Negli ultimi mesi non sono mancate le informazioni di stampa riferite a situazioni di criticità per il comparto del nocciolo, lamentate sia dai tecnici che dagli agricoltori delle zone corilicole più affermate del nostro Paese. A tal proposito è opportuno distinguere tra i risultati più che appaganti riscontrati nei nuovi noccioleti realizzati con criteri moderni che rispecchiano i più recenti risultati dell’innovazione, in attinenza con quanto già da tempo applicato nella moderna frutticoltura, rispetto alla scarsa produttività lamentata in gran parte delle aree legate alle coltivazioni tradizionali del passato. Infatti, nel 2025 la redditività del nocciolo ha presentato scenari netti e differenziati a seconda del contesto produttivo e delle tecniche di coltivazione impiegate, evidenziando come gli agricoltori operanti nelle zone della corilicoltura storica si siano trovati sotto pressione a causa delle mutevoli condizioni climatiche e fitosanitarie, spesso aggiuntesi alle difficoltà organizzative e gestionali già note da tempo.
In tali comprensori tradizionali l’annata è stata caratterizzata da abbondante cascola non sempre attribuibile a una singola causa. Il fenomeno si è rivelato particolarmente preoccupante per i noccioleti situati in media collina e condotti con metodi classici, condizioni tipiche in tante delle aree di coltivazione che spesso vengono indicate come “vocate”. In questi contesti alcune criticità ben note sono state amplificate dagli effetti negativi derivanti dall’andamento climatico. All’origine della cascola, la cui massima evidenza si è manifestata in giugno, devono essere anche compresi alcuni fattori abiotici, come le piogge concomitanti con il momento della diffusione del polline, spesso sommatisi agli attacchi di specifici patogeni e al successivo ruolo svolto da diverse specie di cimici.
Per mettere a fuoco le difficoltà delle coltivazioni tradizionali appena dette è necessario evidenziare almeno le più importanti condizioni avverse, come elencate di seguito, che quest’anno sono affiorate con particolare evidenza, soprattutto nei contesti riferiti ad attività marginali che quasi mai si avvicinano ai connotati tipici dell’attuale frutticoltura:
- l’elevata altezza delle chiome e la loro fittezza, aggravata dall’impostazione quasi sempre policaule, hanno condizionato la riuscita dei trattamenti per le difficoltà intrinseche nel distribuire con precisione i prodotti fino alle parti poste più in alto e a quelle coperte da vegetazione compatta;
- le tecniche di potatura, spesso molto conservative, hanno influenzato lo sviluppo delle chiome verso la predominanza del materiale legnoso vetusto, con scarsa rinnovazione della vegetazione. In queste condizioni la risposta fenologica delle piante non è sempre stata supportata dalla nutrizione, influenzando negativamente sia la produzione dei frutti nella fase iniziale, sia il loro mantenimento sulla pianta. Si deve infatti tener conto che una buona potatura dovrebbe permette il ringiovanimento delle piante e una spinta verso la nutrizione delle nocciole su rami giovani e vigorosi, con particolare riferimento a quelli formatisi nell’anno precedente;
- i sesti d’impianto non sempre ottimali hanno ostacolato gli interventi meccanizzati, a discapito dell’efficienza di gestione e anche della tempestività nell’esecuzione delle operazioni colturali necessarie;
- la mancanza generalizzata, negli impianti più datati, di una sufficiente quantità di piante impollinatrici ben distribuite e differenziate per varietà, condizione indispensabile per garantire una maggior probabilità di sincronismo tra il rilascio del polline e la fase ricettiva della cultivar principale;
- la giacitura quasi sempre collinare, con l’aggiunta di piantagioni spesso prive di impianti irrigui, hanno rappresentato una condizione di stress in alcuni particolari momenti del ciclo vitale delle piante, compresa anche la sua influenza nell’accrescimento dei frutti;
- la prontezza nell’affrontare sia le emergenze fitosanitarie, con particolare riferimento alle cimici, sia le mutevoli condizioni climatiche, non è sempre stata all’altezza del repentino variare delle situazioni.
Le criticità elencate, singolarmente o unite tra loro, con l’aggiunta di ulteriori casistiche locali, hanno certamente concorso ad accentuare la cascola dei frutti dell’inizio estate che ha colpito la stragrande maggioranza della corilicoltura tradizionale. Per questo l’esperienza maturata nel corso di quest’anno deve indirizzare i coltivatori verso l’indispensabile e assiduo monitoraggio delle piantagioni, al fine di programmare con buon anticipo alcuni precisi interventi che richiedono risposte rapide, compresi quelli coincidenti con il momento delicato della fioritura femminile e subito dopo con la presenza delle cimici, le cui prime punture possono ben incidere sulle perdite precoci di frutti.
I noccioleti più recenti, realizzati con criteri moderni e quasi sempre posizionati su terreni agricoli ben accessibili, in antitesi con le tante difficoltà delle coltivazioni tradizionali prima accennate, hanno mostrato risultati di gran lunga migliori, frutto soprattutto delle seguenti condizioni operative favorevoli:
- la progettazione valida, con sesti d’impianto pensati per una completa meccanizzazione delle operazioni colturali, unita quasi sempre all’allevamento a fusto unico, si è mostrata una condizione basilare per ridurre i costi e favorire una pronta e facile risposta alle emergenze che man mano si sono manifestate nella conduzione;
- la potatura, ripetuta costantemente tutti gli anni per garantire uno sviluppo contenuto delle chiome e il loro continuo ringiovanimento, ha permesso di avere pronte risposte agli apporti nutritivi e un maggior arieggiamento, condizione favorevole per ridurre la pressione dei patogeni;
- la buona gestione del terreno, sia nel sotto chioma che negli interfilari, tale da evitare la competizione delle malerbe rispetto alle disponibilità idriche e a quelle nutrizionali, ha ridotto o eliminato gli stress vegetativi;
- le tecniche colturali avanzate, compresa l’irrigazione e la fertirrigazione, entrambe costantemente calibrate in base ai fabbisogni del momento, soprattutto quando coadiuvate da sistemi di supporto alle decisioni (DSS) e unite all’adozione di pratiche agronomiche aggiornate, hanno consentito di ottenere produzioni più che accettabili, con ottima resa e buona qualità del prodotto.
Oltre ai soddisfacenti risultati produttivi appena detti, molti produttori, hanno saputo aggiungere il perfetto tempismo nelle strategie di mercato, condizione che ha permesso loro di bloccare i prezzi nella fase di negoziazione caratterizzata da quotazioni al massimo storico, così da ottenere margini economici molto soddisfacenti.
Tutto ciò dimostra come l’innovazione agronomica mutuata da quanto avviene da tempo nei restanti comparti frutticoli, unita a una gestione più dinamica e integrata dei mezzi di produzione, possano aiutare a mitigare le difficoltà climatiche e quelle di mercato, valorizzando sempre più il nocciolo come coltura redditizia. Al momento, anche se le prospettive del prezzo delle nocciole restano più che soddisfacenti, le quotazioni, dopo il picco iniziale raggiunto in concomitanza con le incerte previsioni produttive a livello mondiale, tendono ora a stabilizzarsi verso valori meno elevati.
Detto riequilibrio è dovuto a diversi fattori:
- l’immissione graduale sul mercato di considerevoli quantitativi di prodotti provenienti dalle coltivazioni più progredite, in grado di garantire stabilità qualitativa e quantitativa;
- il sopraggiungere non preventivato delle nocciole raccolte nei boschi spontanei della Turchia, che, seppur riferito a quantitativi limitati, ha contribuito a ridurre la pressione sui prezzi e a ridimensionare parzialmente il pessimismo iniziale che tanto aveva influenzato le dinamiche della domanda e dell’offerta a livello internazionale.
In conclusione, l’annata 2025 conferma la necessità di modernizzare la corilicoltura, soprattutto nelle aree storiche, per rispondere efficacemente alle esigenze di un mercato globale molto competitivo e alle condizioni meteorologiche sempre più caratterizzate da ampia variabilità. Investire in tecniche innovative, irrigazione, potature mirate e meccanizzazione integrata, appare fondamentale per garantire la futura redditività del nocciolo nel panorama agricolo italiano. Inoltre, per far fronte alle mutevoli condizioni del clima, nei nuovi corileti non dovrà essere sottovalutata l’importanza di mettere a dimora le varietà con fioritura tardiva e raccolta precoce, così da abbreviare il ciclo produttivo e ridurre, di conseguenza, la durata dell’esposizione dei frutti al rischio degli eventi atmosferici.
Nel novero delle varietà aventi le caratteristiche prima dette, selezionate in Italia e particolarmente apprezzate anche in altri Paesi dell’Europa e dell’America del Sud, non mancano quelle validate da tempo attraverso approfonditi studi scientifici di rilievo internazionale; trattasi di cultivar che garantiscono produzioni abbondanti e costanti negli anni, quindi con ottimo e ricorrente reddito a favore degli agricoltori. Per mettere a frutto gli ottimi risultati ottenuti dalla ricerca di casa nostra dobbiamo augurarci che, così come già fatto in passato per il settore vitivinicolo, anche per il nocciolo venga proposto e finanziato un piano nazionale di rinnovamento, tale da portare il settore a competere con le accelerazioni che alcuni Paesi del sud America, come il Cile, sono riusciti a realizzare superando l’Italia, già da quest’anno, in capacità produttiva.
In analogia con gli standard di coltivazione della restante frutticoltura, anche nelle nuove piantagioni di nocciolo i produttori dovranno orientarsi verso le piantine micropropagate, oppure quelle moltiplicate su portinnesti non polloniferi, sempre dotate delle massime certificazioni di qualità. Tali tipologie, seppur introdotte in ritardo dai vivaisti rispetto a quanto avvenuto negli altri comparti frutticoli, costituiscono ormai un sicuro contributo nel ridurre i problemi fitosanitari, migliorando allo stesso tempo la gestione e l'efficienza della coltura.
Foto: Particolare della macchina raccoglitrice all'opera