Il termine inglese “Waterfront” può essere tradotto come “Fronti di territorio a contatto con l’acqua”.
Il tema è diventato, negli ultimi anni, di grande attualità e coinvolge ambiti sia urbani sia rurali, come città e paesi costieri e territori lungo fiumi e canali.
Nella parola waterfront è contenuto il termine fronte assimilabile alle parole “limite, bordo, soglia”, da intendersi però non solo come semplice linea, ma come “fascia di territorio” dove si incontrano identità diverse come l’acqua e la terraferma.
Il secondo termine è appunto l’acqua che è sede di vita e di risorse, ma anche di minaccia (mareggiate, esondazioni, incursioni) dalle quali l’uomo si è protetto nel corso dei secoli.
In tale complesso luogo di identità diverse, l’uomo ha costruito nel tempo edifici e infrastrutture che hanno modellato e ridisegnato questo affascinante limite.
In tal senso, i waterfront possiedono identità plurime e risulta interessante analizzarli in negativo e cioè in base a cosa non sono:
- non sono una linea, ma una rete di luoghi e funzioni, di collegamenti e “ricuciture” tra costa e città, tra parchi e attività urbane;
- non si identificano solamente con l’area portuale, ma si articolano in più funzioni abitative, produttive e ricreative;
- non sono zone chiuse, bensì perimetri permeabili e multiformi;
- non sono nodi locali, ma incroci di fasci infrastrutturali (marini e terrestri), sintesi di attività e spazi;
- non vanno considerati solo come luoghi di fruizione ricreativa, ma come luoghi dove si svolgono mix importanti di attività produttive e commerciali;
- non si tratta solo di conservare, ma di trovare sintesi creative tra tutela dell’identità dei luoghi e creazione di prospettive durature di sviluppo.
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