Notiziario





Sul Pistacchio

La relazione bio-agronomica del Prof. Tiziano Caruso e quelle entomologiche del Prof. Santi Longo e del Dott. Pompeo Summa, hanno evidenziato le seguenti peculiarità: la coltura di questa importante specie arborea da frutto, oggi relegata in massima parte nei secolari “pistacchieti naturali” delle pendici dell’Etna e nell’Agrigentino è caratterizzata da lungo periodo improduttivo, bassa produttività e alternanza di produzione.
Questi ed altri problemi agronomici dissuadono gli imprenditori agricoli siciliani dall’intraprenderne la coltura.
Oggi, però, la disponibilità di nuovi portinnesti (P. integerrima, P. atlantica e ibridi tra le due specie); lo sviluppo di tecniche vivaistiche che consentono di approntare piante innestate; la selezione di “impollinatori” con fioritura contemporanea rispetto alle cultivar femminili; l’adozione di tecniche colturali che possono contribuire ad attenuare largamente il fenomeno dell’alternanza di produzione, costituiscono i presupposti agronomici per il rilancio della pistacchicoltura in Sicilia, che dovrà avvenire in aree irrigue e meccanizzabili.

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L’agricoltura sociale, una risorsa per la comunità

“Agricoltura sociale” comprende quelle attività che impiegano le risorse dell’agricoltura per promuovere o accompagnare azioni terapeutiche, di riabilitazione, di inclusione sociale e lavorativa di persone svantaggiate o a rischio di esclusione sociale.
Seguendo la definizione si può affermare che pratiche di agricoltura sociale sono da tempo attive in Italia ed in Europa. Imprese che conducono terreni, comunità terapeutiche, tenimenti agricoli volti alla riabilitazione e reinserimento sociale di detenuti ed ex-detenuti, iniziative agricole all’interno di ospedali psichiatrici, laboratori protetti di orticoltura o di floricoltura, rappresentano soltanto alcuni esempi di  agricoltura sociale de facto. Tali iniziative, spesso venivano condotte senza un’esplicita consapevolezza di contribuire al conseguimento delle finalità sociosanitarie o sociali.
Data l’estrema varietà delle esperienze riconducibili all’ambito dell’agricoltura sociale e dato anche che molte di queste tendono a non rivelarsi pubblicamente come iniziative di agricoltura sociale, non si è in grado ancora di tracciare un quadro preciso dell’agricoltura sociale in Italia.
Esse sono, tuttavia, collocate pienamente nella prospettiva dell’impresa agricola multifunzionale ovvero di un’impresa in grado di erogare, accanto ai tradizionali beni agroalimentari ed agro-industraili, una pluralità di servizi in prevalenza indirizzati alle persone e alle comunità locali.

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Sul batterio agente del cancro del kiwi

Uno studio sviluppato dal Gruppo di Fitobatteriologica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura, le Foreste, la Natura e l’Energia (DAFNE) dell’Ateneo di Viterbo e coordinato dal Prof. Giorgio M. Balestra e dal Prof. Boris A. Vinatzer della Virginia Tech University (USA), ha svelato l’origine del batterio che dal 2008 sta devastando in Italia, come in Europa, Asia e Nuova Zelanda, le coltivazioni di kiwi.
Lo studio ha previsto il sequenziamento dell’intero DNA di questo batterio da isolati della Cina, Italia e Portogallo; sono inoltre stati analizzati anche isolati batterici ottenuti in Nuova Zelanda, nostro principale competitor nella produzione ed esportazioni dei frutti di kiwi.
Per trovare l’origine della malattia, il team internazionale di ricercatori ha confrontato ed esaminato in dettaglio il DNA per verificare se, da un unico “antenato”, poteva essersi determinata un’evoluzione genetica in grado di permettere a questo patogeno, di causare le infezioni recenti.

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Gli orti in vaso

La Fondazione Campagna amica di Coldiretti,insieme a Italia Nostra e Anci ha lanciato a fine 2011 il PROGETTO NAZIONALE ORTI URBANI ‘per sostenere e valorizzare le esperienze di orti gestiti da cittadini presenti sul territorio nazionale’.
Nell’ambito di questa iniziativa è nata anche l’idea di un personal trainer (cioè una sorta di tutor, consulente in grado di accompagnare nelle diverse fasi della coltivazione).
Esiste un interesse sempre maggiore da parte degli italiani dal Nord al Sud del Paese di dedicare parte del proprio tempo libero alla cura dell’orto, sia per raccogliere ortaggi ed erbe aromatiche autentici, sani, sia come misura antistress o anche semplicemente come gratificazione personale, o ancora come metodo per ripristinare un contatto con la natura divenuto sempre più precario per chi vive in città.
In altri momenti di crisi come l’attuale erano sorti i cosiddetti orti di guerra.
Accanto al desiderio di orto c’è tutto un fiorire di siti informatici che raccontano esperienze, forniscono consigli, incitamenti cosi che anche il pollice più nero, invece di infilarsi i guanti da chirurgo della spesa per prendere i pomodori insacchettarli e premere il tasto 31, li raccoglierà sul proprio balcone. Non avrà più scuse!

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Tempi difficili per la ricerca in agricoltura (anche in USA)

Purtroppo, anche per gli USA,  provvedimenti sfavorevoli al comparto agricolo non sono una novità ma sono accolti con un certo disappunto da tutti coloro che hanno a cuore l'agricoltura e che la considerano centrale per lo sviluppo ordinato della società.

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Importanza economica della presenza di alberi

È sempre più diffusa, sia fra le pubbliche amministrazioni sia fra i cittadini, la consapevolezza che la presenza di spazi verdi, pubblici e privati, aumenta non solo la qualità della vita, ma anche il suo tenore, e produce una ricchezza anche materiale, magari non immediatamente tangibile, ma, come dimostrato da una mole consistente di lavori presenti nella letteratura internazionale, calcolabile con relativa facilità e con un’approssimazione piuttosto elavata.
È altrettanto chiara l’importanza di cercare di tutelare e migliorare l’esistente e, soprattutto, di incrementare le superfici destinate al verde.
.... La presenza di piante non solo aggiunge valore alle abitazioni direttamente interessate dalla presenza degli alberi, ma anche a tutte quelle poste nelle zone adiacenti. Interessante appare un recente lavoro che ha analizzato i prezzi di case e terreni in relazione alla loro prossimità ad aree verdi urbane o a boschi, evidenziando come l’aumento di prezzo non sia solo dovuto a ragioni estetiche, ma anche alla percezione di vivere in un ambiente più salubre.

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Agricoltura vuol dire futuro dell’umanità

Forse non ci siamo resi conto, noi fiorentini, di quello che accadeva a casa nostra, proprio di fronte all’ingresso degli Uffizi, là dove ha sede l’Accademia dei Georgofili. Pensavamo che fosse un luogo dove si rimescolava il passato, autocelebrandosi perfino, come spesso fanno le accademia. O che fosse un luogo per storici, studenti e categorie simili. Ci eravamo dimenticati, per esempio, che sì, Firenze è la culla dell’arte, ma anche nelle scienze, e soprattutto nelle scienze agricole, ha dettato legge per secoli e continua a farlo.
Dimenticati della bonifica delle Maremme o del motore a scoppio, del catasto agricolo o del ruolo che i Georgofili ebbero nel Risorgimento. Ma se anche non ci eravamo dimenticati del passato, forse non sapevamo che le scommesse dell’oggi, quella di nutrire l’umanità, difendere l’ambiente, restaurare il clima globale, sviluppare le energie rinnovabili, creare le condizioni per una diversa realtà sociale, insomma la nostra sopravvivenza, tutto questo è possibile solo con l’agricoltura. E di questa sfida, che riguarda l’umanità intera e il suo futuro, la nostra Accademia, forte di oltre 500 studiosi di ogni parte del mondo, è la punta di diamante quanto meno in Europa.

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L'Ue punta sull'agricoltura a km zero

Bruxelles sostiene l’agricoltura locale e la vendita diretta. In una conferenza, il Commissario europeo responsabile, Dacian Ciolos, si è detto pronto a valorizzare questo schema di produzione e commercializzazione, anche per andare incontro a quello che emerge da diversi studi: i consumatori nutrono grandi aspettative nei confronti dei circuiti agricoli corti.
“I cosiddetti servizi di approvvigionamento alimentare locale hanno un potenziale enorme
– si dice convinto Ciolos – perché permettono di evitare i trasporti su lunghe distanze, favoriscono lo sviluppo economico dei territori, rendendone protagonisti i consumatori”.

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Il mais Mon810 supera l'esame dell'Efsa

Il mais geneticamente modificato Mon810 non ha effetti negativi né per l'uomo, né per l'ambiente.
Questo è il parere scientifico dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare, Efsa, riguardo alla relazione sul monitoraggio ambientale post-commercializzazione (Pmem, Post-marketing environmental monitoring), relativo alla coltivazione nel 2010.
Nella sua valutazione della relazione, il gruppo di esperti scientifici sugli Organismi geneticamente modificati dell'Efsa ha concluso che la coltivazione del mais Mon810, nella stagione di coltura 2010, non ha avuto effetti negativi sulla salute dell'uomo e degli animali, né sull'ambiente e ha inoltre concluso che i risultati della relazione Pmem avvalorano quelli della precedente valutazione della coltivazione del mais Mon810 effettuata dall'Efsa per la stagione 2009.
Il monitoraggio è un obbligo previsto dal quadro legislativo relativo alle piante geneticamente modificate e viene svolto successivamente a una rigorosa valutazione del rischio ambientale pre-commercializzazione e a una serie di decisioni in materia di gestione del rischio relative all'autorizzazione della coltura geneticamente modificata.

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Eucalipto: storia e fitofagi

Gli eucalipti vantano una lunga storia nel nostro Paese; erano già presenti infatti in Campania all’inizio dell’'800 nel giardino botanico annesso alla regia di Caserta e fu proprio l’Hortus Camaldulensis a dare il nome all’Eucalyptus camaldulensis una delle specie più diffuse in Italia e nel Mondo.
I primi impianti in Italia vanno fatti risalire al 1869 ad opera dei monaci della “Abbazia delle Tre Fontane” a Roma.
Le ragioni iniziali della diffusione degli eucalipti vennero legate alla idea che potessero rendere salubre l’aria e contrastare la diffusione della malaria per la capacità dell’eucalipto di prosciugare rapidamente le aree paludose riducendo e annullando la capacità dell’anofele di moltiplicarsi. Per questa ragione l’espansione dell’eucalipto è intimamente legata alla diffusione delle ferrovie.

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Inaugurazione del 259° anno accademico dei Georgofili: la prolusione di Maracchi

“Cambiamenti climatici e agricoltura del futuro: una rivoluzione“smart”, questo è il titolo della prolusione che il prof. Giampiero Maracchi ha svolto per l’inaugurazione ufficiale del 259° anno accademico  dei Georgofili.
Il Prof. Maracchi ha evidenziato come il terzo millennio sia iniziato con una crisi, strutturale e non congiunturale, climatica, ambientale, alimentare, economica, politica ed anche etico-morale, che richiede risposte dettate da riflessioni di ampio respiro. La crisi climatica determinata dall’aumento dei gas ad effetto serra si concretizza nell’aumento della intensità delle piogge e nei conseguenti eventi alluvionali, nelle persistenti siccità ed aumento delle aree aride del mondo, nelle ondate di calore ed anche nelle ondate di freddo. L’insieme di questi fenomeni estremi dipende da quanto petrolio abbiamo consumato nel secolo scorso e richiede quindi una revisione del modello di sviluppo legato alla cosiddetta globalizzazione. L’agricoltura in questo contesto gioca un ruolo rilevante perché da un lato, pur contribuendo all’effetto serra con i macchinari che utilizza, attraverso le piante assorbe l’anidride carbonica dell’atmosfera in misura 4 volte superiore a quanta ne produce (peraltro solo il 13% del totale).
Maracchi ha ribadito che l’agricoltura diviene sempre più necessaria per garantire la sicurezza alimentare. Può risolvere molti altri problemi come quello della disponibilità di materie prime (l’amido da cui si produce la bioplastica) o le fibre tessili o la produzione di energia alternativa, in varie forme.

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I Georgofili sulla PAC

La relazione annuale che il Presidente Franco Scaramuzzi ha svolto per l’inaugurazione ufficiale del 259° A.A. dei Georgofili, è stata dedicata a valutazioni sulla PAC “Europa 2020” emerse nel corso delle adunanze pubbliche che l’Accademia ha dedicato all’argomento.
In un sintetico quadro generale, sono state evidenziate analisi critiche sulla tendenza della PAC a sostenere il ruolo ambientalista dell’agricoltura più che quello produttivo.
Sono stati sollevati dubbi sulla politica di sviluppo rurale che non manca di creare confusione e anche problemi che si ripercuotono su quello agricolo. E’ stato discusso lo strumento della “condizionalità”, che la PAC usa come vincolante metodo indiretto di reale pianificazione. L’attenzione è stata richiamata sugli oneri burocratici che la PAC crea per l’Europa, per i singoli Stati membri e per gli stessi agricoltori che beneficiano dei sostegni finanziari.
Scaramuzzi ha auspicato un atteggiamento meno passivo nei confronti della PAC ed una più approfondita riflessione, non solo sui particolari dei singoli provvedimenti ma, “alzando la testa e lo sguardo”, per verificare se la realtà della politica agricola europea sia consona ai dinamico ed ineludibile contesto globale.

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FILIERE ALIMENTARI

Sembra essersi diffusa l’errata idea che la globalizzazione possa offrire un mercato mondiale, dotato di una continua disponibilità di commodities alimentari, dal quale attingere indefinitamente e spesso a condizioni convenienti, nonostante le speculazioni finanziarie e la volatilità dei prezzi.
Le nostre agroindustrie alimentari sono state giustamente libere di importare queste commodities a condizioni vantaggiose. Ma, contestualmente, i nostri agricoltori hanno dovuto invece sostenere costi di produzione sempre più alti e sempre meno competitivi rispetto a quei prezzi.
In questa anomala situazione la nostra agricoltura ha finito per essere ingiustamente considerata di importanza ormai trascurabile e parrebbe destinata ad un triste futuro. Le nostre agroindustrie alimentari potrebbero anch’esse andare incontro ad analogo destino, qualora venisse meno la disponibilità di prodotti agricoli locali, la cui apprezzata qualità, ha finora determinato la reputazione ed il successo dei marchi alimentari Made in Italy. Se contribuiremo a non dare più valore al prestigio di questi legami con i territori di origine, gli attuali Paesi esportatori di commodities potranno più facilmente sviluppare un’autonoma, altrettanto competitiva, trasformazione ed esportazione, anche in Europa, di ogni prodotto alimentare elaborato, magari etichettato con i nostri apprezzati marchi, acquisiti e usati da multinazionali o da singole imprese delocalizzate.
E’ quindi interesse di tutti fermare l’attuale progressiva consunzione di gran parte della nostra agricoltura, realizzando con lungimiranza un maggiore equilibrio nei rapporti fra tutte le imprese che partecipano ad una intera filiera “dal campo al consumatore”. E’ indispensabile una più equa ripartizione del complessivo valore aggiunto finale, così da eliminare o attenuare le attuali eccessive e pericolose sperequazioni fra i redditi dei componenti di una stessa filiera, a cominciare dagli agricoltori per aiutarli ad uscire dalle crisi di sopravvivenza che stanno attraversando.

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Fragola, identificato un principio attivo salutare

Un'importante scoperta scientifica a cura dei ricercatori del Dipartimento qualità alimentare e nutrizione della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (provincia di Trento) è stata pubblicata recentemente sullo Journal of Agricultural and Food Chemistry, rivista della Società Chimica Americana.
Uno studio molto approfondito sui componenti della fragola ha dimostrato per la prima volta che in questo frutto è presente in grandi quantità l’agrimoniin, un tannino naturale appartenente alla famiglia degli ellagitannini usato largamente nella medicina tradizionale asiatica e studiato per le proprietà astringenti, antiemorragiche, antimalariche e antitumorali.
Fino ad oggi l’importanza di questo principio attivo,  isolato per la prima volta nel 1982 in una pianta officinale perenne che cresce in Oriente (Agrimonia pilosa Ledeb), era del tutto inesplorata nella alimentazione umana e ignorata dalle banche dati nutrizionali

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Piante GM, molto discusse ma molto coltivate

Mentre in USA e in molte altre parti del mondo le piante geneticamente modificate sono accettate come uno dei tanti prodotti del miglioramento genetico ed eventualmente si discute di "etica e business", da noi si continua ad allarmare sui rischi ambientali od addirittura per la salute umana e -qualora non bastasse- si dichiara che questi semi GM sono contrari agli obiettivi dell'agricoltura italiana.

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L’altra genetica

Sono emerse nuove problematiche connesse alla rapida diffusione di Piante Geneticamente Modificate, non accettate in ugual misura dall’opinione pubblica dei diversi Paesi, e si è arrivati spesso ad identificare ogni attività genetica con la produzione di PGM.
In realtà la genetica è molto di più: è scienza antica, che ci accompagna a partire dalla nascita dell’agricoltura stessa. L’addomesticamento di importanti piante agrarie ha infatti origine nel Neolitico, momento di transizione in cui i genetisti dell’epoca selezionarono piante con caratteri favorevoli a partire da quanto offriva l’ambiente naturale.
Questa genetica è tuttora viva, potenziata da avanzamenti scientifici e tecnologici che stanno aprendo nuove opportunità per “pescare” geni utili da quello che già esiste in natura, cioè dalle risorse genetiche.

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La famiglia Calvino

‘Tra i miei famigliari - leggiamo in uno scritto di Italo Calvino, uno dei più grandi e amati scrittori del novecento - solo gli studi scientifici erano in onore, un mio zio materno era un chimico professore universitario, sposato a una chimica anzi ho avuto due zii chimici sposati a due zie chimiche; mio fratello è un geologo, professore universitario…Il sapere dei miei genitori convergeva sul regno vegetale, le sue meraviglie e virtù …Mia madre non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di bouganvillea, dallo studio con il microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari….’
Anche se Italo Calvino volta le spalle a quanto i genitori gli avrebbero potuto insegnare e viene attratto dalla vegetazione delle frasi scritte, la sapienza dei genitori  il loro amore, passione,  interesse per la ricerca  in agricoltura, nel settore delle scienze naturali e della floricoltura traspare nella maggior parte dei suoi scritti.

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Consumo di suolo e agricoltura conservativa

Il suolo è una risorsa naturale non rinnovabile, soggetta a processi di degrado in primis l’erosione, che va tutelata per le numerose funzioni che svolge, sia per i servizi essenziali per le attività umane, sia per la sopravvivenza degli ecosistemi.
L’agricoltura conservativa può dare un contributo significativo per contenere l’erosione idrica diffusa, migliorare la struttura fisico-chimica del terreno ed incrementare le produzioni come rilevato dalla FAO.

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PIU’ FOGLIAME UGUALE MENO INQUINAMENTO

Nel momento in cui sto scrivendo siamo in piena stagione del taglio. Ogni condominio chiede a gran voce  la potatura per ridurre la chioma degli alberi, che “sporcano”, che “facilitano l’ingresso dei ladri nelle case”, “che con le radici fanno inciampare gli anziani,” “che ostacolano lo scorrere delle carrozzine”, che, nel complesso, ne farebbero di cotte e di crude.
Adesso è il momento degli incolti i cui pareri sono confortati da quelli dei cosi detti potatori, che ti guardano con aria di superiorità’, come spesso accadeva, fin dal tempo dei romani,vantando tecniche basate sulla loro ignoranza e mancanza di voglia di istruirsi, che, bontà loro, più tagliano, più si può vedere il risultato, e (ma questo non si dice) più tagliano più guadagnano.
Sono oltre 50 anni che scrivo, insegno, e spando la voce contro il massacro degli alberi.
Dobbiamo anche renderci conto che, oltre a minare ed accorciare la vita di un albero, la potatura indiscriminata ridurrà per alcuni anni il fogliame e ben sappiamo che più fogliame presente nelle città significa avere meno inquinamento.
Qualsiasi pratica colturale  che abbia  per risultato la riduzione, anche temporanea, di fogliame degli alberi nelle zone ad elevato inquinamento, quali quelle urbane o lungo le strade ad  elevata  percorrenza di veicoli , i bordi di autostrade o a strade a denso traffico in primis , riduce le difese naturali  all’inquinamento presenti nella zona costituite dalla biomassa intesa come superficie fogliare .
A nostro parere inconsulte  pratiche cesorie che si vedono un po’ ovunque, come le capitozzature ingiustificate, o, anche, la potatura  di piante ornamentali atta a ridurre la massa fogliare al solo scopo di contenere lo sviluppo di piante arboree in zone urbane ( come pure gli innaturali tagli alla zona apicale di grandi  conifere  perché’ impiantate a distanze sbagliate da abitazioni o di strade), oltre al danno alla pianta arborea evidenziabile nel tempo sia come avviamento procurato a processi cariogenetici, si può  configurare come un intervento di inquinamento ambientale paragonabile, a quello che si attuata scaricando rifiuti tossici in zone aperte di campagna o in prossimità’ di falde freatiche.

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Prossima inaugurazione dell’anno accademico: cambiamenti climatici e PAC all’ordine del giorno


La pubblica cerimonia per l’Inaugurazione ufficiale del 259° Anno Accademico dei Georgofili, che si terrà in Palazzo Vecchio (Salone dei Cinquecento) martedì 24 aprile alle ore 11.00, si annuncia di particolare interesse.


La Prolusione sarà svolta dal Vice Presidente Prof. Giampiero Maracchi su Cambiamenti climatici e agricoltura del futuro: una rivoluzione “smart”. La Relazione annuale del Presidente Prof. Franco Scaramuzzi sarà dedicata alla PAC (Politica Agricola della UE), nel 50° anniversario del suo avvio.

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Due nuove importanti scoperte sul mondo delle piante

Il gruppo di ricerca guidato dal georgofilo Stefano Mancuso, direttore del LINV (Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale) ha appena pubblicato su due importanti riviste scientifiche (Plos One e Trends in Plant Science) risultati sperimentali che dimostrano:
a) come le radici delle piante esplorino il suolo con un comportamento di sciame simile a quello di alcuni insetti sociali, quali le formiche;
b) come le radici delle piante siano in grado di percepire suoni e anche di produrli, facendo pensare ad un loro uso come forma di segnalazione.

Le regole semplici che sussistono fra gli individui che compongono un gruppo (es. mantenersi ad una certa distanza dal vicino più prossimo; muoversi ad una velocità non superiore a quella di chi precede) possono generare, in gruppi composti da molte migliaia di elementi, dei comportamenti collettivi molto complessi. Poiché tali comportamenti d'insieme del gruppo sono stati per la prima volta studiati negli sciami d’insetti sociali, essi prendono comunemente il nome di “comportamenti di sciame”. Comportamenti analoghi sono stati analizzati in gruppi di uccelli (stormi), di pesci (banchi) e anche nelle grandi adunanze umane (eventi sociali, sportivi, artistici ecc.).
Oggi tali comportamenti sono dimostrati anche nelle piante.
Grazie alle ricerche guidate da Stefano Mancuso, infatti, si è potuto documentare che le radici di piante diverse della stessa specie dirigono la propria crescita utilizzano dei modelli di comportamento “di sciame”, comportandosi in questo come insetti di una stessa colonia.
Che le piante fossero sensibili ai suoni è stato per anni appannaggio di storie e leggende. Oggi possiamo dire che qualcosa in queste leggende era vero. Le radici delle piante, infatti, percepiscono le frequenze sonore e rispondono ad esse variando la direzione della crescita. Inoltre, crescendo, esse emettono dei suoni particolari (simili a dei click) che potrebbero essere percepiti dalle radici vicine.


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La “rotta” della PAC

Gli indirizzi e le misure dettate dalla PAC sono state esaminate e discusse dal vasto mondo interessato, soprattutto per valutarne le ricadute. Sono state finora largamente accettate, guardando in particolare ai singoli provvedimenti ed all’entità dei finanziamenti, per vari settori di attività e per singoli Paesi o Regioni. Sono tutti aspetti importanti, ma i Georgofili hanno voluto dedicare la loro attenzione ad una analisi generale della PAC, della sua storia e delle sue revisioni, per vedere più chiaramente dove stia portando la rotta, sostanzialmente costante, dell’ultimo ventennio e verificarne l’attuale validità e compatibilità con i dinamici cambiamenti geopolitici globali.

Le valutazioni emerse saranno esposte, in una organica sintesi, con la relazione annuale del Presidente, in occasione della pubblica Cerimonia Inaugurale del 259° Anno Accademico dei Georgofili, a Firenze (Palazzo Vecchio) alle 11.00 del 24 aprile p.v..

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