Sabato 18 settembre nel primo pomeriggio, appena chiusi i lavori del G20 dell’agricoltura in Palazzo Vecchio, una delegazione della FAO, comprendente il Direttore Generale Qu Dongyu e il Vicedirettore Maurizio Martina, è stata in visita all’Accademia dei Georgofili. Erano accompagnati dal Sindaco Dario Nardella e dall’Assessore alla Cultura e relazioni internazionali, Tommaso Sacchi.
Qu Dongyu ha chiesto informazioni sulla storia e l’attività attuale dell’Accademia dei Georgofili, esprimendo il proprio apprezzamento. E’ rimasto molto colpito dal fatto che, come testimoniato dagli Atti dell’Accademia, già nel 1948 e poi ancora nel 1953, i Georgofili collaborarono con la FAO per organizzare a Firenze una riunione internazionale di esperti in conservazione del suolo, cui intervenne personalmente l’allora Direttore della FAO, Norris Dodd. Qu Dongyu si è quindi dichiarato aperto a studiare per il futuro nuove forme di collaborazione con l’Accademia dei Georgofili.
Il Presidente Massimo Vincenzini ha donato in segno di amicizia al Direttore Generale della FAO la medaglia dei Georgofili, ricevendo in cambio un cartiglio in cinese mandarino con una scritta sull’agricoltura che recita:
Amare e studiare l'agricoltura
Gioia immensa
Messaggio lasciato nell'anno del bue da parte di Agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura
D.G. Qu Dongyu
La visita del Direttore Generale della FAO all’Accademia dei Georgofili è stato un prezioso riconoscimento per l’attività svolta dall’Accademia, ad altissimo livello scientifico e da ben 268 anni. Tra l’altro, nelle sue dichiarazioni conclusive al G20, Qu Dongyu ha evidenziato proprio quelle stesse tematiche che sono state affrontate dal 6 al 15 settembre, negli incontri precedenti il G20 organizzati dai Georgofili: lo sviluppo sostenibile dell'agricoltura, il ruolo delle nuove tecnologie, la sicurezza alimentare globale, la tutela del suolo, i rischi legati ai cambiamenti climatici, il verde come fonte di benessere. Non a caso le riforme promosse dalla FAO sotto la sua stessa guida, tra cui un nuovo Quadro strategico per il 2022-2031, ruotano attorno a quattro pilastri di miglioramento (i cosiddetti "Four Betters") che sono una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore.
Quando gli esseri umani inventarono e diffusero nel mondo l’agricoltura non solo cambiarono le loro abitudini alimentari, ma introdussero anche nuovi stili di vita. L’affollamento nelle capanne e il vivere fianco a fianco con gli animali, ovini, bovini, suini, ecc. ed i loro escrementi, deve aver favorito il passaggio dagli animali all’uomo e la diffusione tra gli uomini di ondate di germi patogeni e quindi di malattie. Uno studio sul DNA antico, pubblicato su eLife, suggerisce che, nel corso dei millenni, l'evoluzione ha favorito i geni che hanno rallentato la risposta immunitaria a patogeni, frenando una reazione infiammatoria iperallerta che potrebbe essere più mortale del patogeno stesso.
L'agricoltura rappresenta il settore a più elevato indice infortunistico, anche superiore a quello dell'edilizia, come peraltro evidenziato nel Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018 adottato dal Ministero della salute e approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni il 13 novembre 2014.
Basti in proposito riprendere i dati dell’osservatorio, istituito da INAIL e Coordinamento delle Regioni nel quadro dei piani di prevenzione, sugli infortuni nel settore agricolo o forestale, che ricomprende tutti gli infortuni che avvengono ai lavoratori agricoli ivi compresi coloro, e non sono pochi, che svolgono attività agricola a titolo professionale non prevalente o a titolo hobbistico. Tali dati evidenziano che ogni anno il numero di eventi infortunistici mortali che coinvolgono gli operatori addetti alla guida del trattore è superiore alle 120 unità, senza significativi cenni di riduzione.
Si tratta di una cifra importante, senza pari per altre macchine inquadrate dalla normativa come pericolose, ben superiore tra l’altro al dato degli infortuni mortali riconosciuti da INAIL, proprio per la presenza numerosa di figure non assicurate, e che configura una vera e propria emergenza sanitaria.
Il pericolo più grave a cui è esposto l’operatore alla guida del trattore è rappresentato dal capovolgimento per sovraccarico, per sforzo eccessivo di traino, manovre brusche, eccessiva pendenza del terreno, ecc.
A protezione le disposizioni legislative e regolamentari stabiliscono l’obbligo di installazione dei seguenti apprestamenti tecnici:
• struttura installata sul trattore allo scopo di evitare o limitare i rischi in caso di capovolgimento (ROPS – Roll Over Protective Structure);
• dispositivo che trattiene l’operatore al posto di guida (cintura di sicurezza).
Il principio è quello di trattenere l’operatore all’interno di un «volume di sicurezza» per evitare il rischio che questo resti schiacciato tra il trattore e il suolo. L’obbligo di installazione dei suddetti dispositivi si applica ai trattori di nuova costruzione e retroattivamente a quelli già in servizio.
Lunedì 13 settembre alle 11.30 è stata inaugurata, alla Presenza del Sindaco Dario Nardella e degli Assessori Martini e Sacchi, una scultura che sostituirà la pianta di olivo all’angolo tra via Lambertesca e via dei Georgofili.
La pianta, che vi era stato posta nel 1996 al termine dei lavori di restauro della torre che ospita la sede accademica, a memoria delle vittime innocenti della terribile bomba del 27 maggio 1993, era infatti ormai sofferente, nonostante le tre sostituzioni nell’arco di 25 anni. A questo problema è venuta in soccorso la generosità dell’artista Andrea Roggi il quale, sollecitato da Oliva Scaramuzzi e dal Presidente Massimo Vincenzini, ha fatto dono alla città di Firenze di una sua bellissima opera, intitolata “Albero della Pace”, che raffigura proprio una pianta di olivo che affonda le radici nel mondo e ha il tronco costituito dalle figure intrecciate di un uomo e una donna, le cui braccia protese verso il cielo diventano rami. L’Albero della Pace è una scultura di bronzo con base in travertino. L’opera, alta 4,40 metri, è stata realizzata con la tecnica della fusione a cera persa, fusione dinamica e patina a fuoco, e si tratta di un pezzo unico.
La cerimonia è stata aperta dallo squillo delle chiarine, poi ha preso la parola l’Assessore alla Toponomastica Alessandro Martini il quale ha ringraziato l’Artista e gli ideatori di questa iniziativa, sottolineando che, a 25 anni dalla ricostruzione, Firenze è viva più che mai e guarda al futuro.
Poi è intervenuto il Sindaco Nardella, ricordando che la mafia scelse di colpire un simbolo della cultura, come Firenze, per colpire nel cuore il popolo italiano ma è proprio nella cultura e nella bellezza, nella loro forma di comunicazione universale, che si può trovare l’antidoto alla violenza.
Alla cerimonia era presente anche il presidente dell’Associazione Familiari delle Vittime della strage dei Georgofili, Luigi Dainelli, che ha ringraziato tutti, evidenziando il valore simbolico dell’olivo come albero della pace.
Il Presidente dei Georgofili, Massimo Vincenzini, ha sottolineato che “l’intento è quello di promuovere la cultura della memoria in questo luogo, rinnovando l’impegno a condannare tutti gli atti di violenza, ovunque siano commessi. Il monumento del Maestro Andrea Roggi, collocato in questo luogo, assume un valore altamente simbolico e trasmette un forte messaggio di speranza per un mondo migliore e ricco di propositi e slanci positivi, come quello che ha animato il prof. Franco Scaramuzzi, indimenticato Presidente dell’Accademia, nella ricostruzione della sede accademica dopo la tragica bomba, assassina e devastatrice. Memoria del passato e fiducia in un futuro migliore fusi insieme nell’Albero della Pace del Maestro Roggi, al quale va la piena gratitudine dell’Accademia”.
Oliva Scaramuzzi promotrice dell’iniziativa in memoria del padre Franco (come scritto sulla targa posta sul basamento dell’opera), ha espresso il proprio commosso e sentito ringraziamento verso tutti coloro che hanno reso possibile questa inaugurazione, convinta che in un periodo di assoluto ritorno alla vita, come questo odierno, sia importante rinnovare l'energia e la passione che suo padre, il prof. Scaramuzzi, aveva messo nella ricostruzione. “Si vive finché la memoria ci ricorda”, ha concluso.
Secondo Claude Lévi-Strauss (1908 – 2009) animali e vegetali non diventano cibi in quanto «buoni da mangiare» ma perché «buoni da pensare». Non siamo più quello che mangiamo, ma quello che vorremmo essere e come gli animali che gli antichi sacrificavano agli dei dovevano essere perfetti, così è anche per noi oggi, nuovi divinità del moderno consumismo, i cibi che desideriamo devono essere senza macchia, belli e non brutti, perché non servono tanto a soddisfare i bisogni del corpo o i capricci della gola, quanto a nutrire il nostro immaginario, a quietare la nostra coscienza, ad avvicinarci all'immagine edulcorata che coltiviamo di noi stessi.
Mi viene chiesto un commento sul contenuto dell’articolo di Alessandro Sala, comparso pochi giorni fa sul Corriere della Sera: “L’appello dei veterinari a Draghi: no al divieto di usare antibiotici, a rischio animali e persone. Lettera al premier, al ministro Speranza e al presidente dell’Europarlamento Sassoli: Non scientifico lo stop alle cure antimicrobiche in veterinaria, così si mette in pericolo anche la sicurezza alimentare” .
Cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando.
Sono ancora ben impresse nella mente le immagini trasmesse dai mezzi di comunicazione di massa circa i drammatici incendi di questa estate che hanno devastato il patrimonio forestale in vaste aree del nostro Paese. Sono ormai a tutti noti i danni provocati all’ambiente da questi incendi a cui, purtroppo, seguono irrimediabilmente forti perdite di suolo per erosione.
Fra le principali cause di degradazione dei suoli forestali è del tutto evidente, infatti, che gli incendi rappresentano i più rilevanti sistemi di degradazione la cui conseguenza, fra l’altro, è l'insorgere di fenomeni di erosione idrica, diffusa e incanalata, costituendo una forte minaccia rispetto alla funzione di protezione idrologica. Il passaggio di incendi, oltre che innescare fenomeni erosivi, causa forti alterazioni anche delle proprietà chimiche dei suoli, in particolare sulla sostanza organica e delle proprietà biologiche, in quanto distrugge gli esseri viventi alla superficie del suolo, alterando fortemente l'attività microbica.
La sostanza organica può, infatti, avere una duplice azione e cioè quella di assorbire acqua, ma talvolta ha anche proprietà idrofobiche che limitano l’infiltrazione dell’acqua.
Lunedì 6 settembre 2021, nel pomeriggio, ha avuto inizio la serie di incontri tecnico-scientifici organizzati dall’Accademia dei Georgofili in attesa del prossimo G20 dell’agricoltura a Firenze. I lavori sono stati aperti dal Presidente Massimo Vincenzini.
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco Dario Nardella, del Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e del Vicedirettore della FAO Maurizio Martina, si è svolto il convegno “Alcuni traguardi per l’agricoltura del futuro”, coordinato dai professori Dario Casati e Gianluca Brunori.
Il Sindaco ha voluto sottolineare l’importanza di coinvolgere le comunità locali ed accogliere le istanze che giungono dalla società civile per affrontare le odierne sfide globali. In questo senso è fondamentale, secondo Nardella, il ruolo dell’Accademia dei Georgofili che è al tempo stesso istituzione internazionale e attore del territorio fiorentino. Grato per il lavoro svolto da tutti gli Accademici, il Sindaco ha espresso l’augurio che i frutti di questa settimana di incontri scientifici possano subito essere raccolti, per dimostrare il grande patrimonio presente nella città di Firenze e condividerlo nel mondo come strumento formidabile di emancipazione. Anche Eugenio Giani ha ricordato il ruolo storico dei Georgofili per lo sviluppo di agricoltura e innovazione, ruolo ancor più importante oggi dal momento che la ripresa dell’Italia post pandemia è in gran parte guidata dal settore agroalimentare.
“Il raggiungimento dell’obiettivo di produrre meglio consumando meno ha bisogno di scelte politiche importanti che accolgano tutti gli strumenti offerti dalla tecnologia e dalla scienza. E’ necessario un nuovo equilibrio nei modelli di sviluppo che risponda alla sostenibilità globale”. Queste alcune delle parole con cui il vicedirettore della FAO, Maurizio Martina, ha salutato con un videomessaggio l’evento inaugurale dei Georgofili in attesa del G20 dell’Agricoltura a Firenze.
Un saluto molto gradito, quello di Martina, che evidenzia da un lato l’importanza di questi incontri tecnico-scientifici dei Georgofili per offrire strumenti ai decisori politici riuniti nel capoluogo toscano i prossimi giorni, dall’altro il lungo legame tra FAO e Georgofili, che risale già al secondo dopoguerra, quando fu creata l’organizzazione internazionale per cibo e agricoltura. Nel settembre 1948, infatti, la FAO organizzò un ciclo di riunioni sul problema della conservazione del suolo. Come sede per queste riunioni furono scelti “i locali di cotesta illustre e benemerita Accademia”, come scriveva la rappresentante italiana della FAO all’allora Presidente dei Georgofili. Nonostante le difficoltà delle comunicazioni che ancora ostacolavano le relazioni tra i vari Paesi, si poterono incontrare a Firenze presso i Georgofili i rappresentanti americani, quelli di molti stati europei (Belgio, Francia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Svizzera) e persino dell’Asia (Cipro, Israele) e dell’Africa (Africa Settentrionale Francese e Congo Belga). Fu proprio in questa occasione, alla cui sessione inaugurale tenne un discorso il Direttore Generale della FAO Norris Dodd, che i vari esperti di suolo si aggiornarono reciprocamente sulle proprie conoscenze tecnico-scientifiche e si crearono i presupposti per una collaborazione internazionale.
Agli antichi era noto che l’origano, erba calda e secca, è adatta a contrastare tutto ciò che è contrario, cioè il freddo e l’umido o che si manifesta ed è causato quando attorno a noi è freddo e umido.
L'aroma particolarmente potente, piccante e forte di questa pianta aromatica bene esprime la sua grande capacità antibatterica, adatta appunto a “sgominare i bacilli molesti”. Il nome origano è formato da due parole: òros = monte + ganào = io mi compiaccio. Il significato del suo nome = “gioia, meraviglia, delizia della montagna” allude alla bontà, alla delicata leggiadria di questa pianta e alla leggenda della sua origine secondo cui fu Venere, la dea della bellezza e dell'amore, a farlo nascere e crescere abbondante nei suoi giardini e alle pendici del monte Olimpo.
L'azoto è l'elemento costitutivo di aminoacidi, proteine, clorofilla, fenilpropanoidi, ecc. Le piante possono assorbire principalmente l'azoto come nitrato (NO3-) o come ammonio (NH4+); l'assorbimento totale consiste solitamente in una combinazione di queste due forme.
Lo ione nitrico può essere ridotto in forma ammoniacale nelle radici, oppure direttamente traslocato nella parte aerea, dove viene ridotto. L’azoto ammoniacale, sia esso proveniente dalla riduzione assimilatoria dei nitrati, sia assorbito direttamente come tale dalle piante, viene convertito in azoto organico grazie a una reazione enzimatica catalizzata dalla glutammina sintetasi.
Quando gli agricoltori messicani trovano pannocchie di mais con i chicchi grigi-nerastri che formano un tumore detto huitlacoche non le distruggono perché valgono più di quelle sane, avendo un gradevole e ricercato gusto nocciolato di tipo fungino con una infinità di applicazioni culinarie tanto da essere considerato un “tartufo messicano”. L’escrescenza o tumore di colore violaceo e poi nero che può raggiungere il diametro di 15-20 centimetri è dovuto allo sviluppo del fungo Ustilago maydis. In cucina l’huitlacoche ha un sapore che ben si accompagna a quello del formaggio e delle carni del chorizorizo, ma anche a quello delle cipolle, epazote erba simile al coriandolo e del peperoncino nei tacos, tamales quesadilla. Il consumo di mais infestato da Ustilago maydis sembra aver avuto origine nella cultura azteca e l’analisi delle feci degli antichi abitanti degli Utah mostra una for-e presenza di spore di Ustilago maydis facendo pensare che il fungo fosse intenzionalmente incluso nella dieta dei popoli Pueblo. Oggi le huitlacoche quesadillas sono disponibili in tutto il Messico centrale e meridionale e negli ultimi anni l'huitlacoche fresco è disponibile nei mercati di Città del Messico, mentre nei paesi dove vi è stata un’emigrazione messicana può essere acquistato in scatola nei mercati specializzati.
Nella quasi totalità dei paesi del mondo, Ustilago maydis Corda, 1842 (sinonimo Ustilago zeae) è considerato un fungo patogeno per il mais provocando la malattia in Italia nota come "carbone del mais". L’Ustilago maydis causa danni alle coltivazioni di mais e ogni anno il 3-4% dei raccolti di mais statunitensi sono distrutti a causa della presenza del fungo (il 2% su scala mondiale), ma nel XIX secolo la percentuale poteva raggiungere l’80%. La lotta contro il fungo si basa su pratiche agronomiche, raccolta e la distruzione dei giovani tumori prima che rilascino le spore nel terreno e su trattamenti del seme con fitofarmaci.
Di recente, l’uso alimentare che i messicani fanno del mais dove si è sviluppato Ustilago maydis ha dato avvio a una serie di ricerche sul mais parassitato e sul fungo.
Quasi al via la serie di eventi organizzati dall’Accademia dei Georgofili in previsione del G20 dell’Agricoltura, che si svolgerà a Firenze i prossimi 17 e 18 settembre 2021.
Si comincia il pomeriggio di lunedì 6 settembre con un incontro dedicato ai traguardi dell’agricoltura del futuro. Questo convegno, come anche tutti gli altri, sarà fruibile sia in presenza (compatibilmente alle norme di sicurezza anti-Covid19) che da remoto, avendo fatto l’iscrizione tramite il link che si trova nella sezione eventi del sito dell’Accademia (https://www.georgofili.it/eventi).
Da Martedì 7 a Giovedì 9 si svolgeranno due incontri al giorno, uno la mattina e uno il pomeriggio, sulle tematiche: sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare globale, ricerca sull’apparato radicale delle piante, rischi fitosanitari legati ai cambiamenti climatici, genetica applicata alla zootecnia, ricerca e formazione per la sicurezza sul lavoro in agricoltura. Venerdì 10, solo di mattina, si terrà un convegno sul verde urbano e il benessere del cittadino.
Infine, nella settimana del vertice e precisamente mercoledì 15 settembre, si svolgerà un convegno internazionale sul tema “Water in agriculture: a better use for a better world”, organizzato dai Georgofili in collaborazione con ANBI (Associazione nazionale consorzi di tutela gestione territorio e acque irrigue); CER (Consorzio di bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano Romagnolo); CNR-IBE (Istituto per la Bio-economia). Il convegno vedrà la partecipazione di esperti provenienti da Australia, Sud Africa, Brasile e India.
Il ventaglio di argomenti trattati, pur non pretendendo di essere esaustivo, offrirà dunque un ampio orizzonte tecnico-scientifico aggiornato e competente su tematiche di rilevanza mondiale per il settore primario presentare un punto aggiornato sulla ricerca ed offrire il proprio contributo ai decisori politici, per affrontare al meglio tutti gli obiettivi fissati al 2050 dalla Ue, in materia di ambiente, energia e clima.
Quando si nasce si cerca sicurezza e conforto e per questo i cibi devono
essere dolci, caldi, morbidi e bianchi come il latte materno. Cibi
amari o piccanti, duri e scuri, se non neri, sono un indicatore di
pericolo e da evitare. Man mano che il bambino cresce, inizia
l’interesse per la scoperta del mondo e con questo anche il piacere del
rischio e della paura, in una ricerca che riguarda anche il cibo. Complesso è quindi il rapporto tra uomo e cibo piccante e va studiato
nella prospettiva della storia evolutiva dell’uomo, la cosiddetta alimentazione darwiniana.
La Ractopamina cloridrato (RAC) è un additivo alimentare
zootecnico largamente usato in alcuni paesi come gli Stati Uniti,
tollerato in altri come il Canada, assolutamente proibito in 160 altri
paesi, fra cui la Cina, la Russia e i paesi dell’Unione Europea. Che
cosa è la RAC e a che scopo viene somministrata? Viene impiegata, quasi
esclusivamente, nell’alimentazione dei suini ed ha lo scopo di
migliorarne le prestazioni produttive (accrescimenti e indice di
conversione), nonché di modificare le caratteristiche della carne,
poiché stimola l’ipertrofia del tessuto muscolare a scapito del tessuto
adiposo.
L’effetto della RAC sull’anabolismo animale è molto simile a quello esercitato dal Clenbuterolo,
un additivo alimentare usato dai nostri “palestrati” e culturisti per
esaltare lo sviluppo di bicipiti, pettorali e “tartarughe” addominali.
Ambedue questi prodotti sono ritenuti nocivi e pericolosi. I palestrati
facciano pure quello che sembra loro meglio, ma per quanto riguarda la
carne suina è giusto che dalle nostre parti la RAC non si possa
legalmente usare e non arrivi sulle nostre tavole nascosta nella carne.
A differenza di molti studi e di quanto i media vanno diffondendo che
considerano solo i gas climalteranti prodotti dalle attività zootecniche
sul cambiamento climatico nel contributo dato recentemente alle stampe
viene valutata la quantità di CO2 prodotta dagli animali e quella
equivalente derivante, nel corso di dieci anni, dal metano dell’attività
ruminale, ma anche quella fissata nei vegetali utilizzati per
l’alimentazione degli animali di allevamento.
Dall’elaborazione
effettuata emerge che in Italia la CO2 fissata dai vegetali, prodotti
sia in Italia sia all’estero, destinati all’alimentazione degli animali è
superiore di circa il 10% rispetto a quella equivalente emessa dagli
animali allevati e dalle attività zootecniche ad essi correlate. Ne
deriva che, contrariamente a quanto sostenuto da molti media, gli
animali di allevamento contribuiscono a ridurre la CO2 in atmosfera.
Sono
state quantificate le emissioni dovute alla respirazione e quelle
relative alle fermentazioni ruminali e alle deiezioni di tutti i capi
delle specie allevate in Italia, alla loro gestione e al loro
spandimento, comprese le deiezioni rilasciate dagli animali al pascolo. È
stata poi calcolata l’anidride carbonica (CO2) fissata dalle principali
colture di interesse zootecnico tramite il “Ciclo di Calvin-Benson” che
è stata sottratta dall’atmosfera. Da dati statistici si è risaliti alla
quantità di foraggi (ISTAT) e cereali (ASSALZOO), prodotti nel nostro
Paese e all’estero, impiegati in Italia.
Dalla quantità prodotta di
foraggi e cereali si è risaliti alla biomassa vegetativa tramite i vari
indici di raccolta, calcolando anche la parte ipogea lasciata al suolo
come residuo colturale. Si è tenuto conto, inoltre, delle emissioni che
provengono dalla coltivazione delle specie vegetali per la lavorazione
del terreno, la produzione di fertilizzanti e fitofarmaci,
l’elettricità, i combustibili e il funzionamento delle macchine.
Dai
risultati emersi, si può affermare che la zootecnia in Italia, escluse
le attività legate al trasporto e alla lavorazione di prodotti come
carne e latte, non contribuisce all'aumento delle emissioni di gas serra
in atmosfera, ma le diminuisce, anche se di poco, perché il saldo tra
le quantità di CO2eq prodotte dal bestiame e quelle fissate nel foraggio
utilizzato per la loro alimentazione è nettamente (+10%) a favore di
quest'ultima. Se gli alimenti per il bestiame non sono importati,
basterebbe aumentare la superficie adibita alla coltivazione di erba
medica di 2,6 volte per eguagliare l’equivalente di CO2 prodotta dagli
allevamenti e quelli fissati nel foraggio.
Recentemente i maiali sono oggetto di ricerche cognitive anche per la
loro somiglianza fisiologica e anatomica con l'uomo, possedendo un
cervello grande e ben sviluppato e la valutazione delle funzioni di
apprendimento e di memoria dei maiali è rilevante non solo per la
ricerca umana, ma anche per il loro benessere negli allevamenti, dove
sono necessarie migliori conoscenze per assicurare loro giusti livelli
di benessere, una buona salute, un’alta qualità delle produzioni e per
poter progettare nuovi sistemi d’allevamento “a misura di maiale”.
La campagna cerasicola è agli sgoccioli ed è stata caratterizzata da una
produzione abbondante e da prezzi mediamente bassi , nel caso della
Puglia anche inferiori alla media, e che hanno provocato numerose
proteste di cerasicoltori per i prezzi loro pagati, sotto i costi di
produzione se non del costo della sola raccolta. Le ragioni della crisi
sono diverse: la produzione abbondante, la crescente concorrenza di
altri paesi mediterranei ( Spagna, Grecia, Turchia,….), la diminuita
presenza e disponibilità di manodopera stagionale (sia italiana che
straniera) e il suo costo crescente e, salvo poche eccezioni, una
scarsa innovazione tecnica ( cultivar, portinnesti, forme di allevamento
e densità d’impianto) e organizzativa ( associazione dei produttori).
Tra
le innovazioni tecniche, è del tutto assente la coltivazione delle
cultivar senza peduncolo che, al contrario, in Spagna incrementano, da
anni, la loro produzione e la loro esportazione in Europa . Il grande
vantaggio delle ciliegie senza peduncolo è nella facilità della raccolta
il cui costo, nelle cultivar tradizionali, è calcolato più o meno pari
al 50% del costo totale di produzione. Nella maggior parte dei ceraseti
italiani, considerando una produzione media ad ettaro di 120-130 q, la
resa della raccolta manuale è di circa 10-12 Kg/ora; il costo è
ovviamente determinato da quanto si paga il raccoglitore, ma
ragionevolmente si può stimare un minimo di 0,50 ed un massimo di 0,90
euro/Kg. Il costo della raccolta manuale delle cultivar senza peduncolo (
ma è possibile la raccolta meccanizzata) si riduce fino al 50%, ciò che
consente la loro vendita ad prezzo più conveniente per il consumatore.
Le ciliegie senza peduncolo hanno anche il vantaggio di poter effettuare
una selezione meccanica ed un confezionamento più facili e non hanno il
problema del disseccamento del peduncolo che evidenzia negativamente il
tempo tra la raccolta e la commercializzazione.