltura e urbanizzazione competono per l’uso degli stessi suoli: tendenzialmente i terreni a più elevata potenzialità produttiva.
Oggi oltre il 33% dei suoli mondiali è affetto da forti limitazioni per la produzione di alimenti e nei paesi industrializzati le terre da destinare all’agricoltura sono ormai limitatissime. Per esempio, in Italia, in un solo anno, oltre 100.000 persone hanno perso la possibilità di alimentarsi con prodotti di qualità italiani. Insomma, in un’ottica di aumento della popolazione mondiale, come previsto, di una crisi climatica in atto, dal continuo insorgere di popolazioni aliene di nuovi parassiti, ecc., non sembra ci aspetti un bel futuro dal punto di vista alimentare. 

Bini – Hai ragione Marcello, ma bisogna considerare che siamo di fronte a due diverse emergenze: la sicurezza alimentare, che guarda alla quantità di cibo da produrre per soddisfate la crescente domanda mondiale (la cosiddetta food security), e alla qualità del cibo prodotto (la cosiddetta food safety), un cibo cioè che sia buono, pulito e giusto, come chiede Slow Food. Ecco il punto cruciale, allora: se il suolo è buono e pulito, anche le piante che vi crescono sono buone, e anche il cibo prodotto è buono. Suolo buono significa suolo di buona qualità (fisica, chimica e biologica), e adatto a far crescere piante che a loro volta producano buon cibo. Per esempio, le patate prodotte a Sospirolo (Belluno) sono DOP, anche se non particolarmente ricche di selenio, un efficace antiossidante, la cui presenza nel suolo spiega il basso numero di tumori nelle popolazioni del nord Europa, in particolare in Scandinavia.

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TEA, nuovo stop dell’Unione Europea. Il commento di Mario Pezzotti: “Politica disallineata rispetto alla scienza”

Il 27 giugno 2025 è stato reso noto che il Parlamento europeo ha deciso di interrompere il trilogo con Consiglio e Commissione sul dossier relativo alle nuove tecniche genomiche (TEA o NGTs), facendo così sfumare le possibilità della Presidenza polacca di chiudere i negoziati prima del passaggio di consegne alla Danimarca.
Il Prof. Mario Pezzotti, ordinario di Genetica agraria all’Università di Verona, georgofilo e coordinatore dell’Electronic Working Group (EWG) on "gene editing" dell’Union of European Academies for Science Applied to Agriculture, Food and Nature (UEAA). ha così commentato:
“La decisione del Parlamento europeo di interrompere il trilogo sul dossier relativo alle nuove tecniche genomiche (TEA/NGTs) è l’ennesima conferma di quanto i tempi della politica siano spesso disallineati rispetto all’urgenza dell’innovazione scientifica e tecnologica. In un momento in cui l’agricoltura europea ha bisogno di strumenti efficaci per affrontare le sfide del cambiamento climatico, della sicurezza alimentare e della sostenibilità, lasciare in sospeso un dossier così strategico rischia di rallentare lo sviluppo e l’applicazione di soluzioni concrete.
È legittimo e necessario che ci sia un confronto approfondito su temi complessi come la sostenibilità, la tracciabilità, l’etichettatura e la brevettabilità, ma è altrettanto fondamentale che il dibattito politico non diventi ostaggio di contrapposizioni ideologiche o di equilibri interni fra gruppi parlamentari. Il risultato è una paralisi che penalizza la ricerca, l’innovazione e, in ultima analisi, i cittadini europei.
Il rinvio dei negoziati alla Presidenza danese – di cui peraltro non è ancora noto il calendario – allontana ulteriormente una decisione attesa da anni. Occorre auspicare che si riesca a riprendere il confronto in modo costruttivo e con la consapevolezza che, in questo campo, l’Europa non può permettersi di restare indietro”.


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L'Italia a capo dell’iniziativa multilaterale Clean Energy Ministerial (CEM) Biofuture Platform

L'Italia è stata nominata Presidente dell’iniziativa multilaterale Clean Energy Ministerial (CEM) Biofuture Platform. Istituita nel 2016 a Marrakech, durante la COP22, la Piattaforma Biofuture è uno strumento fondamentale per sviluppare e promuovere la collaborazione multilaterale e il dibattito politico sulla bioeconomia e sulla bioenergia, in particolare sull’utilizzo dei biocarburanti e delle soluzioni sostenibili a base biologica, promuovendo la condivisione delle best practices relative alle tecnologie, agli aspetti regolatori e di supporto finanziario, nonché favorendo il consenso attraverso attività di informazione. Nel 2020, la Biofuture Platform si è collegata al Clean Energy Ministerial (CEM), l’iniziativa internazionale dedicata ai numerosi elementi della transizione verso l'energia pulita, ed è stata quindi rilanciata come “CEM Biofuture Platform Initiative”.
All’iniziativa partecipano 23 Paesi ed un osservatore (Giappone): l’Agenzia Internazionale per l’Energia svolge il ruolo di facilitatore (una sorta di segretariato). Tra le organizzazioni internazionali che supportano la piattaforma troviamo vari soggetti delle Nazioni Unite (quali FAO, IRENA, UNIDO, UNCTAD) e Sustainable Energy for All.
La presidenza della Piattaforma Biofuture è stata recentemente assegnata al Prof. David Chiaramonti del Politecnico di Torino, membro dell'Accademia dei Georgofili.

Prof. Chiaramonti, quali obiettivi si prefigge durante il suo mandato?
Stiamo proprio in questi giorni definendo con i partner membri della piattaforma il programma per i prossimi due anni, periodo che sarà coperto dal mandato dell’Italia. Assieme alle vicepresidenze di Brasile ed Olanda, le attività della piattaforma si svilupperanno sicuramente su alcune linee programmatiche ben definite: la disponibilità e la “mobilizzazione” di biomasse in modo sostenibile per la bioeconomia (ed in particolare per i biofuels), il cosiddetto carbon accounting delle filiere, e l’impiego delle biomasse nel settore dei biochemicals e dei biomateriali (inclusi ambiti quali produzione di acciaio, cemento, etc).

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Scienza agraria e Arte ai Georgofili

Sembra difficile mettere insieme agricoltura e arte, ma non è impossibile.
Recentemente, giovedì 12 giugno 2025, si è tenuto, presso la sede di Firenze dell'Accademia dei Georgofili, un evento inatteso, la donazione di una scultura da parte di un noto artista cinese, Wu Weishan, scultore di fama internazionale; Weishan ha diretto, tra l'altro, il Museo Nazionale d'Arte della Cina (NAMOC). L'evento è stato organizzato dall'Accademia dei Georgofili e dall'Associazione di Arte e Cultura Contemporanea Cina e Italia con la partecipazione di Qiu Yi, diplomato presso il Dipartimento di scultura dell'Università d'Arte dello Shandong e laureatosi successivamente con Laura magistrale presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze. Attualmente è presidente dell'Associazione di Arte e Cultura Contemporanea Cina e Italia.

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Il triste trend delle morti bianche in agricoltura si mantiene costante

Da fonte INAIL, risulta che nel settore primario gli incidenti mortali relativi al primo trimestre 2025 sono stati 19, e cioè superiori di quasi il 27% di quelli dello stesso periodo dello scorso anno (15 incidenti mortali). Questo significa che, mediamente, nei primi tre mesi dell’anno in corso si è registrato un decesso ogni tre giorni.

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Dialoghi sul Verde: “Gli Orti Urbani”

Ferrucci: La scelta dell’interlocutore di un dialogo sugli orti urbani è stata per me semplice e immediata: chi meglio di te, Emilio, può guidarci nell’esplorare le multiformi sfaccettature di un tema, l’orticoltura urbana, al quale sei stato tra i primi in Italia a dedicare la tua attenzione di agronomo, sondandone la genesi, contribuendo alla sua espansione sotto il profilo pratico - operativo, ed educando ad apprezzarne le molteplici esternalità positive con l’intensa attività di  divulgazione che conduci attraverso il tuo sito Internet https://emiliobertoncini.wixsite.com/emiliobertoncini, la pubblicazione di volumi, corsi di formazione, seminari universitari e scolastici. Nell’incipit del tuo bel volume, stimolante e pionieristico, dal titolo “Orticoltura (eroica) urbana”, del 2014, e già l’aggettivo eroica che hai usato è eloquente, ti chiedevi se la stessa potesse essere una “via per il futuro”: che risposta daresti oggi a quella domanda? 

Bertoncini: Prima di tutto, sono felice di aver formulato una domanda anziché un’affermazione, per quanto a tutt’oggi ne abbia la tentazione. Trascorsi oltre dieci anni posso dire che quella domanda ha lavorato molto in me trasformando tanto la mia vita professionale quanto quella personale. Nel mio agire professionale l’orticoltura è diventata sempre più una metodologia per perseguire risultati non agronomici. Ho spostato, cioè, sempre di più l’obiettivo in campo socio-educativo, lavorando con l’infanzia, l’adolescenza, la terza età, la disabilità, la marginalità sociale e così via. Questo ha circoscritto il coltivare al rango di strumento e, al tempo stesso, ne ha ampliato il raggio d’azione, così da portare quel gesto all’attenzione di chi mai lo aveva interpretato come capace di scaturire risultati diversi dal produrre qualcosa che può essere venduto e mangiato. Oggi nel mio lavoro il coltivare è metodologia per intervenire in area STEM (acronimo inglese che sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics, ndr) nel mondo della scuola, per supportare l’aggregazione sociale e la sollecitazione delle abilità dei singoli quando lavoro con persone con disabilità, per stimolare la comunità intera ad un nuovo sguardo sui gesti agricoli. In me è cambiato anche il modo di proporre l’orticoltura come strumento e sono sempre più orientato alla testimonianza, cioè sto sostituendo il tentativo di dimostrare che permette di raggiungere determinati risultati con quello di  mostrare cosa accade quando la si pratica. Sono sempre più numerose anche le testimonianze di chi mi segue sui social o mi incontra nei corsi e nei progetti educativi e fa scaturire progettualità che muovono dalla mia sollecitazione, ma che mai sarei stato capace di concepire. In pratica, il grande cambiamento rispetto a dieci anni fa consiste proprio in questo: la nostra società, al di fuori certi clamori mediatici, è sempre più ricettiva rispetto al messaggio di quel mio primo libro. Questo mi fa pensare che davvero la via per il futuro sia aperta e praticabile, anche se ha bisogno di tempo per essere percorsa.

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Alimentazione di precisione anche per l’uomo

Attualmente, con il nuovo ciclo di rivoluzione scientifica e tecnologica e l'evoluzione profonda della trasformazione industriale, una nuova generazione di tecnologie e attrezzature all'avanguardia basate sull'intelligenza artificiale si sta infiltrando e integrando nel campo della nutrizione alimentare spingendo l'industria globale della nutrizione alimentare a svilupparsi rapidamente nella direzione della personalizzazione, precisione e intelligenza.

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La Riforma Agraria nel Sud rurale del dopoguerra: una rivoluzione del paesaggio agrario e umano

La Riforma Agraria attuata in Italia nel secondo dopoguerra rappresenta uno snodo cruciale nella storia del Mezzogiorno. Questo contributo analizza le implicazioni strutturali, sociali e culturali della riforma, mettendo in luce la profonda trasformazione del paesaggio agrario e umano che ne derivò. L’analisi si concentra in particolare sull’impatto della legislazione del 1950 nelle aree rurali meridionali, evidenziando gli elementi di continuità e rottura rispetto alla tradizione latifondista.

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Il legno di castagno per i vini toscani: un’alleanza tra bosco e cantina

Se guardiamo le superfici ricoperte dai boschi e quelle investite a vigneto, la Toscana è una regione più boscosa che vitata: 1milione e 200 mila ettari tra foreste, arboricoltura da legno e arbusteti a fronte dei 61 mila ettari a vigneto.  Se confrontiamo il valore generato dai due comparti i rapporti naturalmente si invertono.
Eppure il valore ambientale, paesaggistico, sociale, turistico e ricreativo del bosco, per citare solo alcune delle sue funzioni, concorre non di poco al successo del vino toscano. Come è possibile allora collegare i due settori e, in accordo con i principi dell’economia circolare, fare in modo che i prodotti del bosco acquisiscano un rilievo economico maggiore e che allo stesso tempo trasmettano al vino locale i valori di cultura della conservazione e della tutela dell’ambiente, che passano attraverso una corretta gestione forestale?
La storia del recupero in chiave moderna della tradizione dell’uso delle botti in castagno per la produzione dei vini toscani comincia intorno al 2013 come risposta a questa domanda, da un’idea Giampiero Maracchi, ex presidente dell’Accademia dei Georgofili scomparso nel 2018 e di Raffaello Giannini, professore selvicoltura dell’Università di Firenze e Presidente del comitato scientifico della Fondazione per il Clima e la Sostenibilità. 

Il vino nel legno, Raffaello Giannini: https://youtu.be/l490VneEDLs?si=81AYCuVOf6mnXoHa

Ne nascono tre progetti, svolti in continuità l’uno con l’altro grazie ai finanziamenti prima della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e poi della Regione Toscana: il progetto ProVaCi, il progetto ReVIVAL e il progetto Tosca, realizzato quest’ultimo nell’ambito della sottomisura 16.2 del PSR Regione Toscana 2014-2022 e appena conclusosi. L’evento finale si è svolto il 16 aprile scorso al Castello di Verrazzano, partner del progetto insieme al Podere Scurtarola di Massa, il Podere 1808 di Pistoia, il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze, la Fondazione per il Clima e la Sostenibilità e la Federazione Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Toscana.
“I tre progetti sono nati con l’obiettivo di ricreare in Toscana la filiera che lega il comparto forestale al settore vitivinicolo, dando valore alla produzione legnosa e al tempo stesso recuperando e reinterpretando in chiave moderna un elemento della tradizione enologica toscana qual è la botte di castagno” spiega Marco Mancini della Fondazione per il Clima e la Sostenibilità e anima da più di 10 anni di questo percorso. 

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Dialoghi sulle biotecnologie: “Il miglioramento genetico degli agrumi, anche attraverso il contributo delle Tecnologie di Evoluzione Assistita”

Frusciante: L’agrumicoltura rappresenta una delle filiere agricole più rilevanti del Paese. L’Italia, insieme alla Spagna, è infatti uno dei principali produttori ed esportatori di agrumi in Europa. L’innovazione varietale ha storicamente accompagnato l’evoluzione del settore, rispondendo alle esigenze dei consumatori. Oggi, tuttavia, il compito dei ricercatori risulta ancor più complesso: occorre continuare a soddisfare tali esigenze in un contesto segnato da evidenti cambiamenti climatici.

Licciardello: Il comparto agrumicolo sta vivendo una fase particolarmente complessa, segnata da sfide fitosanitarie e ambientali senza precedenti. Tra queste, il Greening (HLB) rappresenta la minaccia più grave: una malattia devastante per la quale, ad oggi, non esiste un metodo di controllo efficace. Causata da un batterio trasmesso da una psilla (insetto vettore), ha già provocato la morte di milioni di piante a livello globale. La diffusione dell’insetto è favorita sia dai cambiamenti climatici, sia dall’attività umana, che introduce inconsapevolmente materiale vegetale infetto attraverso gli scambi internazionali. Sebbene i Paesi del Mediterraneo siano attualmente indenni dalla malattia, il batterio è stato rilevato in alcune aree, rendendo il rischio reale e concreto. Le poche fonti di resistenza identificate si trovano in generi affini ai Citrus, sessualmente compatibili ma geneticamente distanti. Questo rende molto difficile ottenere, con metodi di incrocio tradizionale, nuove varietà che combinino resistenza alla malattia e caratteristiche agronomiche desiderate. In questo contesto, le Tecnologie di Evoluzione Assistita offrono un’opportunità concreta. Solo grazie a questi strumenti innovativi sarà possibile trasferire geni di resistenza mantenendo l’identità varietale, senza alterare in modo sostanziale le qualità organolettiche e commerciali degli agrumi. Anche i cambiamenti climatici pongono sfide significative, influenzando direttamente la qualità del frutto. La pigmentazione rossa delle arance, ad esempio, è legata alla sintesi di antocianine, attivata da un’adeguata escursione termica tra giorno e notte. Inverni sempre più miti compromettono questo meccanismo, con ricadute negative sul colore, sulle proprietà antiossidanti e sull’appetibilità del prodotto.


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Alberi contro

In un’epoca segnata dalla crescente consapevolezza dell’urgenza ecologica, stupisce – e al tempo stesso addolora – osservare come la questione del verde urbano, anziché rappresentare un terreno fertile per il dialogo e la co-costruzione di politiche pubbliche lungimiranti, si trasformi sempre più frequentemente in un’arena di scontro ideologico e strumentale.

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