Triestino di origine, dal 1933 al 1938, Greatti trascorse i suoi giorni a
Ponza subendo anche la detenzione nel carcere duro di Poggioreale.
L’isolamento, il carcere, l’amore impedito, l’attesa non scoraggiarono
in lui la volontà, la speranza e il desiderio di scrivere e studiare.
Tutt’altro.
L’Accademia conserva nel suo Archivio una breve ma significativa corrispondenza di Umberto Greatti.
Il
17 aprile 1935 scriveva la sua prima cartolina postale al segretario
dell’Accademia dei Georgofili: poche righe vergate in una bella e
ordinata grafia, nelle quali esprimeva il desiderio di divenire
“agronomo” .
Non c’entra niente l’acqua con il virus! No, anzi c’entra eccome; fra le
pressanti raccomandazioni che ci vengono rivolte in questa drammatica
situazione c’è proprio quella di lavarsi bene le mani spesso e per
questo occorre che l’acqua sia pulita e di ottima qualità ma ci
ricordiamo anche che prima, nei periodi di preoccupante siccità, si
raccomandava di non sprecare l’acqua. Quindi l’acqua non è solo
importante ma è fondamentale!
Mai come adesso percepiamo come la salute e il benessere siano aspetti
di vitale importanza e che, di conseguenza, la progettazione degli
edifici dove vivremo in futuro, ma dove già trascorriamo il 90% della
nostra giornata, dovrà essere incentrata sulle persone.
Nei prossimi
10 giorni (almeno) molti di noi dovranno rimanere nelle proprie
abitazioni e coloro che lavoreranno potranno spostarsi solo da casa al
luogo di lavoro e limitare al massimo le relazioni sociali. Ci mancherà
il contatto con le persone e soprattutto dovremmo fare i conti anche con
la Sick Building Syndrome (SBS) o sindrome da edificio malato.
Chiaramente con la terminologia “edificio malato” non si intende
l’edificio, ma le persone che vi risiedono.
Il trascorrere troppo
tempo all’interno di ambienti costruiti può infatti determinare agli
occupanti tutta una serie di fenomeni che appaiono legati al tempo
passato in un edificio, ma senza che possano essere identificate cause
specifiche o malattie. È una raccolta di fattori che possono influenzare
negativamente sia la salute fisica, sia anche il nostro benessere
psichico, perché il corpo umano è un sistema biologico interattivo e le
due condizioni sono strettamente collegate.
Praticamente la SBS si
manifesta attraverso una combinazione di sintomi correlati alla
permanenza nell’edificio stesso quali: l’irritazione della pelle e delle
mucose, il mal di testa, l’affaticamento psichico, la difficoltà di
concentrazione. Caratteristico della Sick Building Syndrome è che la
maggior parte dei sintomi svanisce o si attenua fortemente
allontanandosi "dall’edificio malato".
A questo dovremmo contrapporre, nella progettazione degli edifici del futuro, il WELL Building STANDARD, cioè la certificazione che aiuta a prevenire queste problematiche.
Mentre
i concetti di edifici intelligenti, “smart” e sostenibili hanno
guadagnato una notevole attenzione negli ultimi decenni, vi è ora una
crescente attenzione alla progettazione di edifici “sani” (healthy). Non
c’è un'unica formula, poiché qualsiasi approccio alla progettazione di
edifici relativi che abbia come obiettivi la salute e il benessere
dipende da diversi fattori interagenti.
Cosa possiamo fare infatti
per migliorare la qualità degli ambienti di edifici già costruiti anni
fa, con standard completamente diversi?
La dieta mediterranea rappresenta un modello alimentare al quale vengono
riconosciuti una serie di effetti benefici per la salute umana che
spaziano dalla riduzione del rischio di mortalità generale alla
prevenzione delle malattie cardiovascolari e coronariche, delle malattie
oncologiche, del diabete e delle malattie neurodegenerative. Parte di
queste proprietà risiedono nella presenza di molecole bioattive negli
alimenti che stanno alla base della dieta mediterranea. Tra i più noti
composti bioattivi, i composti fenolici sono una classe di molecole
dotate di comprovate attività biologiche che risulta largamente diffusa
nella frutta, nella verdura e nelle bevande di origine vegetale.
L’idrossitirosolo
e il tirosolo sono composti fenolici i ampiamente studiati per le loro
proprietà salutistiche. L’idrossitirosolo in particolare, rappresenta
uno dei più potenti antiossidanti assunti nella dieta a cui vengono
riconosciute proprietà antiradicaliche, cardioprotettive,
antimicrobiche, antidiabetiche e neuroprotettive. Tra gli alimenti
cardine della dieta mediterranea, l’olio di oliva rappresenta la
principale fonte di idrossitirosolo e dei suoi derivati. In particolare,
l’idrossitirosolo si ritrova nelle foglie e nei frutti dell’olivo e,
conseguentemente, nell’olio, nei quale compare a seguito dell’idrolisi
dell’oleuropeina, molecola responsabile del gusto amaro dalle comprovate
proprietà nutraceutiche. A fronte di queste attività biologiche, dal
2011 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) raccomanda
l’ingestione di 5 mg di idrossitirosolo e dei suoi derivati presenti
nell’olio d’oliva su base giornaliera e, nel 2017, lo ha riconosciuto
quale nuovo ingrediente alimentare impiegabile per l’arricchimento degli
oli di pesce, degli oli vegetali e delle margarine.
L’altra fonte
di idrossitirosolo è rappresentata dal vino. Sebbene le bevande
caratterizzate da un tenore superiore a 1,2 % di alcol non possano
riportare in etichetta indicazioni di carattere salutistico, negli
ultimi 30 anni numerosi studi scientifici hanno suggerito l’esistenza di
una relazione tra moderato e regolare consumo di vino ed effetti
benefici per la salute umana. Anche in questo caso, tali proprietà sono
attribuite alla complessa varietà di molecole bioattive presenti nella
matrice.
Sebbene gran parte delle sostanze bioattive presenti nel
vino sia di origine vegetale, composti fenolici in particolare, anche i
microrganismi sono capaci di arricchire il vino in sostanze dotate di
attività biologica. Tra i diversi microorganismi presenti durante il
processo di vinificazione, i lieviti rivestono un ruolo fondamentale
essendo i diretti responsabili della fermentazione alcolica. Tuttavia,
il loro ruolo non si esaurisce solamente nella conversione degli
zuccheri in etanolo. Al contrario, i loro peculiari pattern metabolici
sono in grado di influenzare direttamente la composizione dei vini con
evidenti risvolti sia in termini sensoriali che in termini di accumulo
di molecole bioattive di origine microbica.
Stiamo vivendo giorni difficili, avvolti in una cappa grigia di dolore,
di ansia, di incertezza su presente e futuro. Su tutto incombe la
presenza di questo famigerato coronavirus, resa più terribile dal fatto
che sappiamo molto poco, quasi nulla, di lui e del suo modo di agire.
Siamo gravati da un insopportabile rumore di fondo generato
dall’incombente e onnipresente informazione: televisioni, giornali,
chiacchiere a ruota libera diffuse a macchia d’olio. Un subisso di
messaggi, in parte grevi e deprimenti, in parte spiritosi per sollevare
il morale con un sorriso, in parte spunto di riflessioni e
suggerimenti.
Fra questi ultimi serpeggia una sorta di rivolta nei
confronti di una persecuzione, forse solo presunta, nei confronti
dell’Italia e degli Italiani. Chiediamoci perché e guardiamo già al
dopo. I messaggi sono un modo per rincuorare tutti, compresi quelli che
scrivono, unendoli a difesa della nostra Italia, nella ribellione verso
gli ingiustificabili persecutori, prima i cinesi poi l’Europa, non ben
definita ma immancabile. La proposta comune è un invito all’unione, a
rafforzarsi reciprocamente, a riscoprire le antiche virtù, a ricordare i
grandi meriti del nostro popolo. Spesso chiusa dall’esortazione a
comprare solo alimentari italiani, prodotti da aziende italiane,
evitando quelli esteri, di frequente “pessime imitazioni” dei nostri,
nella convinzione che noi si abbia il meglio di tutto. Così facendo si
sosterrebbe la nostra vacillante economia e si vivrebbe meglio. Insomma
il messaggio parte dalla difesa dell’Italia e dei suoi prodotti e si
conclude con la convinzione che “così possiamo farcela”.
L’esortazione
ha risvolti psicologici importanti, ma, per evitare reazioni
controproducenti di fronte alla realtà, occorre aggiustare il tiro.
Con il termine di erbe aromatiche, si fa riferimento a piante ricche in
oli essenziali capaci di sprigionare odori ed aromi molto intensi, già
conosciute, e largamente impiegate, fin dai tempi dei Sumeri e
protagoniste di una vivace riscoperta negli ultimi anni.
Esse trovano
largo impiego in svariati settori quali quello erboristico,
farmaceutico, cosmetico, ma è senza alcun dubbio nel settore alimentare
che vedono la loro massima espressione di utilizzo come condimenti di
pietanze ed alimenti che, grazie a loro, riescono a esprimere,
ai massimi livelli, tutto il loro potenziale.
In questi tempi di rinnovato interesse verso il benessere animale nei
suoi molteplici aspetti, c’è chi si chiede che cosa sia il “debeccaggio”
dei pulcini destinati a diventare galline ovaiole e perché viene
praticato.
Come tutti sappiamo il ventunesimo secolo è, e sempre più sarà, il
“secolo urbano” poiché, a livello globale, più di 2 miliardi di persone
arriveranno nelle città. Questa rapida urbanizzazione non ha precedenti
nella storia umana e, nel 2050, la stragrande maggioranza dell'umanità
vivrà in aree urbane. Eppure, in questo momento di "trionfo della
città”, esse devono affrontare molte sfide importanti, dalla creazione e
mantenimento di posti di lavoro, alla fornitura di servizi alla
cittadinanza, alla salvaguardia delle risorse ambientali urbane, alla
protezione dei propri residenti dalla criminalità e dalla violenza,
tanto per citarne alcuni. Ma, soprattutto, dovranno garantire condizioni
di salubrità ambientali.
In questo momento, la sfida più importante
è sicuramente quella che ci viene posta dal COVID-19 e l'inquinamento
atmosferico potrebbe essere un comune denominatore per i paesi in cui,
al momento, il virus sta avendo gli effetti più devastanti.
Alcuni
scienziati stanno infatti sollevando la questione di un potenziale
legame tra l'esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico e
la capacità polmonare compromessa, che a sua volta potrebbe aumentare la
probabilità che un individuo sviluppi una forma grave di COVID-19.
Questo legame è stato ipotizzato in una nota pubblicata sul British Medical Journal,
rivista medica di elevato impatto scientifico (Impact Factor 27.604)
pubblicata con cadenza settimanale dalla British Medical Association,
secondo la quale esiste un denominatore comune nella maggior parte dei
paesi e delle aree di ciascun paese con gravi casi di grave infezione da
COVID-19: Cina, Corea del Sud, Iran e Italia settentrionale. Questo
fattore di rischio condiviso è l'inquinamento atmosferico.
È infatti
ampiamente documentato che l'inquinamento atmosferico è una delle
principali cause di morbilità e mortalità nell'uomo a livello globale e
può aumentare il rischio di numerose malattie non solo del sistema
respiratorio, ma anche di quelle cardiovascolari. Pertanto, negli ultimi
anni, l'associazione tra inquinamento atmosferico e malattie o decessi,
in particolare malattie respiratorie, è diventata un importante punto
di riferimento per la ricerca sulla salute pubblica.
Che i prodotti ittici siano importanti per la salute e che devono
entrare in una dieta corretta e equilibrata lo dicono gli esperti perché
pesci, molluschi e simili sono ricchi di proteine, vitamine, minerali e
grassi buoni e lo sanno in molti, ma pochi sono al corrente dei rischi
che sta correndo la salute dei mari per un eccessivo sfruttamento della
pesca, ma quale è la vera situazione? Non solo perché i dati che abbiamo
sono discordanti, ma anche perché come sempre devono essere
interpretati in modo corretto.
La messa al bando degli antibiotici in alimentazione animale, usati come
promotori di crescita in quanto equilibratori del microbiota
intestinale, ha stimolato la ricerca verso prebiotici naturali quali gli
oli essenziali, i tannini, gli acidi grassi a catena medio-corta,
l’inulina e molti altri e probiotici come lattobacilli e lieviti.
Albero multifunzionale come ben pochi (solo il castagno può competere),
il pino domestico da sempre rappresenta un anello di congiunzione tra
selvicoltura e frutticoltura. Esso è presente da millenni nei nostri
ambienti e ci ricorda un passato glorioso sulle terre e sui mari (era
uno dei legni preferiti per le costruzioni navali), ci collega
idealmente con antiche civiltà scomparse e ci garantisce un legame
stretto con le comunità locali; è ricorrente nella letteratura, nelle
arti decorative, nei miti, nella quotidianità ed è un assoluto simbolo
di “toscanità”. Il pinolo, suo prezioso seme, è un prodotto “biologico”
per eccellenza, protagonista della nostra cucina, piccolo e morbido
interprete essenziale di preparazioni salate o dolci, che vanno
dall’antipasto al dessert, presente in centinaia di ricette
tradizionali, dalle Alpi alla Sicilia. Biroldo, castagnaccio, pasta che sàrdi, pesto, pinolata, salsa di pinoli, sarde a beccaficu,
spungata, strudel, torta co’ bischeri, mantovana, sono tutti gioielli
della tradizione gastronomica. Almeno quattro i sensi soddisfatti dal
pinolo: gustoso da assaporare, profumato da odorare, bello da vedere e
piacevole al tatto. La sua “etichetta nutrizionale” mette in evidenza i
pregi del prodotto di un’alimentazione moderna e allo stesso tempo
legata alle tradizioni. La quintessenza dell’healthy food. Il
pinolo è ingrediente qualificante per una dieta bilanciata, in
particolare per l’assenza di colesterolo (e anche di glutine), per
l’apporto di elementi preziosi, come i sali minerali e per il contenuto
di antiossidanti e di grassi “buoni”, quelli che non si depositano nelle
arterie.
Lo strobilo (pina, o pigna) è un “frutto” quanto mai
peculiare: completa la maturazione in tre anni, per non parlare del
fatto che viene prodotto ad un’altezza da terra che non ha pari in campo
frutticolo. Una pineta domestica origina diverse tipologie di prodotti:
oltre ai pinoli, il legname (per la produzione di cellulosa, per
biomassa da combustione e, in passato, impiegato nell’industria
cantieristica e nell’edilizia e per l’estrazione della resina), gli
strobili esausti (insieme ai gusci, come biomassa da energia; le squame
come pacciamatura). Ma la presenza del pino domestico può essere
declinata anche in ben altre valenze e funzioni: ambientale/ecologica,
igienico/sanitaria, storico/colturale, paesaggistica/turistica, il tutto
nell’ottica attualissima dei “servizi ecosistemici”. Si tratta di una
“firma” irrinunciabile del paesaggio costiero di molte aree
mediterranee.
Anche Macfrut ha gettato la spugna, come era inevitabile. Le fiere
del food una dopo l’altra si arrendono all’aggravarsi dell’epidemia del
Coronavirus dopo tutta Italia è stato messo in quarantena per decreto.
Macfrut è slittato a settembre (dall’8 al 10) e anche Cibus si farà a
settembre (dall’1 al 4) per agevolare l’arrivo degli operatori asiatici e
americani. In settembre e ottobre ci sarà un affollamento fieristico
straordinario in Italia e all’estero (c’è anche Sana a Bologna dal 10 al
13 settembre e a Singapore Asia Fruit Logistica dal 16 al 18 settembre,
e in ottobre Madrid dal 20 al 22) ma pazienza… chi può prevedere cosa
potrà succedere da qui a qualche mese? Limitiamoci a sperare per il
meglio.
Il virus globale minaccia l’economia globale, ed è subito
disperazione globale. Borse nel panico, Europa in ordine sparso (tanto
per cambiare), la Cina che improvvisamente si scopre fragile e indifesa,
e il resto del mondo che scopre improvvisamente di dipendere dalla
stessa Cina.
L’Italia che passa dalla stagnazione alla sicura
recessione. La vita quotidiana di milioni di famiglie sconvolta,
l’Italia produttiva che si ferma o viene pesantemente rallentata.
L’ortofrutta sta dentro questo scenario complicatissimo con tutti i suoi
problemi, che già erano seri prima, figuriamoci adesso. Tante
incognite: i consumi, le forniture, le dogane, l’export sotto attacco,
la logistica, viaggi annullati, il made in Italy nel cono d’ombra del
Coronavirus.
Come ne usciremo? Oggi impossibile dirlo. Le catene
della Gdo stanno vendendo, ma quanto durerà? Vedo ovunque supersconti,
promozioni e sottocosto a go-go. Il mondo dei Mercati e dei grossisti
sembra al momento il più colpito dalle quarantene, dai blocchi delle
merci, dalla crisi di prezzi e consumi, dal calo verticale del turismo e
della ristorazione fuori casa. Un calo complessivo nella richiesta di
freschi e freschissimi va messo in conto, se il virus non mollerà. La
logistica delle merci in entrata e uscita dai vari territori
(limitatamente all’esigenza di consegna o prelievo dei prodotti) al
momento è garantita, ma poi bisognerà vedere in concreto cosa succederà.
L’impressione
è che l’export del nostro agrifood subirà un colpo fortissimo, di cui
abbiamo già avuto pesanti avvisaglie. Bisogna che i provvedimenti del
governo, in particolare il Piano straordinario di promozione del made in
Italy da oltre 700 milioni, diventino operativi al più presto, vengano
concordati con le imprese e non si perdano in un delirio burocratico. Il
ministro Di Maio deve fare le valigie e iniziare un bel giro del mondo a
spiegare che il made in Italy è esente dal virus.
Gli insetti, e in minor misura, i ragni e gli scorpioni, hanno suscitato l’interesse dell’industria cinematografica che, dai loro comportamenti, ha tratto spunti per realizzare sia interessanti prodotti artistici, sia mediocri o pessimi film commerciali. Il vasto panorama cinematografico mondiale rende impossibile anche riportare i soli titoli dei film nei quali gli artropodi sono protagonisti, diretti o indiretti, e di quelli in cui essi compaiono più o meno fugacemente. Innumerevoli sono i film del genere horror-fantascienza, nei quali scorpioni, ragni e insetti giganti, o sciami di api, vespe, formiche, mosche, termiti e locuste, diventano strumenti di terrore. Dedicati agli spettatori più giovani sono i cartoni animati con insetti protagonisti che, da Walt Disney in poi, hanno spesso assunto comportamenti e caratteristiche antropomorfe
Il 18 gennaio u.s. scorso, nella sala consiliare del Comune di Castiglione della Pescaia, ho presentato al pubblico un lavoro di indagine a difesa della pineta del Tombolo, accompagnato da 54 diapositive, affrontandone diversi aspetti, che l’ottimo resoconto pubblicato dal quotidiano locale ovviamente non poteva riportare tutti. Il tema della difesa della Pineta del Pino Domestico è oggettivamente difficile. Diversi studi pubblicati anni fa da autorevoli forestali hanno segnalato la necessità di una gestione unitaria, ma per vari motivi nulla è stato fatto e oggi le Istituzioni scientifiche potrebbero aiutare la Politica a compiere le scelte urgenti e necessarie.
Senza avere la pretesa di essere esaustivo, di seguito, elenco per punti i problemi che si devono urgentemente affrontare. Non sono in un ordine di importanza, né sequenziali o immediatamente collegabili: