Nuovi regimi di incendi boschivi: cause e conseguenze

Ciò che preoccupa ancora di più è la crescente prossimità tra le aree incendiate e i centri abitati.

di Francesco Ferrini
  • 25 June 2025

Si è tenuto lo scorso 17 giugno un convegno presso l’Accademia sul problema degli incendi di interfaccia che, quindi, interessano anche le aree urbane e periurbane.
È doveroso premettere che, negli ultimi decenni, i cambiamenti climatici, la pressione antropica e l’abbandono della gestione attiva del territorio hanno profondamente modificato il comportamento degli incendi. Non si tratta più di eventi eccezionali e isolati. Gli incendi sono oggi fenomeni ricorrenti, diffusi, e sempre più spesso devastanti. La loro intensità, estensione e frequenza stanno crescendo in modo allarmante.
Ma ciò che preoccupa ancora di più è la crescente prossimità tra le aree incendiate e i centri abitati. Gli incendi non restano confinati nelle foreste o nelle aree rurali: avanzano, lambiscono, e talvolta penetrano le zone urbane e periurbane. Colpiscono quartieri residenziali, infrastrutture, servizi pubblici e, soprattutto, mettono a rischio vite umane. L’interfaccia urbano-rurale è diventata un punto critico del nostro paesaggio contemporaneo: un punto in cui la gestione del rischio non è più solo un compito dei forestali o dei vigili del fuoco, ma una sfida collettiva che coinvolge urbanisti, ecologi, amministratori pubblici, protezione civile, tecnici, cittadini.
È in questo contesto che la ricerca svolge un ruolo essenziale. Capire le dinamiche dei nuovi regimi di incendio, individuare i fattori predisponenti, sviluppare modelli predittivi affidabili, tecnologie di monitoraggio avanzate, strategie di prevenzione efficaci: tutto questo richiede conoscenze solide, multidisciplinari, e una collaborazione stretta tra scienza e territorio.
Il convegno ha proprio sottolineato questo spirito. Voleva essere un momento di confronto tra saperi e pratiche, tra accademia e professioni, tra istituzioni e operatori. Il programma è stato ricco e articolato, e ha espresso la complessità del fenomeno. I vari relatori hanno presentato lo stato dell’arte di questo settore della ricerca attraverso l’analisi del rischio e dei fattori predisponenti, la pianificazione e la gestione del verde come strumenti di prevenzione, le tecnologie innovative per il monitoraggio e l’allerta, le modalità di intervento in emergenza e il coordinamento tra i vari enti coinvolti, fino ad arrivare alle strategie di recupero post-incendio, che devono coniugare rigore ecologico e visione paesaggistica.
Parlare di incendi oggi non significa soltanto parlare di fiamme e distruzione. Significa parlare di resilienza, di coesistenza con il rischio, di una nuova cultura del paesaggio e del territorio. Significa ripensare le nostre città, le nostre periferie, le nostre infrastrutture in un'ottica sistemica e lungimirante, nella quale la gestione del verde urbano e periurbano diventa una componente strutturale della sicurezza ambientale e della qualità della vita.
Un aspetto emerso con forza durante la ricca discussione a margine del convegno riguarda gli impatti psicologici degli incendi sulla popolazione. Oltre ai danni materiali e ambientali, gli incendi generano ansia, insicurezza, senso di vulnerabilità e, nei casi più gravi, veri e propri traumi collettivi. L’evacuazione improvvisa, la perdita della propria casa o del proprio paesaggio quotidiano, la paura costante del ritorno delle fiamme, lasciano segni profondi, soprattutto nei bambini, negli anziani e nei soggetti più fragili. È stata sottolineata l’urgenza di integrare il supporto psicologico e sociale nella gestione del rischio e nelle fasi post-evento, così come la necessità di coinvolgere attivamente le comunità nella prevenzione e nella ricostruzione, per rafforzare il senso di controllo, appartenenza e resilienza. Gli incendi, dunque, non sono solo un problema ecologico e urbano, ma anche una questione culturale ed emotiva, che tocca nel profondo il nostro rapporto con il territorio e con il futuro.