Notiziario








Lo strano caso degli alchil-esteri

Lo scaffale degli oli extravergini che troviamo presso i supermercati è, se vogliamo fare un paragone nel settore automobilistico, come il salone dell’auto di Ginevra dove potete trovare dalla nuova Ferrari FF a svariate tipologie di macchine utilitarie caratterizzate quindi da prestazioni enormemente diverse. Cosa hanno in comune tutte queste auto? Il solo fatto di essere tali, cioè auto. Tornando al nostro scaffale degli oli, il nome riportato in etichetta è per tutti rigorosamente uguale “olio extravergine di oliva” cioè teoricamente sono tutte Ferrari in quanto, dal punto di vita merceologico, non c’è nulla, per qualità, superiore all’extravergine. Una volta a casa però il consumatore ha un’alta probabilità di trovare in bottiglia un prodotto che della Ferrari non ha neppure la pallida imitazione del cavallino rampante, magari sostituita da quella di un asinello scalciante che, con tutto il rispetto per il nobile animale, forse non era quello che il consumatore cercava.

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IL PROGRESSO DELL’AGRICOLTURA DALL’UNITA’NAZIONALE

Nei 150 anni dell’Unità l’Italia ha dovuto affrontare la necessità di offrire  il cibo ad una popolazione che da 25 milioni di abitanti è passata agli attuali 60, con una percentuale di addetti agricoli che dal 70% crolla all’attuale 4% e con un contributo al Pil che dal 40% degli inizi oggi non arriva al 2%. Per poter avere un’idea del cammino compiuto basti pensare che nel 1861 le nostre condizioni erano paragonabili a quelle di  un paese che oggi definiremmo in via di sviluppo, nel 1961 si collocavano al livello attuale dell’Egitto o della Romania, mentre ora siamo fra i dieci paesi più sviluppati.
Il cammino di crescita del Paese è stato accompagnato e, nei momenti più difficili, sostenuto dal progresso della nostra agricoltura che ha visto moltiplicarsi le rese.
La nostra agricoltura  ha dato un’importante contributo al rafforzamento dell’Unità del Paese sul piano concreto, un fatto da non trascurare nel momento in cui  si affrontano le sfide legate al   mercato globale.

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Il mais del Friuli

Una questione che ha occupato le cronache dei giornali, durante il 2010, è quella relativa alla sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione ad un maiscoltore del Friuli ordinando al Ministero delle politiche agricole di concludere entro 90 giorni il procedimento di autorizzazione alla semina di mais transgenico come sancito dal diritto comunitario.
L'agricoltore aveva deciso di ricorrere al Consiglio dopo aver inoltrato regolare richiesta per la semina di mais Bt (trasformato geneticamente per acquisire resistenza ad insetti parassiti), ed aver atteso invano la risposta per moltissimo tempo. La decisione del Consiglio di Stato ha causato una forte reazione governativa concretizzata in un decreto cosiddetto anti-OGM firmato dal precedente Ministro delle politiche agricole e controfirmato dai Ministri della salute e dell'ambiente.

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Svelato il genoma della fragola

Con la pubblicazione del genoma della fragola sulla rivista Nature Genetics si vedono realizzati gli obiettivi della vasta comunità internazionale delle Rosaceae (RosIGI, Rosaceae International Genomics Initiative), nata a metà degli anni ’90, con l’intento di sequenziare i genomi delle più rappresentative specie da frutto di questa famiglia botanica: melo, pesco e fragola.
Di fatto, è la prima famiglia botanica ad avere 3 genomi sequenziati, oltre a quelli del pero, del lampone e del ciliegio in arrivo presumibilmente nel corso del 2011, che consentiranno studi di genomica comparata molto approfonditi e presumibilmente fruttuosi come mai realizzati fino ad oggi.
Il genoma della fragola è il più piccolo genoma di pianta coltivata fino ad ora decodificato, con una dimensione stimata di circa 210 milioni di basi. Sono stati identificati al momento 34.809 geni nell’oltre 98% del genoma assemblato, di cui il 92% assegnato ai relativi cromosomi. Si tratta del  primo genoma portato a termine interamente con la tecnologia 454/Roche ed assemblato  de novo con un elevato grado di precisione.

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Perché amare la ginestra

La ginestra ha molte virtù ecologiche: è una leguminosa e come tale cresce fissando direttamente l’azoto atmosferico, senza bisogno di apporto di concimi azotati sintetici. Con le sue radici, ha un effetto stabilizzante sulle scarpate e sui fianchi delle valle e fornisce un contributo diretto e gratuito alla difesa del suolo contro l’erosione che continua a distruggere ricchezza provocando frane e alluvioni. La ginestra è una interessante fonte di fibre tessili naturali rinnovabili; lo sapevano i Fenici, i Cartaginesi, i Greci e i Romani; la sua utilizzazione è però rimasta limitata per molti secoli a livello artigianale e familiare.
Con i perfezionamenti tecnici già disponibili e con quelli che possono essere sviluppati, la ginestra può avere un ruolo economico e merceologico importante, con prospettive di occupazione nel Mezzogiorno.

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Alcune barriere che limitano la gestione della superficie forestale italiana

Da alcuni decenni si considera sempre di più la multifunzionalità dei boschi indipendentemente dalla specie legnosa dalla forma di governo o di trattamento che viene applicata. Il bosco fornisce materia prima rinnovabile e insostituibile per le attività dell’uomo, contribuisce alla stabilità dei versanti e del territorio a valle, è produttore di energia, di salubrità ambientale e caratterizza, nelle sue fasi di sviluppo, il paesaggio.

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La PAC verso il 2020

Le sfide che l’agricoltura europea si trova a dover affrontare sono, secondo la Commissione, la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, il contributo dell’agricoltura alla lotta contro i cambiamenti climatici e il mantenimento di un equilibrata presenza umana sul territorio dell’Unione.

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L'Europa , la patata e gli OGM

Dopo un periodo lunghissimo ( la prima coltivazione commerciale di piante GM si è fatta nel 1996) trascorso tra divieti e timidi passi avanti subito rientrati, l'Unione europea ha elaborato una complessa  normativa che consente la coltivazione di queste piante solo a condizione che sia rispettata una griglia di vincoli molto rigidi che spesso scoraggiano l'eventuale agricoltore desideroso di misurarsi con i prodotti di questa nuova (ormai non più così nuova) tecnologia.

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IL GENOMA DELLE PIANTE DA FRUTTO DISVELATO COL SEQUENZIAMENTO

La ricerca italiana nel campo delle biotecnologie ha recentemente conseguito un successo di portata internazionale: il sequenziamento del genoma di tre specie arboree da frutto: la vite (2007) con la realizzazione di due progetti, uno ministeriale-universitario italo-francese (“Vigna”) ed uno italo-americano dello IASMA di San Michele all’Adige; il melo (2010), con un progetto internazionale interamente gestito dallo stesso IASMA ed infine il pesco (2010/11), ancora in corso, con un progetto italo-americano gestito per l’Italia da CRA di Roma, IGA dell’Università di Udine, Parco Tecnologico Padano di Lodi e varie altre istituzioni di ricerca e universitarie italiane e straniere. Presto arriveranno anche fragola, clementine e olivo (quest’ultimo progetto appena finanziato dal CRA).

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Stato attuale del dibattito italiano sugli OGM: la posizione della comunità scientifica

L'argomento degli OGM è uno di quelli a forte componente scientifica; una società sana è bene che abbia un rapporto di fiducia verso gli scienziati

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Nuovi vitigni da incroci con il Sangiovese

Il “Sangiovese” è il vitigno più estesamente coltivato in Toscana, dove costituisce la base fondamentale o esclusiva dei vini più famosi della Regione. Seppure caratterizzato da attitudini enologiche indubbiamente elevate e da buone capacità di adattamento ai diversi ambienti in cui viene coltivato, in alcune situazioni pedoclimatiche e colturali, ed in annate con andamento meteorologico sfavorevole, i vini a base di “Sangiovese” possono risultare non pienamente soddisfacenti

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Piante transgeniche: bisogna partire dall’evidenza scientifica senza pregiudizi

Dagli Atti della Settimana di Studio svoltasi nel Maggio 2009 presso la Pontificia Accademia delle Scienze su “Le piante transgeniche per la sicurezza alimentare nel contesto dello sviluppo”, emergono alcuni chiari messaggi scientifici:
1) Le piante coltivate (transgeniche o convenzionali) sono frutto dell’opera dell’uomo e non sopravviverebbero se l’uomo non se ne prendesse cura, come sperimenta ogni persona con un orto.
2) I metodi convenzionali di manipolazione delle piante (incrocio e selezione, mutagenesi, ibridi, diploidizzazioni…) lavorano sui geni e li modificano, seppure in modo meno predicibile della transgenesi.
3) I prodotti ottenuti con le moderne biotecnologie sono altrettanto o più sani di quelli delle piante convenzionali, come riconosciuto da numerosi organismi scientifici ed organizzazioni nazionali ed internazionali (accademie delle scienze, società scientifiche, OMS, FAO...). In Italia sono disponibili due “Consensus document” che affrontano il tema, sottoscritti da società scientifiche che radunano circa 10.000 ricercatori.
4) Le piante transgeniche comportano rischi che non sono di natura diversa da quelli delle piante convenzionali (per esempio esistono e sono coltivate anche in Italia delle piante tolleranti ad erbicidi ottenute con metodi convenzionali).

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E’ (ancora) utile studiare i rapporti tra ozono e piante?

A questa domanda si può rispondere in modo affermativo, considerando che l’ozono troposferico è al tempo stesso un inquinante dotato di notevole tossicità nei confronti delle biomolecole, ma anche un cosiddetto “gas serra”, così che esso deve essere considerato “un problema globale, tale da richiedere una soluzione globale".

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DAL LATTE PRODOTTI NUTRACEUTICI AD AZIONE IPOTENSIVA?

Lo sviluppo recente degli studi sulle relazioni tra alimentazione e salute ha determinato una attenzione crescente ai così detti cibi funzionali i quali, oltre alle proprietà nutritive, contengono particolari composti con azione benefica su talune condizioni della salute umana.
I primi risultati in vivo indicherebbero una azione ipotensiva per la frazione solubile del formaggio bovino analizzato.
L’insieme dei risultati ottenuti ad oggi, fa ritenere che esistano concrete prospettive per l’impiego di componenti e derivati del latte come prodotti nutraceutici ad azione ipotensiva

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Il mais Bt geneticamente modificato protegge il mais convenzionale e fa risparmiare gli agricoltori del Corn Belt statunitense

La previsione, fatta su basi teoriche, di una riduzione della popolazione di piralide in aree agricole in cui c’è la coesistenza di mais convenzionale e Bt si è rivelata esatta, confermata da rilievi entomologici pluri-decennali pubblicati da Hutchison et al (2010) sulla prestigiosa rivista Science.
Le evidenze confermano il valore delle diverse strategie di miglioramento genetico, per l’ottenimento di varietà vegetali che assicurino all’umanità sicurezza e qualità alimentare e rispetto dell’ambiente.

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Deforestazione e cambiamenti climatici

La comunità internazionale ha riconosciuto da tempo la funzione che le foreste svolgono per la protezione dell’ambiente globale ed ha assegnato loro un ruolo chiave nelle strategie di implementazione delle politiche ambientali, dalla mitigazione dei cambiamenti climatici alla conservazione della biodiversità, dalla lotta alla desertificazione al risanamento ambientale. In tale ottica il 2011 è stato dichiarato dall’ONU l’“Anno delle Foreste”.

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Produzione di biocombustibile dalle microalghe

Per aumentare la produzione di biocombustibili, senza entrare in competizione con i prodotti ad uso alimentare, negli ultimi anni si sono sviluppate le ricerche sui biocombustibili detti di seconda generazione. Tra queste ricerche, ricca di prospettive sembra essere la produzione di biocombustibile dalle microalghe.

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