Notiziario











“Lasciate da parte le donne e torniamo alla qualità del cuoco”: Vincenzo Tanara e il maschilismo in una cucina del XVII secolo

l nobile Vincenzo Tanara (nato a Bologna e ivi morto tra il 1665 e il 1669), dopo aver a lungo prestato la sua opera di soldato presso varie corti italiane, ad un certo punto della sua vita manifestò l’appassionato desiderio di ritirarsi in campagna per goderne da un lato la pace (dopo i clamori militari), dall’altro per poter osservare direttamente ciò che nella sua qualità di “cittadino in villa” accadeva quotidianamente nei suoi possessi.

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Tutto bene? Mica tanto. Però …

Chiude il 2016 con un paese sostanzialmente fermo (crescita neppure all’1%). E l’anno che viene resterà lì (secondo le stime più attendibili) sempre sotto l’1%. Per vedere qualcosa sopra l’1 per cento bisognerà aspettare il 2018. Se il Paese resta in affanno, l’agricoltura che fa? 

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Virus: emergenza alimentare

Fino a un recente passato molte epidemie alimentari sembravano avere un’origine sconosciuta perché le analisi microbiologiche non individuava-no alcun batterio. Poi in molti focolai si è scoperta la presenza di virus filtrabili, che percentualmente vanno assumendo una sempre maggiore importanza, man mano inoltre che i sistemi di controllo diminuiscono la frequenza delle tossinfezione batteriche. Oggi le infezioni alimentari da virus sono divenute un’emergenza che richiama l’attenzione dei ricercatori, autorità sanitarie e organizzazioni quali l’EFSA, che in un Forum dell’ottobre 2016 ha definito i virus di origine alimentare una priorità per la salute pubblica.
Nell’Unione Europea, i virus trasmessi con gli alimenti rappresentano la seconda causa principale di focolai d’intossicazioni alimentari dopo la Salmonella. Il cibo può divenire un veicolo di trasmissione agli esseri umani di virus che in alcuni casi si dimostrano molto contagiosi e che determinano focolai diffusi.
Molti sono i virus in causa e i più importanti sono il norovirus e il virus dell’epatite A presenti nei prodotti freschi, nei cibi pronti e nei molluschi bivalvi quali ostriche, cozze e cappesante, alimenti classificati come pericoli prioritari anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Sotto attenzione è anche il virus dell’epatite E, considerando la sua notevole presenza nei suini in tutta Europa e la sua trasmissione attraverso gli ali-menti, nonostante i pochi casi clinici umani nell’UE. Altro virus che può essere trasmesso con gli alimenti è il rotavirus, particolarmente associato alla gastroenterite dei bambini. D’importanza epidemiologica ancora da precisare sono virus quali l’aichivirus A, il sapovirus (un calicivirus), i parvovirus e gli astrovirus

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Euro: compleanno in sordina

Il 1° gennaio 2002, in un clima di grande euforia, l’euro entrava materialmente nella vita di gran parte degli europei e degli Italiani. Dunque compie 15 anni, ma è un anniversario in sordina, come di un parente un po’ imbarazzante o di un fatto che si vorrebbe mettere in ombra. Alcuni quotidiani lo hanno ricordato riconducendo la questione ad aspetti di costume, ma di impatto minore, quasi in un clima da “come eravamo”. Dimentichi che alle ultime elezioni europee la questione più dibattuta fu l’alternativa fra il Si ed il No all’euro, questione in fretta abbandonata. 
L’euro sembra così condannato ad essere sempre male compreso ed usato in modo strumentale, sin dalla sua nascita. Ad esempio, quando entrò nei nostri borsellini nel 2002 in realtà aveva già 3 anni e si usava nelle transazioni importanti e nei conti europei dal 1999. La moneta non era che l’ultimo passo di una rete di regole in vigore da tempo, dall’ultima grande svalutazione (guarda, guarda) di lira e sterlina. Una rete in vigore anche per i paesi non euro e che rimarrà per la sterlina quando la Brexit sarà realtà. All’epoca delle decisioni che oggi non hanno padri, ma tanti ne ebbero, la discussione verteva su un’alternativa: sistemare i conti dell’Italia e solo poi entrare nella moneta unica o fare il contrario e, una volta nell’euro, far ordine in casa sotto la pressione degli obblighi assunti e delle occhiute attenzioni degli altri. I padri della decisione scelsero quest’ultima. In gran fretta e con manovre economiche lacrime e sangue i parametri minimi furono raggiunti. Ma fu solo cosmesi, perché i comportamenti dello Stato che ci avrebbero collocati fuori dalla disciplina euro, non furono toccati. Così il debito pubblico ha continuato a crescere.
Per anni ci siamo autoillusi di aver salvato l’Italia agganciandoci agli altri e passando loro la responsabilità di permetterci di continuare. Poi è arrivato lo chock della crisi a far capire di quanto sale fosse cosparsa la via dell’euro.
Cadute le illusioni si è pensato che la colpa fosse “dell’Europa”, vista come madre/matrigna. Cominciò a formarsi, nel paese a parole più europeista d’Europa, un diffuso anti europeismo, che confondeva l’euro con l’Ue, che pretendeva aiuti che non ci spettavano perché nel frattempo l’Italia era passata nel gruppo dei paesi ricchi, che sognava avventure impossibili
Intanto ha iniziato a schiacciarci l’enorme entità del nostro debito. Di ciò tendiamo a dimenticarci, anche perché è collettivo, ma il suo costo sostenuto dal prelievo fiscale è individuale.

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Frammenti di saggezza popolare. I proverbi per il mese di dicembre

A chiusura dell’anno 2016 ci preme riportare quelli per il mese di dicembre così come raccolti dal georgofilo Ugo Rossi Ferrini nel suo volume Proverbi agricoli (Firenze, 1931), unitamente in alcuni casi a commenti e spiegazioni e componimenti poetici.

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Nuove biotecnologie alternative: aspettative e dubbi

Il mutato atteggiamento del Ministro Martina nei confronti delle biotecnologie “pulite” e alternative è stato salutato con sollievo e approvazione da tutta la stampa specializzata, ma soprattutto dal mondo della ricerca, che ritiene di poter rimettere finalmente in moto una serie di studi volti a superare gli attuali obiettivi del breeding tradizionale, con l’ottenimento di piante adatte alla sostenibilità ecologica dei metodi di coltivazione, alla biodiversità e al miglioramento delle caratteristiche qualitative dei frutti.

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Il tempo delle idee non ha limiti di età: parola di Franco Scaramuzzi

E’ stato presentato martedì 20 dicembre 2016 all'Accademia dei Georgofili “Il tempo delle idee", volume di Maurizio Naldini (ed. Polistampa), che presenta le attività svolte dal Prof. Scaramuzzi fra gli ottanta e i novanta anni, e le sue riflessioni sul mondo. 
Un libro reso possibile dal fatto che in questi anni Scaramuzzi ha continuato nel suo impegno al servizio della comunità, studiando, scrivendo, aggiornandosi e partecipando a convegni e incontri scientifici. 
Questa pubblicazione  vuol dimostrare che non tutto è perduto, che si può ancora fermare la deriva, raddrizzare la rotta ed affrontare il futuro con l’ottimismo della volontà. Perché esistono situazioni, valori, uomini per i quali vale la pena di lottare. È dunque un esempio di come si possa e si debba agire a qualsiasi età, perché la speranza non conosce limiti di tempo.
In una sala gremita di pubblico, ne hanno parlato tre giornalisti agricoli: Matteo Bernardelli, Lorenzo Frassoldati, Alessandro Maresca. 
Erano presenti anche l'autore Maurizio Naldini, l'editore Mauro Pagliai e Franco Scaramuzzi, il quale ha concluso l’incontro con un intervento che ha proposto ulteriori elementi di analisi e discussione,  sempre con l’ottimismo della volontà di cui lui è stato paladino per una vita.
Qui sotto ne riportiamo il testo integralmente.


(in foto: Franco Scaramuzzi, a sinistra, e Giampiero Maracchi)

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Bilanci

Il solstizio di inverno è tempo di bilanci. Un anno è trascorso, un altro inizia: è il tempo delle riflessioni. L' Accademia ha di fronte una sfida come quando nacque, alla metà del 700, in un’epoca che cambiava e che avrebbe dato inizio al mondo moderno. Così oggi si prospetta il postmoderno fatto probabilmente di idee, di valori, di comportamenti, di speranze diverse da quelle che abbiamo conosciuto negli ultimi cinquanta anni. Abbiamo cercato di interpretare questi cambiamenti sforzandoci di essere vicino alla gente e di spendere un’antica tradizione di conoscenza e di storia mescolandosi a chi tutti i giorni va a fare la spesa. Lo abbiamo fatto insieme ad una delle maggiori realtà della distribuzione, la Unicoop e ne siamo contenti perché per la qualità degli alimenti, abbiamo registrato un grande interesse per l’agricoltura e gli agricoltori. Abbiamo scritto di questi fatti e di quello che l'Accademia significa nelle riviste degli agricoltori, ad esempio con Dimensione agricoltura della CIA sulla base di un accordo di programma con Agrinsieme. Con Federalimentare abbiamo siglato un protocollo per la valorizzazione dei prodotti dei territori con particolare attenzione alla qualità della materia prima. Ci siamo interrogati, insieme alle Associazioni di categoria, sulle nuove realtà come quella del contoterzismo in agricoltura alla presenza del Ministro dell'agricoltura. Sempre il Ministro dell’agricoltura ha presentato insieme al Commissario del CREA, il programma di ricerca della rete del Ministero, così come un protocollo con il Presidente del CNR è stato finalizzato alla collaborazione con quella rete. Con ANCI, Associazione dei Comuni, abbiamo iniziato una collaborazione a partire dai criteri per gli orti sociali da aprire in appositi spazi dei Comuni. Con Legambiente abbiamo organizzato un incontro con le possibili utilizzazioni della canapa nella logica della economia circolare. Abbiamo messo a disposizione della Unione Europea delle Accademie di agricoltura Georgofili.World. 31 Protocolli di intesa, 70 incontri tematici, sia alla sede centrale che alle Sezioni, con la partecipazione di esperti del settore e sarebbe tedioso fare un elenco dettagliato di ciascuna di queste iniziative. Ciò che è importante ribadire è che l'Accademia c'è e vuole far sentire la sua voce a livello locale, grazie anche al lavoro delle sue sezioni, e a livello nazionale ed internazionale presso l'Unione europea. Pensiamo che questa sia la strada migliore per valorizzare le grandi potenzialità, prima di tutto umane ma anche storiche e della tradizione di questa antica Accademia, con la partecipazione e l'appoggio di tutti gli Accademici.

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“Aldo Moro e I Rettori della sua Università”: la storia di un passato vicino che incarna i principi ed gli ideali del suo Ateneo

“Aldo Moro e I Rettori della sua Università” è un libro scritto a quattro mani dal Prof Marzi, Presidente dell’Accademia dei Georgofili sezione Sud-Est, e il Magnifico Rettore dell’Università di Bari Aldo Moro, Prof. Antonio Felice Uricchio.

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Latte ovino e olio d’oliva, due filiere alleate all’insegna della bioeconomia

Con il progetto “Nutriforoil” è stato sviluppato un aspetto importante della bioeconomia: l’utilizzo di un sottoprodotto di una filiera, le sanse di oliva, come fonte alimentare per un’altra filiera, quella del latte ovino, in modo da migliorare la qualità nutrizionale dei prodotti derivati e trasformare uno scarto agricolo in una risorsa.

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Lepidotteri occasionali degli agrumi

In molti ambienti meridionali italiani, soprattutto nel secolo scorso, la macchia mediterranea è stata in gran parte eliminata per impiantare i più remunerativi agrumeti. Le larve di numerosi lepidotteri indigeni, infeudate a essenze della macchia mediterranea, si sono adattati alla nuova situazione completando il loro sviluppo a spese delle foglie di agrumi. Di norma le erosioni interessano poche foglie e non superano la soglia di attenzione degli agrumicoltori. Una specie comune in alcuni agrumeti delle coste joniche calabresi e siciliane è l’Apaturide bivoltino Charaxes jasius, noto come Ninfa del corbezzolo; tale arbusto sempreverde (Arbutus unedo), è un elemento caratteristico della macchia mediterranea ed è diffuso dalla penisola Iberica sino al Mar Nero. Gli adulti hanno un’apertura alare variabile da 50 a 70mm. La pagina superiore delle ali è di colore bruno con fasce fulve marginali (foto in apertura); su quella inferiore sono presenti numerose macchie brune e rosse, circondate da bianco-argenteo. Il margine delle ali posteriori presenta quattro caratteristici prolungamenti. Le larve, ritenute monofaghe su corbezzolo, hanno corpo lungo circa 5 cm, di colore verde; il capo munito di quattro caratteristici cornetti di colore verde e rosso. In primavera, e in estate, le femmine sono attratte dalla nuova vegetazione degli agrumi sulle cui foglie depongono singole uova.

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Nuova sicurezza alimentare USA

Negli Stati Uniti d’America (USA) all’inizio del secolo si stimava che ogni anno, su una popolazione di circa trecentoventicinque milioni di persone, a causa d’infezioni e intossicazioni alimentari vi fossero 
trecentocinquantamila casi di malattie gravi con ricovero ospedaliero, settantasei milioni di casi di malattia intestinale e cinquemila morti (OMS – WHO – Food Safety and Foodborne Illness – Fact Sheet N° 237 – Rev. September 2000). Fino a oggi la situazione non è molto migliorata e secondo la Food and Drug Administration (FDA) ogni anno circa quarantotto milioni di americani (uno su sei) hanno un’intossicazione alimentare con centoventottomila ricoveri ospedalieri e tremila morti. Per questo nel 2011 nel Food Safety Modernization Act (FSMA) si è iniziato a stabilire nuove regole federali di sicurezza e, dopo una non facile gestazione, sono ora entrate in validità nel FDA Issues Guidance for Industry about Model Accreditation Standards for Third-Party Certification Bodies del 6 dicembre 2016.
Si tratta della più importante innovazione legislativa alimentare degli ultimi settanta anni, con ricadute importanti sulle imprese americane e possibili rilevanti riflessi anche sulle normative degli altri paesi, senza 
contare il ruolo che le norme ora stabilite potranno avere nella stipulazione d’accordi commerciali tra USA e Unione Europea e l’impatto della nuova normativa sulle imprese italiane che vogliono esportare i loro prodotti negli USA. Molte, complesse e dettagliate sono le norme (ben più di quelle a volte discussa Unione Europea) del Food Safety Modernization Act (FSMA) consultabile sul sito della FDA e tre hanno un diretto impatto organizzativo e economico sulle imprese italiane che esportano alimenti negli USA.

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Interferenti endocrini nell’alimentazione:pericolo e rischio

Gli interferenti endocrini sono sostanze o miscele di molecole esogene che a certe dosi e condizioni si ritiene posano alterare la funzionalità del sistema endocrino, influenzando negativamente diverse funzioni vitali e, tra queste, lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e il comportamento dell’uomo e delle specie animali. L’allarme sulla potenziale pericolosità di queste sostanze non è nuovo, perché nel 1991 un collettivo di scienziati coordinati da Theo Colborn conia il termine di “interferenti endocrini” in una conferenza a Wingspread. In Italia nel 2011 le ricerche condotte dalle Università di Siena e della Sapienza di Roma riguardano l’influenza d’interferenti endocrini quali i perfluorati, gli ftalati e il bisfenolo sulla fertilità, dimostrando come queste molecole possono attraversare la barriera della placenta, in passato ritenuta invalicabile.

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Verde e giardini nelle città

L’uomo di oggi si è separato dalla natura ma la cerca, condizionato dalla perdita, come una compensazione. I giardini, intendendo con essi, gli spazi verdi in senso lato, rispondono al nostro bisogno di rapporto con la natura, risvegliano in noi le esigenze più naturali ed insite nel nostro essere. Quando siamo in un ambiente verde respiriamo e prendiamo coscienza di questa funzione, ancorché naturale e … vitale! I giardini ci aiutano a risvegliare i ritmi naturali della vita: primavera, inverno, caldo, freddo, e ci mettono alla prova, noi che ormai viviamo in ambienti artificiali.

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La difficile convivenza fra agricoltura professionale e fauna selvatica

Le trasformazioni sociali ed economiche che si sono verificate dalla metà del secolo scorso hanno avuto importanti ed evidenti effetti sull’ambiente e sulla composizione della fauna selvatica che è in continua crescita, come si può dedurre dagli ingenti danni subiti dall’agricoltura e dall’aumento degli incidenti stradali.
Alcune specie di ungulati, in particolare il cinghiale e il capriolo, da secoli scomparsi in gran parte d’Italia, sono ora presenti in buona parte dell’Italia.  A essi si aggiungono specie da sempre presenti, quale la lepre,  e altre, introdotte da altri continenti, quali la nutria e la minilepre. La situazione faunistica appare dunque complessivamente ancora in evoluzione  e con crescenti rapporti conflittuali con l’agricoltura, particolarmente quella più specializzata.

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Sistemi di “Agroforestry” per il miglioramento della sostenibilità delle produzioni animali

Per i prossimi 50 anni è previsto un aumento delle richieste di alimenti di origine animale da parte dei paesi in via di sviluppo. Per soddisfare questo aumento della domanda, la produzione di carne e di latte dovrà tenere conto delle problematiche legate alla carenza di risorse naturali (acqua, terra ed energia) che si sta sempre più nettamente delineando a livello mondiale. Inoltre, nei paesi sviluppati, è crescente la domanda di alimenti di origine animale caratterizzati da elevato valore nutrizionale e prodotti nel massimo rispetto del benessere animale. E’ evidente come 
di fronte a questo scenario estremamente complesso sia necessario sviluppare nuovi modelli produttivi che arrivino a delineare processi di intensivizzazione sostenibile della produzione di carne e latte. Per quanto riguarda la carne, inoltre, molto forte è la spinta di movimenti di opinione che ne contrastano il consumo, sulla scorta di evidenze, non sempre scientificamente dimostrate, che identificano tale alimento come causa primaria di malattie degenerative per l’uomo e di emissione di gas ad effetto serra (GHG).
I sistemi integrati agro-silvo-pastorali, denominati anche sistemi di agroforestry, stanno riscuotendo interesse in molti paesi, sia europei sia extra europei (soprattutto quelli più interessati in passato a fenomeni di cambiamento di uso del suolo finalizzati alla messa a coltura di aree forestali). Tali sistemi si caratterizzano per applicare un modello di intensivizzazione sostenibile che presenta numerosi vantaggi. Si tratta di sistemi integrati che prevedono la coltivazione sulla stessa superficie agraria di colture arboree (da legno o da frutto) e di colture erbacee (da granella o foraggere) con la possibilità di inserire anche l’allevamento degli animali, per sfruttare le risorse foraggere. E’ bene sottolineare quindi due aspetti salienti: il primo è che non si tratta di inserire animali o 
colture in aree forestali, ma esattamente il contrario, coltivare essenze arboree da legno o da frutto in aree dedicate al pascolo e/o alle coltivazioni. Il secondo aspetto è che con questi modelli lo stesso ettaro di terreno è in grado di fornire fino a tre differenti tipologie di reddito: quello derivante dalla vendita del legno o dei frutti, quello derivante dalla vendita delle granelle e quello derivante dalla trasformazione dei foraggi in carne o latte. A questo si aggiungono altri aspetti legati alla possibilità, mediante l’adozione di questi sistemi, di mitigare l’effetto degli allevamenti animali sulle emissioni di gas ad effetto serra (GHG) e di aumentare l’adattamento degli animali ai cambiamenti climatici. Per quanto riguarda la mitigazione, è noto che gli alberi sono in grado di sequestrare quantità importanti di carbonio sia nella biomassa aerea sia in quella radicale, inoltre, è stato evidenziato anche un ruolo indiretto legato alla protezione del suolo da fenomeni erosivi. In molte aree del mondo, soprattutto in quelle a clima tropicale, sono stati osservati anche effetti indiretti sulla mitigazione, conseguenti ad un aumento della produttività degli animali da carne. In comparazione con i sistemi a pascolo tradizionali, infatti, i sistemi integrati agro-silvo-pastorali consentono di ottenere le stesse quantità di carne con un numero inferiore di animali, oppure, a parità di emissioni, una maggiore quantità di carne. Relativamente all’adattamento, il microclima che si crea nei sistemi di agroforestry è ritenuto utile per apportare conforto termico agli animali nei periodi in cui è rilevante il rischio di ondate di caldo estreme. Anche in questo caso si registra sia un effetto diretto dell’ombreggiamento sugli animali sia un effetto indiretto sul miglioramento della qualità nutrizionale dei foraggi coltivati nell’ambito dei sistemi integrati agro-silvo-pastorali.

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Il consumo di carne nella storia

Gli archeologi ci dicono che l'Uomo è nato omnivoro ma è diventato un carnivoro, e lo è rimasto per milioni di anni, quando nelle ultime fasi del Paleolitico (30.000 ÷ 10.000 anni a.C.), si è accresciuta la sua dipendenza dai prodotti di origine animale perché aveva come cibo soprattutto selvaggina accompagnata da frutti o radici del proprio 
ambiente di vita.

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Latte ai raggi UV: novel food

Anche il latte può diventare nuovo o, meglio, un Novel Food.Quest’alimento più antico del mondo, secondo la legislazione alimentare comunitaria e con il Regolamento (CE) 258/97, se è sottoposto a un processo di produzione non generalmente utilizzato che comporta nella sua composizione o nella sua struttura cambiamenti significativi del 
valore nutritivo, del loro metabolismo o della percentuale di sostanze indesiderabili deve essere esaminato e eventualmente approvato comeNovel Food. É quanto successo quando la Commissione Europea, con Decisione 2016/1189 ha autorizzato l’immissione sul mercato alimentare dell’Unione Europea di un latte alimentare trattato con raggi ultravioletti (raggi UV).
I raggi UV applicati in opportuna dose al latte pastorizzato hanno una duplice funzione. La prima è l’azione battericida che, unita a un trattamento termico di pastorizzazione, prolunga la vita (shelf life) del latte fresco (intero o scremato) da 14 a 21 giorni, con ovvi effetti commerciali. La seconda funzione del trattamento è che i raggi UV, agendo su un precursore presente nel latte, aumentano in quest’alimento la quantità di vitamina D, in modo analogo a quanto avviene nella pelle irradiata dai raggi solari.
Un aumento di vitamina D in un alimento di grande uso come il latte ha diversi aspetti, partendo dal fatto che quest’alimento, nelle normali condizioni di produzione, contiene solo tracce di questa vitamina, per cui sono già in commercio latti speciali nei quali questa vitamina è aggiunta come additiva, a volta anche assieme al calcio.
La vitamina D, contenuta nell’olio di fegato di merluzzo, uova, salmone e pesci grassi, fegato e alcune verdure in foglie, è anche prodotta dalla esposizione della pelle ai raggi solari e è necessaria per prevenire diverse malattie, prima di tutte il rachitismo infantile e giovanile.
In un’alimentazione variata e soprattutto con uno stile di vita sana all’aperto non vi è bisogno d’interventi supplementari di vitamina D, ma si stanno diffondendo condizioni particolari nelle quali la carenza di questa vitamina diviene pericolosa. Tra queste condizioni vi è l’alimentazione unilaterale di fasce povere della popolazione, la scarsa o nulla esposizione al sole per paura di tumori della pelle (melanoma), la necessità di vitamina D negli anziani a rischio di osteoporosi, la presenza di popolazioni con pelle scura in paesi a scarsa illuminazione solare, soprattutto se di fascia povera. Secondo alcuni studi, l’abitudine di donne che vivono completamente coperte e non ricevono un’adeguata quantità di radiazioni solari, espone i neonati a carenza di vitamina D e quindi al rachitismo. Bassi livelli di vitamina D sembrano associarsi anche a fenomeni depressivi: uno studio del 2013 pubblicato sul British Journal of Psychiatry su più di 30.000 individui trova una forte 
correlazione tra carenza di vitamina D e un più alto tasso di depressione. Altri studi suggeriscono l'efficacia della vitamina D nella cura di sintomi depressivi, sempre in virtù di un calo di esposizione alla luce solare, come accade tipicamente nei periodi autunnali e invernali e una dose di 300.000 UI è riuscita a migliorare lo stato di depressione in modo statisticamente significativo.

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Il diritto alimentare ai Georgofili

L’incontro del 24 novembre ha costituito una importante occasione per confrontare lo stato della legislazione alimentare in buona parte del mondo. 
Concludendo, il prof. Costato ha messo in risalto il fatto che gli attuali problemi dell’alimentazione non consistono tanto, nei paesi sviluppati, nella Food Safety quanto, con particolare riferimento ai paesi meno fortunati del globo, dalla Food Security, e cioè  dalla quantità di cibo disponibile, e dalle proprietà energetiche di esso.
La PAC, abbandonando l’indirizzo produttivistico e passando a considerare l’agricoltore non tanto un imprenditore – produttore di beni quanto, invece, un fornitore di servizi ambientali, e non solo, ha provocato, unitamente ad una analoga, almeno per certi aspetti, politica statunitense, una minore abbondanza delle principal commodities agricole. Il fatto che le stesse soffrano di condizioni di prezzo, attualmente, molto depresse non smentisce l’assunto. Infatti, se da un lato la domanda sembra mancare, dall’altro la stessa non può essere esercitata da chi non dispone dei mezzi economici per metterla in atto. Dunque, a fronte di vere, grandi necessità, la precedente generosa politica di sostegno all’export di granaglie e riso verso i Paesi più poveri è stata abbandonata nella speranza, dimostratasi ad oggi vana, di riuscire a rinnovare l’Accordo Agricolo firmato a Marrakech. 
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e cioè l’emigrazione di massa di centinaia di migliaia di persone, probabilmente i meno poveri, verso l’Europa (ma anche verso il Sud Africa). Insomma, se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna, ovvero se non si può sperare in uno sviluppo e in una condizione decorosa a casa propria, si va dove queste condizioni sembrano raggiungibili.

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