Una mela al giorno leva ancora il medico d’attorno?

di Giovanni Ballarini
  • 28 May 2025

Una mela al giorno leva il medico d’attorno, perché la mela era mangiata da Eva, il che non sappiamo? E perché non la pesca o la susina? Frutta benefica se mangiata cruda o anche cotta, marmellata o come succo? Mangiare noci che per la loro forma si dice facciano bene al cervello, o la pesca per avere una bella pelle liscia? E i frutti di bosco, in particolare i mirtilli, per vedere meglio? Di certo sappiamo che la frutta è un componente chiave di una dieta sana e non per niente proveniamo da lontani antenati che più che vegetariani erbivori erano fruttivori. Oggi dobbiamo riconoscere che non è ancora chiaro se alcune classi di frutta sono più benefiche di altre e se tutti gli individui, indipendentemente dall'età, dal sesso, dallo stato di salute, dal genotipo o dalla composizione del microbiota intestinale rispondono allo stesso modo al consumo di frutta. Tutte le domande, oltre quelle prima indicate, che richiedono studi osservazionali e di intervento in cui l'assunzione di un frutto specifico deve essere valutato con precisione a livello di popolazione e individuale. Per questo nell'ambito del progetto Food Biomarker Alliance (FoodBAll Project) e nel quadro di una programmazione congiunta Una dieta sana per una vita sana sono state intraprese ricerche sui biomarcatori di assunzione convalidati e promettenti per i principali gruppi alimentari, compresa la frutta, iniziando dalle pomacee (melo, pero, nespoli ecc.) e drupacee (pesca) e i biomarcatori indicati in letteratura sono stati sottoposti a una ricerca di convalida (Ulaszewska M., Vázquez-Manjarrez N., Garcia-Aloy M., Llorach R., Mattivi F., Dragsted L. O., Praticò G., Manach C.- Food intake biomarkers for apple, pear, and stone fruit - Genes & Nutrition 13, 29, 2018).
Oggi sappiamo che la frutta è un componente essenziale di una dieta sana e si stima che le diete povere di frutta sono classificate tra i cinque principali fattori di rischio e come il primo fattore dietetico per malattia e mortalità, stabilendo che gli effetti protettivi di un'elevata assunzione di frutta riguarda l'ipertensione, le malattie cardiovascolari e l'ictus con alcune prove di una relazione dose-risposta e una evidenza complessiva è più limitata nella prevenzione di altre malattie croniche come diversi tipi di cancro, obesità e diabete di tipo 2 e malattie neurodegenerative. Resta però ancora aperta la questione se la quantità totale di frutta diversa consumata è il fattore più importante o se sia importante l'assunzione di particolari frutti o gruppi di frutta, anche se alcuni frutti forniscono quantità importanti di composti bioattivi specifici nella dieta umana, come il melograno, l'arancia o il mirtillo rosso, considerando anche le possibili associazioni di frutti più benefiche. Un'altra questione riguarda la variabilità individuale di risposta al consumo di frutta e non è chiaro se tutti gli uomini, indipendentemente dall'età, dal sesso, dallo stile di vita, dalla composizione del microbiota intestinale o dal genotipo, rispondono allo stesso modo al consumo di frutta e se esiste un rischio associato ad un'elevata assunzione di frutta.
Anche per quanto sappiamo su gli effetti benefici di frutta e verdura sulla salute umana s’inizia a ricercare come aumentare il livello di composti che promuovono la salute negli alimenti vegetali con metodi molecolari e non molecolari e negli ultimi anni, importanti progressi si sono ottenuti nei vegetali per quanto riguarda la regolazione del metabolismo secondario, insieme al coordinamento con il metabolismo primario. In particolare nelle drupacee (alberi da frutto della famiglia delle Rosacee, sottofamiglia Prunoideae, di cui fanno parte il pesco, il susino, l'albicocco, il mandorlo e il ciliegio) negli ultimi anni si è assistito ad un aumento delle risorse genetiche e delle conoscenze sui principali fattori che regolano l'accumulo di metaboliti organici secondari. Le drupacee sono ricche di metaboliti organici secondari vere “biofabbriche” di composti che promuovono la salute e la manipolazione del loro metabolismo primario modifica il contenuto di metaboliti secondari. Questi risultati possono essere utilizzati in programmi di selezione per migliorare il valore nutrizionale delle drupacee, il che potrebbe aiutare, insieme a migliorare le strategie di manipolazione pre- e post-raccolta, nell'ampliamento dei composti salutari delle drupacee a beneficio dei consumatori (Lara M.V., Bonghi C., Famiani F., Vizzotto G., Walker R.P. Drincovich M. F. - Stone Fruit as Biofactories of Phytochemicals With Potential Roles in Human Nutrition and Health - Front. Plant Sci. 11, 562252, 2020).
Durante il processo di addomesticamento delle piante, la tradizionale selezione e coltivazione per ottenere i caratteri desiderati di sapore, succosità e valore nutrizionale dei frutti, hanno portato all'aumento o alla perdita di metaboliti specializzati a queste finalità, ma anche all’acquisizione di nuove e specializzate vie metaboliche e loro regolazione, perchè le piante cambiano il loro arsenale di metabolismo per adattarsi e sopravvivere in diversi ecosistemi (Saleem Dar M., Dholakia B. B., Kulkarni A. P., Oak P. S. Dhanasekaran Shanmugam, Gupta V. S., Giri A. P. - Influence of domestication on specialized metabolic pathways in fruit crops - Review Planta. Feb 4, 253 (2), 61, 2021).
Nelle colture frutticole la coltivazione e la selezione per migliorare i caratteri specifici hanno favorito l'acquisizione e il mantenimento di vie metaboliche che hanno aumentato il valore del frutto, dandoci sfrutti saporiti, succosi e ricchi di nutrienti ed eliminando quelle che producevano metaboliti tossici o sfavorevoli, ma forse anche le vie metaboliche che producevano molecole bioattive favorevoli alla salute dei consumatori.
La frutta salutare di un tempo, diventando sempre più buona è rimasta altrettanto salutare? La frutta biologica, buona e sana è ancora salutifera e cioè portatrice di salute (nutraceutica)? Una mela al giorno leva ancora il medico d’attorno?