Notiziario







Il futuro appartiene alla idee innovative: la biomimetica ce lo insegna

Liberiamoci dal pregiudizio che le piante siano esseri inanimati, incapaci di sentire e di agire con una loro intelligenza. Osserviamole attentamente, come da anni stanno facendo i  ricercatori del LINV (laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale) guidati dal prof. Stefano Mancuso e scopriremo che il mondo vegetale ha tanto da insegnarci. Dall’analisi del comportamento dei vegetali è infatti possibile trarre ispirazione per innovazioni tecnologiche utili all’Uomo. A realizzare materialmente queste invenzioni poi ci pensa il Centro di MicroBioRobotica dell’IIT, Istituto Italiano di Tecnologia, la cui coordinatrice Barbara Mazzolai è stata, assieme a Stefano Mancuso, l’ideatrice del workshop internazionale che si è svolto il 24 ottobre 2011 presso l’Accademia dei Georgofili.
Hanno partecipato esperti provenienti da tutta l’Europa (UK, Olanda, Germania, Spagna e, ovviamente, Italia), a spiegare per esempio come l’ESA abbia utilizzato i movimenti dei semi che cadono dalle piante per progettare il volo di certe navicelle spaziali, come si stia cercando di imitare i movimenti di alcune velocissime piante carnivore per nuovi sistemi di attuazione, come nel mondo vegetale esistano dei materiali così resistenti  che possiamo utilizzare nella costruzione di oggetti utili all’uomo.
Le piante sono come esseri umani “rovesciati”: la parte che “pensa” e che si nutre è collocata in basso. Secondo le scoperte del prof. Mancuso, gli apici radicali riescono a dialogare tra loro attraverso impulsi elettrici e modificano il loro comportamento adattandosi a quello che percepiscono intorno a loro. Dall’imitazione di tutto questo è nato il plantoide, il primo robot ispirato al mondo vegetale, che aiuterà l’Uomo nelle indagini del suolo, utilizzando dei veri e propri apici radicali meccanici, progettati nel Centro di Ricerca dell’IIT.

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Produzione di bioidrogeno ed energia rinnovabile da residui agro-zootecnici

Continuare a dipendere in modo sostanzialmente esclusivo da sorgenti energetiche fossili pone, già dal prossimo futuro, sfide insostenibili in termini sia di sicurezza di approvvigionamento, sia di effetti delle emissioni sul clima del pianeta e sulla qualità dell’aria nelle aree urbane.
L’idrogeno, grazie alle sue caratteristiche di altissima sostenibilità ambientale, rappresenta una delle più promettenti alternative prese in considerazione per gli scenari energetici del futuro. Oggi è principalmente ricavato da idrocarburi, ma è del tutto evidente che il complesso di benefici legati alla sua introduzione nel sistema energetico non può prescindere dallo sviluppo di filiere basate su fonti rinnovabili, e non su quelle fossili.
Accanto all’elettrolisi dell’acqua e al frazionamento termochimico di composti organici, la produzione di idrogeno per via biologica (il bioidrogeno) costituisce un processo molto promettente, con interessanti potenzialità applicative messe in luce da diverse ricerche di laboratorio condotte negli ultimi anni.
Il progetto AGRIDEN finanziato da Regione Lombardia – D.G.Agricoltura ha considerato, in particolare, una semplice variante del classico processo di digestione anaerobica, basata su una tipologia di reattori bi-stadio nei quali, accanto alla produzione di biogas ricco in metano, si realizza una produzione aggiuntiva di quantità significative di bioidrogeno.
Dato l’enorme potenziale di diffusione nelle aree agricole del nord del Paese, le biomasse studiate nel progetto sono state effluenti zootecnici miscelati a scarti ortofrutticoli, perseguendo l’idea piuttosto affascinante di produrre idrogeno -il vettore energetico più pulito che si conosca- a partire da biomasse di scarto che, se non opportunamente trattate, costituirebbero un macroscopico fattore di impatto ambientale.

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Alberi in città

L’ONU ha dedicato l’anno 2011 alle foreste e patrocinato centinaia di eventi scientifici e divulgativi su tale tema. La Facoltà di Agraria di Pisa ha organizzato in questo contesto una giornata di studio, svoltasi il 14 ottobre e dedicata agli “Alberi in città”.

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Ampelografia per immagini

Nel 1898,  Mazade, professore d’ampelografia a Montpellier, scriveva: “In un dato ambiente, passare frequentemente in vigneto consente d’ottenere un ricordo visivo dei vitigni principali. Questo ricordo visivo è preferibile alla migliore delle descrizioni perché è proprio la fisionomia del vitigno che rimane impressa nella memoria e serve da riferimento e termine di paragone. Questa fisionomia è certo il risultato dell’impressione causata dall’insieme di elementi parziali. Ma, in genere, questi caratteri parziali, non essendo stati oggetto d’un esame separato condotto con sufficiente attenzione, sfuggono al ricordo. Semplicemente dall’insieme emerge un’immagine complessiva, specifica per ciascun vitigno, impressione che serve da guida nella maggior parte dei casi”.
Nelle descrizioni ampelografiche sono riportate caratteristiche:
•    morfologiche,
•    fenologiche,
e osservazioni  su attitudini:
•    colturali,
•    produttive,
•    esigenze pedoclimatiche,
•    resistenza eventuale a patogeni, ecc.

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Fabbricati rurali: al via le variazioni catastali

I fabbricati rurali sono solo quelli iscritti in catasto nella categorie A/6 e A/6-R (per gli abitativi) e in categoria catastale D/10 (per i non abitativi). Tutti i fabbricati comunque denominati appartenenti alle altre categorie non sono “rurali” almeno ai fini fiscali. Si tratta di una conclusione non prevista in quanto anche l’Agenzia del territorio era di diverso avviso ma è prevalso l’orientamento della Corte di Cassazione.
Con il Decreto del Ministro dell’Economia e delle  Finanze del 14 settembre 2011 (Pubblicato della  G. U. n. 220 del 21 settembre 2011)  sono state definite le modalità di presentazione delle domande di variazione catastale e delle relative autocertificazioni di cui all’art. 7, comma 2- bis e seguenti del D.L. n. 70/2011 per le quali i fabbricati iscritti in catasto per i quali sussistono i requisiti di ruralità di cui all’art. 9 del D.L. n. 557/93 ma non censiti nella categorie rurali A/6 e D/10.

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“VERTICAL FARMING”: un’idea affascinante ma troppo poco sostenibile

Negli ultimi anni si parla sempre più frequentemente di vertical farming come testimoniato dal moltiplicarsi di convegni, dibattiti e seminari sui vari aspetti del tema. Purtroppo, all’infittirsi di proposte, progetti e realizzazioni, non sempre si accompagna un lavoro di approfondimento scientifico e di conoscenza che, a mio parere, rappresenta la condizione necessaria perché si possano realmente valutare i potenziali benefici di questa tecnica. Questo sistema ideato da Dickson Despommier, retired professor di Scienza della Salute ambientale alla Columbia University di New York, prevede  la costruzione di una fattoria verticale, ossia un grattacielo-serra che produce cibo ed è in grado di sfruttare il terreno in modo molto più intensivo rispetto all'agricoltura tradizionale.
Un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore di venerdì 7 ottobre 2011, analizza in modo corretto i pro ed i contro di questo sistema, indubbiamente affascinante, ma che presenta numerosi problemi che non sono soltanto relativi ai costi, ma alla reale sostenibilità ambientale di queste realizzazioni, la cui “carbon footprint” nessuno ha calcolato ma che, con ragionevole certezza, è, al momento attuale, notevolmente superiore ai benefici ambientali apportati. A commento dell’articolo, deve inoltre essere evidenziato che le vertical farms altro non sono se non l'apoteosi di un concetto più vasto che già oggi rappresenta una realtà per nulla trascurabile, cioè quello dell'agricoltura urbana, al cui interno si trovano realtà molto più modeste, ma di assai più facile e rapida realizzazione, quali le serre e gli orti urbani, i tetti verdi ad uso anche alimentare, le microcoltivazioni domestiche, ecc., che, a mio avviso, meritano di avere lo stesso rilievo del vertical farming.

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Il legno come fonte per l'industria

L’anno 2011 è stato proclamato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e dalla FAO, l’Anno Internazionale delle Foreste, per celebrare e rendere partecipe l’opinione pubblica mondiale dell’essenziale ruolo ambientale e produttivo che sempre più viene riconosciuto agli alberi e alle foreste, a livello internazionale. L’attualità registra, infatti, un interesse crescente per gli ecosistemi forestali come importanti sistemi di regolazione del clima e di assorbimento e mitigazione dei gas serra e di altri composti inquinanti, che stanno svolgendo un ruolo fondamentale anche nelle varie conferenze mondiali sull’ambiente e sul clima, come nella prossima Conferenza di Durban in Sud Africa, in programma quest’anno nel mese di dicembre, dove i governi di tutto il mondo saranno chiamati ad avviare il nuovo Protocollo di Kyoto, o Kyoto2, sui cambiamenti climatici. I drammatici eventi di inondazioni e frane che si ripetono negli anni, in tutte le regioni italiane, ci ricordano però che gli alberi, i rimboschimenti e le foreste svolgono soprattutto un ruolo insostituibile  per la conservazione del suolo, la difesa idrogeologica e la regolazione dei deflussi idrici che dai bacini montani scendono verso la pianura e il mare. Lo sfruttamento eccessivo dei boschi e la loro sistematica devastazione dovuta agli incendi ricorrenti, elimina il mantello verde che trattiene il terreno e lo protegge dall’erosione e dal trasporto a valle, dove può provocare danni incalcolabili alle popolazioni e alle infrastrutture.
Ma agli alberi e alle foreste viene anche chiesto di fornire, in misura sempre crescente, legname per l’industria dell’arredamento, del mobile e della carta, per le strutture edilizie, come le case costruite di recente in Abruzzo, e per le energie rinnovabili.
L’industria di trasformazione del legno è una delle più importanti e fiorenti attività economiche del nostro Paese; comprende circa 2.300 aziende che occupano oltre 400.000 addetti, realizzando un fatturato annuo di circa 40 miliardi di euro ed esportando il 35% circa della produzione.

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Corrente elettrica prodotta dalle piante

Da molto tempo è noto che correnti elettriche agiscono su molteplici aspetti dello sviluppo delle piante, quali i movimenti in piante carnivore per intrappolare gli insetti, la crescita in lunghezza delle cellule e fenomeni di polarità. Per esempio, correnti elettriche entrano all’estremità del tubetto pollinico in accrescimento e fuoriescono lateralmente dalle zone retrostanti. Con modalità simile flussi elettrici penetrano nella zona apicale delle radici e dei peli radicali ed escono dalle parti sovrastanti. Quando queste correnti sono inibite la crescita polarizzata di queste cellule o delle radici cessa. Anche lo sviluppo delle piante viene alterato quando sono poste sotto l’influsso di campi elettrici (e magnetici). D’altra parte la produzione di elettricità è connaturata alla fisiologia stessa delle piante. Se si pensa, infatti, al processo fotosintetico, si può considerarlo come un sistema di produzione di corrente elettrica dato il flusso di elettroni che deriva, attraverso la scissione dell’acqua e la clorofilla, dall’energia solare per essere poi convertito nell’energia chimica contenuta negli zuccheri. Questa corrente potrebbe essere utilizzata come quella fornita da una pila elettrica. L’idea potrebbe apparire quasi fantascientifica, tale da essere facilmente abbandonata dal ricercatore. Bene, invece, recentemente, all’Università di Stanford alcuni ingegneri guidati da WonHyoung Ryu, hanno realizzato con un nanoelettrodo di oro molto sottile inserito nei cloroplasti di cellule algali, un dispositivo capace di intercettare gli elettroni di origine fotosintetica (il lavoro è stato pubblicato nella rivista Nano Letters del Marzo 2010).

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L'incompatibilità nelle piante da frutto: svelati i meccanismi del rigetto pollinico

Nelle piante da frutto è abbastanza frequente la S-incompatibilità fiorale di tipo gametofitico, per cui sul piano applicativo occorre avere sempre la compresenza in campo di adatti impollinatori per ottenere una buona fruttificazione.
Nello scorso giugno si è svolto a San Michele all’Adige e Bologna, nell’ambito della Scuola Internazionale di Dottorato sulla “Fisiologia e genomica delle specie da frutto”, un workshop (60 partecipanti da tutto il mondo), per fare il punto sul meccanismo d’azione dei geni localizzati nel locus S e, in particolare, sulla genotipizzazone degli alleli dalla cui combinazione dipende il compimento del processo fecondativo.
Per alcune specie (es. ciliegio e pero) sono stati identificati decine di alleli e con questi la mappa dei gruppi varietali intercompatibili o interincompatibili, utile per la scelta delle varietà da consociare nei nuovi impianti. È stato accertato che il blocco della crescita del tubetto pollinico entro lo stilo, nel caso della “self-pollination” è mediato da un enzima stilare, la S-RNasi (determinante ♀) le cui forme interagiscono con proteine polliniche codificate da geni con dominio Fbox (determinante ♂). Questi geni sono co-localizzati nel Locus S che, nel pero, è stato mappato nel Linkage Group 17, mentre nelle specie appartenenti al genere Prunus nel Linkage Group 6.

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Agroenergie: è necessaria una filiera che renda competitivi gli agricoltori, nel rispetto dell’ambiente

Nel corso della tavola rotonda che si è svolta presso l’Accademia dei Georgofili il 23 settembre 2011, nell’ambito del Festival dell’Energia, si sono confrontate le opinioni di autorevoli esperti in materia di agroenergie e biocarburanti quali Federico Vecchioni, Vittorio Prodi e Guido Ghisolfi. Moderatore il giornalista Maurizio Mannoni.

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Agricoltura toscana in mostra: dal Granducato Lorenese all’Unità d’Italia

Che le pubbliche esposizioni (che vantano in Toscana una lunga tradizione) fossero occasione per verificare le attività presenti su un territorio è cosa attestata, e allorché queste manifestazioni valicarono i confini e spaziarono negli Stati italiani pre-unitari e addirittura negli oltramontani, esse furono anche momento di messa a confronto,  di elaborazione di progetti e di strategie per il progresso economico del proprio paese.
In questo contesto significa aver presente l’attività dell’Accademia dei  Georgofili che costituì nel Granducato prima, nell’Italia Unita poi, palestra di idee e strumento efficace per il progresso agricolo ed economico.
L’Accademia è stata sempre attiva protagonista del rinnovamento economico della Toscana lorenese e alla sua attività propulsiva si deve la prima esposizione di arti e manifatture allestita nelle sue sale di via del Cocomero (l’attuale via Ricasoli) nel 1838.

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Soluzioni tecnologiche dal mondo delle piante

La biomimetica è una recente disciplina scientifica che studia i processi biologici e biomeccanici naturali come fonte d’ispirazione per il miglioramento delle attività e tecnologie umane. Nell’ambito della biomimetica molteplici soluzioni arrivano dal regno vegetale il quale rappresenta una straordinaria fonte d'ispirazione per la progettazione e sviluppo di soluzioni intelligenti in diversi campi della tecnologia.
Per discutere delle possibilità offerte dalla biomimetica vegetale, il prossimo 24 di ottobre, l’Accademia dei Georgofili ospiterà un workshop internazionale organizzato in collaborazione con l’università di Firenze e l’Istituto Italiano di Tecnologie (IIT), intitolato Smart Solution from the Plant Kingdom – Beyond the animal model

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Olio di oliva: occorre fare chiarezza per la tutela del consumatore!

Gli oli di pressione, ovvero le “spremute” di oliva in ordine decrescente di qualità vengono classificate come “olio extravergine”, “olio vergine” ed “olio lampante”.
Agli oli di pressione si contrappongono gli oli di raffinazione che non si ottengono per mezzo di una semplice spremitura delle olive ma attraverso processi chimico fisici cui sono sottoposti gli oli di pressione di qualità più scadente

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EXPO RURALE a Firenze dal 15 al 18 settembre

Promossa e organizzata dalla Regione Toscana, assessorato Agricoltura e foreste, attraverso l'Agenzia regionale per la promozione economica della Toscana (Toscana Promozione), in collaborazione con il Comune di Firenze e altri enti, l’Expo Rurale è una manifestazione poliedrica che propone la rassegna organica delle filiere agricole, forestali e zootecniche protagoniste dell'agricoltura in Toscana.

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Conclusa con successo la mostra “Fiorenza 2011”, la Società Toscana di Orticultura dà appuntamento a tutti gli appassionati di fiori e piante presso il Giardino dell’orticoltura, il 1° e 2 ottobre prossimi

Il prossimo appuntamento per gli appassionati di fiori si svolgerà a breve, come di consueto, il primo weekend di ottobre presso la sede tradizionale, ovvero il Giardino del Pellegrino, tra Via Bolognese e Via Vittorio Emanuele II.
Tra i 50 espositori ci saranno i migliori florovivaisti italiani: le novità di quest'anno sono le orchidee di Corazza (BS), le peonie di Tesoniero (LT), gli animali in ferro battuto riciclato di Donà, le erbacee perenni di Consigliere (MI).
Orario della mostra: dalle ore 9 alle 19.00. Ingresso libero.

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Agricoltura nello spazio: un ponte tra fantascienza e realtà nel terzo millennio

Le sfide che l’agricoltura dovrà affrontare  in questo primo secolo del terzo millennio sono certamente molte e tra queste la più importante, per non dire vitale,  da vincere è senza dubbio legata alle previsioni di incremento della popolazione umana ed alla necessità di soddisfacimento delle richieste alimentari. Sfida resa più ardua dai fenomeni tipici dell’antropocene quali il cambiamento climatico e l’inquinamento di aria, acqua e suolo, e l’approvvigionamento energetico. Ma un’altra sfida di estremo interesse, per non dire affascinante dal punto di vista scientifico, ed in parte legata alle problematiche di incremento demografico è certamente quella della colonizzazione di pianeti extraterrestri quali, nelle previsioni, Luna e Marte. Tale progetto prevede come condizione necessaria, anche se non sufficiente, l’attivazione di una nuova  tipologia di agricoltura, definita space farming alla cui realizzazione  tutte le discipline biologiche afferenti al settore agrario, assieme ad altre di tipo ingegneristico, dovranno fornire un contributo determinante.

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Piante parassite: flagello per l'agricoltura e risorsa per la ricerca

Le straordinarie interazioni chimico-fisico-biologiche che si instaurano fra piante parassite ed ospiti offrono interessantissimi spunti di ricerca che sempre più travalicano gli ambiti dell’agricoltura o della botanica per spostarsi nei campi delle biotecnologie, della genetica e persino della medicina, prefigurando nuovi scenari e nuove possibili applicazioni. 
Le piante parassite sono organismi vegetali che dipendono, per parte o tutto del loro ciclo vitale, da un'altro organismo vegetale. Spesso tali piante parassite sottraggono ai loro ospiti sostanze nutritive, acqua, metaboliti, o le utilizzano come "supporto" per la loro crescita; in altri casi percepiscono dei segnali chimici emessi dai loro ospiti per avviare o svolgere alcune importanti fasi del loro ciclo biologico, come la germinazione dei semi.
Nel mondo  si conoscono oltre 4000 specie di piante parassite appartenenti a 19 generi: fra esse si annoverano anche specie di straordinaria importanza ecologica ed ambientale, quale ad esempio ‘Rafflesia arnoldii’, che produce il più grande fiore conosciuto, o specie del genere ‘Hydnora’, le cui piante svolgono tutto il ciclo, compreso la fioritura, sotterraneamente.
Le piante parassite dei generi Striga ed Orobanche sono fra i più dannosi organismi delle colture agrarie. Le specie di Orobanche parassitano importanti colture agricole in tutto il mondo come legumi, crocifere, girasole, canapa, tabacco e pomodoro. Le specie di Striga causano invece disastrosi danni alle colture di cereali e costituiscono addirittura il principale danno biotico per tali colture nelle regioni sub-sahariane. Le possibilità di controllo di queste infestanti sono piuttosto limitate, e nessuno dei metodi di controllo tradizionali studiati finora ha dimostrato di essere completamente efficace.

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Agricoltura nazionale, europea e mondiale oltre il 2013

L’antica Accademia dei Georgofili, che è sempre attivo punto di riferimento per approfondire e discutere nuovi problemi, acquisizioni scientifiche ed idee, ha già da tempo avvertito e cercato di comunicare alcune emergenze di una realtà globale che va imponendosi come irreversibile. Anche se tuttora fortemente condizionata da indirizzi dei vari partner in un mondo che va modificandosi con inedita rapidità, attraverso diverse strategie e sistemi socio-economici e politici non convergenti, non unidirezionali e per di più instabili e cangianti.
Alla base di ciascuno dei grandi problemi globali, ormai tutti riconoscono che vi è l’agricoltura, destinata ad avere quindi un ruolo importante e talvolta determinante per il futuro dell’umanità.
La FAO ha chiaramente evidenziato la necessità di incrementare le produzioni unitarie per raggiungere circa il raddoppio degli alimenti disponibili nel nostro pianeta, quando intorno al 2050 si prevede che la popolazione raggiunga i 9 miliardi.

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