Notiziario






Tempo di albicocche: attenti al cianuro dei semi

Il seme dell'albicocca, come della pesca è detto armellina e ha un retrogusto gradevolmente amarognolo, per questo usato in pasticceria come essenza, ingrediente negli amaretti, sciroppi o liquori, abbinato anche alle mandorle dolci per renderne il gusto più intrigante. L’amigdalina dei semi di albicocca, una volta ingerita, si trasforma in cianuro, un potentissimo veleno.

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Native o esotiche? Un dibattito ampio e spesso inutile

Il dibattito sulla scelta fra specie esotiche e specie native è sempre piuttosto acceso ma, spesso, risulta eccessivamente semplificato (nativo “buono”, esotico “cattivo”) e, soprattutto, non sorretto da evidenze scientifiche. Questo vale in particolare per il verde nelle aree urbane. Il concetto di nativo stricto sensu in un ambiente alieno quale quello delle nostre città appare inadeguato, per cui risulta opportuno cercare di conciliare posizioni controverse e di avere un approccio oggettivo e razionale anziché soggettivo, empatico ed emozionale come invece spesso accade.

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Firmato protocollo d’intesa tra Confindustria Toscana e Accademia dei Georgofili

Confindustria Toscana, rappresentata dal Vice Presidente Andrea Fabianelli, e l’ Accademia dei Georgofili, rappresentata dal Presidente Giampiero Maracchi, hanno firmato un protocollo di intesa mercoledì 1 giugno 2016, nella sede accademica.
La firma nasce dal riconoscimento di una condivisione di intenti: da un lato, Confindustria Toscana è impegnata a tutelare e promuovere l'industria toscana dell’agroalimentare ed i suoi prodotti, sostenere la qualità e la sicurezza del prodotto alimentare industriale, sviluppare l’ efficienza dell'intera filiera agroalimentare della Toscana; dall’altro, l’Accademia dei Georgofili da oltre 260 anni svolge un’attività di rilevante interesse pubblico (prosperitati pubblicae augendae), attinente all’agricoltura, all’ambiente rurale, alla sicurezza alimentare, all’identità delle produzioni agricole ed agroalimentari tipiche, alla formazione e alla comunicazione, all’informazione tecnico–scientifica.
Pertanto, come hanno dichiarato Giampiero Maracchi e Andrea Fabianelli, Confindustria Toscana e Accademia dei Georgofili hanno stabilito di promuovere ed attivare, in Italia e all’estero, iniziative congiunte, destinate a far conoscere l'industria alimentare toscana nelle sue caratteristiche economiche, nelle sue articolazioni e nella sua evoluzione produttiva e commerciale, valorizzando l'immagine di un'industria avanzata, capace di proporre un'offerta di prodotti ai massimi livelli di qualità, sicurezza igienico-sanitaria, tutela delle tradizioni alimentari. L’obiettivo condiviso è di promuovere iniziative per valorizzare la filiera agroalimentare toscana, valorizzare le azioni intraprese dall’industria alimentare per favorire l’affermazione di modelli di produzione e consumo sostenibili, stimolare l'impegno in ricerca e innovazione tecnologica, formazione e trasferimento delle conoscenze al fine di aumentare la competitività dell’industria alimentare, in particolare delle piccole-medie imprese, per assicurare all'industria alimentare toscana sviluppo adeguato al mercato interno e internazionale.

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Firmato protocollo di intesa tra il Communication Starategies Lab dell’Università di Firenze e l’Accademia dei Georgofili

E’ stato firmato martedì 31 maggio 2016 un protocollo di intesa tra  il Communication Strategies Lab (CSL) del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali (DSPS) dell’ Università degli Studi di Firenze e l’ Accademia dei Georgofili.
Alla presenza del Rettore Luigi Dei e di Luca Toschi, direttore del CSL, i firmatari dell’accordo sono stati il presidente dell’Accademia dei Georgofili, Giampiero Maracchi, e il vicedirettore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, Dimitri D’Andrea (v. foto di apertura).
Il protocollo di intesa deriva dalla considerazione che la comunicazione ha sempre più un ruolo fondamentale relativamente ai settori agricolo, forestale e agroalimentare, per la costruzione di reti formali e informali tra i vari soggetti (imprenditori, associazioni, centri di ricerca) al fine di attivare processi innovativi di sviluppo, individuando idonee fonti di finanziamento e come supporto alle strategie di marketing di prodotto e di marketing territoriale.
L’Accademia dei Georgofili e il CSL hanno dunque stabilito di realizzare congiuntamente iniziative e progetti di comunicazione orientati a quanto precisato sopra, organizzando eventi di discussione e riflessione pubblica volti al rafforzamento e alla diffusione delle conoscenze relative ai settori agricolo, forestale e agroalimentare.
Il protocollo avrà durata di 3 anni e non prevede nessun onere finanziario a carico delle parti.
La prima iniziativa a seguito del protocollo di intesa è stata la giornata di studio su “L’Agricoltura Scomunicata. Informazione, Comunicazione e Media in Agricoltura”.

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Case di terra e Case di legno trasportabili

Con l’opera Delle case de’ contadini dell’architetto Gerogofilo Ferdinando Morozzi, pubbblicata a Firenze nel 1770, si chiude l’indagine voluta dal Granduca Lorenese sullo stato del territorio toscano con particolare riguardo alle abitazioni per la gente di campagna. La fama di cui godé il trattato del Morozzi non solo ne decretò numerose successive edizioni (rivedute ed ampliate anche per merito di altri architetti), ma costituì la base dell’edilizia rurale che sancì - sebbene in un lasso di tempo non sicuramente breve - la stanzialità dei contadini sulla terra che lavoravano.

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I marchi di qualità dei prodotti di origine animale

Georgofili INFO dell’11 maggio 2016 ha riportato alcune mie considerazioni sulle normative di commercializzazione europee e nazionali degli alimenti di origine animale. Alcuni prodotti caratterizzati da specificità produttive (di nicchia) che garantiscono proprietà nutrizionali e salutistiche necessitano di una più precisa caratterizzazione attraverso l’individuazione dell’origine e della tipicità, nonché della loro riconoscibilità con marchi di qualità che ne giustifichi il valore aggiunto. 

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L’abete odoroso ovvero Douglasia verde

La Douglasia è una conifera americana  capace di produrre rapidamente un ottimo legname e che per questo è stata introdotta in Europa, Italia compresa. Somiglia ad un abete, ma, a strofinargli le foglie, invece dell’odore di resina, emana un profumo di limone; di qui anche il nome di “abete odoroso d’America”. La scienza gli ha dato molti altri nomi. Originariamente era stata classificata nel genere Pinus. Quando Elie Abel Carrière si mise a riformare la sistematica delle conifere, constatò che somigliava ad una Tsuga, ma non troppo, e allora adottò il nome diPseudotsuga. L’attributo specifico douglasii è in onore di David Douglas che, nel primo Ottocento, l’aveva diffusa negli orti botanici d’Europa. Ma precedentemente, nel tardo Settecento, la specie era stata descritta dall’esploratore Archibald Menzies, e per questo Charles François Brisseau de Mirbel gli aveva dato il nome di Pinus menziesii; motivo per cui, una professoressa portoghese di nobile prosapia (Joao Manual Antonia, Pais do Amaral Franco) ha stabilito che l’attuale nome valido è Pseudotsuga menziesii (Mirbel) Franco. Però i compatrioti americani mantennero a lungo Pseudotsuga taxifolia proposto da Nathaniel Britton professore alla Columbia University.
Mamma mia, quanto ci vuole a dare il nome ad una pianta!
Però il ricordo del Douglas (eroico collector seminum dell’Orto Botanico di Edimburgo) è rimasto nei nomi in tutte le lingue correnti: Douglasia, Douglasie, Douglas, Duglasie, ecc. I falegnami italiani chiamano il suo apprezzato legno “il douglas”. Sarebbe meglio che il nome italiano venisse usato specificando “Douglasia verde” per tenere distinta la varietà molto meno produttiva che vegeta sulle Montagne Rocciose. 

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L’agricoltura scomunicata. Informazione, comunicazione e media in agricoltura

L’Accademia dei Georgofili, in collaborazione con il Communication Strategies Lab (CSL) dell’Università di Firenze e con l’Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana (ASET), ha organizzato per il prossimo 31 maggio 2016 alle ore 15 una giornata di studio -  L’agricoltura scomunicata. Informazione, comunicazione e media in agricoltura - finalizzata ad accrescere e stimolare il dibattito sull’informazione e sulla comunicazione riguardanti il mondo dell’agricoltura. 
Questo sarà il primo evento realizzato dall’Accademia dei Georgofili in collaborazione con il  Communication Strategies Lab, il cui rapporto nasce dalla volontà di impiegare la «comunicazione generativa», sviluppata e studiata dal CSL, come strumento metodologico per l’elaborazione di strategie di comunicazione funzionali alla conduzione di studi e ricerche sul mondo dell’agricoltura.
Recuperare il binomio informazione/comunicazione nel settore agricolo è, infatti, fondamentale per pianificare azioni comunicative utili a informare non solo gli addetti ai lavori ma anche la cittadinanza, per rilanciare il valore dell’agricoltura come bene per la collettività.
In questo contesto i professionisti della comunicazione e i giornalisti giocano un ruolo fondamentale e i temi legati all’informazione e alla comunicazione in agricoltura risultano estremamente attuali: ad esempio, in base a quanto previsto dal Regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio sul sostegno allo Sviluppo Rurale da parte del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), le Regioni italiane sono tenute a dotarsi di un Piano di comunicazione per i rispettivi PSR 2014-2020. Tra gli obiettivi di questi Piani occupano una posizione strategica il trasferimento delle conoscenze e delle innovazioni, la messa in rete e la diffusione delle informazioni, la promozione dell’accessibilità e della qualità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle zone rurali.
L’obiettivo della giornata di studio è, quindi, quello di coinvolgere direttamente da una parte, quei soggetti che hanno il compito di erogare le informazioni e dall’altra, i destinatari finali di tutte le azioni di comunicazione.

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Come ripristinare la funzionalità dei suoli nelle aree degradate all’interno dei vigneti

  • 18 May 2016
  • Edoardo A.C. Costantini, Simone Priori, Maria Fantappiè
Le fasi di preparazione di un vigneto, come di molte altre colture pluriennali (frutteti, oliveti, arboricoltura) sono spesso molto impattanti sul suolo, in quanto possono realizzare livellamenti eccessivi, scassi ed arature troppo profonde, spinta frantumazione del substrato roccioso, sproporzionata applicazione di fertilizzanti di fondo e di riporti di terreno. 

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Rivincita dei cibi veri sui cibi light

Latte magro, burro leggero, formaggi senza grasso, carni magre, maionese senza olio, biscotti senza zuccheri e via dicendo, tanti sono i cibi “leggeri” o light e “senza” che sembra abbiano i giorni contati, soprattutto per diversi motivi.
Il primo è che non danno i risultati sperati, perché spesso i consuma-tori sono portati a mangiare maggiori quantità di cibi magri e alleggeriti, con grande piacere dei produttori e venditori, ma con effetti nefasti per la loro dieta perché sono dei veri e propri alibi per delle scorpacciate, pensando che .... “tanto sono leggeri”.
Con l’alleggerimento dei cibi naturali si perdono molte proprietà importanti. Tipico è il caso del latte magro al quale è stato tolto il suo grasso naturale che contiene le vitamine liposolubili A, D, E, K e che ne facilita l’assorbimento. Il grasso del latte vaccino intero contiene anche l’Acido Linoleico Coniugato (CLA) con proprietà anticancerogene. In modo analogo é per le carni giustamente grasse nelle quali i lipidi di struttura (non di copertura) contengono acidi insaturi benefici per la nutrizione. Per non parlare delle farine di cereali purificate eultraraffinate, deprivare del germe e soprattutto della quota di fibra solubile necessaria a un buon funzionamento del grosso intestino.
Con l’alleggerimento degli alimenti si toglie una parte, a volte rilevante, della loro genuinità. Il buon latte naturale ha, infatti, il colore, l’aroma e il sapore che in buona misura è legato alla parte grassa che è ridotta o tolta, mentre i trattamenti e soprattutto la lunga conservazione diminuiscono la quota non liposolubile.

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Inquinamento da agrofarmaci: le conseguenze su salute e ambiente

E’ sorprendente la reazione, scomposta e fuori tiro, data da Coldiretti ed Agrofarma alla notizia (Rapporto ISPRA 2016)  sullo stato d’inquinamento da pesticidi dei nostri fiumi e dei nostri terreni, notizia ripresa ampiamente dalla stampa nazionale e regionale (v. rassegna stampa Agrapress del 9 maggio 2016*). In un caso s’invocano le piogge come agenti causali, nell’altro si afferma che l’Italia è il paese più “verde” d’Europa. Bisognerebbe, invece d’invocare scuse o sviare l’attenzione, cercare di interpretare i dati di fatto, eventualmente proporre strategie d’uscita dal problema, comunicare correttamente al largo pubblico non tanto la bontà della nostra immagine come “sistema paese” bensì le cause e le possibili soluzioni. 
La prima diretta conseguenza dello stato d’inquinamento da pesticidi è quella dei possibili riflessi sulla nostra salute, anche là dove forti sono le pressioni per utilizzare i prodotti caserecci e a chilometro-zero: sono alimenti sani? Solo un’accurata operazione di monitoraggio può rispondere all’interrogativo, indipendentemente che si tratti di prodotti dal “biologico” o dal “convenzionale” o dall’agricoltura integrata. Infatti le colture assorbirebbero i residui da terreni e falde inquinate indipendentemente dalla tecnica colturale. Questo primo messaggio è diretto ai consumatori e agli organi di controllo.
La seconda conseguenza è la chiara indicazione che nel processo di autorizzazione dei pesticidi bisogna porre l’attenzione, ancor di più di quanto già non si faccia, sulla valutazione del rischio cumulativo(espressamente voluta dal Regolamento europeo 396 del 2005).

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Una Piralide migratrice da monitorare: Spoladea recurvalis

Un fitofago attualmente di secondario interesse fitosanitario in Italia è il cosmopolita Crambide Spoladea recurvalis; è una specie migratrice diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali, da dove, gli adulti arrivano, in volo, fino in Gran Bretagna, Russia, Danimarca , Olanda, Francia e Spagna; negli Usa si spingono fino alla California e all’Illinois.

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Caratterizzazione genetica di antichi fruttiferi della Provincia di Siena

La Provincia di Siena gode da sempre di un vasto patrimonio frutticolo costituito da molte varietà considerate a rischio di estinzione, un buona parte di queste sono state recuperate attraverso progetti territoriali finanziati dalla Regione Toscana e promossi dagli Enti locali, in linea con i principi della LR 64/04 sulla valorizzazione del patrimonio di razze e varietà locali.

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Carni nutraceutiche

La nutraceutica è la dimensione moderna dell’antichissima realtà che gli alimenti possano svolgere azioni di tipo farmaceutico. Più recente è l’acquisizione che molti alimenti hanno attività preventive di molte malattie, attraverso la nutraceutica (nutrimento – farmaco). Gli alimenti che hanno specifiche caratteristiche benefiche per la salute sono detti anche alimenti funzionali (functional foods).
Tutto fa ritenere che la moderna purificazione degli alimenti vegetali li deprivi di molte delle loro attività nutraceutiche che erano presenti nell’alimentazione del passato, come errata è l’opinione che gli alimenti salutistici funzionali o nutraceutici siano soltanto vegetali, perché diverse e importanti sono le attività nutraceutiche anche degli alimenti di origine a-nimale.
Oltre agli alimenti nutraceutici naturali vi sono anche quelli ottenuti con sistemi brevettati, utilizzando soprattutto alimenti già di per sé buoni come il latte e l'uovo. Ad esempio polli o mucche ripetutamente vaccinate con batteri che nell'uomo causano patologie o disturbi, producono rispettivamente uova e latte capaci di contrastare tali malattie.

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La normativa di commercializzazione dei prodotti di origine animale

L’apertura al mercato internazionale e  l’allargamento dello spettro delle opzioni di acquisto ha reso necessari continui interventi normativi al livello sovranazionale e nazionale per una politica che difenda il prodotto interno e il consumatore dalla aggressività di alcuni operatori del mercato. I consumatori hanno il diritto di conoscere cosa comprano, ma bisogna anche garantire un vantaggio commerciale alle aziende che elevano gli standard operativi e che garantiscono la sicurezza igienica e la qualità (nutrizionale ed organolettica) dei prodotti con precise condizioni di rintracciabilità lungo la filiera produttiva e commerciale. Le tentazioni di frodi commerciali sono fortissime; non possono essere tenute a freno affidandosi solo alla buona fede dei commercializzatori ma è di estrema importanza lo sviluppo di un sistema di garanzie, al mondo della produzione ed a quello del consumo, da utilizzare come strumento di controllo e quale leva strategica per accedere a mercati di consumo attenti alla ricerca di salubrità e qualità. Operativamente per proteggere bisogna poter seguire e/o ricostruire il percorso seguito da un alimento, un mangime, un animale e/o da un suo prodotto in tutte le fasi della filiera, dalla produzione alla trasformazione ed alla distribuzione, con l’identificazione evidenziata da etichette e/o certificazioni. 

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L’antica mela casolana

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L’informatica a supporto del monitoraggio con feromoni

Il monitoraggio di insetti dannosi in ambito agricolo e forestale viene agevolmente effettuato, ormai da decenni, facendo ricorso a trappole a feromone. Il loro uso richiede l’ispezione periodica delle trappole in campo, la sicura classificazione degli esemplari catturati, la registrazione dei dati e la loro elaborazione. Le difficoltà nell’esecuzione di tutte queste operazioni, che richiedono competenze e tempo, hanno fatto sorgere l’esigenza di una loro automazione.

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Il Bacino del Mediterraneo e le tradizioni dell’allevamento ovino

Il Bacino del Mediterraneo è la culla della civiltà occidentale, la civiltà mediterranea che si è sviluppata con il contributo di tutte le popolazioni che vi si affacciano, dal Nord e dal Sud, dall’Est e dall’Ovest. Le popolazioni mediterranee, da sempre, sono unite nella storia, nelle tradizioni e nell’economia ed hanno dato un contributo non indifferente allo sviluppo delle attività primarie dell’uomo compreso l’allevamento animale. 

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Orzo: la specie più antica per la cerealicoltura del futuro

L’orzo (Hordeum vulgare L.) è la prima pianta addomesticata dall’uomo durante la Rivoluzione neolitica nella Mezzaluna Fertile, a partire dalla forma selvatica Hordeum spontaneum caratterizzato da spiga distica e dalla disarticolazione delle spighette ad ogni nodo del rachide (spiga fragile). L’addomesticamento si realizzò con il ritrovamento nelle popolazioni di H.spontaneum di piante a spiga non fragile, caratteristica questa controllata da due geni complementari Btr1 e Btr2 recentemente clonati e descritti per struttura e funzione.
H.vulgare e H.spontaneum sono completamente fertili e la forma selvatica viene spesso usata come fonte di geni di resistenza a stress biotici e abiotici. La forma addomesticata cominciò ad essere diffusa seguendo le grandi migrazioni dell’uomo verso il Bacino del Mediterraneo, la Valle del Danubio sino all’Europa settentrionale, l’Asia occidentale, l’Himalaia e l’Asia Occidentale; raggiunse le Americhe con il secondo viaggio di Colombo. La tecnologia di coltivazione  dell’orzo messa a punto durante il neolitico e successivamente quella della trasformazione, compresa quella birraria, vennero esportate dall’uomo in tempi molto lenti, calcolati in 1,1 km/anno. Ne consegue che l’Italia ha avuto un neolitico di importazione attraverso il Mare Mediterraneo e i Laghi svizzeri. L’affinamento dell’agrotecnica durante l’Impero Romano concorre a diffondere la specie in tutti i territori dell’impero. Le spighe di orzo vengono usate per incoronare gli eroi di guerra e monete con la spiga vengono coniate. Particolare attenzione è rivolta agli orzi distici, cibo ideale per i gladiatori, per questo chiamati Hordearii. La produzione per unità di superficie raggiunge valori elevati, che si mantengono inalterati per circa due millenni, superati solo con l’applicazione delle leggi di Mendel. 

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Profili nutrizionali e semafori: ne abbiamo veramente bisogno?

Due settimane fa il Parlamento Europeo ha chiaramente espresso, a larghissima maggioranza, la sua contrarietà alla creazione da parte della Commissione Europea dei profili nutrizionali, previsti dal regolamento europeo sulle indicazioni nutrizionali e salutistiche degli alimenti(1). Questa decisione è stata interpretata in molti ambiti e soprattutto in Italia come un rifiuto degli ormai famosi  semafori inglesi che costituiscono una loro applicazione diretta. I semafori è stato dimostrato che danneggino, svilendone la qualità,  i  migliori prodotti agroalimentari italiani ed europei (DOP e IGP in particolare) in vendita nel Regno Unito.
In realtà il Parlamento ha voluto riconoscere lo scarso fondamento scientifico dei profili nutrizionali per risolvere i problemi crescenti di  obesità, ribadendo così un giudizio già espresso dall' EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare ) nel 2008.  In aggiunta,  ha ugualmente rigettato il sistema dei semafori, nel quadro della revisione della legislazione europea, giudicandolo come sproporzionato in termini di costi/benefici.
E' quantomeno evidente che, attribuire caratteristiche benefiche o nefaste a questo o quell'alimento ovvero a uno o più dei suoi componenti, senza tener conto delle quantità delle porzioni, della loro incidenza nella dieta complessiva, della frequenza delle occasioni di consumo e della presenza eventuale di patologie non ha forte valenza scientifica.
L' approccio perseguito dai profili britannici, oltre a demonizzare gli alimenti ad alta concentrazione di nutrienti ( e quindi i migliori da un punto di vista nutrizionale), avrebbe l'effetto perverso di valorizzare proprio gli alimenti poveri o poverissimi  di nutrienti .

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