Policrisi e ambiente urbano: la sfida ecologica delle città nell’era dell’incertezza

di Francesco Ferrini
  • 04 June 2025

Viviamo in un tempo definito da molti come l’epoca delle policrisi: crisi multiple, interconnesse e simultanee che si alimentano a vicenda, rendendo inefficaci risposte settoriali e imponendo un cambiamento radicale di visione. Cambiamento climatico, perdita di biodiversità, pandemie, crisi energetiche, instabilità geopolitiche ed economiche: ogni crisi è un tassello di un mosaico complesso, in cui le città si trovano al centro della tempesta. In questo scenario, l’ambiente urbano e i suoi fragili ecosistemi subiscono pressioni senza precedenti, ma possono anche diventare nodi strategici per la resilienza e la rigenerazione.
Il termine policrisi, reso popolare dallo storico Adam Tooze, è un concetto per tempi complessi che descrive la sovrapposizione di più crisi globali che si intrecciano in modo non lineare. Il punto non è solo la molteplicità, ma l'interdipendenza: ad esempio, la crisi climatica alimenta eventi meteorologici estremi che impattano sulla sicurezza alimentare e sulle infrastrutture, aggravando le disuguaglianze sociali e innescando instabilità politica. Ogni risposta settoriale rischia di fallire se ignora la natura sistemica del problema.
E quali sono gli effetti ecologici delle policrisi sulle città? Le città sono al tempo stesso luogo e vettore delle policrisi: concentrano popolazione, consumi e inquinamento, ma sono anche laboratori di innovazione sociale e ambientale. Gli effetti delle policrisi sull’ambiente urbano e i suoi ecosistemi sono molteplici:
Surriscaldamento e isole di calore: il cambiamento climatico, combinato con l’impermeabilizzazione del suolo e la carenza di verde, intensifica l’effetto “isola di calore urbana”, mettendo a rischio la salute pubblica.
Degrado del verde urbano: la scarsità di risorse pubbliche, acuita dalle crisi economiche, porta alla riduzione della cura del verde, con impatti su biodiversità, estetica urbana e benessere psicofisico.
Pressioni sugli habitat residui: l’espansione edilizia accelerata da crisi abitative o speculative può consumare gli ultimi spazi naturali o semi-naturali urbani, riducendo la connettività ecologica e aumentando la vulnerabilità degli ecosistemi.
Crisi idrica e inquinamento: eventi meteorologici estremi (siccità o alluvioni), causati dai cambiamenti climatici, aggravano la gestione delle acque urbane, mentre il sovraccarico delle infrastrutture acuisce i rischi di contaminazione ambientale.
Affrontare gli impatti ambientali delle policrisi richiede una visione trasformativa, non adattiva. Le città devono riorientarsi verso modelli rigenerativi, capaci di produrre valore ecologico, sociale ed economico insieme. Alcuni principi chiave emergono:
Pianificazione “ecocentrica” e integrata: superare la logica settoriale e inserire la biodiversità, la salute e la giustizia ambientale come pilastri strutturali della governance urbana.
Nature-based solutions come infrastrutture vitali: parchi, tetti verdi, rain garden, corridoi ecologici devono essere considerati vere e proprie infrastrutture di resilienza e salute pubblica, non semplici arredi urbani.
Partecipazione e cura comunitaria del verde: in tempi di scarsità, il coinvolgimento attivo di cittadine e cittadini nella gestione del verde urbano diventa leva fondamentale per mantenere e rigenerare ecosistemi urbani vivi.
Economia urbana circolare e de-carbonizzata: ridurre la vulnerabilità ecologica delle città significa investire in filiere locali, rigenerative e a basse emissioni, capaci di creare lavoro e benessere distribuendo valore sul territorio.
La policrisi non è solo un accumulo di problemi: è la rivelazione di un sistema insostenibile che ha separato società, economia ed ecologia. Le città possono trasformare questa crisi molteplice in un’occasione per ridisegnare la propria relazione con la natura, dentro e fuori di sé. Per farlo, occorre passare dalla gestione dell’emergenza alla costruzione del vivibile, dall’adattamento alla rigenerazione. In fondo, come ogni crisi, anche la policrisi può essere una soglia: quella verso un nuovo immaginario urbano, più giusto, più verde, più sano.