Notiziario





Le nuove imposte di trasferimento degli immobili

In un precedente intervento parlavamo dell’effetto sulle imposte di trasferimento delle norme di cui all’art.10 del D.Lgs. 23/2011 (legge sul Federalismo fiscale), poi in effetti si sono state le modifiche di cui all’art.26 del D.L. 104/2013 convertito con modifiche nella Legge n. 128/2013 e quindi oggi possiamo vedere in dettaglio tutte le novità. 

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L’impero dolce, costruzione della memoria dello zucchero italiano

Il 14 febbraio, a Roma, nella Sala Cavour del MIPAAF, è stato presentato un interessante progetto volto a valorizzare la memoria dello zucchero italiano. I primi tentativi di coltivazione e trasformazione della barbabietola da zucchero (Beta vulgaris) erano stati avviati durante il regno d’Italia instaurato da Napoleone, ma non ebbero successo ed il primo zuccherificio funzionante fu realizzato soltanto nel 1887 a Rieti, grazie a Emilio Maraini. 

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Dall’azienda agricola all’industria alimentare

Nonostante la crisi economica, le connesse preoccupazioni e il calo dei consumi, compresi quelli alimentari, viviamo in una società in cui il cibo non manca.  Ma non è sempre stato così. La sopravvivenza dell’umanità per lungo tempo è stata condizionata dalla disponibilità di alimenti. Dai tempi in cui viveva di caccia, pesca e raccolta di frutti spontanei, a quelli della prima agricoltura e sino ad oggi, l’uomo ha capito che non basta procurarsi l’alimento, ma che è necessario riuscire a renderlo disponibile con continuità e quindi a prolungarne la durata. Accanto all’imperativo della produzione vi è sempre stato quello della conservazione del cibo.
Così si è andata enucleando all’interno dell’agricoltura l’attività di trasformazione degli alimenti che supera la semplice conservazione e diventa l’industria alimentare che conosciamo. La sua nascita dall’agricoltura, ma con una propria individualità, pone però fin dall’inizio numerosi problemi di carattere economico.Sin dagli inizi si individuano tre modelli di rapporti che regolano le questioni fra i due comparti. Il primo è quello contrattuale in cui i principali aspetti della fornitura della materia prima agricola sono regolati da accordi scritti. Già a fine ‘800 erano in uso contratti nel lattiero-caseario e nel bieticolo-saccarifero che poi si sono diffusi in altri comparti. Non molto diversi da quelli attuali  non hanno risolto i problemi di conflittualità, anzi proprio in questi due comparti si registra la più elevata litigiosità fra le parti. Il secondo modello è quello cooperativo, in cui l’agricoltore è anche industriale in relazione al prodotto conferito. Ma anch’esso non è risolutivo. Nelle cooperative si scontrano le due anime, quella agricola che vuole il massimo prezzo per il prodotto conferito e quella industriale che pensa al consolidamento dell’impresa e ciò frena, insieme a problematiche  di altro genere, il successo della formula.

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Lettera aperta al Ministro Maurizio Martina

A nome dei Georgofili desidero esprimere i migliori auguri di buon lavoro al Ministro dell'Agricoltura (denominazione storica) Maurizio Martina, già Sottosegretario allo stesso Ministero nel Governo uscente, con delega all'Expo 2015. Insieme agli auguri desidero manifestare al Ministro Martina vive felicitazioni per la posizione equilibrata e senza pregiudizi che ha assunto nei confronti degli OGM e che merita plauso per la personalità e la lungimiranza che ha manifestato, con grande discontinuità rispetto a quasi tutti i suoi ultimi predecessori.
Faccio riferimento all'articolo che ha scritto su Il Sole 24 Ore il 13 novembre 2013 nel quale, in termini pienamente condivisibili, così si esprime: "Dobbiamo renderci conto che siamo in uno scenario nuovo e se vogliamo affrontare la questione con serietà non possiamo certo disconoscere che il progresso scientifico e lo stesso impianto normativo europeo in materia si sono notevolmente evoluti... I progressi della ricerca e le risultanze dei piani di monitoraggio hanno permesso di acquisire informazioni rilevanti anche rispetto al tema della sicurezza alimentare". L'articolo così continua: "Solo negli ultimi sessanta anni sono state create oltre 2000 varietà, ne è testimonianza il fatto che in rarissimi casi le specie agricole che contribuiscono alla nostra dieta esistono allo stato selvatico. Su diversi aspetti il dibattito scientifico risulta molto animato e questo rafforza il mio convincimento che le situazioni vadano valutate caso per caso e il problema non si possa ridurre allo scontro ideologico tra pro e contro OGM. Stiamo attenti a non generalizzare...".

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Il consumo di suolo

Il degrado e la cementificazione dei suoli fertili limitano la capacità produttiva dell’agricoltura, hanno effetti negativi sull’assorbimento idrico e sulla biodiversità. 

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Economia e Biotecnologie

Occorre riflettere sul fatto che in Italia la coltivazione di piante geneticamente modificate è fieramente avversata anche se l’impiego e il commercio sono liberi. Il nostro sistema agricolo non può non fare ampio ricorso ad essi per mais e soia destinati all’alimentazione di quegli animali da cui ottiene i prodotti più pregiati della tradizione italiana  come formaggi e salumi.

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Che succederà alle piante con il cambiamento climatico??

Il meccanismo che governa l’entrata e l’uscita dalla dormienza è estremamente tarato e raffinato, e incentrato principalmente su temperatura e fotoperiodo. La temperatura è una delle variabili ambientali più efficienti nel segnalare alle piante il momento di iniziare l’attività fisiologica, mentre il fotoperiodo, forse mediante un effetto combinato con la temperatura, determina il momento della cessazione dell’attività. È stato ipotizzato che il cambiamento climatico possa disturbare questo fine meccanismo che le piante hanno elaborato per sfuggire al gelo invernale, poiché molte di esse potrebbero non essere in grado di accumulare le ore di freddo necessarie per un’efficace ripresa vegetativa in primavera che, quindi, potrebbe risultare ritardata, oppure, all’opposto, riprendere la crescita troppo precocemente, aumentando così il rischio di subire danni a causa di gelate primaverili. Ricerche condotte in Inghilterra hanno evidenziato che il precoce germogliamento e il ritardo della caduta delle foglie o, comunque del riposo invernale, hanno allungato la stagione di crescita di circa 11-14 giorni (in media con punte di 20) dal 1960. 
Tuttavia, sebbene le temperature elevate possano ritardare la senescenza autunnale, il loro aumento non è sempre un indizio affidabile per stabilire l’inizio della sequenza che porta alla dormienza; le temperature di fine estate e inizio autunno non sono necessariamente correlate con i primi geli poiché, come suddetto, in molte specie la lunghezza del giorno viene utilizzata come segnale di inizio di cessazione della crescita, il primo passo verso il raggiungimento della dormienza invernale.

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Una occasione d’oro, sprecata 6000 volte al giorno

Prima di iniziare a leggere, vi prego, fidatevi, e prendete nota dell’ora. La carenza di vitamina A è la principale causa di morte a livello globale, superiore anche all’AIDS, con circa 2 milioni di vittime ogni anno, vale a dire circa 6000 al giorno o, se preferite, 4 al minuto. Quando sarete arrivati al fondo dell’articolo saranno morte una decina di persone e più di un paio avranno perso la vista. Una buona parte delle vittime sono donne e bambini, specialmente tra i poveri del sudest asiatico e dell’Africa, cioè tra coloro che hanno diete poco ricche e che si basano principalmente su un solo alimento, ad esempio il riso, carente di vitamina A o di carotenoidi, composti come il beta carotene (quello che conferisce il colore tipico alle carote) e simili, che possono essere convertiti in vitamina A una volta introdotti nel corpo. 
Il prof. Ingo Potrykus, insieme a Peter Beyer, nel 1999 è riuscito ad ottenere per via biotecnologica una varietà di riso che accumulava piccole quantità di beta carotene. Nonostante il basso contenuto, il consumo di normali quantità di riso sarebbe stato comunque sufficiente per alleviare i problemi connessi alla carenza. Non si chiede infatti alGolden rice di essere l’unica sorgente di vitamina A, ma di apportare un’aggiunta significativa a quanto già assunto nella dieta. E siccome sono proprio i poveri che si cibano principalmente di riso a soffrire della carenza, questo è un modo efficace per raggiungere proprio chi ne ha più bisogno e in modo capillare, senza mettere in piedi complicati sistemi di distribuzione ma semplicemente rilasciando varietà di riso che contengano il carattere “golden”, cioè un pallido color oro. 

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Approvato il PAN, Piano di Azione Nazionale sull’uso sostenibile di prodotti fitosanitari

Il documento definitivo disegna fin dall'anno in corso un'agricoltura con tre volti distinti: quella con la difesa integrata obbligatoria, l'altra con la difesa integrata volontaria e l'agricoltura biologica.

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Alcune considerazioni sugli aiuti PAC all’agricoltura europea

Siamo alle tornate finali di quella che sarà la nuova PAC agricola 2013-2020 che tanta parte avrà nel decidere il futuro degli agricoltori europei dal 2013 al 2020.
Anzi a livello Europeo, è ormai cosa fatta, manca l’ interpretazione che lo stato Italiano darà a questo insieme di regolamenti e la ripartizione che intende farne nell’ambito di tutta l’agricoltura nazionale.
Questa riforma della politica agricola comunitaria sarà per gli agricoltori italiani di vitale importanza, ma lo sarà ancora di più per il mondo agricolo meridionale, caratterizzato in massima parte dalla presenza di colture mediterranee, la cui concorrenza proviene dai paesi rivieraschi del sud del Mediterraneo, che produttori di olio e di agrumi, hanno  costi molto più bassi dei nostri e  ci impongono una politica dei prezzi impossibile da affrontare senza risorse, quanto meno nel breve periodo.
Dunque la Comunità ha  varato la riforma della PAC, ma lo stato Italiano  tarda a espletare le incombenze che la UE le ha affidato in termini di gestione nazionale delle risorse comunitarie e di  ripartizione degli aiuti,  diffondendo tra gli agricoltori ansie ed incertezze.  
Indubbiamente questa latitanza delle Istituzioni Italiane nei confronti del mondo agricolo è un fatto culturale che ha radici profonde ed oggi malgrado si ricominci a parlare di agricoltura con rinnovato interesse, la si inquadra in un’ottica edonistica, goliardica, di vita beata all’aria aperta del buon contadino felice. Non è così.

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Nascita e sviluppo della Distribuzione Alimentare Moderna

È una storia di quasi centocinquant’anni, che ha inizio nel 1870, in un continuo cambiamento, una continua evoluzione.  Essa è frutto del travolgente sviluppo tecnologico della seconda metà dell’Ottocento che porta alla nascita dell’impianto operativo, cioè del modello industrialedei supermercati. Questo è ben precedente all’ideazione del self-serviceed alla nascita dei supermercati stessi. 
Le sue origini risalgono infatti alla fine dell’Ottocento con l’invenzione delle catene di negozi, ovvero dei negozi a catena, detti in inglesechain stores. E della centralizzazione - dei “magazzini centrali” -  che costituisce quel sistema irrinunciabile che permette il ricevimento di carichi completi dai fornitori, la gestione dell’inventario e del pronto rifornimento dei negozi, consentendo di evitare le rotture di stock.  Per non dire della freschezza di tutti i prodotti deperibili e, più tardi, della capacità di gestire assortimenti anche di 60.000 articoli. 
Quando, negli Stati Uniti, negli anni ‘30 del secolo scorso, nascerà ilsupermarket sulla spinta della crisi del 1929, per “scoppiare” però solo nel dopoguerra (1950), il più sarà ormai stato fatto. 
Nuovi sacri principi decreteranno la fine del pollivendolo o della latteria, e sanciranno per sempre la nascita dello one stop shopping, il “tutta la spesa sotto lo stesso tetto”, la centralizzazione con la sua rigorosa logistica, gli acquisti del dettagliante su larga scala, i negozi a catena.

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Viabilità forestale e viabilità vicinale

La viabilità forestale costituisce un ambito di intervento pubblico molto particolare all’interno delle politiche di settore, diverso dagli altri (quali ad es. la pianificazione forestale, l’AIB, l’attività vivaistica, la qualificazione del personale) soprattutto per l’alto grado di trasversalità: ovvero per il fatto che le infrastrutture minori cd. “forestali” dette anche “di servizio” sono soggette in generale ad usi molteplici e fruizioni differenziate da parte di numerose categorie che le percorrono con scopi e modi diversi, a fronte di un quadro giuridico, normativo e amministrativo delle infrastrutture incoerente e anche disatteso. Questa situazione è tutt’altro che nuova, anzi è esattamente storica nel senso che è determinata proprio da condizioni socioeconomiche e amministrative dei decenni scorsi, durante i quali si sono avvicendati, nell’uso e nella manutenzione della rete viaria minore, Enti diversi.

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Il DNA per garantire l’ autenticità delle produzioni agricole e degli alimenti

La tracciabilità genetica, nata come tecnologia applicata della genetica e della genomica,  sta dando un importante contributo al controllo della qualità e sicurezza di materie prime agricole e prodotti trasformati. Si sta dimostrando inoltre un valido strumento per la valutazione dell’autenticità di prodotto e dell’identità di  sementi e prodotti di vivaio.  L’interesse per sistemi analitici basati sul DNA profiling è giustificato dal fatto che il DNA è una molecola estraibile dai diversi tessuti di piante erbacee ed arboree e da innumerevoli matrici alimentari e prodotti finiti,  stabile ai diversi trattamenti tecnologici che le materie prime possono subire nelle fasi di lavorazione. 
Si può interrogare il DNA estratto da una materia prima, un alimento ed un mangime ed ottenere informazioni rilevanti, quali il contenuto in specie vegetali o animali, la presenza di varietà specifiche, l’eventuale presenza di microrganismi dannosi o, al contrario, benefici.  E’ ormai ben consolidata ed utilizzata in modo routinario l’analisi del DNA per la caratterizzazione univoca di varietà, convenzionali e geneticamente modificate, ibridi vegetali e razze animali, a difesa dei diritti del costitutore, ma anche a tutela dei coltivatori ed allevatori.

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Non basta produrre olio eccellente

Il destino del nostro intero settore olivicolo non è solo nelle mani degli olivicoltori. Anche i processi per l'estrazione dell'olio hanno realizzato molte importanti innovazioni tecnologiche, in grado di far emergere le migliori caratteristiche qualitative degli oli. 
Ma il commercio dell'olio di oliva continua a presentare profili peculiari. Il nostro Paese annualmente produce, importa e contestualmente esporta centinaia di milioni di ettolitri di olio di oliva. La nostra sola produzione non è sufficiente a soddisfare il complessivo fabbisogno nazionale. Ciò sta già a dimostrare che non esportiamo soltanto olio prodotto con le nostre olive. Gli oli extravergini che importiamo da più parti vengono manipolati e miscelati, non sempre sappiamo dove e come. Vengono infine commercializzati in confezioni etichettate anche come "Made in Italy" e offerte a prezzi molto bassi, troppo spesso persino incredibili.
Gli oli che oggi raggiungono e superano i parametri minimi necessari per essere definiti extravergini sono ormai numerosi. Tanto che questa denominazione rischia di essere considerata come una commoditycommerciale. Si stanno cercando valenze qualitative sempre più elitarie, capaci di distinguere oli di oliva superiori, che qualcuno chiama già "di eccellenza". Ma tutto ciò potrà avere successo ed essere utile alla nostra olivicoltura, se e fino a quando potrà essere tutelata l'autenticità delle caratteristiche qualitative dichiarate. 

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Un progetto per il futuro delle imprese agricole

Progettare il futuro, ricercare ed attuare un insieme di iniziative per restituire prospettiva all’agricoltura non è facile, il settore è in serie difficoltà: prezzi in costante flessione; costi dei mezzi di produzione in rialzo; tassazione che imperversa; oneri burocratici in aumento; concorrenza in espansione; sostegno Pac sempre più striminzito.

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Lettera aperta a Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e a Sergio Bolzonello, assessore alle attività produttive

In questi giorni sono in discussione presso gli uffici della Regione Friuli Venezia Giulia le regole per la coesistenza tra colture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche. L’obiettivo politico dichiarato dall’Amministrazione regionale è quello di impedire la coltivazione di mais geneticamente modificato per resistere alla piralide, poiché il no agli OGM è la strada ritenuta vincente nell’attuale contesto politico. Tuttavia questa strada non è senza costi per i cittadini e le imprese che vivono e operano in Friuli. Infatti il mais, con oltre 90.000 ettari coltivati, è la principale coltivazione della regione e la piralide è un insetto in grado di causare gravi danni sia quantitativi sia qualitativi a questa coltivazione. La perdita di produzione, molto variabile di anno in anno, può essere stimata in oltre 80.000 tonnellate per un valore di 16 milioni di euro. Le varietà geneticamente modificate per resistere alla piralide sono il mezzo più efficiente per il suo controllo e sono state ritenute sicure per l’uomo e l’ambiente dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dalle più credibili istituzioni internazionali.

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Conoscere per decidere sugli OGM

Signori Consiglieri,
ci rivolgiamo a voi all'indomani dell'approvazione di un ordine del giorno da parte della Conferenza dei Presidenti dei Consigli Regionali del 13 dicembre 2013 che esorta Enti territoriali e, presumibilmente, il Parlamento all'adozione di misure penali contro chi dovesse seminare in Italia anche nel 2014, come già avvenuto nel 2010 e nel 2013, piante geneticamente ingegnerizzate, i cosiddetti OGM.
Ci rivolgiamo a voi perché di tutta evidenza la materia è estremamente complessa per le ripercussioni, scientifiche, giuridiche, economiche, agricole e di relazioni internazionali che coincidono con il prestigioso impegno del nostro Paese nell'organizzazione di EXPO 2015, evento a cui sono attesi a Milano quasi tutti i Paesi del pianeta tra cui quelli che coltivano da diciassette anni gli OGM.
L'ordine del giorno approvato, nella sua necessaria sintesi, presenta numerose gravi lacune che potrebbero influire sulle decisioni politiche che vi apprestate ad assumere e che potrebbero avere influenze nefaste sul futuro del nostro Paese, sulla possibilità di avere un settore agricolo moderno e produttivo e sulla possibilità di rimettere in ordine i conti pubblici che vedono uno strutturale deficit dell'intercambio delle produzioni agricole destinate all'alimentazione con l'estero per dieci miliardi di euro l'anno tutti gli anni da almeno un ventennio.

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Prorogato al 1 gennaio 2015 il termine per la revisione obbligatoria delle macchine agricole

Soddisfazione è stata espressa dalla categorie imprenditoriali interessate.

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Intervento di Scaramuzzi per i 100 anni dell’Istituto Agrario e Forestale di Firenze

Sabato 18 gennaio 2014, nella sede della ex facoltà di Agraria di Firenze (foto), è stato celebrato il centesimo anniversario dell'Istituto Superiore Agrario e Forestale. 

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Competitività e mercato

La competitività è contemporaneamente una condizione per conseguire gli aumenti di produttività necessari allo sviluppo dell’agricoltura e lo strumento per conservarli e favorirne gli ulteriori incrementi. Senza il suo miglioramento non si può mantenere vivo e vivace nessun settore produttivo, neanche quello agricolo. Il problema è  quale significato attribuirle in un paese di antica agricoltura con poche terre coltivabili, costi dei fattori di produzione elevati, a partire dai valori fondiari, rigidità strutturali. La competizione stimola a migliorare processi produttivi e prodotti, modelli organizzativi, istituzioni del settore, redistribuzione dei ruoli nelle filiere. È arduo  competere con materie prime prodotte a costi bassissimi nel mondo, ma si può farlo con prodotti che presentino caratteristiche complessive di offerta che siano migliori. La soluzione non sta nel ritorno a un passato in cui le rese erano infime e la sanità dei prodotti fortuita, ma avvalendosi dei progressi della ricerca come i nostri concorrenti.
La competitività porta a riflettere sul diffuso timore del mercato visto come un’entità oscura e sostanzialmente avversa. Un timore che nelle sue diverse forme conduce al protezionismo. Dalla difesa dei prodotti locali al cosiddetto chilometro zero merita una riflessione seria. Il mercato è il più efficiente fattore di progresso e di selezione dei produttori che vi sia. Può presentare disfunzioni e difetti, è frequentato anche da free riders che traggono vantaggi indebiti da comportamenti sleali, ma tutto ciò rientra nella  patologia e non nella fisiologia. Un modello di scambi come quello del km zero può rappresentare una soluzione per alcuni produttori e consumatori, ma come sistema non può funzionare. La perdita di efficienza economica, l’incremento dei costi, la riduzione dell’offerta, l’irrealizzabilità logistica, i problemi di stagionalità e irregolarità delle produzioni indicano che le soluzioni vanno ricercate altrove.

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OGM, UNA FERITA INCOMPRENSIBILE

Uno spinto allarmismo, artificiosamente montato intorno agli OGM (nuovi organismi utili), ha inferto al nostro Paese una brutta e dolente ferita che sembra non voler cicatrizzare. Andrebbe invece cauterizzata al più presto, per arrestare i danni materiali e morali che i veti imposti alla ricerca scientifica italiana stanno continuando a provocare. Mescolando presunti rischi biologici a motivazioni politico-ideologiche e confondendo una legittima "prudenzialità", attuabile attraverso verifiche e controlli, sono stati applicati infondati divieti di studiare e usare una tecnologia genetica che ha il merito di avere ripercorso preziosi meccanismi naturali della evoluzione.
Dopo quindici anni, è doveroso tirare le somme e riconsiderare gli atti compiuti. Accertato che i pericoli paventati non si siano mai verificati, va considerato che chi li utilizza (ormai in gran parte del pianeta) ha registrato solo vantaggi e che lo stesso nostro Paese oggi importa quei prodotti OGM di cui ha assoluto bisogno, ma che continua a vietare ai propri agricoltori. 
Senza entrare nel merito delle scelte politiche, desideriamo solo evitare che, senza alcun motivo, la ricerca scientifica continui ad essere strumentalizzata e bloccata, mentre ovviamente in tutto il mondo si continuano a produrre nuovi OGM, con successi sempre più promettenti. 
La correttezza metodologica, il valore delle nuove conoscenze e la eventuale pericolosità delle innovazioni, possono essere giudicate da scienziati competenti, che a questo scopo seguono principi e regole rigorose. Qualsiasi diverso interesse non deve indurre a manipolare questi giudizi in sedi prive delle indispensabili conoscenze, per farli poi arrivare distorti all'opinione pubblica e nelle piazze. Siamo quindi chiamati a difendere la libertà, l'autonomia e l'universalità della ricerca scientifica e chiediamo che la deleteria vicenda italiana degli OGM si chiuda. 

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Politica o Scienza?

Preoccupazione per un ordine del giorno approvato dalla conferenza dei Presidenti delle regioni, che esorta Enti territoriali e, presumibilmente, il Parlamento all’adozione di misure penali contro chi dovesse seminare in Italia OGM. 

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La lobby, i lobbisti, il lobbismo

C’è un argomento delicato che non può essere trascurato: la lobby, i lobbisti, il lobbismo. Si tratta di una attività già regolamentata in diversi Paesi occidentali, oltre che in sede europea. In Italia se ne parla poco, poiché si fa ma non si dice. 

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La produttività come chiave di lettura del successo agricolo

L’agricoltura, pur in un periodo di difficoltà e di incertezza, è l’esempio più evidente di una storia di successo nel lungo cammino dell’umanità. È riuscita ad aumentare il suo volume di produzione e a nutrire una popolazione crescente e con esigenze alimentari anch’esse in espansione. E vi è riuscita vincendo le avversità e i vincoli tipici del settore e spostando a livelli sempre più avanzati l’equilibrio fra offerta e domanda. Perché ciò avvenisse è stato necessario che la produttività delle risorse aumentasse e che rendesse disponibile il cibo per una popolazione in crescita. 
Il balzo maggiore è avvenuto negli ultimi due secoli, un periodo chiave per la crescita della produttività che è stata più rapida degli altri settori, con un incremento di offerta a prezzi decrescenti. Se ci si chiede come ciò sia possibile, la risposta è che sono intervenute riduzioni dei costi unitari di produzione grazie agli incrementi di produttività. La maggiore produttività ha fatto sì che i prezzi agricoli salissero  meno di quelli degli altri settori innescando il processo di sviluppo e liberando risorse. Di fronte a questa evoluzione oggi alcuni sollevano almeno tre questioni: come sia possibile il paradosso di incrementi di produzione a prezzi calanti, se il modo di produzione agricolo danneggi le risorse naturali,  se la grande spinta propulsiva che l’ha sorretto non sia esaurita con ciò aprendo prospettive apocalittiche. 

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La ricerca agraria nell'epoca dei "Big Data"

Durante la prima Assemblea generale dei Georgofili, tenutasi a Firenze il 17 Dicembre scorso, ho presentato una relazione sull' organizzazione della ricerca agraria, ma qualche riferimento al contenuto della medesima non poteva essere evitato. Infatti, durante l'ultima parte della relazione ho fatto alcuni riferimenti alla ricerca sugli organismi (piante, animali, funghi, microbi) che rappresenta la parte predominante della ricerca agraria, mentre nel contempo si poteva osservare sullo schermo una serie di immagini, quasi ossessive per il loro carattere monotematico, che illustravano l'importanza della gestione delle enormi quantità di dati quotidianamente prodotte dalla ricerca agraria condotta in varie parti del mondo.
La raccolta dei dati, la loro elaborazione, conservazione, trasferimento e condivisione all'interno della comunità scientifica mondiale è sempre stata una preoccupazione degli addetti alla ricerca; quindi, si potrebbe dire, nulla di nuovo. Invece una serie di fatti, accaduti alla fine del secolo scorso, ha innescato un processo di crescita esponenziale durante questi primi anni del terzo millennio, ed ha fatto in modo che la quantità dei dati sperimentali è diventata così enorme da porre il vecchio problema in termini assolutamente nuovi. Quando la quantità cresce in modo smisurato, diviene anche problema qualitativo. I Georgofili non potevano non essere chiamati a riflettere anche su questo aspetto.

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Dove va l’agricoltura?

Produrre, innovare e competere: perché tornare a ragionare su queste che sono le esigenze ovvie di ogni impresa, e non solo di quelle agricole?  Oggi, fra malessere per il presente e incertezza sul futuro, si sente viva la necessità di ritornare su questi concetti. Lo faremo, senza dimenticare che il primo esempio “ante litteram” di sostenibilità è la storia dell’agricoltura.
La più lunga e grandiosa storia di successo che abbia accompagnato l’umanità fornendo cibo in quantità crescente, garantendo la sopravvivenza e la diffusione dell’umanità, accompagnando l’uomo nella sua crescita e facendo aumentare la popolazione, migliorando le condizioni di vita, allungando la vita media  e consentendo livelli di consumi più elevati. 
Fra disponibilità di alimenti e popolazione si è creato un equilibrio dinamico, spesso drammatico, che si è gradualmente spostato a livelli sempre più avanzati sino a quelli attuali. L’agricoltura ha fornito cibo in quantità sempre maggiori e con crescente regolarità grazie allo sviluppo delle conoscenze scientifiche. La stessa quantità di terra coltivata con le tecnologie dei primi millenni della storia agricola non avrebbe potuto sostenere una popolazione superiore a quella di allora. 
Oggi il ruolo dell’agricoltura sembra ridotto quasi solo a produrre alimenti, a svolgere non ben definite attività ambientali. In passato produceva anche fibre tessili, attrezzi e abitazioni, energia, manufatti. Poi la specializzazione produttiva ha determinato il distacco delle altre attività. Il risultato è un contributo calante al Pil ed all’occupazione e la perdita di peso politico e sociale.

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