Il caso del fipronil nelle uova e Dermanyssus gallinae

di Paolo Radeghieri
  • 18 October 2017
Durante l’agosto scorso sui principali media europei ed italiani è stato trattato con molta enfasi il caso del “fipronil” rinvenuto nelle uova. La maggior parte degli articoli sulla stampa riportavano che il principio attivo, “era stato utilizzato impropriamente durante la disinfestazione degli allevamenti”. Escludendo in primis che la “contaminazione” potesse essere imputabile all’alimento per le galline, in quanto tracce del principio attivo erano state rinvenute sugli stabulari e all’interno degli allevamenti. Quale potrebbe essere allora la vera ragione della presenza di residui nelle uova?  Cerchiamo di chiarine alcuni punti salienti: il bersaglio del “fipronil” è un acaro, comunemente noto come “pidocchio rosso dei polli” (foto sotto).



Si tratta di una vecchia conoscenza degli allevatori in quanto esso è ritenuto un vero e proprio flagello per i produttori di uova di tutto il Mondo. Questo acaro può essere rinvenuto –assieme ad altri insetti (i veri pidocchi pollini) e altri acari- nei nidi di molti uccelli selvatici, non creando mai problemi eccessivi ai suoi ospiti.
Quando però D. gallinae infesta gli allevamenti intensivi trova sua disposizione - anche per periodi prolungati di 12-24 mesi -  un ospite del tutto indifeso, che gli consente una alimentazione “ad libitum” permettendogli di moltiplicarsi senza limitazione alcuna. L’acaro è ematofago e per compiere il proprio ciclo ha necessità di compiere il pasto di sangue. Alcuni stadi giovanili, ma soprattutto le femmine si “ingorgano”con il sangue delle galline per far maturare le proprie uova.
In alcuni casi si è stimata la presenza di 50.000 sino a 250.000 acari per pollo! Le ovaiole sottoposte alle ripetute punture manifestano stress, anemia, sino a casi estremi la morte. Con ricadute economiche sulla produzione di uova importantissime. Inoltre, D. gallinae è responsabile della trasmissione di diverse patologie aviarie e nell’uomo sono stati documentati casi di fenomeni allergici –anche gravi- dovuti a ripetute punture dell’acaro. Gli allevatori ne parlano malvolentieri in quanto i loro prodotti vengono deprezzati sul mercato non appena siano presenti i segni lasciati sul guscio dell’uovo dallo schiacciamento di esemplari presenti sui nastri trasportatori o dalle loro feci. I rimedi per il controllo dell’acaro si basano sull’impiego di pochi acaricidi registrati – e purtroppo anche di altre molecole non registrate o addirittura vietate come il fipronil - con alterni successi e con i conseguenti pericoli di residui chimici all’interno delle uova e nelle carni. Una moderna difesa dai parassiti (Integrated pest management o IPM) dovrebbe invece contemplare l’impiego di differenti strategie, dove i presidi medico chirurgici vengano impiegati solo dove non se possa fare a meno. Le alte temperature, le polveri di diatomee e silicee, gli oli essenziali – durante il periodo di vuoto sanitario – potranno svolgere un ruolo importante nel contenimento dell’acaro. Per ultimo, ma non per importanza -  il rispetto di protocolli di biosicurezza e prevenzione permetteranno un controllo soddisfacente dei parassiti. In questo modo la difesa dell’acaro negli allevamenti non sarà più liquidata come la “Cenerentola” dell’intera filiera produttiva. E si potrà dare una risposta univoca e credibile alla richiesta dei consumatori di prodotti liberi da residui chimici nocivi.

Credits: foto del D. gallinae  di Fabrizio Santi