Notiziario




Programma Quadro del Settore Forestale 2009-2019

Il PQSF mostra con evidenza la natura di programma-collage del PQSF stesso: esso recepisce e convoglia indirizzi già stabiliti e/o finanziati altrimenti. Il PQSF non costituisce cioè una fase unificante di vera elaborazione concettuale e progettuale per le foreste e il settore, limitandosi a ribadire pleonasticamente considerazioni e principi già sanciti altrove.
Simili programmazioni non sono neutre né a costo-zero, per il mancato svolgimento della funzione attesa: non sarà il caso di rinunciare a simili onerosi dividendi?

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L’impollinazione del carciofo

Una moderna gestione della coltura del carciofo, che tradizionalmente viene riprodotta per propagazione agamica a mezzo carducci, ovoli o parti di ceppaia, passa attraverso la propagazione per seme, che richiede l’impiego di genotipi con struttura genetica determinata, oltre a un idoneo percorso di produzione possibile soltanto grazie al ricorso all’impollinazione entomogama.

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Ecologia alimentare: l’esempio dell’olio di oliva

Ogni prodotto che arriva sulla nostra tavola nelle colorate e fantasiose bottiglie, scatolette e confezioni è il risultato di una lunga storia naturale ed ecologica, che comincia nei campi o nelle stalle, talvolta in Italia o talvolta in lontani paesi da cui importiamo una parte delle materie prime e dei prodotti alimentari. I prodotti agricoli e zootecnici non arrivano mai direttamente nelle nostre case ma passano attraverso numerose operazioni, veri e propri cicli produttivi, che li trasformano negli articoli commerciali che conosciamo e che troviamo nei negozi. In ciascuna delle operazioni nei campi, nelle stalle, nelle fabbriche, nella stessa grande distribuzione, vengono usati acqua ed energia e vengono prodotti residui solidi, liquidi e gassosi che finiscono nell’ambiente. Senza contare che ciascuna delle operazioni che portano il cibo nelle nostre case ha un “contenuto” di lavoro, di fatica umana, di innovazione, di esperienza di milioni di persone, di cui troppo poco si parla.
La storia naturale dei vari alimenti ha effetti ambientali meno vistosi, ma talvolta altrettanto importanti e nocivi quanto quelli di altre attività produttive. 

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Francesco Minà Palumbo “Georgofilo”

Tutte le volte che ho cercato di ripercorrere la Sua straordinaria carriera mi sono ritrovato a concludere che si è trattato di un genio in assoluto con una incomparabile capacità di lavoro, che inizia ad esercitare la professione di medico a Castelbuono a 22 – 23 anni dopo avere studiato Medicina a Palermo, dai 16 ai 20 anni ed avere ottenuto la specializzazione all’Università di Napoli, dai 20 ai 22 anni. E subito dopo la Sua grande passione e la Sua vocazione di Naturalista, amico di tutti, dai più grandi e rinomati scienziati italiani e stranieri ai più umili pastori e contadini delle Sue Madonie che ben sapendo di fargli cosa graditissima e certamente anche per ringraziarlo delle Sue ambitissime prestazioni mediche gli portavano continuamente esemplari di piante, di funghi, di insetti, di minerali e della fauna locale e lo accompagnavano nelle Sue escursioni.
Ho maturato il convincimento che la Sua passione di Naturalista avesse preso ad un certo punto il sopravvento sulla professione medica, se è vero come è vero che stava per prendere servizio a tempo pieno all’Orto Botanico di Palermo, ma un ricorso di due concorrenti che ambivano allo stesso posto a concorso portò all’annullamento dello stesso.
Ma è la Sua figura che mi appare gigantesca come è testimoniato dall’opera omnia “Iconografia della storia naturale delle Madonie” pubblicata a cura di Pietro Mazzola e Francesco Maria Raimondo.
E’ il più grande, multiforme e leggendario personaggio che abbia mai incontrato nelle mie letture e lo ricordo oggi con il rispetto e l’ammirazione che si riservano ai Grandissimi.

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L’impollinazione del mandorlo

Il Mandorlo, ritenuto originario dell'Asia centro-occidentale, è stato presumibilmente introdotto in Sicilia dai Fenici; gli antichi Romani ne apprezzavano i frutti che chiamavano "noci greche". Attualmente la rosacea è una delle colture tipiche del Bacino mediterraneo. L’America, dove è stato introdotto nel XVI secolo è il principale produttore mondiale.

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Iniziativa Italia-Africa, Tavolo Agricoltura

Il 20 febbraio scorso, alla Farnesina, si è tenuta una sessione ministeriale del Tavolo Agricoltura - nell’ambito dell’Iniziativa  Italia-Africa -  alla quale hanno partecipato i Ministri dell’Agricoltura dei Paesi dell’Africa sub-sahariana convenuti a Roma per il Governing Council dell’Ifad. Con questa iniziativa, già presentata dal Ministro degli Affari Esteri lo scorso 30 dicembre, l’Italia ha riacceso i riflettori sull’Africa, partendo proprio dal settore primario che è alla  base dell’auspicato  sviluppo di quel Continente. 
Il Sottosegretario all’Agricoltura, On. Maurizio Martina - il quale a distanza di poche ore sarebbe stato nominato Ministro - ha manifestato il convincimento che “per i molti aspetti peculiari del modello agricolo italiano e per la sua naturale vocazione geografica, l’Italia possa giocare un ruolo strategico nel rapporto tra Europa e Africa”. 
L’Africa è un Continente con Paesi tra loro molto diversi. Mediamente la sua agricoltura impegna il 60% della forza lavoro e produce il 25% del PIL (con variazioni che oscillano tra il 3 e il 50%).

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Dalla “rivoluzione agricola” alla “rivoluzione verde”

Nel mercato globale c'è posto per tutti; per il cibo buono e a basso costo, come per il cibo di alta qualità, così come per il cibo etico, etnico e magari costoso, di nicchia. Così come per i prodotti a chilometro zero e i prodotti delle campagne del mondo che finiscono nelle mense delle città, dove ormai vive più del 50% della popolazione della terra. Chiunque può capire che gli orti non bastano a sfamare le città con milioni e milioni di consumatori. 
Con la “rivoluzione agricola” del ‘700 e poi con la “rivoluzione verde” del ‘900 si sono moltiplicate le risorse alimentari, superando i limiti e le difficoltà delle pratiche della caccia, della pesca e della raccolta dei frutti spontanei. In questo senso l’agricoltura, ancora oggi, rappresenta la base dell’alimentazione di un mondo sempre più popolato e proprio per questo è diventato così importante il problema ecologico del rapporto fra l’uomo e l’ambiente e l’utilizzo delle risorse naturali, fra cui primeggia la terra coltivabile e l’acqua. Grazie alla ricerca, alla tecnologia e all'ingegneria genetica, si è in grado di sfamare un mondo sovrappopolato. Il problema dei sostenitori (ideologici) del piccolo, giusto, naturale e bello, è che, pur facendo un buon marketing, hanno uno sguardo corto e spesso rivolto all'indietro. Non si rendono conto che solo grazie all'evoluzione tecnologica e all'innovazione si è potuto affrontare la sfida demografica ed evitare la carestia: la fames, come si diceva nel Medioevo. Solo grazie a questo, la produzione agricola mondiale ha potuto fronteggiare un così rapido e gigantesco aumento della popolazione. 

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Le nuove imposte di trasferimento degli immobili

In un precedente intervento parlavamo dell’effetto sulle imposte di trasferimento delle norme di cui all’art.10 del D.Lgs. 23/2011 (legge sul Federalismo fiscale), poi in effetti si sono state le modifiche di cui all’art.26 del D.L. 104/2013 convertito con modifiche nella Legge n. 128/2013 e quindi oggi possiamo vedere in dettaglio tutte le novità. 

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L’impero dolce, costruzione della memoria dello zucchero italiano

Il 14 febbraio, a Roma, nella Sala Cavour del MIPAAF, è stato presentato un interessante progetto volto a valorizzare la memoria dello zucchero italiano. I primi tentativi di coltivazione e trasformazione della barbabietola da zucchero (Beta vulgaris) erano stati avviati durante il regno d’Italia instaurato da Napoleone, ma non ebbero successo ed il primo zuccherificio funzionante fu realizzato soltanto nel 1887 a Rieti, grazie a Emilio Maraini. 

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Dall’azienda agricola all’industria alimentare

Nonostante la crisi economica, le connesse preoccupazioni e il calo dei consumi, compresi quelli alimentari, viviamo in una società in cui il cibo non manca.  Ma non è sempre stato così. La sopravvivenza dell’umanità per lungo tempo è stata condizionata dalla disponibilità di alimenti. Dai tempi in cui viveva di caccia, pesca e raccolta di frutti spontanei, a quelli della prima agricoltura e sino ad oggi, l’uomo ha capito che non basta procurarsi l’alimento, ma che è necessario riuscire a renderlo disponibile con continuità e quindi a prolungarne la durata. Accanto all’imperativo della produzione vi è sempre stato quello della conservazione del cibo.
Così si è andata enucleando all’interno dell’agricoltura l’attività di trasformazione degli alimenti che supera la semplice conservazione e diventa l’industria alimentare che conosciamo. La sua nascita dall’agricoltura, ma con una propria individualità, pone però fin dall’inizio numerosi problemi di carattere economico.Sin dagli inizi si individuano tre modelli di rapporti che regolano le questioni fra i due comparti. Il primo è quello contrattuale in cui i principali aspetti della fornitura della materia prima agricola sono regolati da accordi scritti. Già a fine ‘800 erano in uso contratti nel lattiero-caseario e nel bieticolo-saccarifero che poi si sono diffusi in altri comparti. Non molto diversi da quelli attuali  non hanno risolto i problemi di conflittualità, anzi proprio in questi due comparti si registra la più elevata litigiosità fra le parti. Il secondo modello è quello cooperativo, in cui l’agricoltore è anche industriale in relazione al prodotto conferito. Ma anch’esso non è risolutivo. Nelle cooperative si scontrano le due anime, quella agricola che vuole il massimo prezzo per il prodotto conferito e quella industriale che pensa al consolidamento dell’impresa e ciò frena, insieme a problematiche  di altro genere, il successo della formula.

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Lettera aperta al Ministro Maurizio Martina

A nome dei Georgofili desidero esprimere i migliori auguri di buon lavoro al Ministro dell'Agricoltura (denominazione storica) Maurizio Martina, già Sottosegretario allo stesso Ministero nel Governo uscente, con delega all'Expo 2015. Insieme agli auguri desidero manifestare al Ministro Martina vive felicitazioni per la posizione equilibrata e senza pregiudizi che ha assunto nei confronti degli OGM e che merita plauso per la personalità e la lungimiranza che ha manifestato, con grande discontinuità rispetto a quasi tutti i suoi ultimi predecessori.
Faccio riferimento all'articolo che ha scritto su Il Sole 24 Ore il 13 novembre 2013 nel quale, in termini pienamente condivisibili, così si esprime: "Dobbiamo renderci conto che siamo in uno scenario nuovo e se vogliamo affrontare la questione con serietà non possiamo certo disconoscere che il progresso scientifico e lo stesso impianto normativo europeo in materia si sono notevolmente evoluti... I progressi della ricerca e le risultanze dei piani di monitoraggio hanno permesso di acquisire informazioni rilevanti anche rispetto al tema della sicurezza alimentare". L'articolo così continua: "Solo negli ultimi sessanta anni sono state create oltre 2000 varietà, ne è testimonianza il fatto che in rarissimi casi le specie agricole che contribuiscono alla nostra dieta esistono allo stato selvatico. Su diversi aspetti il dibattito scientifico risulta molto animato e questo rafforza il mio convincimento che le situazioni vadano valutate caso per caso e il problema non si possa ridurre allo scontro ideologico tra pro e contro OGM. Stiamo attenti a non generalizzare...".

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Il consumo di suolo

Il degrado e la cementificazione dei suoli fertili limitano la capacità produttiva dell’agricoltura, hanno effetti negativi sull’assorbimento idrico e sulla biodiversità. 

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Economia e Biotecnologie

Occorre riflettere sul fatto che in Italia la coltivazione di piante geneticamente modificate è fieramente avversata anche se l’impiego e il commercio sono liberi. Il nostro sistema agricolo non può non fare ampio ricorso ad essi per mais e soia destinati all’alimentazione di quegli animali da cui ottiene i prodotti più pregiati della tradizione italiana  come formaggi e salumi.

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Che succederà alle piante con il cambiamento climatico??

Il meccanismo che governa l’entrata e l’uscita dalla dormienza è estremamente tarato e raffinato, e incentrato principalmente su temperatura e fotoperiodo. La temperatura è una delle variabili ambientali più efficienti nel segnalare alle piante il momento di iniziare l’attività fisiologica, mentre il fotoperiodo, forse mediante un effetto combinato con la temperatura, determina il momento della cessazione dell’attività. È stato ipotizzato che il cambiamento climatico possa disturbare questo fine meccanismo che le piante hanno elaborato per sfuggire al gelo invernale, poiché molte di esse potrebbero non essere in grado di accumulare le ore di freddo necessarie per un’efficace ripresa vegetativa in primavera che, quindi, potrebbe risultare ritardata, oppure, all’opposto, riprendere la crescita troppo precocemente, aumentando così il rischio di subire danni a causa di gelate primaverili. Ricerche condotte in Inghilterra hanno evidenziato che il precoce germogliamento e il ritardo della caduta delle foglie o, comunque del riposo invernale, hanno allungato la stagione di crescita di circa 11-14 giorni (in media con punte di 20) dal 1960. 
Tuttavia, sebbene le temperature elevate possano ritardare la senescenza autunnale, il loro aumento non è sempre un indizio affidabile per stabilire l’inizio della sequenza che porta alla dormienza; le temperature di fine estate e inizio autunno non sono necessariamente correlate con i primi geli poiché, come suddetto, in molte specie la lunghezza del giorno viene utilizzata come segnale di inizio di cessazione della crescita, il primo passo verso il raggiungimento della dormienza invernale.

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Una occasione d’oro, sprecata 6000 volte al giorno

Prima di iniziare a leggere, vi prego, fidatevi, e prendete nota dell’ora. La carenza di vitamina A è la principale causa di morte a livello globale, superiore anche all’AIDS, con circa 2 milioni di vittime ogni anno, vale a dire circa 6000 al giorno o, se preferite, 4 al minuto. Quando sarete arrivati al fondo dell’articolo saranno morte una decina di persone e più di un paio avranno perso la vista. Una buona parte delle vittime sono donne e bambini, specialmente tra i poveri del sudest asiatico e dell’Africa, cioè tra coloro che hanno diete poco ricche e che si basano principalmente su un solo alimento, ad esempio il riso, carente di vitamina A o di carotenoidi, composti come il beta carotene (quello che conferisce il colore tipico alle carote) e simili, che possono essere convertiti in vitamina A una volta introdotti nel corpo. 
Il prof. Ingo Potrykus, insieme a Peter Beyer, nel 1999 è riuscito ad ottenere per via biotecnologica una varietà di riso che accumulava piccole quantità di beta carotene. Nonostante il basso contenuto, il consumo di normali quantità di riso sarebbe stato comunque sufficiente per alleviare i problemi connessi alla carenza. Non si chiede infatti alGolden rice di essere l’unica sorgente di vitamina A, ma di apportare un’aggiunta significativa a quanto già assunto nella dieta. E siccome sono proprio i poveri che si cibano principalmente di riso a soffrire della carenza, questo è un modo efficace per raggiungere proprio chi ne ha più bisogno e in modo capillare, senza mettere in piedi complicati sistemi di distribuzione ma semplicemente rilasciando varietà di riso che contengano il carattere “golden”, cioè un pallido color oro. 

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Approvato il PAN, Piano di Azione Nazionale sull’uso sostenibile di prodotti fitosanitari

Il documento definitivo disegna fin dall'anno in corso un'agricoltura con tre volti distinti: quella con la difesa integrata obbligatoria, l'altra con la difesa integrata volontaria e l'agricoltura biologica.

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Alcune considerazioni sugli aiuti PAC all’agricoltura europea

Siamo alle tornate finali di quella che sarà la nuova PAC agricola 2013-2020 che tanta parte avrà nel decidere il futuro degli agricoltori europei dal 2013 al 2020.
Anzi a livello Europeo, è ormai cosa fatta, manca l’ interpretazione che lo stato Italiano darà a questo insieme di regolamenti e la ripartizione che intende farne nell’ambito di tutta l’agricoltura nazionale.
Questa riforma della politica agricola comunitaria sarà per gli agricoltori italiani di vitale importanza, ma lo sarà ancora di più per il mondo agricolo meridionale, caratterizzato in massima parte dalla presenza di colture mediterranee, la cui concorrenza proviene dai paesi rivieraschi del sud del Mediterraneo, che produttori di olio e di agrumi, hanno  costi molto più bassi dei nostri e  ci impongono una politica dei prezzi impossibile da affrontare senza risorse, quanto meno nel breve periodo.
Dunque la Comunità ha  varato la riforma della PAC, ma lo stato Italiano  tarda a espletare le incombenze che la UE le ha affidato in termini di gestione nazionale delle risorse comunitarie e di  ripartizione degli aiuti,  diffondendo tra gli agricoltori ansie ed incertezze.  
Indubbiamente questa latitanza delle Istituzioni Italiane nei confronti del mondo agricolo è un fatto culturale che ha radici profonde ed oggi malgrado si ricominci a parlare di agricoltura con rinnovato interesse, la si inquadra in un’ottica edonistica, goliardica, di vita beata all’aria aperta del buon contadino felice. Non è così.

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Nascita e sviluppo della Distribuzione Alimentare Moderna

È una storia di quasi centocinquant’anni, che ha inizio nel 1870, in un continuo cambiamento, una continua evoluzione.  Essa è frutto del travolgente sviluppo tecnologico della seconda metà dell’Ottocento che porta alla nascita dell’impianto operativo, cioè del modello industrialedei supermercati. Questo è ben precedente all’ideazione del self-serviceed alla nascita dei supermercati stessi. 
Le sue origini risalgono infatti alla fine dell’Ottocento con l’invenzione delle catene di negozi, ovvero dei negozi a catena, detti in inglesechain stores. E della centralizzazione - dei “magazzini centrali” -  che costituisce quel sistema irrinunciabile che permette il ricevimento di carichi completi dai fornitori, la gestione dell’inventario e del pronto rifornimento dei negozi, consentendo di evitare le rotture di stock.  Per non dire della freschezza di tutti i prodotti deperibili e, più tardi, della capacità di gestire assortimenti anche di 60.000 articoli. 
Quando, negli Stati Uniti, negli anni ‘30 del secolo scorso, nascerà ilsupermarket sulla spinta della crisi del 1929, per “scoppiare” però solo nel dopoguerra (1950), il più sarà ormai stato fatto. 
Nuovi sacri principi decreteranno la fine del pollivendolo o della latteria, e sanciranno per sempre la nascita dello one stop shopping, il “tutta la spesa sotto lo stesso tetto”, la centralizzazione con la sua rigorosa logistica, gli acquisti del dettagliante su larga scala, i negozi a catena.

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Viabilità forestale e viabilità vicinale

La viabilità forestale costituisce un ambito di intervento pubblico molto particolare all’interno delle politiche di settore, diverso dagli altri (quali ad es. la pianificazione forestale, l’AIB, l’attività vivaistica, la qualificazione del personale) soprattutto per l’alto grado di trasversalità: ovvero per il fatto che le infrastrutture minori cd. “forestali” dette anche “di servizio” sono soggette in generale ad usi molteplici e fruizioni differenziate da parte di numerose categorie che le percorrono con scopi e modi diversi, a fronte di un quadro giuridico, normativo e amministrativo delle infrastrutture incoerente e anche disatteso. Questa situazione è tutt’altro che nuova, anzi è esattamente storica nel senso che è determinata proprio da condizioni socioeconomiche e amministrative dei decenni scorsi, durante i quali si sono avvicendati, nell’uso e nella manutenzione della rete viaria minore, Enti diversi.

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Il DNA per garantire l’ autenticità delle produzioni agricole e degli alimenti

La tracciabilità genetica, nata come tecnologia applicata della genetica e della genomica,  sta dando un importante contributo al controllo della qualità e sicurezza di materie prime agricole e prodotti trasformati. Si sta dimostrando inoltre un valido strumento per la valutazione dell’autenticità di prodotto e dell’identità di  sementi e prodotti di vivaio.  L’interesse per sistemi analitici basati sul DNA profiling è giustificato dal fatto che il DNA è una molecola estraibile dai diversi tessuti di piante erbacee ed arboree e da innumerevoli matrici alimentari e prodotti finiti,  stabile ai diversi trattamenti tecnologici che le materie prime possono subire nelle fasi di lavorazione. 
Si può interrogare il DNA estratto da una materia prima, un alimento ed un mangime ed ottenere informazioni rilevanti, quali il contenuto in specie vegetali o animali, la presenza di varietà specifiche, l’eventuale presenza di microrganismi dannosi o, al contrario, benefici.  E’ ormai ben consolidata ed utilizzata in modo routinario l’analisi del DNA per la caratterizzazione univoca di varietà, convenzionali e geneticamente modificate, ibridi vegetali e razze animali, a difesa dei diritti del costitutore, ma anche a tutela dei coltivatori ed allevatori.

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Non basta produrre olio eccellente

Il destino del nostro intero settore olivicolo non è solo nelle mani degli olivicoltori. Anche i processi per l'estrazione dell'olio hanno realizzato molte importanti innovazioni tecnologiche, in grado di far emergere le migliori caratteristiche qualitative degli oli. 
Ma il commercio dell'olio di oliva continua a presentare profili peculiari. Il nostro Paese annualmente produce, importa e contestualmente esporta centinaia di milioni di ettolitri di olio di oliva. La nostra sola produzione non è sufficiente a soddisfare il complessivo fabbisogno nazionale. Ciò sta già a dimostrare che non esportiamo soltanto olio prodotto con le nostre olive. Gli oli extravergini che importiamo da più parti vengono manipolati e miscelati, non sempre sappiamo dove e come. Vengono infine commercializzati in confezioni etichettate anche come "Made in Italy" e offerte a prezzi molto bassi, troppo spesso persino incredibili.
Gli oli che oggi raggiungono e superano i parametri minimi necessari per essere definiti extravergini sono ormai numerosi. Tanto che questa denominazione rischia di essere considerata come una commoditycommerciale. Si stanno cercando valenze qualitative sempre più elitarie, capaci di distinguere oli di oliva superiori, che qualcuno chiama già "di eccellenza". Ma tutto ciò potrà avere successo ed essere utile alla nostra olivicoltura, se e fino a quando potrà essere tutelata l'autenticità delle caratteristiche qualitative dichiarate. 

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Un progetto per il futuro delle imprese agricole

Progettare il futuro, ricercare ed attuare un insieme di iniziative per restituire prospettiva all’agricoltura non è facile, il settore è in serie difficoltà: prezzi in costante flessione; costi dei mezzi di produzione in rialzo; tassazione che imperversa; oneri burocratici in aumento; concorrenza in espansione; sostegno Pac sempre più striminzito.

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Lettera aperta a Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e a Sergio Bolzonello, assessore alle attività produttive

In questi giorni sono in discussione presso gli uffici della Regione Friuli Venezia Giulia le regole per la coesistenza tra colture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche. L’obiettivo politico dichiarato dall’Amministrazione regionale è quello di impedire la coltivazione di mais geneticamente modificato per resistere alla piralide, poiché il no agli OGM è la strada ritenuta vincente nell’attuale contesto politico. Tuttavia questa strada non è senza costi per i cittadini e le imprese che vivono e operano in Friuli. Infatti il mais, con oltre 90.000 ettari coltivati, è la principale coltivazione della regione e la piralide è un insetto in grado di causare gravi danni sia quantitativi sia qualitativi a questa coltivazione. La perdita di produzione, molto variabile di anno in anno, può essere stimata in oltre 80.000 tonnellate per un valore di 16 milioni di euro. Le varietà geneticamente modificate per resistere alla piralide sono il mezzo più efficiente per il suo controllo e sono state ritenute sicure per l’uomo e l’ambiente dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dalle più credibili istituzioni internazionali.

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Conoscere per decidere sugli OGM

Signori Consiglieri,
ci rivolgiamo a voi all'indomani dell'approvazione di un ordine del giorno da parte della Conferenza dei Presidenti dei Consigli Regionali del 13 dicembre 2013 che esorta Enti territoriali e, presumibilmente, il Parlamento all'adozione di misure penali contro chi dovesse seminare in Italia anche nel 2014, come già avvenuto nel 2010 e nel 2013, piante geneticamente ingegnerizzate, i cosiddetti OGM.
Ci rivolgiamo a voi perché di tutta evidenza la materia è estremamente complessa per le ripercussioni, scientifiche, giuridiche, economiche, agricole e di relazioni internazionali che coincidono con il prestigioso impegno del nostro Paese nell'organizzazione di EXPO 2015, evento a cui sono attesi a Milano quasi tutti i Paesi del pianeta tra cui quelli che coltivano da diciassette anni gli OGM.
L'ordine del giorno approvato, nella sua necessaria sintesi, presenta numerose gravi lacune che potrebbero influire sulle decisioni politiche che vi apprestate ad assumere e che potrebbero avere influenze nefaste sul futuro del nostro Paese, sulla possibilità di avere un settore agricolo moderno e produttivo e sulla possibilità di rimettere in ordine i conti pubblici che vedono uno strutturale deficit dell'intercambio delle produzioni agricole destinate all'alimentazione con l'estero per dieci miliardi di euro l'anno tutti gli anni da almeno un ventennio.

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Prorogato al 1 gennaio 2015 il termine per la revisione obbligatoria delle macchine agricole

Soddisfazione è stata espressa dalla categorie imprenditoriali interessate.

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