Da troppo tempo si parla di crisi della nostra eterogenea olivicoltura e si continua a indicare varie plausibili cause (cambiamenti climatici, attacchi parassitari, ecc.), ma si tace sulla crescente carenza di cure colturali adeguate. Stiamo così perdendo olivi produttivi, ornamentali e paesaggistici che siano. Il “Trattato di olivicoltura” di Alessandro Morettini (1950) illustrò le nuove conoscenze sulle peculiarità dell’olivo, definendolo come pianta particolarmente generosa, se ben trattata. Una “Breve storia dell’olivicoltura”, autorevolmente scritta e pubblicata dal prof. Angelo Godini (su “Oleofficina” del 13 giugno scorso), offre un quadro dell’attuale situazione nazionale, con una esplicita indicazione degli errori commessi anche da Bruxelles nell’erogare sussidi, mettendo sullo stesso piano tutti gli olivicoltori e applicando criteri di “disaccoppiamento” e di “condizionalità”, che avrebbero spinto il progressivo declino delle cure colturali, accompagnato da un coro di “chi me lo fa fare?”, soprattutto da parte di chi possiede un oliveto, anche se piccolo, ma che svolge altrove attività diverse, godendo di propri stipendi esterni (mantenendo il titolo di coltivatore), nonché di chi fa i conti e scopre che gli conviene ridurre al minimo le cure, accontentandosi poi di un prodotto modesto che, unito ai sussidi, possa coprirei i costi e fornire anche un pur modesto reddito. Richiamo l’attenzione, ad esempio, sulla tendenza che va diffondendosi, a potare “capitozzando” grosse branche con motoseghe e a distanza di alcuni anni. I costi si riducono, ma aumenta l’alternanza di produzione. I grossi tagli, inoltre, favoriscono l’insorgere della patologica marcescenza del legno. Sembra dimenticata l’operazione della “slupatura”, attuata da secoli. Bisogna ritornare a curare gli olivi razionalmente. Non essendo risultati utili i sussidi condizionanti e non eterni, bisognerà usare i fondi disponibili per offrire sostegni finanziari alle vere imprese agricole, razionali produttrici di olive, che conoscono il da farsi, forse meglio di gran parte dei funzionari dopo che sono stati improvvidamente sciolti gli efficienti ispettorati agrari. Sulla base di singoli progetti, le imprese (piccole o grandi che siano) potrebbero essere finanziate per applicare liberamente le loro idee e sperimentare soluzioni valide. I risultati delle multiple iniziative così realizzate farebbero da guida nel futuro, come è sempre avvenuto nella storia dell’agricoltura. Non si può comunque rimanere ulteriormente indifferenti ed inerti di fronte ad una statica realtà palesemente negativa.
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