Dialoghi sulle biotecnologie: “Il contributo delle Tecnologie di Evoluzione Assistita per il miglioramento genetico della barbabietola da zucchero”

Dialogo con Paolo Ranalli, già Direttore di dipartimento dell’ex-CRA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura), ora CREA

Luigi Frusciante e Paolo Ranalli 21 May 2025

Frusciante: Per lungo tempo la coltivazione della barbabietola da zucchero ha rappresentato un elemento centrale nell’agricoltura italiana, sia per la produzione di zucchero sia come coltura da rinnovo all’interno delle rotazioni agrarie. Negli ultimi decenni, tuttavia, questo settore ha attraversato profonde e significative trasformazioni, determinate da fattori non sempre legati alle esigenze specifiche del nostro sistema agricolo.

Ranalli: La coltivazione della barbabietola da zucchero ha conosciuto un marcato declino a causa di una serie di difficoltà interconnesse:
i) le riforme della Politica Agricola Comune (PAC) dell’Unione Europea, in particolare quella del 2005, hanno comportato una drastica riduzione dei prezzi garantiti e delle quote di produzione, penalizzando fortemente i produttori italiani;
ii) l’apertura dei mercati e la progressiva eliminazione delle barriere commerciali hanno intensificato la concorrenza da parte dei paesi produttori di zucchero di canna, spesso caratterizzati da costi di produzione più bassi, rendendo difficile la competitività del prodotto italiano a livello globale;
iii) il progressivo calo della redditività ha determinato una drastica contrazione delle superfici coltivate, con la conseguente chiusura di gran parte degli zuccherifici nazionali. Attualmente, ne restano operativi soltanto due su tutto il territorio, aggravando ulteriormente le difficoltà logistiche e commerciali per i bieticoltori, sempre più privi di sbocchi per la trasformazione del raccolto. 

Frusciante: Il miglioramento genetico della barbabietola da zucchero ha origini molto antiche: si tratta infatti di una delle prime specie oggetto di selezione genetica, ben prima che Gregor Mendel formulasse i suoi principi sull’ereditarietà. Già nel XIX secolo, Louis de Vilmorin, attraverso un rudimentale ma efficace metodo di selezione ricorrente, riuscì a ottenere varietà capaci di triplicare il contenuto di saccarosio rispetto a quelle precedenti.
Ma a che punto è oggi il miglioramento genetico della barbabietola? E quali sono i caratteri su cui si concentra maggiormente la ricerca attuale?

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Il podere è potere?

I difficili anni della Riforma Agraria nel secondo dopoguerra

Amedeo Alpi 21 May 2025

A Grosseto, dove sono nato e vissuto per vent'anni, negli anni '40-'50 del secolo scorso, si assisteva ormai agli ultimi bagliori della "civiltà contadina", ma, ciononostante, il clima socio-politico della Maremma, e dell'Italia, era tutt'altro che calmo. Nel Sud, ma anche in vaste zone del Centro, le campagne erano popolate da masse di braccianti proletari che, frequentemente, si mobilitavano con decisione guidati dalla parola d'ordine "la terra ai contadini". Sono fatti ormai consegnati alla storia, ma sono serviti a cambiare, in modo definitivo, il paesaggio agrario e i rapporti contrattuali, su alcuni milioni di ettari, dopo una lunga storia di assetti fondiari stabili, conosciuti sotto il nome di latifondo o di grande proprietà; quest'ultima dizione voleva significare una proprietà non del tutto assente, come accadeva nel latifondo.
Questo periodo è stato trattato con notevole maestria da Paolo Passaniti nel volume "La Riforma Agraria in Italia- La Maremma dell'Ente Maremma" - Pacini Editore, 2024.
Possiamo considerare il testo diviso in due parti; una prima parte generale sulle principali ragioni che portarono il Governo della neonata Repubblica a porsi seriamente nella prospettiva di una riforma agraria che doveva, quanto meno, riferirsi ai territori interessati dalla bonifica integrale ideata dal Serpieri e, infine, una seconda parte, un "caso di studio", quello dell'Ente Maremma che operò sostanzialmente nella Provincia di Grosseto
Qual è il giudizio che Passaniti dà su tutta l'opera della Riforma fondiario-agraria di quegli anni e quindi sulla specifica attività dell'Ente Maremma? Diciamo subito che il pensiero dell'Autore appare molto chiaro sin dalle prime battute: non si può fare una convinta e totale valutazione positiva, ma certo non c'è -e non ci può essere- una totale stroncatura. D'altra parte personalità scientifiche, tanto autorevoli quanto diverse, come il sociologo rurale Corrado Barberis o l'economista agrario Manlio Rossi Doria, non hanno esitato, pur con dissimili priorità, a definire quegli interventi riformatori, come il principale atto legislativo dell'Italia del dopoguerra.
Nei preoccupanti -e dolorosi- tempi che viviamo, possiamo anche dimenticare le lotte per la terra del periodo 1944-1950 segnate anche da alcuni efferati fatti di sangue che potevano persino suscitare una sollevazione popolare di tipo rivoluzionario; non accadde, ma non possiamo tralasciare quella difficile realtà socio-economica immergendoci invece, nelle descrizioni, vagamente nostalgiche, riportate da alcuni bravissimi scrittori contemporanei (valga per tutti "Da stelle a stelle" di Chiara Frugoni, 2003), di un  passato che non c'è più, ma che tocca i ricordi di tutti noi. Infatti si tratta di scansioni temporali e abitudini di vita che in qualche maniera rimpiangiamo e che ricordano le nostre radici "agrarie", ma i moltissimi che vivevano direttamente la vita dei campi conoscevano l'enorme fatica quotidiana e il peso psicologico di un insperato riscatto. La Riforma fu una risposta a questo.
Tra le importanti personalità politiche di quel periodo c'era chi voleva una riforma agraria su scala nazionale, ma, con la fretta di dare una risposta efficace alla preoccupante conflittualità sociale delle campagne, in particolare del Sud, si decise di emanare la legge 12 maggio 1950 -definita legge Sila- che seguiva di solo un mese la presentazione di un disegno di legge di riforma agraria generale. Il capo politico del tempo, Alcide De Gasperi, aveva scelto di non procedere a espropri su alcune parti di Italia più progredite sul piano tecnico-agricolo (come le cascine lombarde e altre situazioni) decidendo, quindi, ad effettuare uno stralcio della riforma.

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24 May 2025

Amiata e Agricoltura








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Il modello AKIS per lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura e delle aree rurali

Anna Vagnozzi 21 May 2025

AKIS è l’acronimo della denominazione inglese “Agricultural Knowledge and Innovation System”, in italiano Sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura. E’ l’insieme coordinato dei soggetti e delle attività che producono conoscenza e innovazione e che la rielaborano e organizzano a beneficio delle imprese e dei territori rurali.
Comprende quindi un elevato numero di soggetti pubblici e privati quali:
- le istituzioni di ricerca e di studio
- le strutture che realizzano formazione quadri e professionale,
- gli organismi di consulenza che sostengono le imprese nelle azioni di cambiamento dei processi produttivi e organizzativi,
- il vasto ambito di società e istituzioni deputate alla raccolta, organizzazione e fruizione delle grandi moli di dati e informazioni prodotte e utilizzate dal settore agricolo e alimentare
- tutto l’insieme di soggetti vecchi e nuovi che producono innovazioni.

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Dal letame all’oro nero: il vermicompost bufalino come risorsa sostenibile

Petronia Carillo, Fulvio Trasacco, Biagio Morrone 21 May 2025

La Campania presenta la maggiore densità di allevamenti bufalini d’Europa: oltre 300.000 capi generano grandi quantità di letame, la cui gestione è resa sempre più complessa dai limiti imposti dalla Direttiva Nitrati (91/676/CEE). Tuttavia, da questa criticità può nascere un’opportunità. Uno studio interuniversitario, condotto nell’ambito di un progetto finanziato dalla Regione Campania  (Progetto CIBUS - Ciclo Integrato dei reflui BUfalini Sostenibile, Decreto n. 237 del 27/05/2022, Azione A, CUP: B27G22000290002) ha dimostrato che il letame di bufala può essere trasformato in un fertilizzante organico di alta qualità attraverso il vermicompostaggio: un processo naturale in cui lombrichi del genere Eisenia degradano la sostanza organica, producendo un ammendante stabile, inodore e ricco di nutrienti.

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