Notiziario








Da Firenze 1838 a Milano 2015: agricoltura, industria e artigianato che si incontrano

Expo Milano 2015: Tema e motivo conduttore: “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Firenze 1838, “Prima pubblica esposizione dei prodotti delle arti e manifatture”.

From Florence 1838 to Milan 2015: agriculture, industry and crafts coming together
Expo Milano 2015: theme and leitmotif, "Feeding the planet. Energy for Life ".
Florence 1838, "First public exhibition of the products of the arts and manufacturing".

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Dal Glaciale al postglaciale: recenti acquisizioni sulla cryopedologia

Nel 1946 Kirk Bryan, famoso geomorfologo americano, in un articolo pubblicato nell’American Journal of Science, introduce il termine cryopedologia per indicare lo studio dei suoli a permafrost e soggetti all’intensa azione del gelo. Il permafrost è un substrato la cui temperatura permane al di sotto degli 0°C per almeno due anni consecutivi, non necessariamente con presenza di massa d’acqua congelata. Complessivamente le aree a permafrost occupano circa il 24% delle terre emerse nell’Emisfero Nord. 

From the Ice Age to the Post-Ice Age: recent acquisitions on cryopedology

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Il nuovo piano Silletti contro la Xylella

Il nuovo "Piano  degli interventi" redatto dal Commissario Delegato G. Silletti per "fronteggiare il rischio fitosanitario connesso alla diffusione della Xilella fastidiosa nel territorio della Regione Puglia" ha recepito in larga parte i criteri che informavano il piano precedente, cui sono state apportate le modifiche che nel frattempo si erano rese necessarie. Tra queste: (i) l'ampliamento della "zona cuscinetto" per adeguarla ai nuovi focolai comparsi in provincia di Brindisi; (ii) l'adozione della richiesta comunitaria di procedere senza indugio nei focolai di cui sopra con la distruzione degli ospiti accertati come suscettibili alla X. fastidiosa (olivi inclusi) in un raggio di 100 metri dalla più prossima pianta di olivo infetta; (iii) indennizzo degli agicoltori che volontariamente procedono allo svellimento degli olivi. 
Basterà quest'ultima misura ad evitare i ricorsi alla magistratura amministrativa che hanno di fatto fermato il piano precedente e che, unitamente alle "vischiosità" dei palazzi regionali, hanno spinto la Comunità Europea a considerare la comminazione di misure sanzionatorie? 
Dal punto di vista tecnico, il piano Silletti, più che alla lotta contro laXylella  per la quale non esistono ancora mezzi risolutori, è rivolto a contenerne la diffusione, riducendo i serbatoi di inoculo ai margini della zona indenne e colpendo chi della diffusione del contagio è il principale artefice, la cicalina Philaenus spumarius, altrimenti nota come sputacchina media. La lotta contro la sputacchina prevede infatti interventi: (i) al livello del suolo, mediante diserbo con mezzi meccanici da eseguire nei mesi invernali per falcidiare le forme giovanili dell'insetto che si nutrono sulla flora spontanea; (ii) sugli olivi, con trattamenti insetticidi rivolti contro le sputacchine adulte che sfarfallano in primavera e si trasferiscono in gran numero sulla chioma di queste piante ove si nutrono, acquisiscono il batterio e lo trasportano su quelle circostanti. 
Nella scorsa primavera è stato possibile dar corso in un buon numero di aziende alla parte del vecchio piano Silletti relativa al diserbo meccanico. Le stime riferiscono che il 70% o più delle larve di P. spumarious siano state uccise. Questi dati, benché necessitino conferma, lasciano ben sperare. Infatti, una riduzione significativa di adulti di P. spumarius è un primo fondamentale passo per assestare un colpo vigoroso alle popolazioni del vettore, il quale, così decimato, non sarà più in grado di acquisire e trasferire una massa d'inoculo che oggi appare poco o punto gestibile. La diminuzione nel tempo del numero delle infezioni ed il rallentamento della loro diffusione dovrebbero in prospettiva far cessare la comparsa incontrollata di nuovi focolai di contagio. Ci si avvierebbe pertanto verso una convivenza gestibile della malattia. 
Comprendo che quanto sopra possa suonare come una previsione eccessivamente ottimistica. E lo sarebbe, se non si potrà contare sulla convinta collaborazione di tutti, proprio tutti i soggetti che a vario titolo sono oggi coinvolti (alcuni travolti) nello "tsunami Xylella". 


The new Silletti plan against Xylella

The new action plan drawn up by the Deputy Commissioner G. Silletti to "deal with the pest risk connected to the spread of Xilella fastidiosa in the Puglia region" adopted to a large extent the criteria that shaped the previous plan. In the meantime there have been necessary changes that include: (i) the expansion of the "buffer zone" to adapt it to new outbreaks appeared in the province of Brindisi; (ii) the adoption of the EC request to proceed without delay in outbreaks of the above with the destruction of the hosts (including olive trees) determined to be susceptible to X. fastidiosa in a radius of 100 meters from the nearest olive tree infected; and (iii) compensation for those farmers who voluntarily proceed to uprooting the olive trees.
From a technical standpoint, the Silletti plan does not combat Xylella for which there is still no “fix”. Instead, it seeks to contain its spread by reducing inoculum reservoirs at the edge of the untouched areas and striking the chief carrier of the infection: the leafhopper Philaenus spumarius, otherwise known as the meadow spittlebug.

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Agricoltura, Genomica e Prevenzione dei Tumori

Il prossimo 22 ottobre alle ore 15, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si svolgerà una giornata di studio su: “Agricoltura, Genomica e Prevenzione dei Tumori”.


Agriculture, Genomics, and Cancer Prevention

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Dalla terra alla luna … ed oltre

Ciò che il libro Dalla Terra alla Luna di Jules Verne narrava, nel 1865, anno della sua uscita, sembrava pura immaginazione e nulla più. Eppure un secolo dopo si è avverato, e l’uomo per la prima volta ha messo piede su un altro corpo celeste. Dall’allunaggio ad oggi i progressi fatti nella conoscenza dello Spazio sono enormi. 

From the Earth to the Moon … and beyond

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Come cambierà la viticoltura italiana nel prossimo decennio?

Tra le trasformazioni che hanno caratterizzato la viticoltura italiana degli ultimi quindici anni, una delle principali è stata la progressiva scomparsa di molte piccole aziende e l’abbandono di alcune aree a vigneto, sia perché in condizioni marginali, sia perché non più adeguate sotto il profilo qualitativo e tecnico. Questo processo, che ha significato per l’Italia una riduzione della superficie viticola dagli 800.000 ettari del 2000 agli attuali 650.000 ettari circa, sembra ora essersi arrestato, ed anzi è ipotizzabile che nei prossimi dieci anni la superficie a vigneto possa registrare un leggero recupero.

How will Italian viticulture change over the next decade?

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La lezione del caso Grom/Unilever

Unilever,  il più grande gruppo alimentare e il maggior produttore di gelati al mondo, ha acquistato in Italia Grom, una piccola azienda molto interessante e in rapida crescita. Con un fatturato attorno ai 27 milioni di euro, circa 600 dipendenti e oltre 60 negozi di proprietà in Italia e all’estero l’azienda, nata da un’idea dei due soci fondatori nel 2003, si è conquistata  uno spazio particolare nel mercato nazionale con un’immagine vincente. L’idea di fondo è la produzione di gelati “come quelli di una volta”, la riscoperta della produzione artigianale, l’impiego di materie prime naturali e in parte biologiche da quando Grom ha comperato un’azienda frutticola. 
I fondatori sono poi stati affiancati, con quote minori, da soci esteri e da Illy, con il 5%, sino alla recente cessione a Unilever. La notorietà del marchio Grom  e il passaggio ad una multinazionale come Unilever hanno attivato il solito coro di chi lamenta la (s)vendita delle imprese italiane, salvo poi elogiare il percorso inverso delle nostre multinazionali alimentari come Barilla, Ferrero o Campari. La vicenda Grom si presta ad alcune pacate considerazioni. 
Quanto è accaduto è praticamente la regola per gli spin off che hanno successo e che sono circa il 5% di quelli costituiti con tante speranze a partire dai risultati della ricerca o da idee imprenditoriali elaborate da giovani che, come i soci di Grom, compiono prima e meglio di altri, una scelta particolarmente promettente. Dunque, la vendita a Unilever in questo senso è il sigillo di un successo imprenditoriale. 
La cessione di Grom non è un caso unico e può essere accostata ad altre due, la prima riguarda un’impresa alimentare italiana per molti aspetti simile, le Fattorie Scaldasole, la seconda un’impresa che negli Usa produce gelati, Ben & Jerry’s.

The lesson of the Grom/Unilever case
Unilever, the largest food group and ice-cream producer in the world, has bought a small but very interesting company in Italy, the rapidly growing Grom. The acquisition of Grom is not unique and can be compared to two other cases, the first concerning the Italian food company Fattorie Scaldasole, which is similar in many respects, and the second Ben & Jerry’s, a company that produces ice-cream in the USA. In both cases, the buyer has been a multinational company that, in the second example, is again Unilever. The three cases have characteristics in common: young successful businesses; clear messages in line with emerging trends; appeal to natural, preferably organic agricultural products, and artisanal production methods. Then reality hits: success leads to growth, critical mass is needed for the market, which is achieved or the buck is passed. Then big international players in the food industry come into play, with a clear-cut interest, buying already famous brands as “alternatives” to their own products in order to diversify their product lines and expand their market share covering all bases. The lesson is simple. The market is tough but it creates opportunities and offers room for growth. The events we have reported are clear proof that a company cannot survive if it shirks the market’s immutable demands even when they concern apparently alternative products and routes.

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Cambiamenti climatici e agricoltura: verso la Conferenza di Parigi

Il 14 ottobre 2015, alle ore 10.30, si terrà a EXPO Milano 2015, presso il Padiglione Waterstone di Intesa Sanpaolo (n. 73 – G17), il Workshop “Cambiamenti climatici e agricoltura: verso la Conferenza di Parigi”, organizzato dall’Accademia dei Georgofili, ENEA e Intesa Sanpaolo.
L’agricoltura in questa prima parte del XXI Secolo si avvia ad essere nuovamente, come lo era prima della Rivoluzione Industriale, un’attività di grande rilevanza. Le ragioni sono molteplici, dai cambiamenti climatici agli effetti negativi dell’urbanizzazione, dalle emigrazioni all’esigenza di prodotti sostenibili. L’appuntamento di EXPO vuole essere una indicazione in questo senso, in vista anche della prossima COP21 di Parigi.



Climate change and agriculture: moving towards the Paris conference
On 14 October 2015, at 10.30 a.m., the workshop “Climate Change and Agriculture: moving towards the Paris conference”, organized by the Georgofili Academy, ENEA and Intesa Sanpaolo, will be held in Milan at EXPO 2015, at Intesa Sanpaolo’s Waterstone Pavilion (n. 73 – G17).
In the early part of the 21st century, agriculture is again becoming as important an activity as it was before the Industrial Revolution. There are many reasons for this, ranging from climate change to the negative effects of urbanization, emigration, and the need for sustainable products, with this EXPO date being an indication of this, given also the upcoming COP21 in Paris.

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Andrea Sisti eletto presidente mondiale degli agronomi

L’Accademico georgofilo Andrea Sisti, già alla guida del Consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali,  è stato eletto Presidente dell’AMIA - WAA, World Association of Agronomists -  e,  raccogliendo  l’eredità del VI Congresso mondiale, tenuto negli scorsi giorni all’EXPO, guiderà l’Associazione per i prossimi quattro anni (2015-2019). 

Andrea Sisti elected world president of the agronomists

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Paleosuoli, suoli e cambiamenti climatici

I paleosuoli sono una fonte primaria d’informazioni per documentare i cambiamenti avvenuti in passato, in particolare climatici, e possono essere utilizzati nei modelli che mirano a prevedere le future reazioni del sistema terrestre al mutare delle condizioni ambientali. Un obiettivo centrale della paleopedologia è ricostruire le variazioni climatiche occorse durante le ere geologiche. 

Paleosols, soils and climate change

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Il futuro è nella ricerca scientifica

Dobbiamo essere tutti consapevoli che abbiamo vissuto in un arco temporale nel quale sono intensamente cresciute le conoscenze scientifiche universali, dal cosmo infinitamente grande al mondo dell'infinitamente piccolo. Ne è derivato un grande sviluppo di nuove tecnologie in ogni settore, che hanno portato sensibili cambiamenti.
Guardando l'odierna vita quotidiana, semplicemente con i propri nudi occhi, possiamo constatare un diffuso e più alto livello medio di benessere, facilmente apprezzabile se confrontato con quello degli ultimi 70 anni. Pur non mancando nuovi poveri, così come nuovi ricchi, in una realtà sociale complessivamente diversa da quella delle classi nettamente contrapposte. Ci accorgiamo che anche noi abbiamo cambiato il nostro modo di pensare, di essere e di agire. I cambiamenti (non dico progressi per evitare inutili discussioni con chi ha sempre qualcosa da rimpiangere) sono stati rilevanti. Basta cercare di elencarli per capire che il motore essenziale è sempre nato dalle progressive conquiste della Scienza, a cominciare da quelli riguardanti la nostra salute e longevità. 
Questo chiaro riconoscimento costituisce una prima e necessaria considerazione.
Molti Paesi hanno capito bene il grande valore della Scienza e ne sostengono le Ricerche con crescenti investimenti. Le tecnologie che ne derivano sono elementi necessari per lo sviluppo di innovazioni competitive che consentono di far crescere le imprese (piccole, medie o grandi che siano), sopratutto in un mercato che tende a globalizzarsi.
Nel nostro Paese, purtroppo, una gran parte delle strutture pubbliche dedicate alla ricerca soffrono, non solo per carenze di finanziamenti, ma anche per inadeguata organizzazione complessiva. Nel settore delle Scienze Agrarie, ad esempio, le strutture istituzionali sono frastagliate e ripartite per competenza, fra sei Ministeri diversi. Un autorevole Gruppo di studio ha approfondito questa realtà, ha formulato proposte, le ha più volte discusse pubblicamente. Gli Atti sono stati pubblicati e inviati a Ministri interessati. Mai si è ricevuto neppure un segno di riscontro a tale ampia e documentata collaborazione, offerta gratuitamente su un vassoio d'argento.

The future is in scientific research*

Many countries have understood science’s great value and are supporting research with increasing investments. The resulting technologies are necessary elements for developing the competitive innovations that enable businesses – whether small, medium or large – to grow, especially in a market that tends to be globalized.
In our country, unfortunately, a large part of the public structures dedicated to research are suffering not only for lack of financing, but also for inadequate overall organization.
Economic growth does not depend only on the number of productive firms or of workers, but primarily on the qualitative competiveness and costs of the products. New discoveries will be made at a growing rate, bringing with them an avalanche of technological innovations that will determine not only what have so far been called specifically “revolutions”, but which will open a new great technological “era” that will involve everything and everyone.

*The article is taken from the report (downloadable free of charge at www.georgofili.it) presented by Prof. Franco Scaramuzzi at the conference “Italian experiences for innovation in agriculture: the relevance of Gian Tommaso Scarascia Mugnozza‘s contribution”, held on 2 September 2015 at Italy’s Expo 2015 pavilion.

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Nuovi orientamenti nella lotta alla Flavescenza dorata della vite

La Flavescenza dorata della vite (FD) , segnalata in Italia fin dal 1973,  ha assunto  importanza economica a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso diffondendosi in forma epidemica nell’Italia settentrionale ed in parte di quella centrale.

New Directions in the Fight against Flavescence Dorée in Vineyards

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Stress e infezioni mammarie negli ovi-caprini

Le infezioni della ghiandola mammaria sono tra le principali cause di patologie negli allevamenti degli animali da latte e sicuramente tra le patologie di maggior impatto economico.

Stress and mammary infections in sheep and goats
Mammary gland infections are among the leading causes of diseases in herds of dairy animals and certainly among those diseases with greatest economic impact.

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Nel mondo ci sono 422 alberi a testa. Ma è un dato davvero positivo?

La lettura dei lanci delle diverse Agenzie e dei commenti nei vari siti dei nostri quotidiani all’articolo pubblicato su Nature il 2 settembre 2015 (http://www.nature.com/news/global-count-reaches-3-trillion-trees-1.18287), mi hanno spinto a scrivere questa breve riflessione.
Un primo punto da chiarire è che nel commento apparso su uno dei maggiori quotidiani italiani, dal quale poi gli altri hanno attinto, c’è un errore grossolano. Il trilione nella lingua inglese equivale a 1000 miliardi e non a 1 miliardo di miliardi come erroneamente riportato nell’articolo e come è, invece, nella nostra lingua (anche perché, in tal caso, non sarebbero 422 gli alberi/procapite, ma 422 milioni…..basta un po’ di aritmetica di base). Per quanto riguarda i titoli strombazzanti utilizzati mi si permetta di andare un po’ controcorrente. Purtroppo nell’era dell’informazione usa e getta, si cercano titoli degli articoli volti ad attirare l’attenzione, ma talvolta fuorvianti. È vero che, secondo la ricerca di Yale citata, ci sono molti più alberi di quanto si pensasse, ma la situazione di emergenza del pianeta non cambia di una virgola. Non è che improvvisamente siamo diventati più ricchi di alberi!
I ricercatori sottolineano infatti, nell’articolo, che vengono tuttora tagliati 15 miliardi di alberi l’anno e che, dalla comparsa delle prime civiltà è stato perso il 72% della copertura forestale mondiale, di cui il 17% negli ultimi 50 anni e che, continuando di questo passo in 100 anni avremo perso tutta la superficie della foresta pluviale nel mondo e circa 28.000 specie potrebbero estinguersi (n.d.r.).

422 trees procapite. Is this a really positive news?
The article “Mapping tree density at a global scale” (http://www.nature.com/nature/journal/v525/n7568/full/nature14967.html) was commented on several newspaper and news agencies in Italy. Here follows my personal observation on it.
As for the headlines used for the comments I would like to be a “Mary Mary quite contrary”. Unfortunately in the age of “disposable information”, the newspapers (and their websites) look for titles designed to attract attention, but they are often misleading. If it is true that, according to the research by Yale researchers cited above, there are many more trees than previously thought, the emergency situation of the planet does not change not even a tiny bit. It is not that suddenly we have become richer in trees!
The researchers actually point out, in the article, that 15 billion trees per year are still cut and that, by the appearance of the first civilization 72% of global forest cover has been lost, (17% in the last 50 years). At this rate, in 100 years we will have lost the entire surface of the rainforest in the world and about 28,000 species may become extinct.
“We Do Not Inherit the Earth from Our Ancestors; We Borrow It from Our Children”. We should not ever forget it.

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Ospiti delle galle del Cinipide del Castagno

Le galle, che si originano da gemme di castagno, nelle quali sviluppano le larve del cinipide Dryocosmus kuriphylus, dopo lo sfarfallamento degli adulti continuano, per periodi più o meno lunghi, a ospitare gli stadi preimmaginali dei suoi parassitoidi e iperparassitoidi indigeni.

Guests of the chestnut gall wasp’s galls

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Innovazione negli allevamenti per la prevenzione

In un scenario caratterizzato da rapidi e spesso profondi mutamenti delle dinamiche di mercato, delle condizioni climatiche e  del mondo del lavoro e delle produzioni, è opportuno fornire alcuni utili spunti di riflessione in merito all’adozione, anche in campo zootecnico, degli strumenti resi disponibili da settori innovativi della ricerca scientifica e tecnologica. Uno sguardo in avanti, insomma, per prevenire (o almeno affrontare meglio) i problemi e le sfide che la zootecnia dovrà fronteggiare in un immediato futuro.

Innovation on farms as regards prevention 

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I fiori edibili: una risorsa per il futuro?

L’esigenza di individuare piante “nuove” da destinare all’alimentazione è cresciuta negli ultimi anni, anche come reazione alla sempre maggiore omologazione dei consumi alimentari, denunziata da più parti; la FAO (2010), ad esempio, stima che delle 10.000 specie utilizzate a fini alimentari alle origini dell’agricoltura, solo 150-200 specie siano oggi ampiamente impiegate e solo 4 (riso, frumento, mais e patata) assicurino il 50% del fabbisogno calorico della popolazione mondiale. Di contro l’agrobiodiversità è un tratto importante della sostenibilità del sistema agricolo, per cui l’individuazione di piante edibili è ritenuta una strategia efficace per la sicurezza alimentare. Le piante minori o poco utilizzate da “cibo per i poveri” si sono trasformate in strumenti importanti per arricchire la dieta di sostanze utili alla salute.
Fra i prodotti “edibili”, particolare attenzione stanno destando i fiori, il cui consumo è in incremento a livello mondiale. La popolarità è evidenziata dalla loro diffusione nella gastronomia, dalla pubblicazione di volumi divulgativi sull’impiego dei fiori edibili, dai numerosi siti e pagine web ad essi dedicati. 
I fiori edibili possono essere utilizzati crudi o cotti per guarnire o come parte integrante di un piatto, in insalate o macedonie. Recenti ricerche indicano la presenza di sostanze bio-attive o fitochimiche, soprattutto antiossidanti, con un elevato potenziale terapeutico, in grado di prevenire malattie o promuovere meccanismi di difesa immunitaria.

Edible flowers: are they a resource for the future?
Agro-biodiversity is an important aspect of agricultural system sustainability, therefore identifying edible plants is considered an efficient strategy for food safety. Considered “poor people’s food”, minor and less used plants have become important for enriching the diet with useful healthful substances.
Among the “edible” products, special attention is being given to flowers whose consumption is increasing worldwide. Their popularity is evidenced by their spread within gastronomy, the publication of informative books on the use of edible flowers, and the many sites and web pages dedicated to them. Edible flowers can be eaten raw or cooked as a garnish or an integral part of a dish, and in green and fruit salads.

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Ergonomia e sicurezza nell’impiego delle macchine agricole

Il 1996, anno in cui l’Italia ha recepito la Direttiva macchine promulgata nel 1989 dall’UE, rappresenta una tappa fondamentale in materia di normativa sull’ergonomia e sicurezza delle macchine agricole. Negli anni successivi la normativa è molto cresciuta e ciò ha indubbiamente contribuito a migliorare l’attività di prevenzione del settore. Proprio il tema dell’ergonomia e della sicurezza nell’impiego delle macchine agricole è stato oggetto del Convegno promosso dai Georgofili, tenutosi a Milano l’8 settembre scorso (v. Georgofili INFO,http://www.georgofili.info/evento.aspx?id=2252).
Negli ultimi anni il numero di infortuni in agricoltura è continuamente diminuito; tuttavia l’agricoltura rimane, specie in termini relativi, cioè rispetto al numero di occupati, un settore ad alto rischio.  Secondo l’INAIL, nel 2013 sono state corrisposte circa 50 indennità di infortunio ogni 1000 addetti, contro le 24 indennità, sempre su 1000 addetti, del settore industria e servizi. Al calo degli infortuni ha fatto fronte la forte crescita delle malattie professionali che, nel periodo 2009-2013, sono passate da 3928 denunce a 9429, con un incremento quindi del 142% in un quinquennio. Tali malattie, sia per l’elevato numero e sia soprattutto per la gravità sulla salute dei lavoratori, rappresentano un costo umano e socio-economico non giustificato per un Paese sviluppato. 

Ergonomics and safety in the use of agricultural machinery
In the last few years, the number of agricultural work accidents has continuously decreased. However, agriculture remains a high risk sector, especially in relative terms, i.e., as regards the number of persons employed. According to INAIL, in 2013, accident compensation was paid to about 50 workers per 1000 workers, compared to 24 workers, again per 1000 in the industrial and service sectors. The decrease of accidents though was counteracted by an increase in occupational diseases that grew from 3928 to 9429 reports in the 2009-2013 period, an increase of 142% in five years. In Europe, and especially in Italy, the Public Authority’s interest in Agricultural Mechanization has greatly diminished and, with it, also interest in agricultural safety and accident prevention. Within the span of eighty years, we have passed from hoes to satellites thanks to mechanization that has become a complex system requiring study, not only from a technical and organizational point of view, but also from that of worker safety and accident prevention.

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Il germoplasma dell’Olivo nel Nord-Est Italia

La combinazione della coltivazione secolare dell’olivo con le particolari condizioni climatiche, che espongono le piante ad inverni particolarmente freddi, ha probabilmente contribuito a differenziare l’olivicoltura veneta da quella del resto del Paese.

The olive germplasm in north-eastern Italy

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Nuove regole in Unione Europea per i ferormoni

Stanno per essere pubblicate le nuole linee-guida europee (a cura del Direttorato Generale SANTE’ per la Sicurezza della Salute e degli Alimenti) per facilitare lo sviluppo, la registrazione e l’uso delle sostanze attive “semiochimici” utilizzati come prodotti fitosanitari in agricoltura per il controllo di insetti dannosi.

New Guidelines for SCLPs in the European Union 

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Una nuova espressione della biodiversità orticola: i mini-ortaggi

I micro ortaggi (in inglese, microgreens o microherbs) sono piccole e tenere piantine commestibili di specie orticole, specie erbacee, erbe aromatiche e specie spontanee eduli, che generalmente vengono raccolte allo stadio di foglie cotiledonari, con gli abbozzi delle prime foglie vere, poche settimane dopo la semina, e consumate prevalentemente crude.
I micro ortaggi sono un nuovo prodotto dell’orticoltura; potremmo definirla una nuova categoria di ortaggi e un’ulteriore espressione della biodiversità.
Sono plantule eduli che hanno qualche giorno di vita in più rispetto ai già noti germogli (sprouts) e sono più giovani degli ortaggi da foglia che, invece, vengono raccolti dopo la completa formazione delle prime foglie vere (baby leaf). A differenza dei germogli, i micro ortaggi hanno un sapore più marcato e colori, forme e consistenze con cui è possibile arricchire numerosissimi piatti (antipasti, insalate, zuppe, primi e secondi piatti di carne e pesce, dessert, ecc.), nonché bevande.

he new expression of horticultural bio-diversity: mini-vegetables
Micro-vegetables are a new horticultural product. We could even call it a new category of vegetables and a further expression of bio-diversity.
They are edible seedlings that are some days older than the already familiar sprouts but are younger than leaf vegetables that are harvested after the complete formation of the first baby leaves. Unlike sprouts, micro-vegetables have a more pronounced taste and can enrich a number of dishes and drinks with their colors, shapes, and textures. 
The research results so far are very interesting, so much as to consider the possibility of using micro-vegetables as a means to increase food security in the world’s rural and urban areas as well as using them also as health and functional food for consumers with special needs. In fact, it is reported in the literature that micro-vegetables often have a higher content of vitamin C, vitamin K, vitamin E, carotenoids and other bioactive compounds compared to the same, commercially ripened vegetables. Moreover, micro-vegetables do not need pesticides and can also be produced without fertilizers.

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La legge sul consumo dei suoli agricoli: e se ne riparlassimo con più calma?

Con la ripresa dei lavori parlamentari si rimette in moto il lungo iter preparatorio della “ Legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo” (Atti della Camera, C.2039). Il testo base è pronto e sono stati predisposti circa 500 emendamenti. È volontà del Ministro Martina arrivare all’approvazione prima della conclusione di EXPO, sede in cui verrebbe presentato il provvedimento. 
La preoccupazione per il consumo del suolo è condivisibile, ma occorre precisare che la vera questione è l’uso dissennato, anche a fini agricoli, che se ne fa. E anche qui è bene capirsi: rientra in questa tipologia anche un uso inefficiente rispetto ai fondamentali fini produttivi. Tecniche poco efficaci, eccessi ambientalisti, colture a basso rendimento, sono tutti fenomeni da valutare attentamente. Dobbiamo chiederci quanta sia la terra ad uso agricolo e quanto produca. La sorpresa è che, nonostante la riduzione di circa il 50% della superficie agricola negli ultimi 80 anni, il volume della produzione si è circa quadruplicato. Tutte le principali produzioni, vegetali ed animali, si sono moltiplicate grazie agli incrementi di produttività del suolo compensando il calo della superficie e realizzando la vera valorizzazione di questa risorsa limitata.  

The law on agricultural soil consumption: what if we talked about it taking the due time?
With the resumption of parliament, the long preparatory process for the “framework law concerning the promotion of agricultural areas and the control of soil consumption” (Chamber Proceedings, C.2039) has been set in motion again. The basic text is ready and about 500 amendments have been drawn up. 
Concerns for soil consumption can be shared but it should be noted that the real issue is its improper use, even for agricultural purposes. In addition, it is important to understand exactly what is meant: even an inefficient use with regard to basic production purposes falls into this category. Ineffective techniques, environmental excesses, and low output cultivation are to be carefully evaluated. We have to ask ourselves how much agricultural land there is and how much it yields.
However, the scheme has some serious limits. The text is not reassuring as regards the future of agricultural soil or agriculture itself. There is no room for production or process innovation, especially if it requires “new” areas or ones to be reused.

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