Notiziario






La selvicoltura? Come la vogliamo

Industriale, naturalistica o micologica? Sistemica, applicata o moderna? La selvicoltura riceve ordinariamente diverse qualificazioni tutte utili a evidenziare i molteplici scopi e criteri con cui si imposta la gestione dei boschi; del resto anche l‘agricoltura vanta numerose specificazioni (convenzionale, biologica ecc).

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Importanza della biodiversità per la valorizzazione dell’olivicoltura siciliana

Indagini storiche, etnobotaniche e filogenetiche sull’olivo (Olea europaea L., subsp. europaea ) confermano la presenza della specie in Sicilia sin dal VI secolo a.C., quando l’Isola era colonizzata dai Fenici. 

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Le specie esotiche invasive

L’Informatore Botanico (44, suppl. 4; 2012) pubblica un  Codice di Comportamento rivolto agli imprenditori del Florovivaismo per evitare la diffusione di specie esotiche che possano ridurre la biodiversità ed i servizi ecosistemici. 
E’ bene premettere che la natura non favorisce necessariamente la massima diversità di specie. In Italia, anche alcune specie indigene hanno provocato evoluzioni riduttive della biodiversità. Il faggio, stando alle analisi polliniche, è rimasto per lungo tempo sporadico nei boschi misti a base di querce e solo a partire dall’800 a.C.  ha formato le  attuali  estese faggete pure. I carpini, da alcuni decenni, si sostituiscono sia al castagno che alle querce; dal 1985 al 2005 la loro superficie è aumentata da 160 mila ettari 753.000 ettari. Nello stesso tempo l’acero montano ha invaso campi e castagneti su di un totale di 180.000 ettari; d’altronde,  in Inghilterra,  e altrove, si comporta da specie esotica particolarmente aggressiva. 
In Italia la robinia è diffusa soprattutto nel nord-ovest, su oltre 200.000 ettari. Più locale, e concentrato in Lombardia, è il ruolo di Prunus serotina e di Buddleja davidii (FOTO), mentre l’ailanto imperversa nelle periferie urbane. 
L’invasione dipende sia dai caratteri della specie (quantità di seme o capacità di moltiplicazione vegetativa) che dai caratteri ecologici della stazione compresa la capacità  resistenza della vegetazione esistente.  
Il danno alla funzionalità dell’ecosistema potrebbe essere bilanciato con le eventuali positività. La robinia, per esempio, arricchisce il terreno, permette l’aggregazione a grumi e, quindi, favorisce la capacità di trattenere l’acqua. Inoltre si stima che un ceduo di robinia possa  bloccare fino a 3,5 tonnellate di carbonio all’anno per ettaro contro l’1,5 di uno di cerro.  Infine,  il bosco di robinia, risulta difficilmente infiammabile e così, quando sostituisce le pinete di pino marittimo fa risparmiare spese di prevenzione e di lotta agli incendi. 

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Georgofili: Agricoltura trascurata

Martedì 16 aprile alle ore 11.00 a Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, sarà inaugurato il 260° Anno Accademico dei Georgofili. La cerimonia, come sempre aperta al pubblico, avrà quest'anno particolare importanza, anche perché intende evidenziare la continuità delle disattenzioni da tempo rivolte all'agricoltura.

La relazione annuale del Presidente offrirà una sintesi delle valutazioni emerse dal lavoro dei Georgofili, che documentano come l'agricoltura sia sottovalutata e penalizzata, non solo per effetto della attuale grande crisi, ma già a partire dal secolo scorso. Il settore ha ormai urgente bisogno di essere riconsiderato e di un "Patto nazionale di emergenza", per non scomparire.

La prolusione sarà svolta dall'Accademico prof. Luigi Costato sul tema"Agricoltura, Cenerentola europea", con una valutazione critica della politica comunitaria, nel quadro mondiale.

Il mondo dell'agricoltura, che è l'invitato alla cerimonia più direttamente interessato, dovrebbe unirsi per far capire l'importanza strategica globale del settore, di cui non si può fare a meno per la sopravvivenza dell'umanità.

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Potatura: nuovi riferimenti normativi a supporto del verde urbano

La gestione del verde urbano, è un vero cruccio per le amministrazioni pubbliche, specie quando esso non è supportato da linee guida in grado di disciplinarlo. 
Di certo è che in molti stati del nord dell’Europa, degli Stati Uniti e in molti paesi asiatici esistono, da qualche tempo, delle “condizioni tecniche di massima per la cura degli alberi”
Sono regolamenti collettivi che supportano il collaudo e l’adeguatezza dell’affidamento del management del verde pubblico. 
In alcuni capitolati d’appalto, non si precisa con sufficiente chiarezza, cosa si descrive con la frase “cura di un albero” e spesso si sottintende che si debba recidere senza indulgenza o con irrazionalità; recuperare con interventi di riforma situazioni illogiche quando il danno fatto alla pianta è ormai irreversibile è costume assai diffuso. 

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Rivoluzioni nelle Scienze della vita

Il 24 Gennaio u.s. facevo parte del folto gruppo di partecipanti alla conferenza "Cosa è la vita" tenuta in modo magistrale da Edoardo Boncinelli nella sede dell'Accademia dei Georgofili. Come succede quando si ascoltano o si leggono affermazioni particolarmente significative, le parole di Boncinelli mi sono immediatamente tornate alla mente scorrendo una lettera di Christian De Duve pubblicata sul numero di  Science dell'8 Marzo 2013. 
De Duve è un biochimico belga, premio Nobel 1974 per la Medicina. 

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L’organizzazione delle api mellifere

Le api mellifere sono apprezzate soprattutto per il miele e per gli altri prodotti (cera, polline, propoli e veleno) che l’uomo ricava dalla loro attività, mentre ben più importante per l’agricoltura e per l’ambiente è la loro funzione pronuba. 
Innumerevoli studi hanno messo in evidenza le caratteristiche più significative della loro organizzazione sociale e i meccanismi di conservazione dell’ambiente interno al nido, a fronte delle variazioni esterne. Le loro attività sociali sono regolate da sofisticati sistemi di comunicazione e di integrazione sia di tipo chimico, mediati daferomoni, sia di tipo simbolico, come il linguaggio della danza. Il premio Nobel Karl von Frisch ha evidenziato che le api operaie non sono prevalentemente dedite al lavoro mentre il suo allievo Martin Lindauer, nel 1952, ha affermato che “l’ape spende nel riposo gran parte del suo tempo”; tuttavia egli scrive “se qualcuno crede che per questo dobbiamo rivedere le nostre opinioni sulla laboriosità delle api, si sbaglia in quanto fra le api anche la pigrizia ricopre un’importante funzione sociale. Le api che oziano nell’alveare fanno parte delle squadre di riserva e vengono impiegate nei momenti critici come manodopera disponibile a tutto a secondo delle necessità della famiglia e in particolare per la regolazione della temperatura del nido e la raccolta dell’alimento”.

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I predatori delle uova di lepidotteri defogliatori

Numerose specie di lepidotteri defogliatori di interesse forestale depongono le uova in ovature costituite anche da centinaia di elementi. 

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Problematiche fitosanitarie del verde urbano

Nelle aree urbane, le piante, oltre a ossigenare l’aria, assolvono importanti funzioni ornamentali, paesaggistiche, ricreative e filtranti; tuttavia molte essenze sono spesso costrette a vegetare in ambienti non del tutto idonei alle loro specifiche esigenze fisiologiche e sono sottoposte a varie cause di stress alle quali, per la loro longevità e immobilità, non possono sottrarsi se non grazie a interventi antropici. 
La gestione e la difesa del verde nelle aree urbane in relazione alle competenze richieste deve necessariamente coinvolgere figure specialistiche che vanno dal progettista del paesaggio, all’agronomo, al fitopatologo e all’entomologo in grado di progettare il verde e di gestire le avversità delle piante ornamentali su basi razionali.

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Sopravviviamo grazie alle piante

Le piante costituiscono l’unica fonte di tutti i nostri alimenti (indirettamente anche di quelli d’origine animale), producono anche ossigeno e assorbono anidride carbonica, consentendo di mantenere una composizione atmosferica equilibrata e quindi di respirare. Senza l’attiva vegetazione delle piante (e produzione) non sopravvivremmo. Per questo abbiamo gradualmente imparato a coltivare la terra e renderla più fertile, anche nel tempo. 
Dalla metà del ‘700, i Georgofili hanno attivamente contribuito a razionalizzare le tecniche agronomiche e la tutela dell’habitat, nonché a difendere i terreni dalle erosioni e dai dissesti idrogeologici. 
Gli agricoltori sono stati sempre i più diretti interessati e quindi i più attenti alla tutela dell’ambiente. Lo stesso termine di agricoltura viene oggi più puntualmente definito come “razionale gestione delle fonti rinnovabili della biosfera”. E’ una definizione che ci richiama agli stretti legami concettuali e logici fra agricoltori e ambientalisti, oggi purtroppo improvvidamente malintesi.

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Gli orientamenti comunitari in materia di gestione del rischio in agricoltura

Nella sua storia, la PAC ha cercato di assicurare la sostenibilità economica delle imprese agricole attraverso il sostegno dei prezzi e un diffuso protezionismo, i pagamenti diretti, lo sviluppo rurale. Con la riforma in discussione, l’evoluzione prosegue con la proposta di nuovi strumenti di gestione dei rischi naturali e di mercato.
In Italia, la PAC ha mantenuto nelle aree rurali la presenza diffusa di piccole aziende, ma non è riuscita a ridurre alcuni gap strutturali e di produttività che mettono in difficoltà le nostre imprese rispetto ai tradizionali competitori europei, non ha favorito il ricambio generazionale e la diffusione di una forte imprenditorialità. 
Dobbiamo difendere la PAC e le risorse finanziarie a essa destinate, ma dobbiamo anche guardare più in alto per verificare l’efficienza della PAC rispetto agli obiettivi posti e alla necessità di una politica agraria forte e attenta ai cambiamenti di scenario.

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Vegetale a chi?

I vegetali rappresentano il 99,9 % della biomassa presente sulla Terra. Si tratta di un dato straordinario e poco noto: il 99,9% del peso di tutto quello che è vivo sul nostro pianeta è prodotto da organismi vegetali. Se un ipotetico alieno arrivasse in orbita intorno alla Terra per analizzarne le forme di vita presenti, non potrebbe giungere ad altra conclusione che il nostro pianeta è dominato dalle piante e che gli animali, nel loro insieme, rappresentano una trascurabile presenza. Com’è possibile, allora che esseri da noi percepiti come insignificanti, insensibili, immobili e privi di qualsivoglia attributo superiore siano riusciti ad imporre in maniera così definitiva ed indiscutibile la loro supremazia sulla Terra? Non li avremo sottovalutati? 
E dunque: le piante sono esseri intelligenti? 
A questa semplice domanda cercano di dare una risposta Stefano Mancuso e Alessandra Viola nel volume “VERDE BRILLANTE”che esce oggi, 20 marzo 2013, per i tipi di Giunti. 

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Meglio tardi che mai!

Fu così che Mark Lynas, fra i più autorevoli giornalisti britannici e noto ambientalista, chiese di partecipare alla riunione annuale dell’Associazione britannica degli agricoltori; in quella occasione prese la parola per affermare, riguardo alla sua militanza anti OGM: “Mi sbagliavo. Mi dispiace”.
Ovviamente, come tutti i convertiti, Mark Lynas esagera; più corretto sarebbe affermare che le tecniche di modificazione genetica che producono OGM non sono, in sé, destinate a produrre cose solo cattive, perché la tecnica sviluppata produce in funzione di ciò che l’uomo desidera, se ci riesce, ottenere. Pertanto, se il risultato è adeguatamente testato e sperimentato, esso non deve essere respinto, ma, invece, può essere utilizzato.
L’esperienza di trent’anni di soia GM, diffusa in tutto il mondo, ci rassicura sull’innocuità di questo seme, e solo il fanatismo ideologico può continuare a sostenere la sua pericolosità; d’altra parte, se milioni di diabetici insulinodipendenti sono in vita, ciò è dovuto a un’insulina prodotta da un batterio GM.  Un altro aspetto dei prodotti GM è quello che possono consentire la riduzione dell’uso di insetticidi, dato che molti di essi sono costruiti in modo da resistere a certi parassiti che infestano, d’ordinario, le piante non GM.

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Più attenzione al legno

Secondo dati Interpol, con tagli forestali illegali è prodotto il 50-90% del volume di legname grezzo nei principali Paesi tropicali, e il 15-30% di tutto il legname oggetto di commercio internazionale.

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Il Tartufo: Biologia e Gastronomia

L’Accademico Alfredo Pelle, del “Centro Studi Franco Marenghi“ dell’Accademia Italiana della Cucina, ha proposto per il tartufo una descrizione quasi poetica: “Sfuggente e misterioso, una vera araba fenice della gastronomia, inimitabile e inconfondibile, prolifera nel buio della terra, sollecitando la fantasia e l’immaginazione dei buongustai con un valore simile alle pepite d’oro dei cercatori del Far West”

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“Per Descrivere il Territorio. Agronomi, cartografi, naturalisti, viaggiatori nella Toscana tra il XVIII e il XX secolo”

Osservare, Descrivere, Migliorare. Entro questi tre parametri si colloca l’attività dei Georgofili in rapporto al territorio.
Per migliorare occorre conoscere e la conoscenza per gli agronomi e botanici dei secoli passati significava innanzitutto osservare e ratificare con la scrittura le osservazioni.
Ecco allora che le relazioni di viaggio, le guide, le note descrittive che qua e là compaiono nelle Memorie dei Georgofili, costituiscono per lo studioso di oggi un mezzo efficacissimo per avvicinarsi alla Toscana di ieri, una Toscana magari scomparsa e di cui quelle relazioni, quelle guide, quelle notazioni, costituiscono probabilmente l’unica testimonianza.

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Inusuali vie di ingresso di insetti esotici

Le invasioni biologiche da parte di fitofagi esotici che, con la globalizzazione dei mercati e con la rapida e intensa rete di trasporto, vengono trasferiti, in tempi sempre più brevi, in altri ambienti assumono preminente importanza fitosanitaria. Nelle aree di nuova introduzione, le specie dotate di elevato potenziale biotico e di ampia valenza ecologica, se trovano condizioni ambientali idonee al loro sviluppo, possono pullulare divenendo invasive con conseguenti alterazioni degli equilibri biologici degli ambienti colonizzati.Nelle aree di nuova introduzione, le specie dotate di elevato potenziale biotico e di ampia valenza ecologica, se trovano condizioni ambientali idonee al loro sviluppo, possono pullulare divenendo invasive con conseguenti alterazioni degli equilibri biologici degli ambienti colonizzati.

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Nomenclatura botanica scientifica e applicativa

Il Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica regolamenta minuziosamente gli aspetti di metodo e di forma che conducono alla sistemazione tassonomica di una specie. Non si entra, però,  nel merito della congruità delle proposte. In materia di  ricerca scientifica questa libertà è sacrosanta.
Nell’ambito delle attività economiche e dell’applicazione delle leggi, invece, emergono le esigenze della certezza del diritto, di qui la necessità di vagliare la terminologia anche per evitare gli equivoci e distinzioni non rilevanti ai fini applicativi.  
Forse la scienza dovrebbe prevenire e correggere gli errori: non propagarli; invece ci sono nomi scientifici forieri di confusione.

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Agricoltura e gestione razionale della fauna selvatica

Il tema dell’agricoltura e della gestione della fauna selvatica si inserisce nel quadro più ampio e complesso dei rapporti fra tutela dell'ambiente e agricoltura. Gli agricoltori sono sempre stati storicamente e sono tutt'ora i più interessati e quindi i più attenti alla tutela dell'ambiente, perché è la matrice naturale delle loro attività. Lo dimostrano, con esemplare evidenza, anche i disastri idrogeologici che avvengono nelle aree da essi abbandonate. 
Dalla metà del secolo scorso, gli agricoltori hanno saputo incrementare le produzioni unitarie e migliorarne la qualità, adottando importanti innovazioni offerte soprattutto dalla genetica e dalla meccanizzazione (rivoluzione biotecnologica). Come in ogni cambiamento forzatamente rapido, qualcuno ha commesso anche errori, impiegando nuovi mezzi di produzione oltre i limiti della razionalità. Ma questo fa sempre parte dei rischi che ogni progresso può comportare e che può essere concordemente corretto. Contestualmente, sono andate però crescendo istanze ambientaliste che prescindono dai danni che possono a loro volta arrecare all'agricoltura. 

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Sfida sulla proprietà intellettuale

Un agricoltore americano, esattamente dello Stato dell'Indiana, V.H. Bowman si troverà a fronteggiare nella Suprema Corte degli Stati Uniti, il colosso multinazionale Monsanto. Lo scontro è sul prodotto "Roundup Ready" uno dei prodotti chimici, di impiego in agricoltura, più venduto al mondo. I semi di soia, trasformati con geni brevettati dalla multinazionale, danno origine a piante capaci di crescere bene anche in presenza dell'erbicida Roundup contenente glifosate.  I semi sono pertanto coperti da brevetto; ma se analoghi semi vengono non acquistati ma raccolti e riusati, magari in un silos granario, come ha fatto Bowman, il brevetto si applica ancora? 
Bowman e Monsanto hanno ovviamente pareri contrari.

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Ripresa e mezzi necessari

La crisi del 1929 provocò, negli USA più che altrove, un disastro socioeconomico di proporzioni enormi, inizialmente non curato o, meglio, curato con metodi del tutto inadatti, anzi capaci di portare alla disoccupazione oltre trenta milioni di persone.
Salito al potere con le elezioni del 1933, Roosevelt avviò una politica basata sulla spesa pubblica, che consentì la costruzione di dighe, strade, canali ecc., ma, soprattutto, che permise di riavviare al lavoro molti disoccupati. Costoro poterono, così, acquistare i beni di cui si erano privati per molti anni (scarpe, vestiti, ecc.) rimettendo, di conseguenza, in moto il sistema produttivo delle scarpe, dei vestiti, ecc. Anche il personale che lavorava in queste fabbriche riprese a guadagnare e, ovviamente, a spendere, rimettendo in funzione, progressivamente, l’intero apparato produttivo.
Tuttavia, la crisi era stata così profonda e grave che anche queste misure e i conseguenti successi non riuscirono a portare gli USA a un livello soddisfacente di occupazione e di redditi.
A quel punto sopraggiunse la II guerra mondiale, e gli americani, pur non entrandovi che anni dopo, incominciarono a produrre navi, armi, cibo, approvvigionamenti di tutti i tipi per sostenere la Gran Bretagna, e anche tutto questo influì sulla ripresa, che divenne sempre più impetuosa con l’entrata in guerra anche contro il Giappone, che aveva attaccato proditoriamente la marina USA ancorata nel golfo della perla.

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L'agricoltura non può rinunciare al progresso

Tre episodi presi dalla cronaca dei primi mesi dell’anno, per non parlare della riforma della Pac, mostrano come stia cambiando, giorno dopo giorno,  il modello europeo di agricoltura:  il 31 gennaio la Commissione, preso  atto di un rapporto sibillino dell’EFSA annuncia la messa al bando per due anni dei neonicotinoidi da impiegare su mais, colza, girasole e cotone a causa dei possibili danni provocati alle api; l’indomani Basf, dopo la prima, la famosa Amflora, rinuncia ad altre tre patate ogm per le incertezze del contesto europeo e le minacce di distruzione; pochi giorni prima la Francia ha confermato la sua guerra a oltranza al mais Mon 810.  
È l’immagine di un’agricoltura ferma, che mette produzione e produttività in secondo piano, ma in cui sembra prevalere un’interpretazione del principio di precauzione che diventa immobilismo di fronte all’innovazione ed ai progressi della ricerca. Il  contrario di ciò che si invoca per uscire dalla crisi in tutti i campi, dall’economia alla salute umana. 

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Un altro passo avanti verso la tutela giuridica degli alberi monumentali

Nel recente panorama legislativo si riscontrano sporadiche tracce di un larvato interesse del legislatore nazionale verso i c.d. alberi monumentali, a fronte del proliferare di normative ad hoc sul versante della legislazione regionale, dotate di cospicui caratteri di analogia nelle finalità, nella struttura e nel contenuto, mirate ad apprestare tutela e adeguata valorizzazione a questa particolare tipologia di alberi, che rivestono notevoli pregi naturalistici, come rari esempi di maestosità o longevità, o valenza culturale perché legati ad episodi della storia, o a particolari tradizioni locali. 
La duplice valenza degli alberi monumentali, naturalistica, dunque ambientale, e paesaggistica, nella moderna accezione lato sensu culturale del  termine, giustifica la diversa collocazione degli interventi del legislatore nazionale in materia.

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I nomi delle piante fra scienza e valore legale

Nel 1929 le specie vegetali presenti in Italia secondo la Flora Analiticadi Adriano Fiori erano 3.877; con la Flora d’Italia del Pignatti (1982) le specie diventarono 5.599;  con la Chek List  di Conti ed altri (2005) sono  diventate 6.711; in 76 anni  c’è stato un incremento medio annuo di  37 nuove specie. Ma gran parte dell’aumento del numero delle specie è dovuto all’applicazione di criteri di classificazione che danno valore sistematico a differenze minime o incerte, anche su caratteri diversi da quelli morfologici. Emblematico è  il caso  di Rubus fruticosus (il comune rovo che produce le more)  smembrato  in  ben 38 specie che è impossibile distinguere l’una dall’altra senza una analisi di laboratorio. Come fa un produttore di marmellata di more a certificare l’origine del suo prodotto specificando (come impone la legge) il nome scientifico della specie vegetale da cui ha tratto il suo prodotto? 

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