Le città di tutto il mondo stanno crescendo drammaticamente. Oggi il 55%
degli abitanti del pianeta vive in aree urbane ed entro il 2030 si
prevede che il 60 per cento della popolazione mondiale, ovvero quasi 5
miliardi di persone, vivrà nelle aree urbane. I movimenti di popolazioni
non sono mai avvenuti in precedenza con questa velocità e con questa
modalità. Tuttavia, le città non si stanno solo espandendo, ma stanno
anche cambiando nei loro ruoli e nella loro funzione. La
deindustrializzazione, l'aumento della mobilità e un settore dei servizi
in crescita hanno visto le aree urbane trasformarsi in economie di
consumo post-industriali basate sulla conoscenza piuttosto che sulla
produzione.
Emerge da questo spostamento del focus della funzione
delle città un cambiamento “evolutivo” nella forma e nei modi in cui le
città stesse dovrebbero essere progettate e costruite e come la natura
dovrebbe far parte di questo cambiamento. Ciò ha attirato ulteriori
ricerche e sviluppi da parte di persone interessate e con obiettivi
comuni e il desiderio di consentire una maggiore opportunità per gli
abitanti delle città di affiliarsi con la natura, e di tutti i vantaggi
che ciò offre, all'interno dell'ambiente urbano. L'attenzione sulla
connessione uomo-natura non è più relegata agli ambientalisti e alle
aree naturali al di fuori delle città; è una richiesta che proviene
dagli abitanti delle città.
Si è perciò evoluto un movimento sociale
basato sul design biofilico sostenuto dall'aumento della popolazione
urbana e dal cambiamento della funzione della città che ha portato a una
dinamica mutevole e all'interazione tra luoghi e spazi urbani. Questa
trasformazione recente, e in espansione, negli insediamenti urbani umani
richiede un nuovo approccio alla costruzione delle città. Le città
devono essere progettate, pianificate, costruite e adattate per essere
sostenibili e vivibili (Storey e Kang 2015). La maggiore densità
edilizia, i canyon urbani e le superfici impermeabilizzate modificano il
clima locale, in particolare la temperatura, aumentando il fenomeno
noto come effetto isola di calore urbano.
I confini tracciati dall’uomo sulle cartine geografiche perdono il
proprio significato di fronte alle moderne sfide globali poste dal
clima, dalla salute e da un mondo sempre più interconnesso. Considerarci
come elementi estranei all’ecosistema ha fatto sì che alterassimo molte
terre emerse, mari ed oceani, spesso non rispettandone gli equilibri.
Invece, facciamo parte di un solo sistema, in cui la salute di ogni
elemento del pianeta (umano, vegetale e animale) è strettamente
interdipendente con quella degli altri.
Per questo motivo, si parla
sempre più diffusamente dell’approccio “One Health”, ovvero la
constatazione che esiste UNA sola salute che interconnette l’uomo con le
piante, con gli animali e l’ambiente (visione olistica del concetto di
salute). Detto più semplicemente, la salute del pianeta e di tutti i
suoi abitanti deve avere pari dignità se vogliamo creare un ecosistema
sostenibile, resiliente e durevole.