Notiziario




La qualità dei prodotti di origine animale

La qualità di un prodotto di origine animale è l‘insieme delle caratteristiche che gli conferiscono la capacità di soddisfare le esigenze del consumatore; dopo aver assicurato la sicurezza igienico-sanitaria, vanno valutate anche le qualità soggettive ed oggettive.

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Più incidenti alimentari da cibi più sani

Dai titoli dei giornali sembra che gli incidenti alimentari siano aumentati, mentre i ricercatori e le autorità sanitarie affermano che i cibi sono sempre più sani. L’apparente contraddizione dipende dai nuovi metodi di controllo e d’identificazione delle infezioni d’origine alimentare con sistemi sempre più rapidi e precisi e da una efficiente rete di comunicazione rapida.

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Etichetta nutrizionale 2016

Etichette alimentari … una storia infinita. Non ci siamo ancora abituati all’idea di dover segnalare in etichetta la presenza di allergeni, anche di minime tracce derivanti da contaminazioni nello stabilimento di produzione, che entro quest’anno molti alimenti dovranno sottostare al nuovo obbligo della dichiarazione nutrizionale.

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E’ primavera, attenti alla sicurezza nell’uso delle macchine

La primavera ci chiama con i suoi colori ed i suoi profumi a coltivare la terra e curare le piante. Il rumore ritmato del nostro trattore ci ricorda il ritorno di un momento consueto e piacevole.
Ma attenzione, ogni anno solamente in Toscana vi sono nel periodo che va da marzo a maggio 6-8 morti in agricoltura e quasi sempre tutti agricoltori occasionali o hobbisti che appartengono alle due fasce di età dei 40enni e dei 60-70enni.

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Sulla struttura delle piante per il Verde Pubblico

Le piante del Verde Pubblico devono essere belle, adeguate alla funzione e capaci di sostenere i disagi della strada. Per questo, e per ridurre le attese del confort  alla città, devono presentarsi  subito sufficientemente dimensionate e le radici preparate a sostenere il trapianto e sopperire alle necessità vegetative, che spesso si devono svolgere fra eccessi di luce e di calore.
Le maggiori difficoltà si presentano mentre le piante, sole sull’asfalto, arido e infuocato, devono strutturare una chioma che sia protettiva dagli eccessi.  Ma tutto questo riesce solo se l’apparato radicale avrà ricevuto la necessaria preparazione. E pure se le radici saranno bene gestite in quella sede.
In Tecnica Vivaistica si parla di trapianti, da effettuare in vivaio, nelle prime fasi di sviluppo dei soggetti. Sono operazioni impegnative e costose, da praticare con rigore nei tempi giusti, e servono a frazionare e agevolare la disposizione dell’apparato radicale in un volume di terra contenuto. Ogni azienda ha il suo know-how, più o meno efficiente, più o meno economico. Ma dell’avvenuto compimento di questo processo educativo l’acquirente purtroppo riesce a saperne sempre poco. Deve fidarsi della professionalità dell’azienda, magari rendendosene conto visitando i vivai. Questo resta comunque il modo classico di coltivare in campo, su terreno fertile, profondo e drenante, procedendo a trapianti cadenzati, nel tempo e nei modi, come meglio si addice ad ogni singola specie. Basilare il rigore applicato alle operazioni.

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Inaugurato il 263° anno accademico dei Georgofili

Venerdì 8 aprile 2016 in Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento,  si è svolta la cerimonia per l’inaugurazione del 263° anno accademico dei Georgofili. 
Il Presidente Giampiero Maracchi ha svolto una relazione dal titolo“Scenari del futuro”.  
La prolusione è stata affidata a Luca Lazzaroli, direttore generale della Banca Europea per gli Investimenti, sull’argomento: “Rilanciare la crescita e la competitività in Europa. L'azione della Banca Europea per gli Investimenti“.
Dopo la consegna del Premio "Antico Fattore" edizione 2016 e del Premio "Prosperitati Publicae Augendae", la Sezione Internazionale dell’Accademia dei Georgofili ha conferito un riconoscimento speciale al “Manifesto dei Giovani”, promosso dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition, contenente  proposte per risolvere i paradossi del sistema alimentare.
Di seguito, alcuni dei passaggi del discorso del Presidente dell’Accademia dei Georgofili, Giampiero Maracchi.

1. Il Mondo è in crisi
Il punto di partenza è la constatazione del fatto che il Mondo è in crisi: una crisi strutturale, che riguarda il clima e tutto l’ambiente, perché ormai da 20 anni usiamo più risorse di quelle disponibili; abbiamo grossi problemi a smaltire rifiuti e il suolo ha perso fertilità. La crisi è determinata anche dal rapporto squilibrato tra centri urbani e centri rurali: basta pensare a Shangai, con 25 milioni di persone. Oltre alla crisi ambientale, esiste una grave crisi della politica per cui lo schema classico della politica che controlla l‘economia si è invertito e ora comandano le multinazionali. A ciò si aggiunge la crisi dei valori: il mercato lasciato completamente libero infatti non funziona. C’è troppa dipendenza dal petrolio e le guerre per il petrolio portano disastrose conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

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Non ha sempre lo stesso valore tutto ciò che oggi viene battezzato "Bio"

Non credo di aver mai incontrato Fabio Brescacin, Presidente Ecor NaturaSì, autore della nota, pubblicata sul Corriere della Sera il 31 marzo, dal titolo "Agricoltura Biodinamica una risposta alla crisi", ma sarò sempre molto lieto di farmi spiegare, quali siano le basi scientifiche innovatrici dell'agricoltura "biodinamica". 

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Attenzione a ciò che mangiamo

E’ di alcuni giorni fa (Agrapress 22 marzo)* la notizia che i militari del Nucleo anti-frodi dei carabinieri di Salerno, nell'ambito delle attività finalizzate al contrasto alle frodi nel settore agroalimentare organizzate dal Comando carabinieri politiche agricole e alimentari, hanno sequestrato 85mila confezioni di funghi (48 tonnellate) di presumibile origine asiatica, per un valore complessivo di circa 350.000 euro. 

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Prossima inaugurazione del 263° Anno Accademico dei Georgofili

Venerdì 8 aprile 2016 alle ore 11, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, si svolgerà la cerimonia per l’inaugurazione del 263° Anno Accademico dei Georgofili.

Programma:
- Saluto delle Autorità 
- Relazione del Presidente Giampiero Maracchi: “Scenari del futuro” 
- Prolusione di Luca Lazzaroli (Direttore Generale Banca Europea per gli Investimenti): “Rilanciare la crescita e la competitività in Europa. L'azione della Banca Europea per gli Investimenti “
- Consegna del Premio "Antico Fattore" edizione 2016 e del Premio "Prosperitati Publicae Augendae"
- Consegna da parte della Sezione Internazionale dell’Accademia dei Georgofili di un riconoscimento speciale al “Manifesto dei Giovani”, promosso dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition, che contiene  proposte concrete per risolvere i paradossi del sistema alimentare.

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Cacao, una droga antica che combatte “malattie” moderne

Il cacao (Theobroma cacao L.), è un alberello originario dall’America del sud, dotato di baccelletti lunghi 10-15 cm che racchiudono alcuni semi. La sua diffusione nelle Americhe centrali fu ad opera delle migrazioni di popolazioni Maya e Aztechi, che tra l’altro, lo consideravano “il cibo degli dei” e offerto come dono alle divinità. 

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Aggiornamenti sulla lotta ad insetti di recente introduzione

In occasione delle Giornate Fitopatologiche, che si sono svolte a Chianciano Terme dall’8 all’11 marzo,  è stata affrontata la problematica del contenimento delle popolazioni di insetti  di recente introduzione in Italia. L’attenzione è stata focalizzata su quattro specie: la cimice asiatica Halyomorpha halys, il dittero Drosophila suzukii, l’imenottero cinipide Dryocosmus kuriphilus (FOTO) e il coleottero rutelide Popillia japonica.

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Le basi genetiche della resistenza ai patogeni

Da tempo la ricerca veterinaria si è posta l’obbiettivo di individuare metodologie di prevenzione e di lotta alle patologie con un approccio non chemioterapico (ed una serie di nostre esperienze lo ha dimostrato) che eviti di affidarsi esclusivamente all’impiego dei farmaci; tra queste, la possibilità di sfruttare le capacità genetiche di resistenza richiama un grande interesse, insieme alla adozione di sistemi globali di miglioramento della salute animale attraverso il controllo dei vettori e delle malattie (lotta blanda alle patologie: resistenza genetica, vaccini, sieri, prodotti omeopatici) valorizzando le risorse immunogenetiche e biologiche che consentano il benessere animale e la qualità igienica dei prodotti. Se ne avvantaggerebbe anche la tutela dell’ambiente (suolo, acque, aria, biodiversità animale e vegetale) per la riduzione dell’inquinamento da parte di residui di molecole farmacologiche e zootecniche, di pesticidi, di fertilizzanti. 
Come abbiamo evidenziato nella nota “La resistenza genetica alle patologie infettive delle razze animali autoctone” (Georgofili INFO 8.7.2015) assume sempre maggiore significato la possibilità di allevare popolazioni o soggetti in possesso di resistenza genetica alle patologie attraverso la selezione delle popolazioni alloctone ma soprattutto con la utilizzazione dei tipi genetici autoctoni, già resistenti alle patologie stesse o che comunque richiedono terapie più blande a minor rilascio di residui. La selezione per la produttività ha alterato le relazioni tra le specie zootecniche e i patogeni, spesso in favore di questi ultimi, così che le specie allevate sono oggi più suscettibili alle patologie infettive. Nel contesto evolutivo nell’interazione tra ospite e patogeno sono compresi i caratteri di resistenza e quelli di produttività e il patrimonio genetico delle popolazioni animali conserva lo spazio per nuove combinazioni alleliche ed una sufficiente variabilità della resistenza dovuta ad un complesso di fattori genetici (razza, genotipo individuale) e paratipici (stato nutrizionale, ambiente e condizioni igienico-sanitarie), nonché alla loro interazione legata soprattutto a fattori biologici (sesso, età, stadio riproduttivo, forme comportamentali) e di allevamento (sistemi e tecniche). 
Lo scarso successo di alcuni farmaci ne ha determinato un uso continuo, che ha condotto alla selezione di ceppi patogeni resistenti e, conseguentemente, al diffondersi della farmaco-resistenza.

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Protocollo di intesa tra ANCI Toscana e Accademia dei Georgofili

E’ stato firmato lo scorso 24 marzo 2016 un protocollo di intesa tra ANCI Toscana, Associazione Nazionale dei Comuni della Toscana, rappresentata dal Presidente Matteo Biffoni, e l’Accademia dei Georgofili, rappresentata dal Presidente Giampiero Maracchi.
Le due istituzioni sono infatti accomunate dall’interesse per l’agricoltura e per l’ambiente. In particolare, a seguito dell'entrata in vigore della L.R 22/15 sul riordino delle funzioni e l'avvio della nuova programmazione europea PSR 2014/2020, ANCI Toscana ha istituito un servizio a supporto dei Comuni in materia di Agricoltura e Forestazione ed ha attivato una collaborazione con la Regione Toscana nel settore relativo all'ambiente e a tutte le tematiche strettamente connesse. L’Accademia dei Georgofili da oltre 260 anni svolge un’attività di rilevante interesse pubblico, attinente all’agricoltura, all’ambiente rurale, alla sicurezza alimentare, all’identità delle produzioni agricole ed agroalimentari tipiche.
Visti i contenuti e le strategie stabilite dalla nuova programmazione europea 2014-2020 in materia di sviluppo rurale, ANCI e Accademia dei Georgofili hanno stabilito di comune accordo di  promuovere ed attivare iniziative congiunte. 
I temi che verranno affrontati nel corso del 2016 sono stati individuati in:
-Produzioni tipiche: presentazione del Tavolo Tematico istituito in Anci sulla valorizzazione delle tipicità agroalimentari della Toscana.
-Convegno nazionale: “Le aree marginali e montane: problematiche economiche, ambientali e territoriali in rapporto alla nuova programmazione sullo sviluppo rurale”. 
-Convegno sulla valorizzazione del bosco: filiera foresta legno energia
-Linee guida sulla salvaguardia e valorizzazione del verde pubblico
-Linee guida per la cura e la coltivazione degli orti urbani con tecniche ambientali innovative, basso consumo di acqua, recupero delle acque meteoriche, riciclo, compostaggio, salvaguardia della biodiversità ed educazione ambientale.
-Linee guida per la valorizzazione delle filiere produttive del settore artigianale della tradizione toscana.
Alla firma,  erano presenti anche i rappresentanti degli enti che costituiscono il Tavolo Anci sulla valorizzazione delle tipicità agroalimentari della Toscana. 
L’accordo ha durata triennale e potrà essere rinnovato su espressa volontà delle parti. 

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Corpo Forestale e Forza Armata dei Carabinieri

La soppressione del Corpo Forestale non può lasciare indifferente chi, durante 64 anni di studio dei boschi, ha  ricevuto dal personale del Corpo sempre  assistenza cordiale e competente   e spirito di colleganza. 

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Riduzione nella concessione del gasolio agricolo

Il riferimento per la “Determinazione dei consumi medi petroliferi impiegati in lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella selvicoltura e pescicoltura e nelle coltivazioni sotto serra ai fini dell’applicazione delle aliquote ridotte o dell’esenzione dell’accisa”, è rappresentato dal decreto del Ministero della Politiche agricole e forestali del 26 febbraio 2002. Tali consumi, espressi in litri ad ettaro, sono riferiti a specifiche colture e a singole operazioni e vengono pubblicati in tabelle che prendono il nome di “Tabelle ettaro/coltura”.

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Cambiare nome al Ministero o cambiare politica nazionale?

La proposta del Ministro Martina di trasformare il ”Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali” in “ Ministero dell’Agroalimentare” dopo l’iniziale effetto annuncio non sembra avere aperto la riflessione responsabile sollecitata dal Prof. Franco Scaramuzzi, nostro Presidente Onorario. La storia del Ministero è lunga, travagliata e controversa, sino all’abolizione voluta da un referendum che, col senno di poi, fu determinato da una miscela di elementi generali, più emotivi che razionali. La sua rinascita in tempi brevissimi con nome e scopi diversi fu poi accettata senza difficoltà. Fra quegli elementi almeno due erano segnali importanti che furono sottovalutati: a) l’espressione di un rifiuto della politica che per emergere ha poi impiegato quasi un ventennio, b) la manifestazione di un confuso senso di rivolta nei confronti della scienza e del progresso che si è ampliata sino alle attuali posizioni di rifiuto pregiudiziale nei confronti dell’innovazione scientifica e tecnologica in agricoltura, nell’alimentazione, in medicina. Quel referendum, come altri sino ad oggi, è stato strumentalizzato a fini diversi da quelli limitati del quesito, come conseguenza della difficoltà di comprendere che cosa sia una democrazia rappresentativa rispetto alla prassi di quella diretta che risulta velleitaria in un paese grande e moderno. Il referendum era causato  dalle crescenti difficoltà provocate dalla nascita delle Regioni in carenza di una preliminare e chiara delimitazione delle competenze e dei meccanismi di gestione dell’agricoltura e, nello stesso tempo, dal progredire della costruzione europea con il passaggio di competenze e poteri all’Ue. Una lezione da meditare. La ricostituzione di un Ministero agricolo passò perché ci si rese subito conto che non se ne poteva fare a meno, sul piano sia del conflitto Stato/Regioni sia dei rapporti Stato/Ue. 

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Si diffonde in Italia il Punteruolo dell’Eucalipto

Gli eucalipti, sono stati introdotti nel nostro Paese a partire dall’800 come piante ornamentali, e sono stati largamente impiegati nell’ultimo dopoguerra per fini industriali, nei rimboschimenti, negli interventi di bonifica, nel rinsaldamento delle dune e lungo le linee ferroviarie.

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Prospettive per la coltivazione del pistacchio in Italia

La crisi di alcune colture frutticole maggiori che negli ultimi anni ha colpito l’Italia meridionale, come nel caso degli agrumi, dell’uva da tavola, del pesco e la contemporanea crescita mondiale della domanda e dei relativi prezzi della frutta secca, hanno destato interesse dei frutticoltori italiani nei confronti delle specie tradizionali a frutto secco, in primo luogo il mandorlo, il nocciolo e il noce, ma, anche il pistacchio, non solo nelle aree tradizionali della Sicilia ma, in generale in tutto il Sud. 

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Il piede franco del Sangiovese

Il Sangiovese è il più pregiato, celebre e diffuso vitigno da vino rosso dell’Italia centrale. Le sue origini e la sua provenienza sono incerte. Alcuni studi delle fonti storiche e storie angiografiche hanno evidenziato due nuclei distinti quello delle colline romagnole e quello delle colline toscane mentre le differenze di germoplasma esistenti tra i due nuclei stanno forse a evidenziare un’antica origine comune e poi una successiva differenziazione nel corso dei secoli. La leggenda narra che il nome derivi da un’esclamazione di un vescovo che in epoca medioevale, proprio sul monte Giovi che si trova sulla dorsale appenninica del monte Morello, dopo aver assaggiato il generoso vino lo paragonò alla folgore e al forte e caldo sangue di Giove (Sanguis Jovis), mentre Francesco Redi  già dal 1655 accademico della Crusca, nella sua opera Bacco in Toscana (1685), cosi scriveva: “se dell’uve il sangue amabile non rinfresca ognor le vene, questa vita è troppo labile, troppo breve, e sempre in pene. […] ma se chieggio di Lappeggio la bevanda porporina, si dia fondo alla cantina”. Lo stesso Redi nella sua opera fa riferimento al Falerno antico vino romano noto nella tarda età repubblicana dell’antica Roma. Certo è che le origini del Sangiovese si perdono nella notte dei tempi. Sin dall’IIIV secolo a.C. sembra vi siano tracce archeologiche che confermerebbero la presenza dei due originari ceppi quello appunto romagnolo e quello toscano e ciò potrebbe tra l’altro confermare due differenti migrazioni una commerciale ad opera dei greci che per via mare raggiunsero l’Italia del sud poi l’empòrion di pithekoussai (Ischia) e l’Elba, l’altra espansiva ad opera degli etruschi e riporta da Erodoto (V sec. a.C.) che partendo dall’Anatolia per via terra sotto la guida del condottiero etrusco Tirreno, sottomisero umbri e villanoviani e dettero il nome al mar d’Etruria. A quei tempi le barbatelle prodotte per talea e piantate, erano su piede franco ovvero non erano innestate su portainnesti di viti americane in seguito alla piaga della fillossera, oidio e peronospora, giunte alla fine del XIX secolo dal nord Europa.  La loro durata era certamente superiore agli impianti moderni infatti sino ai tempi dei nostri nonni esistevano vigneti antichissimi, coltivati secondo metodi tradizionali. 

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Innovation Broker, il progettista dell’innovazione che aiuterà gli agricoltori

Si è svolto all’Accademia dei Georgofili lo scorso 10 marzo un convegno nazionale sulla figura professionale dell’Innovation Broker, che ha visto una numerosissima partecipazione. 
Il nome “Innovation Broker”, mutuato dal Secondo pilastro della Pac (Sviluppo rurale) e dalle diverse opportunità previste dai programmi comunitari come Horizon 2020, indica una nuova figura professionale – già prevista in fase embrionale con la programmazione 2007-2013 e rilanciata con l’attuale 2014-2020 – incaricata per sviluppare l’innovazione, mettendo in contatto diversi soggetti coinvolti nel settore primario.
In pratica, l’Innovation Broker, munito di una preparazione multidisciplinare, deve adoperarsi affinché le aziende agricole, soprattutto quelle piccole e medio-piccole che incontrano più difficoltà a rimanere sul mercato e al passo con i tempi, si avvicinino al mondo della ricerca e dell’innovazione per rimanere competitive sul piano globale ed affrontino le complesse sfide che attendono l’agricoltura.
L’Accademia dei Georgofili, organizzando questo convegno ha confermato il ruolo che “da oltre 260 anni riveste nei confronti della scienza e dell’innovazione a vantaggio dell’agricoltura”, ha detto il presidente Giampiero Maracchi nell’introduzione ai lavori. 
La sfida, secondo Marco Remaschi, assessore all’Agricoltura della Regione Toscana (promotrice e coordinatrice della rete ERIAFF - European Regions for Innovation in Agriculture, Food and Forestry, “è quella di rimanere sul mercato e affrontare i cambiamenti che il comparto chiede”.

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