Prodotti DOP/IGP in Europa: presente, futuro, fattore di competitività

di Paolo De Castro
  • 03 December 2014
Nell’Unione Europea si contano oggi quasi 1.250 prodotti alimentari Dop e Igp. Di questi, circa il 15% fanno riferimento a prodotti lattiero-caseari, in particolare formaggi. Dall’emanazione dei primi regolamenti comunitari sulle indicazioni geografiche, i riconoscimenti Dop/Igp sono continuamente cresciuti, a dimostrazione dell’interesse dei produttori agroalimentari verso questo tipo di certificazione che, da un lato tutela le imprese da pratiche illegali di imitazione e contraffazione, dall’altro garantisce i consumatori sull’origine territoriale dei prodotti. Basti pensare che dal 2000, questi riconoscimenti sono più che raddoppiati ( 126%). 
Sebbene il valore di mercato espresso da questi prodotti Dop/Igp sia “ridotto” (meno di 20 miliardi di euro a livello complessivo, di cui oltre 6 miliardi riferiti ai soli formaggi), il ruolo che essi esprimono per la sostenibilità economica delle aree rurali va ben oltre questi valori economici. In Italia, le aziende agricole e di trasformazione collegate a questi sistema certificato hanno superato le 80.000 unità, per un valore alla produzione vicino ai 7 miliardi di euro. 
La centralità del sistema Dop/Igp in Italia deriva dal fatto di rappresentare la principale destinazione per la produzione di suino pesante e latte vaccino, due tra le più importanti filiere zootecniche italiane. I formaggi Dop assorbono infatti la metà di tutto il latte vaccino prodotto, rappresentando altresì il 53% dell’export totale di formaggi, figurando tra i principali prodotti del “Made in Italy” conosciuto in tutto il mondo. 
In particolare, la quota dei prodotti Dop/Igp italiani che raggiunge i mercati extra-Ue è significativa, pari a circa il 48% dell’export in valore collegati a tali produzioni certificate. Tra questi, il principale paese di destinazione è rappresentato dagli Stati Uniti. 
E’ importante porre l’accento sui mercati di destinazione dei nostri prodotti, alla luce della crescita economica e socio demografica che interesserà soprattutto le economie emergenti (BRIC). Basti pensare che entro dieci anni, paesi come l’India, la Cina o il Brasile registreranno incrementi nei redditi e nel numero delle famiglie “benestanti” (e quindi con rilevante capacità di spesa) superiori al 60%. Tale aumento nei redditi comporterà una crescita nei consumi alimentari, tanto da portare ad un raddoppio delle vendite di tali prodotti nel mercato cinese. 
Tuttavia, la possibilità per i prodotti Dop/Igp di arrivare sui mercati esteri più lontani non è solamente frenata dall’elevata frammentazione che connota l’offerta produttiva ma incontra una serie di barriere all’ingresso (tariffarie e non tariffarie) che spesso ne rendono impossibile l’export.
In conclusione, dalle evidenze illustrate precedentemente, si comprende come le Dop e le Igp rappresentino sistemi di qualità che hanno permesso di “contrastare” il crollo che ha coinvolto i consumi alimentari a causa dalla crisi economica. Basti inoltre pensare che, alla luce della prossima eliminazione delle quote latte, molti sistemi produttivi locali potranno continuare a sopravvivere proprio grazie all’esistenza dei formaggi Dop. 
Per tale motivo, le politiche europee per la qualità e il “pacchetto latte” del 2012 (che ha introdotto, tra l’altro, la programmazione produttiva necessaria a contrastare gli effetti negativi legati alle crisi di mercato) sono andate nella direzione di una maggior competitività dei prodotti Dop/Igp, necessaria alla tenuta e sostenibilità delle economie rurali europee.
Una maggior competitività che deve necessariamente trovare un importante ambito di sviluppo nell’internazionalizzazione. Rispetto a tale obiettivo, gli ostacoli presenti nel percorso di crescita dell’export sono numerosi (basti pensare ai contrasti a livello istituzionale e commerciale per il riconoscimento giuridico delle indicazioni geografiche) e per tale motivo assumono rilevanza strategica gli accordi di libero scambio volti a “ridurre” tali barriere all’ingresso. Particolare attenzione merita quindi il TTIP (accordo Usa-Ue), alla luce del ruolo di primo piano detenuto dal mercato statunitense per l’export agroalimentare italiano e dei prodotti Dop/Igp.


Il testo è tratto dalla relazione svolta dall’On. De Castro nel corso della giornata di studio su: “Prodotti a denominazione di origine. Fattore di competitività e qualità: i formaggi”, che si è svolta all’Accademia dei Georgofili il 2 dicembre 2014.