Notiziario











Perché il giardino ci regala la salute?

La pratica del giardinaggio non costituisce soltanto una possibilità terapeutica, ma rappresenta per adulti e per bambini un mezzo per cautelarsi nei confronti di eventuali malattie della sfera psichica .
Le possibilità curative del verde vengono prese in considerazione da due specifici ambiti disciplinari, oggetto di un’ attenta sperimentazione nei paesi anglosassoni: l’Horticultural therapy e l’Healing landascape

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Politiche agrarie e sicurezza alimentare

La politica agricola comunitaria (PAC) per il prossimo periodo 2013-2020, già approvata dalla Commissione Europea ed in attesa di essere discussa dal Parlamento dell’Unione, appare sostanzialmente impostata con criteri ed indirizzi che si richiamano a quelli adottati negli ultimi decenni e che continuano a trascurare il fondamentale ruolo produttivo dell’imprenditoria agricola.
L’Unione Europea, nata come produttrice di complessive eccedenze alimentari, oggi sembra far assegnamento sulla libertà di importare dal mercato globale crescenti quantitativi di prodotti agricoli primari (a prezzi inferiori rispetto ai costi di produzione sostenuti dai nostri agricoltori). Questo orientamento politico europeo, che coinvolge quelli nazionali e regionali, sembra non accorgersi che il mercato mondiale delle commodities alimentari registra continui aumenti della domanda (per alcuni prodotti ormai più che doppia rispetto all’offerta) e dei prezzi, che sono anche instabili e oggetto di sconvolgenti speculazioni finanziarie.
L’Europa non può ignorare che milioni di persone continuano a soffrire e morire per fame nel mondo. Ne può ignorare i richiami della FAO sulla necessità di raddoppiare in pochi decenni le complessive produzioni alimentari mondiali. Non può quindi esimersi dal perseguire almeno tre doverosi impegni:
•    sviluppare il ruolo produttivo della propria agricoltura, prioritariamente rispetto a qualsiasi altra istanza economica, sociale, ambientale e tantomeno estetico-paesaggistica. Non si tratta di istanze contrapposte, ma sinergiche, così come l’agricoltura razionale le ha sempre considerate. Comunque, lo sviluppo agricolo non può, oggi più che mai, essere indipendente dalla produttività. Deve mirare al miglioramento quantitativo e qualitativo (merceologico e igienico-sanitario) delle produzioni, da realizzare nel rispetto dell’ambiente;
•    creare e mantenere attivo un sistema di stoccaggio di adeguate riserve alimentari primarie, in grado di far fronte ad eccezionali eventi negativi di qualsiasi genere ed assicurare in ogni circostanza una disponibilità e accessibilità di cibo;
•    adottare provvedimenti per contrastare l’attuale eccessivo ed inaccettabile spreco di alimenti, secondo le strategie già indicate dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, che verranno votate in sessione plenaria a Strasburgo nei primi mesi del 2012.

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Legge di stabilità e vendita di terreni agricoli pubblici: una legge importante ma da perfezionare

Su iniziativa dell’Accademia dei Georgofili, è stata tempestivamente organizzata una pubblica adunanza dedicata alla valutazione della legge di stabilità (183/2011). L’argomento è stato introdotto da quattro relazioni, rispettivamente di Federico Vecchioni, Vicepresidente dei Georgofili, Luigi Costato, giurista agrario, Gianni Salvadori, assessore all’agricoltura della Regione Toscana (in rappresentanza della Conferenza delle Regioni), e Roberto Reggi, sindaco di Piacenza e rappresentante della Presidenza ANCI.
E’ emersa una generale opinione favorevole al principio della prevista vendita di terreni pubblici, ma è stata evidenziata la necessità di una revisione del testo, nonché di una sua integrazione con elementi necessari a rendere efficace il provvedimento.

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E tu, di che meteo sei?

Il centro di bioclimatologia dell’Università di Firenze ha realizzato, con il contributo della Regione Toscana, un sito (www.biometeo.it) in cui quotidianamente vengono prodotte previsioni biometeorologiche.
Gli utenti del sito usufruiscono di un’ ampia gamma di informazioni (temperature percepite, disagio/benessere termico, presenza di pollini allergenici, abbigliamento consigliato, disturbi dell'umore, dolori articolari, emicrania, etc.) di sicura utilità per affrontare al meglio le eventuali situazioni critiche che potrebbero verificarsi nel territorio regionale nei successivi tre giorni.
Il sito offre quindi indicazioni per tutta la popolazione ma soprattutto per i meteoropatici, ossia coloro che soffrono di disturbi più o meno gravi in presenza di determinate condizioni climatiche.

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CAMBIANO I PROGETTI DEL VERDE E DEI GIARDINI

Negli anni ’70, chi studiava  e scriveva su  fiori, piante, giardini e parchi non era molto considerato nell’ambiente scientifico.Nell’ambiente universitario chi parlava di giardini era considerato, a volte, o spesso, un limitato. Nel campo delle Facoltà di Agraria si insegnava soprattutto a creare nuovi boschi, o nuove colture legnose per produrre legname e a incrementare la produzione di cereali,di barbabietole, di foraggi, di ortaggi, di frutta, di uva. Non certo ad investire tempo e denaro per piantare alberi al fine di migliorare l’ambiente urbano e suburbano e, se lo si faceva, solo a scopo visivo o ornamentale e non per creare zone in cui i nipoti ed i pronipoti sarebbero potuti vivere meglio.

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Nuovo allarme della FAO per scarsità e degrado del suolo e dell’acqua: una minaccia crescente per la sicurezza alimentare

Il diffuso degrado e la crescente scarsità delle terre e delle risorse idriche stanno mettendo a rischio un gran numero di sistemi di produzione alimentare chiave in tutto il mondo, costituendo una seria minaccia alla possibilità di riuscire a sfamare una popolazione mondiale prevista raggiungere i 9 miliardi di persone entro il 2050, afferma un nuovo rapporto FAO pubblicato lo scorso 28 novembre.
 “Lo Stato Mondiale delle Risorse Idriche e Fondiarie per l'Alimentazione e l'Agricoltura” (SOLAW) sottolinea che, sebbene negli ultimi 50 anni si sia registrato un notevole aumento della produzione mondiale, "in troppe occasioni tali miglioramenti sono stati accompagnati da pratiche di gestione delle risorse che hanno degradato gli ecosistemi terrestri e idrici dai quali la produzione alimentare stessa dipende".   

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IL FRUMENTO DEL FUTURO

Tra le piante coltivate, i frumenti (Triticum aestivum e Triticum durum) sono le specie più importanti per diffusione e per rilevanza nell'alimentazione umana.
La dimensione del genoma del frumento (5 volte il genoma umano) e la sua complessità rendono il sequenziamento una sfida difficile anche con l’uso delle più moderne tecnologie molecolari. Per questo motivo, a livello mondiale è stato costituito il Consorzio Internazionale di Sequenziamento del Genoma del Frumento (IWGSC).
L'Italia, con un progetto finanziato dal MiPAAF, partecipa all’IWGSC con la responsabilità per uno dei 21 cromosomi del frumento, il Cromosoma 5A, una regione del genoma dove sono localizzati importanti geni come quelli che controllano la resistenza al freddo invernale, il tempo di fioritura e diverse fonti di resistenza a malattie.

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Il ruolo della risicoltura nel panorama colturale italiano

Il riso costituisce coltura di significativa importanza per il nostro paese. A livello europeo, infatti, l’Italia costituisce il principale produttore, con circa il 50% della totale superficie a riso dell’EU. La risicoltura italiana è stata interessata negli anni da una profonda evoluzione, che ha riguardato i vari aspetti della produzione e della struttura aziendale. Nel corso degli ultimi trenta anni circa, ad esempio, il numero di aziende risicole si è dimezzato (da  8900 a 4600), con un corrispondente aumento della superficie aziendale media da circa 20 ha a oltre 51 ha.
Le principali problematiche che la risicoltura italiana deve attualmente affrontare riguardano sia elementi tecnico-agronomici legati alla produzione, sia aspetti relativi all’impatto della coltivazione su diversi comparti ambientali, in particolare sull’acqua, e ai conseguenti vincoli di natura legislativa che condizionano sempre più fortem

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L’agricoltura nel nuovo contesto produttivo

Fino a pochi anni fa, le nostre imprese agricole vedevano tutelate le proprie produzioni da una politica nazionale ispirata ad una chiara economia reale. Oggi sono chiamate ad affrontare invece una confusa e rapida evoluzione di filiere agroindustriali, delocalizzazioni produttive, reti multinazionali, mercato globale, speculazioni finanziarie, ecc.. La globalizzazione è ormai un processo irreversibile, ma il mercato mondiale non può essere ancora considerato come una fonte inesauribile, dalla quale chiunque può tranquillamente attingere i necessari prodotti agricoli primari. Il commercio delle commodities alimentari è diventato anche oggetto di speculazioni finanziarie, capaci di sconvolgere il naturale andamento crescente della domanda rispetto all’offerta.
La nostra agroindustria sembra non accorgersi che sta rischiando di perdere il primo scalino delle sue filiere nazionali, cioè la disponibilità di prodotti primari della nostra agricoltura, i cui costi di produzione tendono a superare i prezzi di mercato. Qualcuno ha da tempo espresso il parere che “dove non c’è una sana agroindustria, non c’è una robusta agricoltura”. Concetto giusto e di grande attualità, ma cresce il timore che possa presto leggersi in senso inverso.
Nei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), il basso costo della manodopera determina un imbattibile livello di competitività. Questo vantaggio fondamentale potrà presto consentire a quei Paesi di trasformare autonomamente i propri prodotti primari ed esportare verso di noi altrettanto competitivi alimenti elaborati.
Inoltre, la moderna delocalizzazione, anche frazionata, delle attività produttive agroindustriali favorirà la nascita di agguerrite reti multinazionali (o nazionali, adeguate ai tempi) che potranno continuare a sfruttare il marchio Made in Italy. In mancanza di adeguate regole condivise e di efficienti controlli internazionali, capaci di garantire che questi marchi non possano essere applicati anche direttamente all’estero.
Gli stessi nuclei produttivi delle attuali filiere – a cominciare da quelle alimentari – attendono di essere organizzati e regolamentati su basi moderne, affinché nel loro ambito non vi siano ruoli privilegiati e dominanti, capaci di creare sperequazioni nella formazione e nella ripartizione del valore aggiunto complessivo, quindi con disparità tra i redditi conseguiti dagli agricoltori ed i prezzi finali al consumatore (sugli scaffali della grande distribuzione). Questi obiettivi possono essere vantaggiosi per tutti. Andrebbero tempestivamente realizzati con un univoco sostegno generale, pubblico e privato, nonostante che l’intreccio dei vari interessi costituisca ormai una realtà complessa, non facilmente malleabile e controllabile.
Il quadro in cui si evolve rapidamente il contesto del mondo produttivo richiede grande impegno politico. La tendenza a privare la nostra agricoltura della necessaria attenzione e sostegno diventa quindi assai più grave di quanto potesse esserlo fino a pochi anni fa.

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Errare humanum est ...

Nel corso della formazione dell’attuale Governo Monti, ad un certo punto il “Toto-Ministri” aveva omesso di considerare il Ministero dell’Agricoltura. Si diffuse allora il timore, autorevolmente condiviso, che si intendesse abolirlo. Data la sempre più scarsa considerazione nei confronti del nostro settore primario e tenuto conto che l’intento di abolire questo Ministero non è nuovo nel nostro Paese (anche perché approvato con un referendum popolare nel 1993), quei timori non erano infondati e tenevano conto anche dalla indicazione che si stava decidendo di ridurre il numero dei Ministeri.
Per l’agricoltura fu giustamente nominato un Ministro con portafoglio. Nessuno però ha sentito il bisogno di chiarire e smentire la cause di quei timori.
Nei giorni scorsi, la nomina dei Sottosegretari ha riacceso ancora qualche perplessità. Nell’elenco ufficiale diramato con i nomi dei Sottosegretari ne figurava anche uno per l’agricoltura: “Francesco Braga”. Nessuno però lo ha visto firmare e giurare al Quirinale martedì mattina e le agenzie di stampa hanno interpellato due professori, Francesco Braga e Franco Braga (rispettivamente della Cattolica di Milano e della Sapienza di Roma). Pare che nessuno dei due sia il designato. Siamo quindi ancora in attesa di sapere se e chi sarà il Sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura.
E’ incredibile che il settore primario possa essere così trascurato. Non si può indebolire l’immagine del Ministero che rappresenta la nostra Nazione nei consessi mondiali nei quali l’agricoltura è oggi al centro delle soluzioni di grandi problemi quali la sicurezza alimentare, gli effetti dei cambiamenti climatici, le risorse energetiche rinnovabili, ecc..
Qualcuno dia una dovuta, autorevole spiegazione.

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CHI E' IL SOTTOSEGRETARIO ALLE POLITICHE AGRICOLE?

Di quasi certo c'e' solo il nome: Francesco o Franco Braga. Per il resto sul nuovo Sottosegretario all'Agricoltura aleggia il mistero. Franco Braga, professore ordinario di tecnica delle costruzioni alla Sapienza di Roma, interpellato al telefono, risponde candidamente di non sapere ancora se e' lui la persona nominata dal presidente Monti. Francesco Braga, docente all'Universita' di Guelph (Canada) e collaboratore dell'alta scuola di economia agroalimentare dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore, raggiunto al telefono da conoscenti, dice di non saperne nulla. Il segretariato della Presidenza del Consiglio intanto pare propendere per il primo, ma anche in questo caso senza dare per ora conferme. Comunque né l'uno né l'altro ha partecipato alla cerimonia del giuramento nelle mani del presidente del consiglio Mario Monti.

Mentre scriviamo, mercoledì 30 novembre 2011 alle ore 10.00, la pagina web del sito del MiPAAF (http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/173) non riporta ancora alcun nome alla voce Sottosegretario.

(Da Agrapress ANNO XLIX - N. 359 del 29/11/2011)

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Il genoma del batterio che causa il CANCRO del KIWI

L'analisi comparativa del genoma di tre isolati dell'agente del cancro batterico dell'actinidia ha messo in luce che l'attuale grave epidemia in corso in Italia è causata da un nuovo ceppo e non da un'evoluzione del batterio già presente in Italia fin dagli anni '90.

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Dolomiti Patrimonio dell’Umanità: un cammino lungo e faticoso

Il 26 giugno 2009, durante l’annuale sessione plenaria di UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) tenutasi a Siviglia, IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura - World Conservation Union) appoggiò la richiesta italiana di inserire le Dolomiti tra Beni che compongono il patrimonio naturale dell’Umanità (World Heritage List).
Il giudizio di IUCN fu ampiamente positivo. In estrema sintesi si dichiarò che “Le Dolomiti sono tra i paesaggi montani più belli del mondo, dotati di una spettacolare varietà di forme verticali, con pareti strapiombanti per più di 1.500 metri, che offrono scenari archetipo di "paesaggio dolomitico", così come descritti dai pionieri della geologia, dell’alpinismo, dai fotografi e dai pittori paesaggisti fin dagli albori del XIX secolo”.
L'area dolomitica poi offre forme erosive, tettoniche e glaciali di eccezionale valore scientifico e documentale come quelle degli "atolli fossilizzati", e molti altri che sono unici a livello mondiale per la possibilità di cogliervi appieno la stratigrafia del Triassico. 

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Paolo De Castro e la nuova PAC ai Georgofili

Il georgofilo Paolo De Castro ha svolto a Firenze, il 24 novembre, presso la sede accademica, una lettura su “La Nuova Politica Agraria Europea”, organizzata in collaborazione con la UNASA (Unione Nazionale Accademie per le Scienze Agrarie).

Ha illustrato il complesso metodo di lavoro adottato dalla U.E. dopo il Trattato di Lisbona ed è entrato nel merito dei contenuti della nuova PAC 2013-2020, da poco approvata dalla Commissione Europea. Ha evidenziato alcune incognite relative ai tagli previsti nei bilanci europei ed ha previsto una lunga discussione che certamente porterà a modifiche del testo attuale (ancora non disponibile in lingua italiana), con il conseguente rischio che la PAC non entri in vigore alla scadenza del 1° gennaio 2014.

Non ha mancato di evidenziare la necessità che la PAC contempli anche problematiche nuove rispetto al passato, a cominciare da quelle relative alla sicurezza alimentare, all’instabilità dei mercati, all’aumento costante dei prezzi destinato ulteriormente a salire, alla crescita della domanda di commodities alimentari (già doppia rispetto all’ offerta), dovuta non solo all’aumento demografico mondiale ma anche all’incremento dei redditi soprattutto nei Paesi “BRIC” (Brasile, Russia, India, Cina). Mentre i terreni coltivabili sulla Terra non sono ulteriormente estensibili ed è necessario puntare sull’incremento delle produzioni unitarie, facendo assegnamento sulla ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico.
“Se tutta la popolazione mondiale dovesse cibarsi seguendo il modello degli occidentali, non si potrebbe sfamarla neppure colonizzando altri pianeti!”.

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L’utopia tranquilla delle piante – beati i miti perché erediteranno la terra

Le piante hanno comportamenti sofisticati ed evoluti,  una vita sociale meravigliosamente ricca ed, in generale, una affascinante complessità che per millenni è rimasta sepolta sotto la loro apparente immobilità. Mitezza contro violenza, fissità contro movimento, autotrofia contro eterotrofia, lentezza contro velocità, piante ed animali sono il risultato di scelte evolutive opposte. Inermi, alla base della catena alimentare, eppure capaci di colonizzare la Terra fino a rappresentarne il 98% della biomassa, nella vita delle piante esiste un’idea utopistica e rivoluzionaria, che ne rende avvincente ed imprevedibile il loro studio.  Unici organismi viventi realmente “verdi” (in tutti i sensi), hanno evoluto strategie di comportamento così diverse da quelle degli animali da essere per noi una fonte inesauribile di originalissimi insegnamenti. Senza l’aggressività e prepotenza degli animali, senza la pressante necessità di uccidere per sopravvivere, le piante sono la realizzazione terrena del discorso della montagna: sono loro i miti che un giorno erediteranno la terra.

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Cavour ai Georgofili

E’ aperta al pubblico presso l’Accademia dei Georgofili l’esposizione itinerante “Camillo Benso di Cavour e il suo tempo”, che completa il suo giro nelle tre capitali d’Italia: Roma, Torino e Firenze, nel quadro delle manifestazioni per il 150° anniversario dell’Unità nazionale.  A Roma è stata inaugurata il 18 gennaio 2010 alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
A Firenze la mostra è stata allestita presso i Georgofili, ed arricchita con documenti e manoscritti unici tratti dall’archivio dell’Accademia, in quanto Camillo Benso di Cavour ne è stato accademico onorario dal 1851.
Egli apprezzava e perseguiva le concezioni liberistiche dei mercati; in una lettera (esposta in mostra), auspicava che la Toscana ed il Piemonte potessero servire l’una di esempio all’altro: la prima quale “portatrice delle verità economiche”, il secondo quale felice esempio dell’applicazione di “quelle politiche”. Era un agricoltore appassionato ed innovativo: la sua opera agraria fu apprezzata da Cosimo Ridolfi che ne riferì in una apposita Memoria letta in Accademia il 5 settembre 1858.

L’esposizione sarà visitabile fino al 16 dicembre p.v., con ingresso libero (il pomeriggio dalle 15 alle 18, dal lunedì al venerdì).

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Il legno materiale per un'edilizia sostenibile

Il legno si può considerare appieno un materiale “bio” e “tecnologico”, ossia caratterizzato da una matrice di origine biologica che si presta a essere plasmata da interventi di tipo tecnologico, di differente intensità, che consentono di realizzare edifici e strutture anche di notevoli dimensioni. Non va però dimenticato che, qualsiasi sia la costruzione realizzata, è fondamentale si crei uno stretto collegamento tra gli elementi architettonico-ingegneristici e quelli propri dell’approvvigionamento della materia prima e della gestione delle foreste da cui essa deriva.
Solo in questo modo il crescente interesse nell’utilizzo del legno per costruzioni di tipo civile potrà tradursi in uno stimolo all’intera filiera foresta-legno-edilizia.
I vincoli progettuali di un fabbricato di legno debbano confrontarsi con il materiale impiegato, la struttura o la forma del fabbricato e delle sue componenti, la realizzazione o il montaggio, le funzioni e l’utilizzazione del fabbricato.
Benché il legno manifesti una serie di elementi critici (limitata durabilità, infiammabilità, fragilità), l’attenta scelta della specie, le modalità di impiego e le lavorazioni cui può essere sottoposto, consentono di ottenere un materiale per impieghi strutturali con prestazioni del tutto comparabili con quelle dell’acciaio e superiori a quelle del calcestruzzo armato.
Costituiscono una valida testimonianza a queste considerazioni i grandi edifici, realizzati anche nei secoli scorsi, e che ancora oggi manifestano resistenza e funzionalità.

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