Demenziale abbandono della dieta mediterranea

di Giovanni Ballarini
  • 16 July 2025

Ancel Keys (1904 – 2004) biologo, fisiologo ed epidemiologo statunitense supera i cento anni di vita con una mente lucidissima durante la quale studia anche l'epidemiologia delle malattie cardiovascolari che lo conducono a formulare le ipotesi sull'influenza dell'alimentazione su tali patologie e sui benefici di una alimentazione denominata Dieta Mediterranea. Oggi nei paesi mediterranei questa dieta è in via di abbandono, le patologie cardiovascolari sono controllate con famaci anti-ipertensivi e interventi di una cardiochirurgia sempre più sofisticata e meno invasiva, mentre si stanno diffondendo le demenze senili. In Italia, si stima che oltre un milione di persone soffrono di questa sindrome con un aumento nei prossimi decenni. Nel mondo la World Health Organization (WHO) stima il numero di persone affette da demenza senile in circa cinquanta milioni, con una previsione di oltre centocinquanta milioni entro il 2050 a causa dell’invecchiamento della popolazione. Ma solo per questo? Quale è il ruolo dell’alimentazione? Non può esservi un demenziale abbandono della Dieta Mediterranea quale era nel passato?
Un tempo si credeva che una buona alimentazione fosse necessaria al feto e al bambino per la crescita del cervello e che dopo il neurone cerebrale avesse bisogno soltanto di energia fornita dal glucosio e di ossigeno. Oggi non è più così e s’inizia a studiare una nutrizione neuronale e degli altri componenti cerebrali, considerando l’importanza della dieta, anche nei suoi rapporti con il microbiota intestinale, nel funzionamento e nella salute cerebrale, valutando se l’alimentazione nel corso degli anni non sia causa, o almeno concausa, nella comparsa ed evoluzione delle demenze senili. Gli alimenti che forniscono energia ed elementi per la crescita, sviluppo e mantenimento della salute contengono anche nutrienti specifici e molecole bioattive che influenzano le capacità cognitive a diverse età, assumendo un ruolo cruciale nel mantenimento delle funzioni cerebrali. Carenze di tali nutrienti si pensa possano portare a malattie neurodegenerative e una connessione tra nutrizione, funzione cerebrale e comportamento inizia ad emergere in diverse ricerche, indicando l’importanza delle molecole fitochimiche e dei fitonutrienti con un ruolo nel ridurre l'infiammazione connessa all’insorgenza di demenze senili. Particolare importanza si attribuisce a questi fitonutrienti presenti nei cibi tradizionali nello svolgere un ruolo importante nel previenire i danni cerebrali dovuti allo stress ossidativo, migliorando la vigilanza, la concentrazione e le prestazioni del cervello riducendo lo stress ossidativo, l'elevata infiammazione, la neurotossicità indotta dallo stress.
Un ruolo sempre maggiore si sta oggi attribuendo ad un’alimentazione non più basata su semplici parametri di calorie, proteine, grassi e zuccheri e loro qualità. Se circa un secolo fa s’iniziò a conoscere poi a studiare le vitamine, ora ci si sta accorgendo l’importanza delle molecole bioattive che non sono più presenti negli alimenti raffinati e conservati, con effetti a lungo termine. Senza voler evocare e tanto meno enfatizzare le tante intelligenze di anziani saggi mediterranei, da Omero in poi, quale è il ruolo della Dieta Mediterranea non solo sul funzionamento, ma anche sulla salute mentale e sull’insorgenza delle demenze senili? La Dieta Mediterranea, caratterizzata da cibi sani, di origine vegetale, grassi e consumo moderato di prodotti animali, dimostra il suo potenziale neuroprotettivo in quanto ricca di antiossidanti, vitamine e polifenoli, ma non basta che sia solo un numero di porzioni schematizzate in una piramide, ma che come era nel passato: costituita da alimenti naturalmente integri, non raffinati, contenenti molecole bioattive in un modello alimentare assunto nel tempo e, a quanto si inizia a pensare, almeno dai trenta, quaranta anni di vita in avanti.
Difficili sono le ricerche su quanto ora semplificato soprattutto sui tempi di diversi e forse anche molti decenni che sembrano collegare il modello alimentare con la comparsa nell’uomo dei sintomi delle carenze cognitive. Un aiuto potrebbe arrivare considerando quanto sta avvenendo in due specie animali che convivono con l’uomo con una più breve vita, che da alcuni decenni stanno avendo una dieta industriale con alimenti raffinati industriali analoga a quella umana e nei quali è comparsa una disfunzione cognitiva un tempo ignota. Nell’Odissea di Omero il cane Argo – un caso che ovviamente non fa testo – dopo venti anni riconosce il padrone Ulisse. Oggi le disfunzioni cognitive nei cani di età oltre gli otto anni sono del 14% per arrivare al 35% per età superiori. Nei gatti di undici anni le disfunzioni cognitive sono del 28% per arrivare al 50% in età superiori. Non sperimentazioni animali, ma solo una più precisa conoscenza di fenomeni paralleli: sono questi che attendono di essere meglio esaminati.