Il cambiamento climatico e il livello di micotossine negli alimenti zootecnici

di Mauro Antongiovanni
  • 23 February 2022

La correlazione fra il cambiamento climatico e l’aumento di micotossine che contaminano gli alimenti di origine vegetale, quelli zootecnici in particolare, è chiaramente in atto ed è destinata ad aumentare, addirittura accelerando.
Studi condotti per conto dell’azienda Cargill (Cargill World Mycotoxin Report 2021, aggiornato il 4 febbraio 2022) su più di 300 mila campioni di alimenti di oltre 150 specie vegetali provenienti da 54 paesi, in particolare mais, altri cereali e oleaginose, hanno dimostrato che più del 70% dei campioni erano contaminati da almeno una micotossina.
Le micotossine prevalenti sono quattro: la Vomitossina (DON), con l’80% dei campioni contaminati, la Fumonisina (FUM), con il 78%, lo Zearalenone (ZEN), al 72% e l’Aflatossina (AFL) al 64%. L’Ocratossina (OCR) e la Tossina T2 sono state trovate meno frequentemente, con il 60% di campioni contaminati. Però, solo il 35% dei campioni hanno presentato livelli di contaminazione pericolosi.
Il mais ed i cereali in generale sono risultati i più suscettibili alla contaminazione, con più del 70% dei campioni trovati positivi ed il 36% sopra il livello di rischio di intossicazione degli animali da parte principalmente di DON. I campioni di oleaginose contaminate erano il 64%, con solo meno del 20% sopra la soglia di rischio. I contaminanti principali erano AFL, ZEN e T2.
Sul nostro tormentato pianeta le regioni maggiormente interessate all’inquinamento da micotossine sono, in primo luogo, la Cina e l’Asia in generale e poi, nell’ordine, tutto il continente americano e l’Europa. I livelli più bassi si hanno in Russia e in Medio Oriente. Secondo il rapporto Cargill si sta osservando un aumento medio della contaminazione da micotossine dell’ordine del 7% dal 2018 ad oggi. In particolare, la AFL fa registrare un aumento dell’11%, la DON e la OCR del 6% ciascuna. Ovviamente, i maggiori incrementi del livello di contaminazione si hanno in conseguenza del minor uso di fungicidi chimici.
Tutto ciò ha un peso anche in termini economici in quanto, oltre a abbassare la resa produttiva delle colture, ne riduce il valore commerciale ed ha effetti tossici sugli animali e, in ultima istanza, può indurre malattie croniche ed acute nell’uomo.
Poiché le micotossine vengono prodotte dalle muffe come risposta difensiva naturale a fattori ambientali, il grado di contaminazione delle colture dipende in primo luogo dalle condizioni climatiche, o meglio, dai cambiamenti climatici. In un clima che cambia, fa osservare il rapporto Cargill, le micotossine contamineranno nuove aree geografiche e nuove colture e, se la situazione non cambia, la tendenza all’aumento della diffusione aumenterà in futuro.