Notiziario















Come ripristinare la funzionalità dei suoli nelle aree degradate all’interno dei vigneti

  • 18 May 2016
  • Edoardo A.C. Costantini, Simone Priori, Maria Fantappiè
Le fasi di preparazione di un vigneto, come di molte altre colture pluriennali (frutteti, oliveti, arboricoltura) sono spesso molto impattanti sul suolo, in quanto possono realizzare livellamenti eccessivi, scassi ed arature troppo profonde, spinta frantumazione del substrato roccioso, sproporzionata applicazione di fertilizzanti di fondo e di riporti di terreno. 

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Rivincita dei cibi veri sui cibi light

Latte magro, burro leggero, formaggi senza grasso, carni magre, maionese senza olio, biscotti senza zuccheri e via dicendo, tanti sono i cibi “leggeri” o light e “senza” che sembra abbiano i giorni contati, soprattutto per diversi motivi.
Il primo è che non danno i risultati sperati, perché spesso i consuma-tori sono portati a mangiare maggiori quantità di cibi magri e alleggeriti, con grande piacere dei produttori e venditori, ma con effetti nefasti per la loro dieta perché sono dei veri e propri alibi per delle scorpacciate, pensando che .... “tanto sono leggeri”.
Con l’alleggerimento dei cibi naturali si perdono molte proprietà importanti. Tipico è il caso del latte magro al quale è stato tolto il suo grasso naturale che contiene le vitamine liposolubili A, D, E, K e che ne facilita l’assorbimento. Il grasso del latte vaccino intero contiene anche l’Acido Linoleico Coniugato (CLA) con proprietà anticancerogene. In modo analogo é per le carni giustamente grasse nelle quali i lipidi di struttura (non di copertura) contengono acidi insaturi benefici per la nutrizione. Per non parlare delle farine di cereali purificate eultraraffinate, deprivare del germe e soprattutto della quota di fibra solubile necessaria a un buon funzionamento del grosso intestino.
Con l’alleggerimento degli alimenti si toglie una parte, a volte rilevante, della loro genuinità. Il buon latte naturale ha, infatti, il colore, l’aroma e il sapore che in buona misura è legato alla parte grassa che è ridotta o tolta, mentre i trattamenti e soprattutto la lunga conservazione diminuiscono la quota non liposolubile.

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Inquinamento da agrofarmaci: le conseguenze su salute e ambiente

E’ sorprendente la reazione, scomposta e fuori tiro, data da Coldiretti ed Agrofarma alla notizia (Rapporto ISPRA 2016)  sullo stato d’inquinamento da pesticidi dei nostri fiumi e dei nostri terreni, notizia ripresa ampiamente dalla stampa nazionale e regionale (v. rassegna stampa Agrapress del 9 maggio 2016*). In un caso s’invocano le piogge come agenti causali, nell’altro si afferma che l’Italia è il paese più “verde” d’Europa. Bisognerebbe, invece d’invocare scuse o sviare l’attenzione, cercare di interpretare i dati di fatto, eventualmente proporre strategie d’uscita dal problema, comunicare correttamente al largo pubblico non tanto la bontà della nostra immagine come “sistema paese” bensì le cause e le possibili soluzioni. 
La prima diretta conseguenza dello stato d’inquinamento da pesticidi è quella dei possibili riflessi sulla nostra salute, anche là dove forti sono le pressioni per utilizzare i prodotti caserecci e a chilometro-zero: sono alimenti sani? Solo un’accurata operazione di monitoraggio può rispondere all’interrogativo, indipendentemente che si tratti di prodotti dal “biologico” o dal “convenzionale” o dall’agricoltura integrata. Infatti le colture assorbirebbero i residui da terreni e falde inquinate indipendentemente dalla tecnica colturale. Questo primo messaggio è diretto ai consumatori e agli organi di controllo.
La seconda conseguenza è la chiara indicazione che nel processo di autorizzazione dei pesticidi bisogna porre l’attenzione, ancor di più di quanto già non si faccia, sulla valutazione del rischio cumulativo(espressamente voluta dal Regolamento europeo 396 del 2005).

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Una Piralide migratrice da monitorare: Spoladea recurvalis

Un fitofago attualmente di secondario interesse fitosanitario in Italia è il cosmopolita Crambide Spoladea recurvalis; è una specie migratrice diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali, da dove, gli adulti arrivano, in volo, fino in Gran Bretagna, Russia, Danimarca , Olanda, Francia e Spagna; negli Usa si spingono fino alla California e all’Illinois.

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Caratterizzazione genetica di antichi fruttiferi della Provincia di Siena

La Provincia di Siena gode da sempre di un vasto patrimonio frutticolo costituito da molte varietà considerate a rischio di estinzione, un buona parte di queste sono state recuperate attraverso progetti territoriali finanziati dalla Regione Toscana e promossi dagli Enti locali, in linea con i principi della LR 64/04 sulla valorizzazione del patrimonio di razze e varietà locali.

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Carni nutraceutiche

La nutraceutica è la dimensione moderna dell’antichissima realtà che gli alimenti possano svolgere azioni di tipo farmaceutico. Più recente è l’acquisizione che molti alimenti hanno attività preventive di molte malattie, attraverso la nutraceutica (nutrimento – farmaco). Gli alimenti che hanno specifiche caratteristiche benefiche per la salute sono detti anche alimenti funzionali (functional foods).
Tutto fa ritenere che la moderna purificazione degli alimenti vegetali li deprivi di molte delle loro attività nutraceutiche che erano presenti nell’alimentazione del passato, come errata è l’opinione che gli alimenti salutistici funzionali o nutraceutici siano soltanto vegetali, perché diverse e importanti sono le attività nutraceutiche anche degli alimenti di origine a-nimale.
Oltre agli alimenti nutraceutici naturali vi sono anche quelli ottenuti con sistemi brevettati, utilizzando soprattutto alimenti già di per sé buoni come il latte e l'uovo. Ad esempio polli o mucche ripetutamente vaccinate con batteri che nell'uomo causano patologie o disturbi, producono rispettivamente uova e latte capaci di contrastare tali malattie.

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La normativa di commercializzazione dei prodotti di origine animale

L’apertura al mercato internazionale e  l’allargamento dello spettro delle opzioni di acquisto ha reso necessari continui interventi normativi al livello sovranazionale e nazionale per una politica che difenda il prodotto interno e il consumatore dalla aggressività di alcuni operatori del mercato. I consumatori hanno il diritto di conoscere cosa comprano, ma bisogna anche garantire un vantaggio commerciale alle aziende che elevano gli standard operativi e che garantiscono la sicurezza igienica e la qualità (nutrizionale ed organolettica) dei prodotti con precise condizioni di rintracciabilità lungo la filiera produttiva e commerciale. Le tentazioni di frodi commerciali sono fortissime; non possono essere tenute a freno affidandosi solo alla buona fede dei commercializzatori ma è di estrema importanza lo sviluppo di un sistema di garanzie, al mondo della produzione ed a quello del consumo, da utilizzare come strumento di controllo e quale leva strategica per accedere a mercati di consumo attenti alla ricerca di salubrità e qualità. Operativamente per proteggere bisogna poter seguire e/o ricostruire il percorso seguito da un alimento, un mangime, un animale e/o da un suo prodotto in tutte le fasi della filiera, dalla produzione alla trasformazione ed alla distribuzione, con l’identificazione evidenziata da etichette e/o certificazioni. 

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L’antica mela casolana

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L’informatica a supporto del monitoraggio con feromoni

Il monitoraggio di insetti dannosi in ambito agricolo e forestale viene agevolmente effettuato, ormai da decenni, facendo ricorso a trappole a feromone. Il loro uso richiede l’ispezione periodica delle trappole in campo, la sicura classificazione degli esemplari catturati, la registrazione dei dati e la loro elaborazione. Le difficoltà nell’esecuzione di tutte queste operazioni, che richiedono competenze e tempo, hanno fatto sorgere l’esigenza di una loro automazione.

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Il Bacino del Mediterraneo e le tradizioni dell’allevamento ovino

Il Bacino del Mediterraneo è la culla della civiltà occidentale, la civiltà mediterranea che si è sviluppata con il contributo di tutte le popolazioni che vi si affacciano, dal Nord e dal Sud, dall’Est e dall’Ovest. Le popolazioni mediterranee, da sempre, sono unite nella storia, nelle tradizioni e nell’economia ed hanno dato un contributo non indifferente allo sviluppo delle attività primarie dell’uomo compreso l’allevamento animale. 

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Orzo: la specie più antica per la cerealicoltura del futuro

L’orzo (Hordeum vulgare L.) è la prima pianta addomesticata dall’uomo durante la Rivoluzione neolitica nella Mezzaluna Fertile, a partire dalla forma selvatica Hordeum spontaneum caratterizzato da spiga distica e dalla disarticolazione delle spighette ad ogni nodo del rachide (spiga fragile). L’addomesticamento si realizzò con il ritrovamento nelle popolazioni di H.spontaneum di piante a spiga non fragile, caratteristica questa controllata da due geni complementari Btr1 e Btr2 recentemente clonati e descritti per struttura e funzione.
H.vulgare e H.spontaneum sono completamente fertili e la forma selvatica viene spesso usata come fonte di geni di resistenza a stress biotici e abiotici. La forma addomesticata cominciò ad essere diffusa seguendo le grandi migrazioni dell’uomo verso il Bacino del Mediterraneo, la Valle del Danubio sino all’Europa settentrionale, l’Asia occidentale, l’Himalaia e l’Asia Occidentale; raggiunse le Americhe con il secondo viaggio di Colombo. La tecnologia di coltivazione  dell’orzo messa a punto durante il neolitico e successivamente quella della trasformazione, compresa quella birraria, vennero esportate dall’uomo in tempi molto lenti, calcolati in 1,1 km/anno. Ne consegue che l’Italia ha avuto un neolitico di importazione attraverso il Mare Mediterraneo e i Laghi svizzeri. L’affinamento dell’agrotecnica durante l’Impero Romano concorre a diffondere la specie in tutti i territori dell’impero. Le spighe di orzo vengono usate per incoronare gli eroi di guerra e monete con la spiga vengono coniate. Particolare attenzione è rivolta agli orzi distici, cibo ideale per i gladiatori, per questo chiamati Hordearii. La produzione per unità di superficie raggiunge valori elevati, che si mantengono inalterati per circa due millenni, superati solo con l’applicazione delle leggi di Mendel. 

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Profili nutrizionali e semafori: ne abbiamo veramente bisogno?

Due settimane fa il Parlamento Europeo ha chiaramente espresso, a larghissima maggioranza, la sua contrarietà alla creazione da parte della Commissione Europea dei profili nutrizionali, previsti dal regolamento europeo sulle indicazioni nutrizionali e salutistiche degli alimenti(1). Questa decisione è stata interpretata in molti ambiti e soprattutto in Italia come un rifiuto degli ormai famosi  semafori inglesi che costituiscono una loro applicazione diretta. I semafori è stato dimostrato che danneggino, svilendone la qualità,  i  migliori prodotti agroalimentari italiani ed europei (DOP e IGP in particolare) in vendita nel Regno Unito.
In realtà il Parlamento ha voluto riconoscere lo scarso fondamento scientifico dei profili nutrizionali per risolvere i problemi crescenti di  obesità, ribadendo così un giudizio già espresso dall' EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare ) nel 2008.  In aggiunta,  ha ugualmente rigettato il sistema dei semafori, nel quadro della revisione della legislazione europea, giudicandolo come sproporzionato in termini di costi/benefici.
E' quantomeno evidente che, attribuire caratteristiche benefiche o nefaste a questo o quell'alimento ovvero a uno o più dei suoi componenti, senza tener conto delle quantità delle porzioni, della loro incidenza nella dieta complessiva, della frequenza delle occasioni di consumo e della presenza eventuale di patologie non ha forte valenza scientifica.
L' approccio perseguito dai profili britannici, oltre a demonizzare gli alimenti ad alta concentrazione di nutrienti ( e quindi i migliori da un punto di vista nutrizionale), avrebbe l'effetto perverso di valorizzare proprio gli alimenti poveri o poverissimi  di nutrienti .

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Interazione della luce con gli elettroni nella fotosintesi clorofilliana

Sull’evento primario della fotosintesi, cioè l’innesco della transizione elettronica indotto dalla luce si possono fare alcune considerazioni relativamente a questo fenomeno dal punto di vista della meccanica quantistica, come suggerito da alcuni fisici.

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Nuove locuzioni, nuove confusioni: restaurare il paesaggio rurale? Immaginare un’agricoltura urbana?

Sui temi del “paesaggio” continuano a registrarsi nuove locuzioni e nuove esercitazioni linguistiche che destano qualche preoccupazione al lessico già complesso su cui ci siamo più volte pronunciati.

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A difesa dell’olio extravergine di oliva

Una recente notizia apparsa su notiziari, tv e stampa, ha provocato sconcerto e preoccupazione tra produttori e consumatori d’olio vergine di oliva italiano. Il parlamento europeo per il prossimo biennio ha approvato una legge per l’importazione dalla Tunisia di 35.000 tonnellate di olio d’oliva esente dal pagamento di dazi e imposte. Tali sconcertanti sentimenti sono giustificati dalla minaccia che questo nuovo importante flusso di olio tunisino, che andrà ad aggiungersi alle 56.700 tonnellate già accordate dal 1995, potrà essere utilizzato, senza appropriati controlli, per “inquinare” la riconosciuta “qualità” dei nostri prodotti “tipici”, che sono protetti da specifici protocolli analitici di certificazione europea e/o per “confezionare” miscele industriali di oli di “dubbie caratteristiche merceologiche” che, destinate prevalentemente ai mercati esteri, provocheranno perdita d’immagine ad un prodotto di eccellenza della nostra agricoltura.
Le riflessioni scaturite da tali notizie rischiano di perdere efficacia se provassimo a chiarire le motivazioni politiche/economiche di questo provvedimento legislativo con soluzioni “generiche”. E’ noto, infatti, che la nostra industria olearia ha necessità di importare ogni anno quote rilevanti di questo prodotto (circa 600.000 t.) da Spagna e da altri Paesi del Mediterraneo per far fronte al fabbisogno interno e al flusso consolidato di esportazioni. 

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Cambiamenti climatici e fruttiferi dei climi temperati

La frutticoltura europea è prevalentemente concentrata nei paesi mediterranei e la maggior parte delle cultivar attualmente coltivate ha un fabbisogno in freddo invernale che varia da 6-700 a 1000-1200 ore (calcolate convenzionalmente da ottobre a febbraio al di sotto di 7,2°C), in linea con il normale andamento climatico. Il progressivo innalzamento delle temperature invernali, che ha avuto un’accelerazione negli ultimi anni, fa registrare, con sempre maggiore frequenza, un accumulo di freddo che non supera le 500-600 ore, riportando di attualità un problema che sembrava risolto.
Negli anni '50 e inizi anni '60 del secolo scorso, diverse cultivar di pesco, introdotte principalmente dagli Stati Uniti (Georgia, Michigan, New Jersey), avevano, nell’Italia meridionale, problemi di soddisfacimento del fabbisogno in freddo con conseguente cascola di gemme a fiore. Il problema, per questa specie, è stato superato grazie alla successiva prevalente importazione di cultivar dalla California e, per le aree a clima più mite delle regioni meridionali, dalla Florida, due stati con un clima molto simile a quello dell’Italia del Sud. Il cambiamento climatico in atto e l’attuale diffusione della frutticoltura, soprattutto dell’albicocco e in parte del ciliegio al Sud (Basilicata e Sicilia, in particolare), sta concretamente ponendo il problema della adattabilità ambientale di diverse cultivar di queste specie.

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I danni diretti e indiretti del Minatore smeraldino (Agrilus planipennis)

Apro questo breve articolo con una premessa. Non sono un entomologo per cui quanto ho scritto conterrà sicuramente qualche imprecisione. Quello di cui mi interessa parlare, oltre che del danno diretto causato dal Minatore Smeraldino del frassino (Agrilus planipennis), è illustrare tutti i gli effetti che la morte dei milioni di frassini ha determinato in termini cambiamento del paesaggio urbano, di microclima, di aumento dei consumi energetici, di percezione delle piante in certe aree e, soprattutto, nell’incidenza di alcune patologie cardiovascolari e del tratto respiratorio.
Pur essendo il parassita al momento confinato negli Stati Uniti e in Canada, i suoi effetti non sono diversi da altre pandemie avvenute nel passato (si pensi al cancro del castagno, alla grafiosi dell’olmo, ecc.) e, purtroppo, non si può certo escludere che il suo sbarco in Europa sia scongiurato.
L’Agrilus planipennis è un insetto esotico, originario dell'Asia orientale e introdotto accidentalmente in America del Nord intorno al 1990, molto probabilmente in imballaggi di legno (pallet o casse). Dal punto di vista sistematico è un membro della famiglia dei coleotteri Buprestidi e ha provocato e sta provocando gravissimi danni ai frassini americani, ma anche i frassini europei risultano suscettibili (Fraxinus excelsior e F. angustifolia).
In Cina, attacca F. chinensis mentre F. mandshurica appare più resistente probabilmente grazie alla presenza nel floema di numerosi composti fenolici, fra cui le idrossicumarine e altri composti che potrebbero rappresentare dei meccanismi di resistenza al parassita e che, in una ricerca effettuata circa 10 anni fa, risultarono presenti solo nella specie mandshurica e non nelle altre testate e che risultano molto più suscettibili.

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