Inusuali vie di ingresso di insetti esotici

di Santi Longo
  • 06 March 2013
Le invasioni biologiche da parte di fitofagi esotici che, con la globalizzazione dei mercati e con la rapida e intensa rete di trasporto, vengono trasferiti, in tempi sempre più brevi, in altri ambienti assumono preminente importanza fitosanitaria. Nelle aree di nuova introduzione, le specie dotate di elevato potenziale biotico e di ampia valenza ecologica, se trovano condizioni ambientali idonee al loro sviluppo, possono pullulare divenendo invasive con conseguenti alterazioni degli equilibri biologici degli ambienti colonizzati. Fra le specie invasive elevato è il numero degli insetti che, per le loro caratteristiche biologiche ed etologiche, sono anche in grado di modificare il loro areale di distribuzione in rapporto alle variazioni termo-igrometriche nonché alla disponibilità di substrati alimentari e riproduttivi. Alcune specie differenziano biotipi dotati di un potenziale biotico più elevato rispetto al resto delle popolazioni originarie che, spesso, sono in grado di dar luogo a esplosioni demografiche invasive nei nuovi ambienti, anche per l’assenza di efficaci limitatori naturali. Secondo i dati del DAISIE 2008 (Delivering Alien Invasive Species in Europe), nel nostro Paese sono presenti oltre 500 specie di insetti alieni, la stragrande maggioranza delle quali è stata accidentalmente introdotta negli ultimi 30 anni. Il ritmo attuale di “arrivo” delle specie fitofaghe è calcolato in circa 8 unità per anno (in massima parte provenienti dalle Americhe e dall’Asia), mentre fino all’immediato dopoguerra lo stesso numero di specie perveniva in circa 15 anni. Riguardo alle vie di accesso è accertato che il Punteruolo rosso e la Paisandisia sono state introdotte con il commercio di palme infestate, mentre le Anoplofore sono arrivate con bonzai ornamentali e il Cimicione dei pini con i cargo che riforniscono le basi USA in Veneto. Singolare è la modalità di introduzione  accertata per un Coleottero Bostrichide del genere Bostrychopsis. Nel dicembre 2005, in un negozio di cineserie a Roma, sono state acquistate due candele lunghe 72 cm la cui struttura interna era costituita da un fusticino di bambù del diametro di 1 cm. All’esterno erano raffigurate, in rilievo, api e coccinelle. Nel successivo mese di gennaio da un foro del diametro di circa 6 mm, praticato nella parte apicale di una delle candele, è sfarfallato un adulto del coleottero esotico che aveva completato lo sviluppo in una galleria, lunga circa 16 cm, scavata nel bambù. L’amico Roberto Poggi all’epoca direttore del Museo civico di Storia Naturale di Genova, cui ho inviato l’esemplare mi ha comunicato che le specie del genere Bostrychopsis Lesne sono abbastanza numerose, simili fra loro e sparse nelle zone tropicali e che, pertanto, la sua identificazione specifica risultava problematica. Successive indagini hanno dato esito negativo; pertanto è presumibile che la specie non si sia acclimatata nel nostro Paese confermando la legge empirica del 10% secondo la quale, su 100 specie introdotte solo il 10 % sopravvivono e di esse il 10% (1/100) assume interesse fitosanitario.


Figura 1. Adulto del coleottero Bostrichide del genere Bostrychopsis


Figura 2. Galleria scavata nel fusticino di bambù della candela