Mi vesto di ortica: la riscoperta di un tessuto ecologico

  • 29 February 2012
Indossare l’ortica può sembrare curioso. Da questa pianta urticante non deriva il vestiario per un aspirante fachiro, ma un nuovo modo di abbigliarsi in linea con le esigenze ambientali.
Le caratteristiche dell’ortica, infatti, rendono possibile un uso minimo di diserbanti e fitofarmaci e la possibilità di coltivare la pianta a livello locale riduce l’impatto ambientale del trasporto.
La fibra dell’ortica, al di là dell’aspetto poco rassicurante, è simile a quella del lino. Ha buone caratteristiche antistatiche, traspiranti e termoregolatrici.
Per arrivare alla produzione di un tessuto da Ortica dioica, così come per altre specie vegetali da fibra, si procede alla raccolta degli steli; poi, questi vengono macerati in acqua per distruggere le sostanze pectiche che tengono legate tra loro le fibre. A questo punto, si procede alla stigliatura: vengono separate, cioè, le fibre dalle altre parti legnose. Infine, si procede alla filatura e alla tessitura.
Non si tratta di una novità nel settore tessile, quanto piuttosto di una riproposizione: migliaia di uniformi dell’armata di Napoleone erano tessute in ortica. Molto più tardi, in Germania, durante le due guerre mondiali fu utilizzata per fronteggiare la scarsa disponibilità di cotone.
L’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Firenze nel 2007 aveva iniziato uno studio sull’impiego tessile dell’ortica, le piante erano coltivate in un campo sperimentale in provincia di Prato. Ma nel 2010, con la scadenza dei progetti di ricerca e, quindi, dei relativi finanziamenti, il campo è stato smantellato. A partire da progetti di ricerca universitari, invece, in Germania e Olanda è stato possibile ricostruire l’intera filiera. Questo successo è stato ottenuto grazie alla tradizione nella lavorazione della fibra di ortica e a condizioni climatiche favorevoli per la crescita delle piante e per la macerazione in campo degli steli.
 
Da Monzaflora.net del 23 febbraio 2012