Notiziario

Scoperto come le piante possono resistere alle alluvioni

E’ stata trovata la chiave che permette alle piante di sopravvivere in situazioni di stress come gli eventi di piovosità estrema. La scoperta dei ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e del Cnr consiste nella proteina TOR, che aiuta gli organismi a rispondere alle situazioni critiche. Ne abbiamo parlato con il Prof. Pierdomenico Perata, georgofilo del Sant’Anna, uno dei coordinatori della ricerca.

Professore, i ricercatori del Sant'Anna hanno scoperto la chiave che permetterebbe lo sviluppo di varietà di piante in grado di resistere a eventi di piovosità estrema. Ci può spiegare di che cosa si tratta?
I nostri recenti risultati hanno dimostrato che la risposta delle piante a condizioni di sommersione, che consente un temporaneo adattamento a tali sfavorevoli condizioni, richiede un sufficiente livello energetico nella pianta. In atri termini, se la pianta subisce una sommersione in acqua torbida, o alla fine della notte ha minori probabilità di sopravvivenza, perché il livello di energia (sotto forma di ATP) non è sufficiente per mantenere attiva una proteina, nota con il nome di TOR, che utilizza la stessa ATP per fosforilare una proteina essenziale nella risposta delle piante all’ipossia: RAP2.12. Questa proteina, infatti, agisce da fattore trascrizionale ed attiva la trascrizione (e quindi la espressione) delle proteine necessarie alla risposta adattativa della pianta alla carenza di ossigeno che si genera quando le piogge sono intense e il terreno è quindi allagato. RAP2.12 è un “sensore dell’ossigeno”, in quanto la stabilità di questa proteina è compromessa dalla presenza dell’ossigeno, ma queste fatto consente alla proteina di essere presente ed attiva in condizioni di assenza di ossigeno. Ma la attività dipende anche dall’azione di TOR su RAP2.12 stesso. Quindi la pianta ha la capacità di misurare due fattori fondamentali per la propria risposta: la disponibilità di ossigeno, tramite la stabilizzazione di RAP2.12 in ipossia, e il livello energetico tramite TOR. TOR comunica questa informazione (sufficiente disponibilità energetica) a RAP2.12 tramite fosforilazione di RAP.12 stesso.

Quali applicazioni pratiche vede realizzabili nel futuro più o meno prossimo di questa scoperta?
La sfida più grande è effettivamente il trasferimento delle conoscenze acquisite nell’ultimo decennio usando la specie modello Arabidopsis alle piante coltivate. Già sono state realizzate nuove varietà di riso estremamente tolleranti la completa sommersione: occorre infatti ricordare che il riso è si una specie ben tollerante la sommersione dell’apparato radicale, ma non altrettanto si può dire della sua abilità di sopportare eventi estremi che portino alla completa sommersione della pianta. E questi eventi alluvionali sono sempre più frequenti, soprattutto nel sud-est asiatico, ove il riso rappresenta la principale coltura agraria. 

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La valutazione del suolo nel monitoraggio della stabilità degli alberi

I crolli di alberi avvenuti a Firenze nelle ultime settimane, anche durante condizioni meteorologiche non eccezionali, hanno giustamente causato un serio allarme tra la popolazione della città e pongono questioni più generali, anche scientifiche, relative alla manutenzione e sorveglianza dell’arredo arboreo urbano. Il collega prof. Francesco Ferrini, in una recente intervista, ha evidenziato come il monitoraggio della salute e della stabilità degli alberi sia una attività professionalmente complessa, che evidenzia la necessità di competenze diverse.

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Selezione per la resistenza genetica alla Varroa

L’apicoltura combatte ormai da più di quarant’anni contro il malefico acaro arrivato dall’Oriente. La Varroa conviveva senza fare troppi danni con Apis cerana, ma quando la ben più produttiva Apis mellifera, sull’onda della globalizzazione, è arrivata laggiù, Varroa ci ha messo poco a fare il salto di specie trovando nella nostra ape da miele un ambiente molto più favorevole alla sua riproduzione. Per combatterla se ne sono inventate di tutte

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La cucina italiana in un cambiamento di era - Capitolo 1: Da regionale a nazionale

Oggi la cucina in Italia ha superato una regionalità della quale restano solo alcune ricette e con la globalizzazione dei commerci e dei costumi subisce e partecipa a un Cambiamento di Era che non è un fenomeno nuovo, ricordando il mutamento della cucina avvenuto in seguito alla scoperta delle Americhe e una prima globalizzazione alimentare, o l’altro cambiamento a noi più vicino e determinato dalla Rivoluzione Industriale del secolo XIX e XX con la Cucina Borghese oggi quasi scomparsa. Non dimenticando che la cucina è lo specchio della società e dei suoi cambiamenti, sono da considerare e fare chiarezza su alcuni odierni aspetti della cucina italiana.
Nel XIX secolo il Italia lo sviluppo di una borghesia sviluppa una cucina che sulla base di un Servizio alla Russa è di tipo prevalentemente se non esclusivamente regionale, anche per le difficoltà dei trasporti e come dimostrano i diversi ricettari regionali. Con l’Unità del Regno d’Italia, inizia un’unificazione dei costumi anche per un solo esercito e lo sviluppo dei trasporti ferroviari che danno avvio in Italia a un'uniformazione della cucina borghese, la cui prima testimonianza abbiamo a fine secolo con La scienza in cu cucina e l’arte di mangiar bene (1892-2911) di Pellegrino Artusi (1820 - 1911). L’unificazione nazionale procede per tutta la prima metà del XX secolo quando anche nel settentrione si mangia pasta secca e nel meridione risotti e al ricettario dell’Artusi se ne affiancano e si sostituiscono altri come Il Talismano della Felicità (1925) di Ada Boni (1881 – 1973). È nella seconda metà del secolo e a partire dal Boom Economico degli anni Cinquanta che la Classe Borghese e sua cucina entra in crisi e è sostituita da una mal definita Classe Media con una cucina sempre più influenzata dai media. Nel 1971 la televisione italiana trasmette Colazione allo studio 7 che poi diviene A tavola alle 7 ottenendo un notevolissimo successo di pubblico, successo hanno le rubriche di cucina sui giornali e sui settimanali man mano sostituendo le tradizioni delle mamme e delle nonne soprattutto nelle famiglie che dalla povertà contadina entrano nel Ceto Medio. Contestualmente gli orti contadini e i negozi locali di alimentari iniziano a essere sostituiti dai supermercati (il primo a Milano inaugurato nel 1957) che offrono alimenti delocalizzati. Agli inizi del XXI secolo in Italia vi è una cucina sostanzialmente unificata che di tradizionale contiene solo piatti regionali “nazionalizzati”, spesso anche di produzione industriale.

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Piante aliene invasive, un problema per la biodiversità e la sicurezza dei corsi d'acqua

Il 27 gennaio scorso la Commissione europea ha deciso di deferire alla Corte di giustizia dell’Unione europea l’Italia, Bulgaria, Irlanda, Grecia, Lettonia e Portogallo “per la mancata attuazione di varie disposizioni del regolamento n. 1143/2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive.
Il regolamento sulle specie esotiche invasive, entrato in vigore il primo gennaio 2015, riguarda le specie considerate “di rilevanza unionale” e comprende attualmente 88 specie – ad esempio piante quali il giacinto d’acqua e animali quali il calabrone asiatico o il procione – che richiedono un intervento a livello europeo. Gli Stati membri devono adottare misure efficaci per prevenire l’introduzione deliberata o accidentale nell’Ue di queste specie, individuarle e adottare misure di eradicazione rapida in una fase precoce dell’invasione o, se le specie sono già ampiamente radicate, adottare misure per eradicarle, tenerle sotto controllo o impedire che si diffondano ulteriormente.
"Attivare una collaborazione organica tra enti per ampliare la conoscenza sulle specie vegetali aliene, che infestano i corsi d'acqua della regione": è stata la proposta lanciata da ANBI a Regione Toscana ed ARPAT (agenzia regionale protezione ambientale toscana), in particolare per quanto riguarda il poligono del Giappone, l'ailanto e il myriophyllum acquaticum, cioè alcune delle specie che gli operatori dei consorzi di bonifica hanno individuato nei corsi d'acqua durante le attività di manutenzione. E’ stato quindi proposto di dotarsi di linee guida su queste piante nocive, dando vita a protocolli condivisi: un tavolo tecnico permanente, dove individuare le specie, studiarle e fornire risposte organiche per contrastare un'emergenza, che ormai riguarda tutta la toscana, ma non solo.

Abbiamo approfondito il tema con Marco Bottino, Presidente di ANBI Toscana e accademico georgofilo.

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Agricoltura di precisione: le imprese agricole devono investire in formazione

"Le medie aziende agricole, per fare un esempio quelle nell’ordine dei 20 a indirizzo orticolo, 40 viticolo o un’azienda cerealicola sopra i 300 ettari sono disposte a investire in trattori e macchinari, ma altrettanto devono investire in capitale umano. Bisogna investire in formazione e tali imprese agricole devono pianificare un investimento di uno stipendio annuo per la digitalizzazione, altrimenti è inutile investire»". È l’invito del professor Marco Vieri, ordinario di Meccanica Agraria all’Università di Firenze e accademico dei Georgofili.

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Il “lato oscuro” del compost

Pensavamo di sapere (quasi) tutto sul compost e sul compostaggio e invece alcune recenti rassegne bibliografiche informano che, come per la nostra luna, anche il compost e il compostaggio presentano un lato poco o affatto conosciuto.

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Accrescere il valore dei vini a denominazione di origine: avviato il percorso di innovazione organizzativa in Toscana

Il problema della stabilità dei prezzi all’origine incide in modo significativo sulla capacità delle filiere dei vini a denominazione di origine (DO) di creare e redistribuire valore per remunerare ogni fase della filiera.
Tale problema, nella sua concreta manifestazione e ricerca di soluzioni, assume connotazioni specifiche. Il prodotto, profondamente legato al territorio, è altamente differenziato tra Denominazioni e all’interno di ciascuna. Ogni Denominazione ha una propria struttura di filiera e attraverso l’autoregolazione plasma la ricerca sempre più spinta dell’eccellenza e della remuneratività. Il mix ottimale di qualità, quantità e prezzi sembra essere frutto di una sapiente alchimia, ma il faro dell’innovazione tocca anche questo ambito.
Cooperando, i Consorzi toscani hanno avviato un percorso comune per le fasi iniziali.

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Un po’ di chiarezza scientifica sulle responsabilità della zootecnia al riscaldamento globale

Sono ormai diversi anni che alcuni fisici dell’atmosfera della prestigiosa università di Oxford stanno studiando i contributi relativi dei vari gas serra al fenomeno del riscaldamento globale (Allen et al., 2016, Nat. Clim. Change, 6: 773-776; Allen et al., 2018, NPJ Clim. Atmos. Sci., 1:1-8; Allen et al., 2022, NPJ Clim. Atmos. Sci., 5:1-16), giungendo alla conclusione che i dati diffusi finora non sono scientificamente attendibili, perché partono da un approccio non corretto nell’attribuzione delle responsabilità dei singoli gas.
Delle conclusioni dei ricercatori oxfordiani hanno fatto tesoro alcuni colleghi italiani per ricalcolare i contributi dei gas serra di origine zootecnica. Lo studio di Correddu et al.  (Correddu et al., 2023, Ital. J. Anim. Sci., 22: 125-135), condotto nell’ambito del progetto di “Carni Sostenibili”, presieduto da Giuseppe Pulina, fornisce conclusioni che, oltre ad essere sorprendenti, servono a dimostrare l’inattendibilità di molte affermazioni dei cosiddetti “animalisti”.
A questo proposito, a solo scopo informativo, vale la pena di ricordare alcune “perle” come quella di una certa Ylenia Vimercati, la quale, il 25 maggio 2018, sulla “Rivista della Natura” scriveva: “uno studio del 2009 del Worldwatch Institute sottolinea che abbiamo ampiamente sottostimato la fonte che causa circa il 50% delle emissioni di gas serra dovute alle attività umane. Si stima infatti che le emissioni globali dell’industria zootecnica superino del 28% quelle dell’intero settore dei trasporti. Sembra che mangiare carne, uova e latticini provenienti dagli allevamenti abbia un impatto ben più profondo sull’aria che respiriamo rispetto a tutte le vetture, navi, aerei e treni messi insieme”. O come le affermazioni dell’economista americano Jeremy Rifkin, autore del best seller “Third Industrial Revolution”, che si dice “sicuro di riuscire, prima o poi, a provare che l’agricoltura è la prima causa del riscaldamento globale, nonostante che l’ONU e la FAO affermino che è la seconda causa”.

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Patate: la fortuna di Antoine Augustin Parmentier in Italia

La fortuna di Antoine Augustin Parmentier in Italia è essenzialmente legata all’uso delle patate come fonte di nutrimento umano, salubre e ricco di amido. Giunte dall’America, le patate si erano diffuse in Europa alla metà del Cinquecento ma, per la curiosa idea che sottoterra non potesse crescere alcun cibo salutare, furono subito viste con estremo sospetto.

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Il PNACC (Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici) e l’agricoltura

È ormai indubbio il ruolo dell’agricoltura sulla capacità del pianeta di adattamento al climate change, ma è importante ribadire che essa, al di là di una ormai dirompente componente fake dell’informazione di massa, produce effetti nel complesso migliorativi, rispetto ad altre attività economiche.
Trova pertanto spazio, nel dibattito degli ultimi anni, il recente Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), redatto a cura del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

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Agricoltura di precisione, il futuro è qui

Prof. Pisante, lei è coordinatore del master universitario di primo livello in agricoltura di precisione, in convenzione tra gli atenei di Teramo, Firenze, La Tuscia, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Consiglio per la Ricerca e l’analisi dell’Economia Agraria e Ibf Spa. Perché la necessità di questo corso di specializzazione?
Per attuare la trasformazione graduale del comparto, sempre più diversificato e costantemente in evoluzione per stabilizzare le rese unitarie con le migliori caratteristiche qualitative, impiegare razionalmente le risorse naturali, ridurre i costi di gestione. Dagli originari assiomi con cui l’agricoltura si è sviluppata, empirismo ed esperienza, nel dinamico movimento di crescita del terzo millennio il settore primario è entrato concretamente nell’epoca della dimostrazione e dei dati, aspetti che richiedono adeguata consapevolezza per essere riconosciuti e completamente valorizzati. Pertanto, considerato l’evidente disallineamento tra le professionalità richieste e i percorsi formativi esistenti, insieme alla carenza di interventi strutturali basati sull’innovazione, sulle evidenze scientifiche e le tecnologiche disponibili, il Master consente di trasmettere nuove conoscenze disciplinari, sempre più essenziali ai produttori ed ai professionisti del settore, simultaneamente chiamati ad attuare complessi processi decisionali caratterizzati da tempestività e proporzionalità, anche in termini di variabilità e sostenibilità, con lo sguardo attento a costi e benefici. Senza trascurare gli impatti presenti e futuri della transizione ecologica e digitale, anche per le restrizioni normative previste dall’European Green Deal al 2030 che limitano la competitività delle nostre filiere agroalimentari di qualità, tra cui la riduzione del 50% di prodotti fitosanitari ed almeno il 20% dei fertilizzanti, la conversione all’agricoltura biologica fino al 25%. 

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L’insetto è servito!

Il gastronomo giramondo probabilmente avrà già avuto l’occasione di assaggiare le chapulines messicane, i jing leed thailandesi o le Ica brasiliane. Le prime sono delle mini cavallette tostate. I secondi sono dei grilli fritti venduti a Bangkok. Le ultime sono formiche regina di circa 2,5 cm servite fritte o ricoperte di cioccolato.
L’uso di insetti in questi piatti tipici di culture gastronomiche lontane non solo geograficamente dalla nostra desta certamente curiosità. Non si può dire altrettanto delle recenti autorizzazioni alla commercializzazione di insetti a scopo alimentare in Europa da parte della Commissione europea.
Ricapitoliamo la tematica per fare chiarezza su alcuni punti.
Innanzitutto, non si tratta di “imposizioni” o “invenzioni” del legislatore europeo. La Commissione europea non fa che applicare il quadro normativo adottato dagli Stati membri e dal Parlamento europeo. L’Europa, infatti, impone, questo sì, che ogni nuovo cibo (“Novel Food”) passi per una procedura di autorizzazione al fine di proteggere il consumatore europeo.
È nuovo, qualsiasi prodotto non consumato regolarmente in Europa prima del 1997 (data del primo regolamento sui nuovi alimenti). "Nuovi alimenti" possono essere prodotti alimentari innovativi di recente sviluppo, prodotti alimentari nati utilizzando nuove tecnologie e processi di produzione, nonché alimenti che sono tradizionalmente consumati al di fuori dell'Unione europea.
Ad esempio, i semi di chia fino a pochi anni fa erano perfettamente sconosciuti nella nostra dietetica, come pure gli insetti. Nel 2021, l'Europa ha autorizzato le larve di coleottero molitor. Poi, nel 2022, un verme della farina, una locusta migratrice, un grillo, in forma congelata, essiccata e in polvere. Chissà perché solo ora, dopo la fine del Covid, tutto questo polverone per le ultime due autorizzazioni del gennaio 2023 di un altro verme della farina e di un grillo domestico in polvere, in forma parzialmente sgrassata.

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Non lasciamo(ci) la pelle!

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100 anni di Scienza del Suolo

Dal 19 al 21 maggio 2024 si celebrerà a Firenze il “Centennial of the IUSS”, i cento anni dell’International Union of Soil Sciences (IUSS) a cui è affiliata la Società Italiana di Scienza del Suolo (SISS). Fu proprio nel 2024 a Roma che fu firmato l’atto costitutivo dell’International Society of Soil Science (ISSS), precorritrice della IUSS, nella sede dell’allora International Institute of Agriculture a Villa Lubin. L’evento ebbe una grande rilevanza internazionale e vide una larga partecipazione italiana, tra cui di illustri membri anche dell’Accademia dei Georgofili.
La celebrazione in Italia del centenario della fondazione della IUSS, evento patrocinato da numerose società scientifiche ed accademie, tra cui quella dei Georgofili, sarà una splendida occasione per la Società Italiana della Scienza del Suolo ma anche per la comunità scientifica italiana per richiamare l’attenzione sulla fragilità e sulla bellezza del suolo in un momento in cui la sua degradazione è un’emergenza a livello planetario. Proprio per ribadire la cruciale importanza del suolo alla luce della crisi climatica in atto, all’aumento previsto di popolazione stimata in 10 miliardi nel 2050 e alla necessità di produrre cibo sano, la IUSS ha promosso l’International Decade of Soils 2015-2024 sancita nella Dichiarazione dei suoli di Vienna del 7 dicembre 2015, dove la IUSS stessa ha individuato i ruoli chiave svolti dai suoli nell'affrontare i principali problemi delle risorse, ambientali, sanitarie e sociali che l'umanità sta attualmente affrontando. Data questa situazione, la IUSS ritiene che spetti ai suoi membri (le Società scientifiche nazionali di scienza del suolo) non solo mantenere il livello di attività indicato nel 2015, ma aumentare lo slancio e la portata dei nostri contributi su questi temi mentre ci avviciniamo al centenario dalla sua fondazione nel 2024.
La celebrazione del Centenario della IUSS in Italia rafforzerà i collegamenti con le altre discipline, accademie, istituzioni e società scientifiche, i responsabili politici e le altre parti interessate, per affrontare congiuntamente le emergenze in campo agricolo, forestale, ambientale, urbanistico e sociale, mettendo il suolo al centro delle soluzioni. La celebrazione si svolgerà il 19 maggio e sarà seguita da due intense giornate di congresso, con sessioni plenarie e sessioni scientifiche parallele. Ad ogni sessione parteciperanno scienziati del suolo e specialisti di altre discipline, concentrandosi sia sui risultati ottenuti sia sulle sfide future. Il congresso sarà accompagnato da una serie di possibili escursioni tecnico/scientifiche che spazieranno da brevi viaggi locali ad altri più lunghi, dalle Alpi alla Sicilia. Il 18 maggio è anche prevista una visita precongressuale a Villa Lubin a Roma, luogo storico della fondazione della IUSS.
Nell’occasione del convegno sarà inoltre presentato un volume che racconta i cento anni di storia della scienza del suolo italiana.
Le iscrizioni e la possibilità di proporre sessioni scientifiche sono già disponibili sul sito ufficiale www.centennialiuss2024.org con tutte le notizie aggiornate sulle celebrazioni del centenario.
Le proposte di sessione possono essere presentate dal 5 dicembre 2022 al 30 giugno 2023. 


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Ancora troppi incidenti in agricoltura

Professor Piccarolo, il 9 febbraio scorso lei ha coordinato una giornata di studio all'Accademia dei Georgofili, dedicata alla prevenzione degli incidenti nell'utilizzo delle macchine agricole. Tema importantissimo, visto l'elevato numero di incidenti che continuano purtroppo a verificarsi nel settore, di cui i Georgofili si sono già varie volte occupati.
In che percentuale ritiene, per sua esperienza, che gli incidenti siano imputabili all'utilizzo di macchine obsolete o piuttosto alla scarsa perizia degli operatori?
Purtroppo il comparto agricolo-forestale da molti anni registra, rispetto agli occupati, una forte incidenza degli infortuni gravi e mortali. Mentre nel corso degli anni gli infortuni si sono ridotti, quelli mortali si sono assestati su 120 decessi all’anno, per la maggior parte imputabili alle macchine agricole e, in particolare, al trattore. L’uso del macchinario agricolo rappresenta quindi un rilevante pericolo per gli operatori. Tutti questi incidenti infortunistici vanno fatti risalire in uguale misura, da un lato alla macchina, dall’altro all’uso improprio che ne fa l’operatore. Entrano quindi in gioco, sia un aspetto tecnico-costruttivo legato ai requisiti di sicurezza e di conformità della macchina, sia la preparazione e l’idoneità all’uso del mezzo da parte dell’operatore.                             
Una prima riflessione va quindi fatta sul parco macchine nazionale. Secondo i dati dell’INAIL, la consistenza del parco macchine nazionale in esercizio al 17 maggio 2019 era di poco superiore ai 2 milioni (2.001.784), di cui solo 6.294 immatricolate nel 2019. Un parco macchine circolante quindi in gran misura vecchio e obsoleto, mancante di alcuni dei Requisiti Essenziali di Sicurezza (strutture di protezione, cinture di sicurezza, protezione attacco albero cardanico…), per il quale è importante avviare il previsto processo di revisione obbligatoria ai sensi del comma 1 articolo 5 del Decreto Interministeriale del 20 maggio 2015. Dalla tavola rotonda del Convegno (hanno partecipato esponenti del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e forestale, del Lavoro e delle Politiche Sociali e la coordinatrice del Gruppo Tecnico Interregionale Salute e Sicurezza sul Lavoro. Il Ministero delle Infrastrutture, anch’esso invitato, ha giustificato l’assenza) è emerso come l’ennesimo rinvio sia imputabile al fatto che il Codice della strada, all’articolo 111, prevede che il Decreto attuativo della revisione sia emanato congiuntamente tra Ministero delle Infrastrutture e Ministero delle Politiche Agricole e non include il Ministero del Lavoro. Questa esclusione precluderebbe l’emanazione del Decreto. Ci si domanda come mai a distanza di anni non sia stato possibile superare questo problema, ignorando così le gravi conseguenze che ne derivano.

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Benessere animale: le politiche della Regione Toscana

Il rispetto dei requisiti di benessere degli animali in allevamento è attualmente un argomento di forte interesse nell’ambito dell’opinione pubblica e rappresenta di fatto un tema significativo per il settore zootecnico moderno, in quanto direttamente collegabile ad altri concetti di estrema attualità, quali la salubrità e la sicurezza degli alimenti di origine animale.
Proprio in virtù dell’importanza di questa tematica, Regione Toscana negli ultimi anni ha intrapreso un percorso volto al miglioramento della conoscenza del tema benessere in allevamento, al fine di poter sviluppare una serie di strategie utili a garantire un futuro sostenibile delle aziende zootecniche facenti parte del contesto regionale. Una serie di iniziative progettuali, inerenti l’impiego di innovazioni e buone pratiche allevatoriali atte al miglioramento del livello di benessere animale in allevamento, sono state sviluppate da partenariati costituiti tra Aziende agricole toscane ed Istituzioni Scientifiche competenti sul territorio regionale che hanno trovato accoglienza nel corso della programmazione 2014-2022.

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Il Castagno "nel Castagno"

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Ortofrutta, la GDO mostra i muscoli

Se sul mondo produttivo continuano a scaricarsi tutte le contraddizioni del sistema, tutti i bei discorsi che si fanno sul giusto prezzo, sulla qualità, sul made in Italy che senso hanno? Il giusto prezzo non deve essere ‘giusto’ in primo luogo per chi produce? Domande a cui qualcuno prima o poi dovrà rispondere.

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A proposito di antibiotici in alimentazione animale

L’ultimo rapporto annuale della EMA (European Medicines Agency, News: 18/11/2022) ci informa che nella Unione Europea, Svizzera e Regno Unito, la vendita di antibiotici è crollata del 47% nella decade 2011 -2021, con un calo del 5,5% solo l’anno scorso. È la dimostrazione che le iniziative politiche dell’Unione Europea stanno sortendo effetti positivi nell’ambito della lotta all’antibiotico resistenza acquisita (AMR) di molti agenti patogeni.

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Un Bias nell’algoritmo del Nutriscore minaccia la dieta Mediterranea?

La Commissione Europea ha tolto il tema dell’etichettatura fronte pacco (FOP) dall’agenda per i prossimi mesi, ogni decisione rinviata al 2024.
La guerra europea tra i differenti schemi di etichettatura proposti dalle nazioni, in particolare il Nutriscore francese e il Nutrinform Battery italiano, è partita con le migliori intenzioni per il benessere e la salute dei cittadini europei ed è naufragata sulla minaccia che il modello Nutriscore possa impropriamente essere utilizzato per modificare il paniere d’acquisto alimentare boicottando i prodotti emblema del Made in Italy.
In questa guerra non bisogna trascurare il fattore “tempo”, la risorsa più scarsa per i cittadini europei e certamente una risorsa non rinnovabile, variabile chiave nella definizione delle azioni politiche che fissano al 2030 la scadenza per gli obiettivi della strategia Farm to Fork che mira ad un approccio innovativo e più sostenibile per i nostri sistemi alimentari, inclusa l’armonizzazione dell’etichettatura fronte pacco (FOP).
Il fattore tempo, dunque, coinvolto nel processo di valutazione a cui è chiamata la Commissione Europea che si esprimerà su diverse proposte di etichettatura FOP, se trascurato, costituirà il principale ostacolo all’arresto dell’epidemia di obesità, fattore di rischio per le malattie metaboliche, cardiovascolari, neurologiche e neoplastiche, che riducono l’aspettativa e la qualità di vita della popolazione europea. Proprio il fattore tempo, però, non può trovare un affidabile alleato nel modello del Nutriscore, inadatto a raggiungere in maniera efficiente ed efficace l’obiettivo di modelli dietetici più sani e sostenibili per le nazioni europee.
Il Nutri‐Score, infatti, si basa su un algoritmo che analizzando gli elementi ritenuti positivi per l’alimentazione dai suoi progettisti (le fibre, le proteine e il contenuto di frutta e verdura) e quelli reputati, al contrario, negativi (il sale, lo zucchero, i grassi saturi e le calorie) in 100 grammi di alimento, assegna la valutazione complessiva in cinque colori, dal verde al rosso, e in cinque lettere, dalla A (salutare) alla E (non salutare), in base al risultato.
L'algoritmo alla base dell'etichetta Nutri‐Score deriva dal modello di profilo nutrizionale della Food Standard Agency (FSA), originariamente un modello binario sviluppato per regolamentare la commercializzazione di alimenti per i bambini nel Regno Unito.
Il primo mito da sfatare è l’errata fiducia che l’uomo comune ripone nell’infallibilità dei sistemi basati su un approccio matematico. Comunemente, infatti, di fronte alla complessità degli algoritmi subentra un atto di fede, che porta, spesso, a credere, a priori, che una procedura matematica rappresenti uno strumento efficace ed efficiente per guidare i consumatori dimenticando che la fallacia dell’algoritmo risiede proprio nella fragilità delle premesse sui quali è progettato.

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Ecco come sarà il futuro dell'agricoltura

«Quando parliamo di agricoltura non dobbiamo mai dimenticare che la prima missione è quella di produrre cibo, un’attività che con l’aumento della popolazione mondiale sarà sempre più rilevante. Allo stesso tempo, dobbiamo assecondare lo sviluppo di nuovi modelli di agricoltura, che consentano da un lato l’adozione di strumenti di agricoltura di precisione e dall’altro aprano alle nuove frontiere dell’agro-ecologia. Fieragricola TECH (Verona, 31 gennaio-3 febbraio 2023, ndr), con i focus dedicati alla digitalizzazione in agricoltura, alla smart irrigation, alle energie rinnovabili e al biocontrollo e ai biostimolanti sposa temi di grandissima attualità, che stiamo portando avanti anche nel progetto Agritech , il Centro nazionale per lo sviluppo delle nuove tecnologie in agricoltura, che vede l’Università di Napoli Federico II capofila e coordinatore di quello che, a oggi, è il più importante sforzo scientifico in ambito agricolo e agroalimentare».
Obiettivi dell’agricoltura e finalità della ricerca nel settore primario si intrecciano nelle parole della professoressa Stefania De Pascale, ordinario di Orticoltura e Floricoltura all’Università Federico II di Napoli, vicepresidente del Crea, componente del Consiglio direttivo dell’Accademia dei Georgofili e responsabile tecnico-scientifico del progetto GreenFarm, finanziato dal MiSE, sulle energie rinnovabili in agricoltura e sull’implementazione della circolarità in agricoltura. La scienziata De Pascale è coinvolta anche in numerosi progetti finalizzati a studiare l’agricoltura nello spazio. 

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Cosa rende l’Olio Extravergine d’Oliva “Toscano”? La sua toscanità è scritta nella terra

  • 01 February 2023
  • Samuel Pelacani, Angela Roccotelli, Maria Teresa Ceccherini, Simone Orlandini, Simone Tommasini, Sandro Moretti


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Cambiamento climatico e selezione in apicoltura

Nel toccare i diversi aspetti che rientravano tra gli obiettivi, il Convegno di chiusura del Progetto BEENOMIX 2.0 (PSR 2014 – 2020 di Regione Lombardia), ha fornito qualche spunto interessante circa la vexata quaestio della mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici in apicoltura. Di tutti gli animali che l’uomo alleva forse sono proprio le api quelle che risentono maggiormente dell’impatto del clima impazzito. Abbiamo inverni brevi e miti che finiscono troppo presto e incoraggiano le colonie di api a iniziare in anticipo una vigorosa deposizione di covata in modo da disporre di un numero di bottinatrici all’altezza degli attesi raccolti primaverili. Ma è una falsa partenza. I mesi primaverili che seguono possono essere freddi, piovosi oppure così secchi da inibire quella abbondante secrezione di nettare che è il punto di partenza per una generosa produzione di miele. Le covate troppo copiose e precoci che, fino a pochi decenni fa, permettevano alla nostra benemerita varietà Ligustica di Apis mellifera di produrre nell’ambiente mediterraneo raccolti da record oggi sembrano controproducenti. Tanta covata significa tanta energia per tenerla calda ed alimentarla. Tutto bene se poi le fioriture primaverili, tipicamente l’acacia (Robinia pseudoacacia), potevano giovarsi di uno sterminato popolo di bottinatrici, capaci di portare a casa raccolti straordinari. Se però questi mancano le colonie si trovano spiazzate e a rischio di collasso per fame. Diventa necessaria una nutrizione di soccorso proprio nel momento in cui dovrebbe esserci la massima abbondanza di nettare e polline da raccogliere. Nutrizione che lo scorso anno ha superato spesso il chilo di sciroppo per chilo di miele prodotto. Un fatto che espone l’apicoltore che salva la vita alle sue colonie al rischio di passare per adulteratore del miele, se mai vi si trovassero tracce dello sciroppo. Coi tempi che corrono quindi gli apicoltori più avveduti hanno capito che è giunto il momento di plasmare l’operoso insetto in modo da renderlo resiliente al disastro climatico che si annuncia inevitabile. La selezione deve qui agire con prontezza e il Progetto BEENOMIX 2.0 ha indicato un paio di strategie che meritano di essere portate in evidenza.

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