Notiziario








Le macchine a vapore in agricoltura

La pentola a pressione di Denis Papin (1679) ha consentito di concepire le soluzioni meccaniche atte a utilizzare l'energia che si sviluppa nel passaggio di stato dalla fase liquida a vapore; è però allo scozzese James Watt che va il merito, dopo circa novanta anni, di avere ideato il motore a vapore. Motore che, nel corso del 1800 ha trovato applicazioni nel trasporto (su strada, per ferrovia e per acqua) e nell'industria (del tessile e delle fonderie)
In agricoltura l'800 è il secolo in cui si ha il graduale passaggio dal lavoro manuale e animale a quello meccanico fornito dall'energia del vapore, dando così l'avvio al processo di meccanizzazione agricola che si svilupperà nel secolo successivo, con altri sistemi di propulsione.

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OGM: sensazionalismo o ponderatezza?

Talora "filtrare" la notizia con grande serietà, dovrebbe rappresentare la prima preoccupazione dei "media", ma non sempre le cose di questo mondo vanno nella maniera auspicata.
Infatti, durante le ultime settimane molte notizie, forse troppe, sono state fornite dai più diversi organi di comunicazione, circa la  sperimentazione effettuata da un gruppo francese sulla presunta tossicità di una pianta transgenica per il carattere della resistenza all'erbicida glifosate.
L'impatto di tali notizie sull'opinione pubblica di tutta Europa è stato enorme. Questa volta, però, c'è stata una immediata risposta da parte della comunità scientifica. L'autorità competente per l'Europa, l'EFSA, ha avviato una lunga procedura con la quale si ripromette di verificare ogni fase della sperimentazione francese, perché le prove eseguite hanno incredibili difetti sul piano procedurale.

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La produzione di alimenti primari

La nostra agricoltura continua a perdere consistenza e considerazione, senza che nessuno manifesti preoccupazione. Neppure per come potremo assicurarci il futuro approvvigionamento degli essenziali prodotti alimentari primari. Sottovalutare l’agricoltura è un errore che stanno commettendo in molti, non solo chi crede (per condivisibile fede nella Provvidenza) che gli alimenti primari nascano come funghi e siano sempre disponibili sul mercato mondiale.
La forte crisi, non soltanto economico-finanziaria, che stiamo attraversando coinvolge l’agricoltura così come tutte le attività produttive per le quali si sta cercando di riavviare una “crescita” del reddito, puntando sulla innovazione e la competitività. Ma le disattenzioni e le discriminazioni nei confronti specifici dell’agricoltura risalgono ormai a diversi decenni e continuano a persistere. Richiedono quindi un esame più profondo, che consideri anche le sue cause ideologico-politiche.
Nessuno può ignorare che, di fronte al previsto forte aumento della popolazione mondiale e delle sue esigenze nei prossimi decenni, la FAO ha autorevolmente evidenziato la necessità di raddoppiare l’attuale complessiva produzione mondiale di alimenti entro il 2050. Tutti i Paesi, nessuno escluso, sono quindi chiamati a tutelare almeno la propria attuale superficie agraria disponibile e incrementarne le produzioni unitarie. Allo stesso tempo, devono sentirsi eticamente impegnati a ridurre le proprie non indispensabili importazioni alimentari dal mercato globale, oltretutto inaffidabile ed inquinato da speculazioni, già dimostratesi capaci di generare perniciosi “tsunami” finanziari.

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In crescita la produzione in vitro di piante di qualità

Un recente censimento, condotto dal CNR-IVALSA in occasione del 2° Convegno Nazionale sulla Micropropagazione, ha evidenziato come, nel nostro Paese, la produzione annuale di piante da micropropagazione (propagazione in vitro) sia in costante crescita; aspetto questo felicemente in controtendenza rispetto a quanto accade per altri comparti del settore vivaistico. L’attuale produzione sfiora i 29 milioni di piante acclimatate, con un progressivo incremento negli ultimi 4 anni di oltre un milione di piante per anno. I fruttiferi micropropagati, in particolare, superano oggi i 20 milioni di piante, tra portinnesti e varietà, con un incremento di oltre 3 milioni di piante prodotte nell’ultimo quinquennio

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Il pomodoro senza segreti

Il genoma del pomodoro coltivato e del suo antenato selvatico, Solanum pimpinellifolium, è stato sequenziato dal Tomato Genome Consortium (TGC), composto da un gruppo di oltre 300 scienziati provenienti da quattordici paesi che dopo circa nove anni di lavoro, e comunque in anticipo sui tempi programmati, ha svelato la mappa del suo Dna.  L’Italia ha fatto parte del TGC fin dalla sua fondazione (2003) e ha fornito un contributo fondamentale per la guida del progetto internazionale per la produzione e l’analisi dei dati di sequenza nonché la stesura del manoscritto.  Questo importante risultato avrà un grosso impatto nel miglioramento genetico di questa specie sia per quanto riguarda la produzione sia per quanto riguarda le resistenze agli stress.
L’ottenimento di nuove conoscenze nel settore della regolazione delle risposte della pianta di pomodoro a differenti stimoli ambientali, quali stress biotici (funghi, insetti, virus, ecc.) ed abiotici (siccità, alte temperature, ecc.), nonché la comprensione delle interazioni geniche che controllano la qualità, la maturazione e la conservazione della bacca, sono solo alcuni dei risultati che potranno essere conseguiti.
Il pomodoro rappresenta una specie molto importante per l’agricoltura nazionale e mondiale ed è, allo stesso tempo, anche una pianta modello per studi di genetica e genomica in quanto, appartenendo alla famiglia delle Solanacee (che comprende la patata, il peperone e la melanzana, ma anche piante ornamentali o medicinali come la petunia, il tabacco, la belladonna e la mandragola), consentirà di utilizzare la sequenza come riferimento per le altre Solanacee coltivate, per studi di genomica comparativa sia all’interno della famiglia sia con altre piante di interesse agronomico.

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Nella meccanizzazione del futuro c’è spazio anche per i droni

Le macchine agricole che vengono oggi costruite per i paesi industrializzati, oltre ad avere prestazioni e capacità di lavoro elevati, sono più confortevoli e sicure non solo per l’uomo ma anche per l’ambiente.
Ciò a partire dalla macchina principe che è la trattrice. L’introduzione dell’ ISOBUS, il sistema di comunicazione standard a norma ISO 11783, ha portato all’inserimento nella cabina di veri e propri computer di bordo che supervisionano la macchina e supportano il conducente. Ogni attrezzo (spandiconcime, seminatrice ecc.), compatibile con lo standard, può così essere controllato automaticamente.
Anche l’introduzione della robotica sta avanzando. Si va dagli ormai affermati robot di mungitura che non si limitano ad eseguire questa operazione ma sono anche in grado di rilevare i calori, calcolare alcune caratteristiche del latte, pesare gli animali, ai robot impiegati nelle serre. Si tratta di soluzioni dove i confini d’azione sono ben definiti, ma anche per i lavori di pieno campo si è sulla buona strada. In un futuro non lontano si potrebbero avere unità operative costituite da unità volanti, i droni, e robot a terra che vengono da questi comandati.

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Il difficile governo del territorio

Gli ultimi decenni sono stati fecondi di neologismi, di nuove locuzioni, di ridefinizioni  nominalistiche  che hanno interessato il passaggio dalla disciplina urbanistica alla pianificazione territoriale, al “governo del territorio”.
Il procedere per normative additive (in beffa al singolare ministero per la semplificazione che si volle qualche tempo fa), quella concertazione responsabile delle competenze per governare il territorio è ancora ben lontana da esprimere linee chiare, applicabili e oggettivamente percepibili.
Il “governo del territorio”, frantumato fra stato, regioni, province, comuni, si è fatto sempre più inutilmente complesso, insidioso, malcerto. Ora si guarda alle “città metropolitane”, ma il pericolo è che si rischi l'ennesima addizione di competenze e di norme, il cui ultimo esito potrebbe fatalmente essere la conflittualità permanente fra soggetti pubblici, con la paralisi irreversibile di ogni prospettiva di conduzione organica, cioè di governo del territorio.
L'ultima voce, nella desertificazione ontologica della nostra “terrestrità” - per usare un termine caro a un grande poeta come Mario Luzi – è l'ipotesi del ministro delle politiche agricole alimentarie forestali che, ancora una volta, mi pare, sembra peccare di ingenuità rispetto all'aggressività e al permessivismo edificatorio di gran parte dei soggetti pubblici preposti alla programmazione/interdizione dell'edificazione in terreni agricoli.

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Aumentare la produttività del riso: si può, grazie alla genetica

Un team di ricercatori dell'Università Statale di Milano, in collaborazione con ricercatori nelle Filippine e in Giappone, ha individuato il gene che aumenta del 20% la produttività del riso. Il lavoro è stato pubblicato su Nature.

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L’impiego degli idrolizzati proteici di origine vegetale nei vigneti della Valpolicella

Nel comune di Fumane in Valpolicella sulla varietà Corvina, importante vitigno base per la produzione del vino Amarone, sono stati utilizzati quattro idrolizzati proteici a base vegetale di nuova formulazione. I diversi idrolizzati proteici hanno consentito di incrementare in maniera ridotta la produzione, considerato peraltro effetto positivo per un’uva destinata a produrre un vino di eccellenza, ma di aumentare la dotazione in polifenoli e antociani e di ridurre lo stress idrico, cui le piante di vite erano affette .

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Estate 2012: non solo caldo e sete ...

Se queste possono essere considerate le ‘prove generali’ del cambiamento climatico in atto, vi sono motivi di forte preoccupazione. Infatti, i futuri scenari climatici, con aumento delle temperature e riduzione della piovosità estiva (e, quindi, incremento di radiazione solare), possono compromettere le faticose iniziative messe in atto dai decisori politici per ridurre l’emissione di inquinanti precursori dell’ozono: la nostra collettività dovrà prepararsi ad affrontare situazioni critiche di inquinamento dell’aria sempre più pericolose.

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TROPPO POTERE, ECCO LE CONSEGUENZE


I gravi scandali delle Regioni impongono un’impennata etica, ma anche una riflessione sui poteri delle Regioni che sono stati ampliati a dismisura dalla riforma costituzionale del 2001. Infatti, lontani dalle mode e dai preconcetti, occorre valutare l’esperienza dell’applicazione più che decennale del nuovo ‘Titolo Quinto’ della Costituzione che ha rivoluzionato i rapporti tra Stato e Regioni. In particolare va riesaminato l’art. 117 della Costituzione che ha ribaltato il principio dell’originario testo della Carta fondamentale della Repubblica dove venivano elencate le competenze delle Regioni, lasciando tutte le altre allo Stato.

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Attività e terre agricole: solo il reddito può tutelarle

Il disegno di legge sulla valorizzazione delle aree agricole e il contenimento del consumo dei suoli, pur accolto dal consenso quasi unanime, suscita qualche riflessione meno immediata, a partire dal fatto che non è un decreto legge, ma di una norma che sarà legge con i consueti tempi parlamentari, difficilmente prima delle elezioni. Le riflessioni sono di diverso genere. La prima nasce dalla logica ispiratrice che ritenevamo estinta: quella delle leggi sulle terre incolte e mal coltivate, impregnata di un vetero statalismo che non diede alcun risultato concreto né potrebbe farlo ora. Senza dubbio il problema è incrementare la produzione agricola, ma il risultato non si ottiene vincolando i terreni all’uso agricolo, ma puntando agli incrementi di produttività, tutt’altra logica come si può intendere. Un altro aspetto attiene alle competenze sul territorio che non sono statali, ma delle regioni e da queste delegate alle istituzioni locali, giustamente in una logica di sussidiarietà. Come possa lo Stato decidere l’ammontare dei terreni agricoli e poi ripartirlo rimane molto incerto, anche perché il riferimento alle aree classificate agricole non esaurisce tutte le situazioni ed, anzi, unito al resto, fa prevedere un colossale e paralizzante contenzioso ad ogni livello. Ci si chiede chi e perché  possa decidere dove fare agricoltura in un sistema economico come il nostro, con la proprietà privata tutelata dalla Costituzione, e certamente la risposta è incerta e quindi opinabili le misure. Il vincolo ex post sui terreni di chi ha ottenuto sovvenzioni diventa una gigantesca camicia di forza, incompatibile con i meccanismi della Pac basati sulle persone e non sui suoli. Ma la conclusione è ancor più paradossale: insieme ai terreni, vincoleremo anche gli agricoltori condannati a proseguire un’attività anche se vogliono cambiare.

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Il Verdicchio, un vino unico

Il Verdicchio deve la sua unicità, rispetto agli altri vini bianchi, perché risulta molto ricco dell’etilestere dell’acido caffeico (etilcaffeato), sostanza fenolica ad azione antiossidante. La scoperta, che è stata fatta conoscere al mondo scientifico nel 2009, è il risultato di ricerche condotte dalla Facoltà di Agraria e quella di Medicina dell’Università Politecnica delle Marche ed ha procurato riconoscimenti a livello internazionale al Prof. N.G. Frega e suoi collaboratori.

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L’Europa non smetta di perseguire la sicurezza alimentare

La nuova riforma della PAC, che pure è stata accompagnata da documenti della Commissione che si sono preoccupati di raccogliere le molte istanze provenienti dal “basso” che hanno evidenziato la necessità di non abbandonare la food security, perno indispensabile di ogni politica agricola, non sembra, in realtà, muoversi in questa direzione, dato che il nuovo progetto di regolamento ha posizioni che non si discostano troppo, sotto questo profilo, da quelli del 2003 e 2009, anzi sembra essere ancora più ambientalista e meno interessato alla produzione.
Invece, l’UE, grande potenza economica, anche se con i piedi politici d’argilla, è nella necessità di praticare una politica agricola che favorisca le eccedenze, considerando almeno tre problemi che colpiscono gli Stati membri, anche se apparentemente non tutti in modo egualmente diretto:
    
1)    la necessità di affermarsi come forza stabilizzante di un pianeta che, fra guerre e lotte intestine a molti stati per il potere, è ben lungi dall’essere in pace;

2)    la necessità di evitare di essere occupata da una massa pacifica, ma irrefrenabile, di disperati che con ogni mezzo cercano di raggiungere territori nei quali non si patisca la fame e la sete;

3)    la necessità di promuovere uno sviluppo interno per dare occupazione ai suoi giovani, in particolare.

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Per la consigliera scientifica dell’UE gli OGM non sono rischiosi

Gli organismi geneticamente modificati non sono più pericolosi dei loro equivalenti convenzionali, ha affermato in una intervista esclusiva a “Euractiv” Anne Glover, la direttrice del Consiglio scientifico della Commissione europea, chiedendo ai paesi che si oppongono all’uso degli OGM di dimostrare la loro dannosità.

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Il mondo è più vicino di quanto non si pensi ad una crisi alimentare

Benvenuti nella nuova geopolitica della scarsezza alimentare. Con l’assottigliarsi delle provviste andiamo verso un’era alimentare, un’epoca, in cui ciascun paese farà per sé.
Dal punto di vista alimentare, il mondo è nei guai. Ma non sembra che i leader politici abbiano colto la portata di quello che sta accadendo.
I progressi nella riduzione della fame degli ultimi dieci anni si sono invertiti. Se non ci muoviamo rapidamente per adottare nuove politiche sulla popolazione, l’energia e l’acqua, l’obiettivo di sradicare la fame resterà tale.
Il tempo sta finendo. Il mondo potrebbe essere molto più vicino a un’ingestibile carenza di cibo - piena di prezzi in aumento, dilaganti disordini per il cibo e definitiva instabilità politica - di quanto la maggior parte delle persone creda.

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Il dilemma shakespeariano sulla scelta transgenica

Nonostante l'argomento sia stato ampiamente dibattuto, riteniamo opportuno qualche sottolineatura perché anche alcune riviste di grande rilevanza scientifica continuano ad ospitare articoli critici sugli organismi transgenici, e quindi sulle piante transgeniche, che hanno avuto una enorme diffusione nel mondo (160 milioni di ha nel 2011).
L'argomento maggiore a favore degli organismi transgenici si basa sulla constatazione che le mutazioni accadono normalmente e spontaneamente in natura. L'uomo usando mutageni chimici o fisici può ulteriormente favorire questi eventi. Le biotecnologie ci possono mettere nella condizione di alterare un singolo paio di basi nella complessa struttura del DNA degli organismi. ...
... nonostante l'intenso lavoro di miglioramento genetico, soprattutto condotto negli ultimi cento anni, ricorrendo anche all'ausilio di radiazioni o di mutanti chimici, non si è mai constatata la presenza di una tossina o di un allergene o comunque di una qualche sostanza che non fosse nota in precedenza. ...
Evidentemente argomentazioni simili a quelle sopra riportate devono essere state alla base della decisione recente della Corte di Giustizia Europea, che ha ingiunto all'Italia di recedere dal proposito di darsi proprie regole per l'approvazione della coltivazione degli organismi transgenici.

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