Abbattimento degli alberi: una cultura della colpa che soffoca il dialogo

Francesco Ferrini 09 October 2024

Pochi giorni fa sono finito per caso su una pagina di un social dove ho letto i commenti riguardo all’abbattimento di un platano in cui si arrivava addirittura a minacciare “il responsabile” di tale abbattimento, insieme a offese di vario genere. Ora, conoscendo proprio quella situazione e la motivazione della scelta fatta, legata al limitare il progredire del cancro colorato del platano, la cui lotta è obbligatoria per legge e la cui omissione è un reato penalmente perseguibile, vorrei fare qualche riflessione sulla questione della gestione degli alberi in città e della necessità, che talvolta sorge, di doverli abbattere e sostituire.
L’abbattimento degli alberi in contesti urbani è diventato uno dei temi più dibattuti e, purtroppo, spesso affrontato con superficialità. Quello che dovrebbe essere un dibattito pubblico maturo e consapevole sulla gestione del verde urbano si trasforma sempre più spesso in una caccia al colpevole, un’escalation di accuse e aggressioni che mina la possibilità di un dialogo costruttivo. La cultura dominante sembra essere quella della condanna immediata, in cui non solo si ignorano le ragioni tecniche e scientifiche dietro certe scelte, ma si attacca violentemente chi lavora per la salvaguardia del territorio, in particolare gli operatori e i tecnici incaricati della gestione degli alberi che, mi preme sottolinearlo, si assumono anche responsabilità importanti.
Questa cultura della colpa a tutti i costi è un sintomo di una tendenza preoccupante: la mancanza di volontà di comprendere. Siamo ormai così intrappolati in un meccanismo di indignazione che la prima reazione è accusare, senza fermarsi a chiedere il "perché". È un atteggiamento che rispecchia un allarmante distacco dalla realtà dei fatti, dove l’emotività prevale sul ragionamento critico. Gli alberi sono visti come simboli di un’innocenza violata, e ogni loro rimozione è interpretata come un crimine contro la natura, senza tener conto delle possibili motivazioni che possono rendere necessario l’abbattimento. Malattie, pericolo di crolli e rischio spesso connesso in ambito antropizzato, interferenze con infrastrutture e piani di rigenerazione urbana sono solo alcune delle ragioni che spesso giustificano interventi, certo dolorosi, ma necessari.

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Lingua blu: non abbassare la guardia

A colloquio con l'esperto.

Mauro Antongiovanni 09 October 2024

Oltre alla peste suina, c’è un’altra malattia che preoccupa molto gli allevatori: la Blue Tongue o Lingua blu o febbre catarrale dei ruminanti. Ne abbiamo parlato con Giovanni Savini,  Head of Public Health Department, Director of the European Reference Laboratory for RVF, WOAH and National Reference Laboratory for Bluetongue dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e Molise.

Che cos’è la lingua blu o la bluetongue?
La Bluetongue è una malattia virale che colpisce i ruminanti ed è, per lo più, trasmessa da moscerini appartenenti a specie del genere Culicoides. Il virus della Bluetongue include oltre 35 diversi sierotipi, tra cui i più importanti da un punto di vista clinico e normativo sono quelli da 1 a 24. Ogni sierotipo è immunologicamente distinto dagli altri e all'interno di ciascun sierotipo possono esserci più ceppi o stipiti virali. La distinzione tra i sierotipi è fondamentale, poiché un vaccino prodotto contro un determinato sierotipo generalmente è efficace per tutti i ceppi virali appartenenti a quel sierotipo.

Qual è la situazione in Europa e nel nostro Paese?
La situazione in Italia e in Europa è piuttosto complessa. Ci troviamo a fronteggiare sierotipi diversi e ceppi virali altamente virulenti. Attualmente, il ceppo virale prevalente nel centro-nord Europa appartiene al sierotipo 3. Introdotto nei Paesi Bassi nel settembre dello scorso anno, questo virus si è rapidamente diffuso, causando gravi danni alla zootecnia in diverse nazioni europee. Dal territorio olandese, infatti, il virus si è propagato in Belgio, Germania, Inghilterra, Francia, Lussemburgo, Svizzera, Danimarca, Norvegia, Svezia, Austria e Portogallo. Si tratta di un ceppo estremamente virulento, capace di determinare seri quadri clinici ed elevata mortalità, soprattutto tra le pecore. Sono stati inoltre segnalati sintomi e cali di produzione anche nei bovini, in particolare in Francia. La nuova emergenza europea ha spinto diverse aziende farmaceutiche a sviluppare vaccini contro questo sierotipo. Vari prodotti sono stati sviluppati e introdotti sul mercato, e alcuni sono già in uso in diverse nazioni europee dove ne è autorizzato l'impiego. Un altro ceppo che sta interessando in modo significativo l'Europa appartiene al sierotipo 8; presenta caratteristiche genomiche che lo differenziano da altri ceppi dello stesso sierotipo che precedentemente erano circolati in Europa e in Francia. Anche questo ceppo ha mostrato spiccate caratteristiche di virulenza. In Francia, i primi focolai clinici causati da questo ceppo virale sono stati osservati nell'agosto del 2023 nella regione meridionale del Massiccio Centrale. Da lì, il virus si è diffuso in Corsica e, successivamente, in Sardegna (ottobre 2023). Con l'arrivo della nuova stagione vettoriale 2024, il virus si è propagato anche in Spagna, nelle Isole Baleari, in Andorra e in Svizzera. Anche per questo sierotipo sono disponibili vaccini sul mercato.

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Il lupo cambierà il suo status da specie “rigorosamente protetta” a “protetta”?

Orazio la Marca, Nicola Lucifero 09 October 2024

Il Consiglio dell'Ue, su impulso della Commissione Europea, ha adottato la decisione di presentare, a nome dell'Unione europea, una proposta di modifica del livello di protezione del lupo previsto dalla Convenzione internazionale sulla Conservazione della Vita Selvatica e degli Habitat naturali in Europa, adottata a Berna nel 1979 e giuridicamente vincolante. Nello specifico, si prospetta di abbassare la tutela del lupo declassandolo da “specie faunistica rigorosamente protetta” a “specie faunistica protetta”. La proposta sarà presentata alla 44esima riunione del Comitato permanente della Convenzione di Berna, responsabile della valutazione dello stato di conservazione delle specie, che si terrà a dicembre 2024 (Fonte AGI).
Percorriamo brevemente le principali tappe che hanno portato all’attuale stato protettivo del lupo.

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Green Deal, cosa resterà?

Lorenzo Frassoldati* 09 October 2024

Il Green Deal è disastroso, lo cambieremo, dice Giorgia Meloni all’assemblea di Confindustria. Il tema è l’automotive, l’industria, le tecnologie ma il segnale è inequivocabile. Praticamente nelle stesse ore la neo-vicepresidente esecutiva della Commissione UE, la spagnola Teresa Ribera, parlando con l’Ansa, si è detta “certamente” convinta della volontà di portare avanti – e forse anche intensificare – gli sforzi per realizzare il criticato Green Deal, sia pure nella nuova versione (coniata da Ursula von der Leyen) di “clean industrial plan”.

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