Notiziario





I Georgofili e la comunicazione

I Georgofili vivono a fianco degli agricoltori, o sono agricoltori essi stessi. Conoscono bene, pertanto, le difficoltà strutturali del settore, ma sanno anche che l'agricoltura in questi ultimi 80 anni è stata protagonista di fondamentali mutamenti, determinati dalla scienza e dalla tecnologia, in particolare dall’agronomia, dalla genetica, dalla chimica e dalla meccanizzazione.
Oggi la scienza e la tecnologia si presentano con il WEB e la telematica, permeando tutta la realtà e condizionando le relazioni tra tutti noi. Il WEB può dare valore alle nostre competenze, può ampliare la nostra visione della realtà, mettere a fuoco aspetti poco conosciuti, aiutarci nelle interazioni con gli altri, stimolare la creatività, incoraggiarci all’impegno. 

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L'organizzazione della ricerca in Agricoltura

Nell'intervento di apertura il presidente, prof. Scaramuzzi, ha sottolineato  "il declino subito negli ultimi decenni dall'agricoltura" nonostante che essa sia una attività essenziale per la nostra sopravvivenza e riconosciuta nei vari "Summit  mondiali come indispensabile per la futura soluzione dei grandi problemi planetari". Tuttavia, anche se trascurata, l'agricoltura italiana si basa ormai, come gran parte dell'agricoltura praticata nel mondo, su una forte componente tecnico-scientifica che si evolve sempre più; pertanto essa sarà sempre più dipendente dall'attività di ricerca. Questa è la premessa alla mia relazione "Sostenere la ricerca libera, multidisciplinare e universale. Diffondere le nuove conoscenze e svilupparne le applicazioni". Ovviamente non si poteva affrontare il vecchio problema della ricerca italiana in agricoltura, prescindendo dalle varie iniziative che, anche solo nell'ultimo ventennio, si sono succedute in ambito georgofilo, portando tra l'altro sempre ad identiche conclusioni, sottolineando quindi una sostanziale non risposta da parte dei pubblici poteri.
I nodi della organizzazione della ricerca infatti, risiedono solo in parte nella mancanza di fondi; è  illusorio pensare che i finanziamenti, per quanto indispensabili, siano sufficienti a consentire una ottima ed utile ricerca; essa dipende invece da molti fattori che possono essere indicati con il termine riassuntivo di organizzazione della ricerca.

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Buone Feste da "Georgofili INFO"

"Georgofili INFO" torna mercoledì 8 gennaio 2014.
A tutti i nostri lettori, auguriamo Buone Feste!


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Prosperitati Publicae Augendae

Si è svolta ieri 17 dicembre 2013, un’ Assemblea generale dei Georgofili presso l’auditorium Cosimo Ridolfi (grande Georgofilo dell' '800), nella sede della Cassa di Risparmio di Firenze. Hanno partecipato centinaia di Accademici provenienti da tutta Italia. 
L’importanza dell’evento deriva dalla volontà dei Georgofili di mantenere vivo il proprio ruolo storico, proiettandolo nelle problematiche del terzo millennio. Come il Presidente Franco Scaramuzzi ha illustrato in apertura, è di fondamentale importanza il "capitale sociale" che è costituito dall’insieme degli Accademici, cioè da persone legate fra loro per accrescere la capacità di interazione nella società. Questo capitale, unito a quello culturale e umano, è rivolto a soddisfare l'interesse pubblico. I ruoli dell’ Accademia sono molteplici ma si può parlare anche di un unico grande ruolo: quello di stimolare e raccogliere nuove conoscenze e idee, discuterle e trarne aggiornate sintesi da divulgare e offrire soprattutto all’attenzione di coloro che coprono vari livelli di responsabilità e ai quali spettano le valutazioni, le scelte e le decisioni. Un tale ruolo, svolto dall’Accademia dei Georgofili fin dalla sua nascita, è destinato a diventare ancor più necessario nel futuro globale, ormai irreversibile, che spinge all'incontro e alla convivenza civile, come obiettivo comune dell'intera umanità.

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La riforma delle imposte sul trasferimento degli immobili

Dal primo gennaio 2014 entrano in vigore le nuove norme dell’art.10 del D.Lgs. 23/2011 c.d. Decreto del federalismo fiscale in tema di imposte sul trasferimento degli immobili. Si tratta di una vera e propria rivoluzione delle imposte sui trasferimenti di diritti reali sugli immobili. Vediamo in dettaglio tutte le modifiche che andranno in vigore dal 2014. 
I requisiti prima casa sono i seguenti:
non essere titolare esclusivo (proprietario al 100%) o in comunione con il coniuge (la comproprietà con un soggetto diverso dal coniuge non è ostativa) di diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione di un'altra casa di abitazione nel territorio del Comune dove sorge l'immobile oggetto dell'acquisto agevolato;
non essere titolare, neppure per quote o in comunione legale con il coniuge, su tutto il territorio nazionale, di diritti di proprietà o nuda proprietà, usufrutto, uso e abitazione su altra casa di abitazione acquistata, anche dal coniuge, usufruendo delle agevolazioni fiscali prima casa.
di impegnarsi a stabilire la residenza, entro 18 mesi dall'acquisto, nel territorio del Comune dove è situato l'immobile da acquistare, qualora già non vi si risieda.
E' senz’altro un aggravio delle imposte nel settore professionale agricolo, infatti aumentano significativamente le imposte di trasferimento degli immobili a favore dei soggetti (coltivatori diretti e imprenditori agricoli a titolo professionale) che operano in agricoltura.

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Le biomasse legnose in Trentino secondo il progetto Biomasfor

Per il futuro, ci sono due certezze: la permanenza e anzi la crescita dell’orientamento socioeconomico, politico e amministrativo verso le Fonti di Energia Rinnovabili, e quindi a favore degli investimenti connessi; la crescita del fabbisogno di cippato, per maggior convenienza rispetto ai combustibili fossili e anche per maggior rispondenza alle istanze di coesione sociale e di appartenenza civica al territorio.
Stante la crisi economica generalizzata non è ragionevole ipotizzare un incremento dell’attività di segagione da parte degli stabilimenti trentini, che possa generare anche maggiori quantità di scarto e di cippato: l’offerta di cippato ricavabile presso le segherie rimarrà in quantità quella attuale di 260.000 mst/anno. Il cippato ricavabile dal bosco secondo la stima prudenziale sopra individuata già adesso non coprirebbe (se raccolto integralmente) il 30% attuale di cippato non garantito dalle segherie, e ancor meno in futuro. 

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Albero cosmico, simbolo universale tra uomo e spiritualità

Gli alberi hanno da sempre affascinato l’uomo per la loro pluricentenaria longevità che nel tempo collega varie successive generazioni umane, per la potenza espressa dai loro tronchi poderosi, per la maestosa dimensione delle loro chiome tanto che, soprattutto nelle antiche civiltà, esso ha loro attribuito caratteristiche di sacralità e in loro ha immaginato la dimora di esseri divini. 
Nella mitologia dei Greci, dei Romani, dei Celti e di altri popoli, numerose erano le specie di alberi sacri o comunque in qualche modo collegati al culto delle divinità: la quercia a Zeus e a Pan, l’olivo ad Atena, il mirto ad Afrodite, il fico a Dioniso e a Marte, il cipresso, tuttora simbolo di morte presso vari popoli, al dio degli Inferi, Plutone, la vite a Dioniso, il salice ad Osiride, il sicomoro ad Hator; la mela e la rosa erano il frutto e, rispettivamente, il fiore sacri ad Afrodite; la rosa era nell’Egitto sacra ad Iside; i meli dai pomi d’oro erano coltivate nel magico giardino sulle pendici del Monte Atlante. Particolare significato è stato attribuito presso varie religioni, all’albero cosmico che in alto erge le radici e in basso volge i rami, un simbolo che accompagna diverse religioni. Infatti l’idea dell’albero rovesciato ha una diffusione nel tempo e nello spazio che va da Platone a Dante e dalla Siberia all’India, e in ciascun paese nel quale la tradizione è stata adottata, l’Albero del Mondo è di una specie che è propria del luogo.

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Innovazione vitivinicola e politiche di settore

Negli ultimi anni si è osservato un riequilibrio della capacità di crescita nei mercato tra paesi produttori di vino  del vecchio e del nuovo mondo e, in particolare, l’Italia ha mostrato notevoli capacità di competere nel mercato internazionale di questo prodotto. Nei prossimi anni, tuttavia, la competizione sarà verosimilmente ancora più intensa e la capacità di innovare sarà uno dei principali elementi di costruzione del vantaggio competitivo.
La capacità di innovare dipende da specifiche condizioni organizzative ma trova la sua origine in un sistema della ricerca efficace e efficiente. Il sistema della ricerca vitivinicola italiana, articolato in una molteplicità di istituzioni di centri collocati dentro e fuori l’Università dovrà pertanto migliorare il suo coordinamento interno e con il sistema produttivo, neutralizzando gli elementi di debolezza che è possibile ancora oggi rilevare. Tutto ciò in uno scenario nel quale le fonti di finanziamento nazionali alla ricerca e all’innovazione si sono sostanzialmente azzerate e nel quale, pertanto, diventa cruciale individuare i percorsi e i modelli organizzativi che possano consentire di  cogliere le opportunità che in termini di innovazione e ricerca vengono dalle politiche dell’UE, opportunità che, tuttavia, si inquadrano in un quadro normativo piuttosto complesso.

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Autenticità delle produzioni agricole e degli alimenti: il caso dei cereali

Il miglioramento del livello di consapevolezza dei consumatori nelle proprie scelte alimentari e il rafforzamento della prevenzione e della repressione delle frodi alimentari impone una riflessione sul concetto di “autenticità” sia della produzione agricola che dell’alimento processato, non solo sugli strumenti legislativi e amministrativi disponibili per garantire questa caratteristica (tracciabilità, etichettatura) , ma anche sugli strumenti analitici che possano permettere di stabilire in modo inequivocabile le attribuzioni qualitative di un determinato alimento dal campo alla tavola, lungo tutta la filiera. I cerali rappresentano una produzione agricola tipica del nostro paese e la materia prima di molti prodotti alimentari “made in Italy” che in taluni casi possono fregiarsi anche di marchi di tutela come il farro della Garfagnana, il riso del Delta del Po, il pane di Altamura, per citare alcuni esempi.  Nel caso dei cereali che hanno una filiera produttiva lunga con passaggi di prima e seconda trasformazione (seme, sfarinato, prodotto finito quale pane, pasta, cereali per la prima colazione, etc) problematiche legate all’autenticità possono presentarsi lungo tutta la filiera.

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Da Bruxelles a Roma: la difficile definizione di agricoltore attivo

Un passo dopo l’altro, senza soverchi entusiasmi, procede il percorso di approvazione della riforma della Pac per il periodo 2014-2020. La pubblicazione dei testi normativi è imminente, ma se ne conoscono già i contenuti concordati al termine del faticoso dialogo (trilogo, come lo chiamano gli addetti ai lavori) fra le Istituzioni comunitarie. Assodato che la riforma interviene nella linea degli scorsi due decenni, ma in presenza di risorse finanziarie calanti, le vere novità sono poche. La più interessante è il criterio trasversale di dare agli stati membri la facoltà di scegliere modalità proprie di applicazione delle nuove misure. Sorprendente nel quadro di ottuso dirigismo di gran parte delle regole europee, preoccupante se lo stato che deve darle attuazione è il nostro.
Prendiamo ad esempio il concetto di “agricoltore attivo” e cioè della figura che avrà titolo per ricevere i pagamenti compensativi. Nel dibattito europeo, a fronte della molteplicità di interpretazioni e distinguo degli stati membri, è stata seguita la strada di unire alla definizione, che si riferisce a soggetti che praticano una minima attività agricola, una lista negativa delle categorie sicuramente escluse. Fra queste aeroporti, aree ferroviarie, impianti sportivi e così via sulla strada dell’ovvio. Gli stati membri potranno completare, ma non ridurre, l’elenco riferito a soggetti ed attività simili. L’intenzione di fondo è positiva perché mira a concentrare le risorse in calo sui veri agricoltori e a sfatare molti luoghi comuni nocivi per l’agricoltura.

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L’eccessivo peso dei vincoli forestali

E’ ovvio che l’uso dei boschi debba avere dei vincoli; ma oggi i vincoli vengono applicati con un eccesso di zelo che è bene spiegato  da  due dichiarazioni di principio che qui si riportano. Non risulta che le associazioni e le federazioni degli agricoltori abbiano mai protestato per l’eccessivo peso dei vincoli. Tale peso è suggerito dalle motivazioni ecologistiche portate dall’opinione pubblica, ma soprattutto è consentito dalla attuale riduzione delle attività montane e rurali e, quindi, dal ritiro dell’interesse dei proprietari per i loro boschi.  Se alla proprietà privata dei boschi si attribuisce ancora una funzione di produzione, di amministrazione e di presidio, sarà necessario un minimo d’incoraggiamento tornando a riconoscere il diritto al godimento del reddito e la libertà di scegliere l’ordinamento colturale preferito. 

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La valorizzazione del paesaggio rurale

La valorizzazione delle risorse paesaggistico-ambientali si è nel tempo basata su una pluralità di strumenti, più o meno efficaci. Di recente è stato proposto uno specifico strumento di mercato definito “Payment for Ecosystem Services (PES)”. La realizzazione di schemi di pagamento a fronte della fornitura di servizi ecosistemici, ossia di benefici ottenuti dalle risorse paesaggistico-ambientali che soddisfano bisogni umani (sostentamento della vita e aumento del benessere), è molto diffusa in alcuni Paesi nel Mondo, ma ancora molto ridotto è il loro utilizzo nell’Unione Europea (UE) e più ancora in Italia.

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Etica e responsabilità sociale, decrescita e felicità: nuovi percorsi per la ricerca economico-agraria

È diffusa e crescente l’insoddisfazione nei confronti del pensiero economico dominante. Tale insofferenza nasce, da un lato, dalla presa d’atto dell’insostenibilità della crescita dei sistemi capitalistici e, dall’altro, dalla necessità di adottare indicatori che possano risultare più efficaci del PIL nel cogliere il reale grado di benessere conseguito.
L’eterodossia si sviluppa attraverso modalità e presupposti assai diversificati. Tra i più radicali oppositori del mainstream si collocano i sostenitori della decrescita. Con questa parola chiave vengono enfatizzati gli aspetti della sostenibilità ambientale e dell’autosufficienza economica delle comunità socialmente integrate in un’ottica che prevede obiettivi di sviluppo che vanno ben al di là dell’arricchimento di mezzi e risorse tangibili. Con la decrescita si assiste al più eclatante spostamento del baricentro dell’attenzione al di fuori della dimensione materiale del benessere.

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Dalla merenda alla merendina

Occuparsi di merende e merendine può apparire curioso. Eppure la merenda è molto importante per il discorso socio-semiotico sul gusto e sul cibo, essendo qualcosa che è al tempo stesso superfluo ed essenziale, irrituale e necessario, dannoso e nutriente, trasgressivo e tradizionale, domestico e industriale, familiare e nomade. Nel passaggio dal sostantivo merenda al suo diminutivo grammaticale merendina, fra l’altro, sembra si compia un passaggio epocale che è forse antropologico, quello che dalla tradizione alimentare casalinga porta alla globalizzazione industriale e post-industriale, dalla natura alla cultura, dalla famiglia alla strada, dalla competenza gustativa all’ineducazione verso il piacere del cibo. 
Lo storico Massimo Montanari ha sostenuto che nel passaggio dalla merenda alla merendina si perde del tutto il senso del rituale “che tradizionalmente scandisce la metà della mattina, e la metà del pomeriggio, meritato ristoro […] durante il lavoro o lo studio”. La merendina, simbolo dell’industria, è divenuta per Montanari letteralmente insignificante perché priva del suo contesto temporale (non più momento del riposo e ristoro), spaziale (non più in luoghi canonici come la casa o il giardino) e valoriale (non più premio da meritare ma oggetto dovuto). “L’idea di pausa – scrive lo storico – rimane, ma è una pausa che può arrivare in qualsiasi momento”, “allargandosi potenzialmente all’intera giornata”, con una refezione consumata dovunque, per qualsiasi ragione o senza alcun motivo predeterminato da una tradizione consolidata, di modo che “il cibo-oggetto ha preso il posto del cibo-evento”. 

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Ancora troppi infortuni in agricoltura

L'Inail del Piemonte ha presentato il suo Rapporto Annuale organizzando il 13 novembre scorso a Torino un Convegno su "Agricoltura: nuove prospettive tra rischi e prevenzione". E' anzitutto emerso che i dati generali sono sostanzialmente in linea con quelli nazionali. Nel 2012 gli infortuni regionali denunciati sono stati 50.488, con una diminuzione del 9,3% rispetto al 2011, simile a quella rilevata a livello nazionale. Gli infortuni mortali sono scesi a 58 facendo registrare una riduzione del 13,4%, più che doppia rispetto al dato nazionale che ne denuncia 790 e cioè più di due al giorno.
Il direttore regionale dell'Inail Lanza, ha messo in evidenza che questi dati positivi sono imputabili alla più diffusa consapevolezza del rischio acquisita in virtù dell'azione di prevenzione sviluppata in collaborazione con diverse organizzazioni, ma sono anche il frutto della recensione che ha portata una trasformazione del mercato del lavoro. 
Alla pressoché stabilità degli occupati nel terziario, si contrappone infatti una riduzione degli occupati nell'industria (-2,4%) e in agricoltura (-6,7%), a cui si aggiunge l'aumento delle ore di cassa integrazione ordinaria. A palesare la crisi economica del Piemonte, sono anche gli indicatori del Pil, sceso del 2,3% e ai fallimenti che sono cresciuti del 7,4%. 
E' quindi logico pensare che questi dati non incoraggianti sulla situazione economica e sociale, in Piemonte come in Italia, abbiano avuto un ruolo sul fenomeno infortunistico degli ultimi anni, consolidandone la tendenza decrescente di lungo periodo.

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L’identità sensoriale varietale del vino: aspetti biochimici e tecnologici

I composti volatili responsabili delle caratteristiche aromatiche del vino sono numerosi e di diversa natura. Molti di essi, quelli quantitativamente più importanti, si originano nel corso della fermentazione alcolica. Tuttavia, le caratteristiche aromatiche dei vini e la loro specificità sensoriale sono spesso fortemente dipendenti da componenti volatili di altra origine, talvolta meno importanti da un punto di vista quantitativo ma, comunque, in grado di contribuire in maniera determinante all’aroma del prodotto finito. Molte di tali molecole odorose derivano dall’uva e sono generalmente presenti nel vino in concentrazioni molto basse. 

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La fauna selvatica nella cucina toscana

E’ universalmente riconosciuto che la storia della pratica venatoria ha segnato il passaggio dall’homo erectus  all’homo sapiens ed ha condizionato usi, costumi, rapporti sociali e stili di vita. La ricerca della fauna selvatica è stata la prima azione a diventare racconto scritto di cui lasciare testimonianza e memoria. Troviamo disegni incisi in caverne o su rocce, e di questi racconti raffigurati da pittori rupestri se ne trovano molti ed in ogni continente ed, a sentire i paleontologi, si risalirebbe al Paleolitico. L’uomo ha iniziato la sua avventura sulla terra come cacciatore e come tale ha via via perfezionato la tecnica venatoria e la cucina, dando vita così alla “gastronomia”, migliorando di conseguenza la sua stessa esistenza.
Con il passare dei secoli, la caccia diviene pratica di grande ed inedito prestigio simbolico nell’esercizio del potere, della forza e del coraggio, ma è anche il momento nel quale si sviluppano tutte le diverse tecniche per catturare le varie specie animali in una sfida tra la nobiltà, proprietaria dei territori e quindi degli animali selvatici che ci vivevano, ed i contadini che non avevano diritti su questi ma che cercavano ugualmente di catturarli per arricchire i propri poveri pasti. Ed ecco allora svilupparsi trappole, laccioli, reti ed altri strumenti economici e soprattutto silenziosi in contrasto con i prestigiosi, costosi e rumorosi fucili.

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L'OLIVICOLTURA INSOSTENIBILE

Secondo opinioni ampiamente condivise, una parte considerevole della nostra attuale olivicoltura è da considerare "marginale", in quanto economicamente insostenibile e non facilmente migliorabile. Molto spesso è rappresentata da piccole proprietà fondiarie, derivate dalle crescenti “polverizzazioni” per ripetuti e incontrastati frazionamenti ereditari. Se non già abbandonate e lasciate riconquistare spontaneamente da bosco, queste proprietà risultano formalmente gestite a livello familiare. Il reddito complessivo oggi proviene da lavoro in attività non agricole o svolte presso terzi, mentre le produzioni che si ottengono sono destinate all'autoconsumo. Della coltivazione di questi campi spesso si occupano gli anziani, ormai pensionati. Gli altri familiari possono dedicarvi qualche ora del loro tempo libero. Vanno così regredendo, a vista d'occhio, le cure colturali che un tempo venivano attentamente applicate. Vi è un'ampia casistica di queste situazioni, diverse tra loro, ma non dovrebbe essere difficile individuare e distinguere quelle che Eurostat giustamente non considera più come aziende agricole. Gli aiuti finanziari dispersi a pioggia su realtà marginali possono assumere un carattere assistenziale, ma non mirato allo sviluppo. Sottraggono inoltre risorse pubbliche, a danno delle imprese olivicole (grandi, medie o piccole che siano) che producono per il mercato, contribuiscono a formare il PIL nazionale e che ne hanno urgente bisogno per potersi modernizzare e rimanere competitive. 

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La revisione delle macchine agricole: problema non più eludibile

Nell'ormai lontano 1992 venne emanato il Codice della Strada ancora in vigore, che, all'art. 111 prevede la revisione delle macchine agricole, previa emanazione di un decreto interministeriale (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero delle politiche agricole) che  stabilirà i tempi, le modalità e individuerà le macchine da sottoporre a revisione.
Per tanti anni il decreto non è stato emanato anche se, ovviamente,  il problema era oggetto di dibattito in tanti convegni.

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Gli alimenti funzionali di origine animale

I prodotti di origine animale hanno sempre stimolato contrapposizioni tra sostenitori ed oppositori, ma nel ciclo della natura l’uomo è inserito come onnivoro e i suoi organi, funzioni ed esigenze biologiche sono predisposti per una alimentazione mista. Le diete oggi più suggerite prevedono come componenti principali gli alimenti di origine vegetale, mentre quelli di origine animale, soprattutto la carne rossa, dovrebbero essere poco consumati. La dieta ricca di fibra, giusta per l’adulto, non può essere generalizzata perché le esigenze variano tra tipi metabolici, tra fasce climatiche e tra stagioni, tra livelli di attività fisica (atleti) e, soprattutto, con l’età; da bambino ad anziano gli alimenti di origine vegetale devono aumentare gradualmente man mano che diminuiscono quelli di origine animale.
Le carni, soprattutto quelle rosse, il latte (e derivati), le uova (soprattutto il tuorlo) sono fonte di nutrienti chiave non presenti, o meno presenti, nei prodotti di origine vegetale quali proteine di alto valore biologico, vitamina B12, minerali biodisponibili (Fe, Ca, K, Se) ed hanno acidi grassi essenziali non presenti nei vegetali: ω3 e ω6, linoleico coniugato, a–lipoico, saturi trans (rumenico e vaccenico). Per le specie ittiche è bene segnalare le diversità: di acidi grassi nobili è ricco il pesce azzurro, molto meno le altre specie.

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I neofiti della ruralità

Un nuovo problema per l’agricoltura italiana sembra essere rappresentato, in certe situazioni, dal disagio che si comincia a percepire nella convivenza tra gli agricoltori (i pochi rimasti), i vecchi abitanti, magari proprietari che sanno di agricoltura anche se non sono mai stati coltivatori, ed i neo-rurali cioè i nuovi insediati. Quelli che spesso vengono anche chiamati esodati urbani.
Questi ultimi, innamorati del verde e della tranquillità di cui hanno fatto una scelta di vita, non capiscono perché debbano esistere i contadini con i loro pollai e i galli che cantano al mattino, disturbando il sonno di tutti; perché gli agricoltori (quei disgraziati!) debbano usare i diserbanti o il trattore cingolato che, per i pochi metri che deve percorrere tra lo scarico dal rimorchio gommato ed il terreno su cui deve operare, rovina la strada recentemente cementificata davanti a casa; e così via...
Vorrebbero, questi neo-rurali, che le strade interpoderali fossero dei bei sentieri puliti su cui i trattori non passino lasciando solchi che poi diventano fangosi; che i meli fossero tutti delle antiche cultivar scomparse che loro, e solo loro, sanno salvare; che i boschi, invece di essere terreni abbandonati, pieni di rovi, sambuchi e clematidi, terreni in cui faticosamente si fanno strada le robinie (ahimè non autoctone!), fossero dei lindi querco-carpineti in cui è bello passeggiare, sentire gli uccellini cinguettare, osservare la biodiversità dei ruscelli; che di notte le volpi potessero tranquillamente avvicinarsi ai pollai e non fossero tanto perseguitate; e così via...

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Disseccamento rapido dell’olivo

Questa fitopatia che, come ne denuncia il nome, è caratterizzata da disseccamenti estesi e rapidi della chioma degli olivi che ne sono affetti e che ne muoiono,  si è manifestata un paio di anni addietro  nel Salento leccese, agro di Alezio, su di una  diecina di ettari. Essa si è poi diffusa  rapidamente, specie nell'anno in corso, sì da interessare oggi un'area stimata  di circa 8000 ha. Il tipo di sintomi (disseccamento improvviso a "pelle di leopardo" che si estende progressivamente all'intera chioma e collasso delle piante) ha fatto supporre l'azione di agenti tracheifili, la cui localizzazione potrebbe ridurre, se non bloccare, il rifornimento idrico. Ed è lungo questa direttrice che si sono mosse le indagini condotte dal Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell'Università Aldo Moro di Bari e dalla Unità Operativa di Bari dell'Istituto di Virologia Vegetale del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Cosa si è appreso: (1) il legno dell'annata delle piante deperenti è estesamente imbrunito e colonizzato da funghi  tacheomicotici del generePhaeoacremonium (gli stessi coinvolti nell'eziologia nel complesso del "Mal dell'esca" della vite) la cui specie più rappresentata è P. parasiticum. Gli imbrunimenti causati da questi miceti  sono solitamente collegati alla presenza  di gallerie del rodilegno giallo (Zeuzera pyrina) il cui ruolo nella insorgenza delle infezioni fungine non è stato ancora accertato; (2) nelle piante sintomatiche di olivo (ma anche di mandorli ed oleandri con bruscature fogliari presenti nelle vicinanze degli oliveti colpiti) è stato identificato, sia con saggi molecolari che sierologici, un ceppo del batterio Gram-negativo Xylella fastidiosa, un agente da quarantena non segnalato in Europa e nel Bacino del Mediterrano (i reperimenti di qualche anno addietro in Kosovo su vite, ed in Turchia su mandorlo, mancano di conferma definitiva). 

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