Carbon Farming: Scienza, economia e governance per la neutralità climatica

Cronaca del Convegno di Studi dei Georgofili e dell’Università di Sassari, 24 ottobre 2025

di Giuseppe Pulina
  • 29 October 2025

Si è svolto nell’Aula Magna Barbieri del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari il Convegno di Studi su “Carbon Farming e Sistemi Agro-Pastorali nel Centro-Sud Italia: Opportunità e Sfide per un Futuro Sostenibile”, organizzato dalla Sezione Centro-Ovest dell’Accademia dei Georgofili in collaborazione con l’Ateneo sassarese. L’evento ha registrato 148 partecipanti, tra cui 91 esterni (comprendenti diversi Accademici sardi) e 57 studenti e dottorandi.
Ha aperto i lavori il prof. Giancarlo Rossi, accademico onorario e decano per la Sardegna, che ha ripercorso la storia dei Georgofili e il loro impegno nel coniugare esperienza storica e futuro nella scienza agraria. A seguire, il prof. Gianni Battacone, vicedirettore del Dipartimento di Agraria, ha portato i saluti istituzionali sottolineando come l’Università di Sassari stia consolidando un ruolo di primo piano nella ricerca sulla sostenibilità agro-zootecnica e nei progetti europei legati alla transizione ecologica.
Il prof. Giuseppe Pulina, Accademico ordinario, ha inaugurato le relazioni con un quadro aggiornato sullo stato del clima e sulle politiche europee. I dati del bollettino WMO 2025 mostrano concentrazioni record di CO₂, CH₄ e N₂O, segno che la riduzione delle emissioni non basta: occorre rimuovere carbonio attraverso suoli e foreste. L’UE ha risposto con un sistema integrato di riduzione e certificazione (ETS, ESR, CRCF) che riconosce all’agricoltura un ruolo attivo nella neutralità climatica. Il nuovo Regolamento (UE) 2024/3012 definisce un quadro volontario di certificazione delle rimozioni basato su criteri di addizionalità, permanenza e trasparenza. Pulina ha tuttavia evidenziato il nodo irrisolto della proprietà del carbonio sequestrato nel suolo, ancora priva di un chiaro inquadramento giuridico, con potenziali conflitti tra proprietari e conduttori.
Il pedologo prof. Claudio Zucca ha analizzato il potenziale di sequestro del carbonio nei sistemi agro-pastorali mediterranei, ricordando che quasi tre quarti del carbonio organico terrestre sono custoditi nei suoli. In Sardegna, i pascoli naturali presentano livelli di carbonio superiori ai seminativi e mostrano un notevole potenziale di “ricarbonazione”. Ha sottolineato la necessità di pratiche “soil-friendly”, basate sulla conservazione e sul monitoraggio continuo. In questa direzione si inserisce la nascita dell’Unità di Ricerca “Sustainable Management of Soil and Landscape (SMSL)” dell’Università di Sassari, dotata di nuovi laboratori per analisi di precisione sui suoli.
Le dott.sse Mondina F. Lunesu e Sara Sechi hanno illustrato le metodologie di monitoraggio e certificazione della carbon farming, evidenziando l’importanza dei sistemi MRV e dell’analisi LCA per quantificare emissioni e assorbimenti aziendali. Le buone pratiche (quali rotazioni, minima lavorazione, gestione dei pascoli e fertilizzazione organica) possono generare crediti certificabili, come mostra il Progetto NeutryFood sviluppato da UNISS e Cersit, proposto come modello sardo per la certificazione degli assorbimenti di carbonio.
L’Accademico prof. Pietro Pulina ha concluso la sessione con un’analisi economica sui mercati dei crediti di carbonio, che stanno evolvendo da strumenti ambientali a veri asset strategici. La redditività delle imprese mostra una correlazione positiva con l’acquisto di crediti, ma la maturazione del mercato richiede regole stabili, trasparenza e tecnologie affidabili per la misurazione. “Solo la convergenza tra innovazione e regolamentazione – ha affermato – potrà garantire un mercato credibile e scalabile”.
Nel dibattito conclusivo, l’assessore regionale Emanuele Cani ha richiamato la necessità di una visione integrata tra politiche industriali e agricole, sottolineando come la decarbonizzazione dell’economia sarda debba poggiare anche sulle rimozioni naturali di carbonio. Ha ricordato che, nel quadro del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEARS), l’Università di Sassari è incaricata di valutare le capacità di sequestro dei suoli e dei sistemi agro-pastorali ai fini del raggiungimento degli obiettivi europei di neutralità climatica. “La carbon farming – ha affermato – non è solo un’opportunità ambientale, ma anche un fattore di sviluppo economico e territoriale, capace di generare valore aggiunto per le imprese agricole e per le comunità rurali”.
L’incontro si è chiuso con l’idea condivisa che la ricerca scientifica, la chiarezza normativa e la partecipazione delle imprese costituiscano i tre pilastri per trasformare la carbon farming in una reale politica di sostenibilità. La Sardegna, grazie alla rete tra università, istituzioni e settore produttivo, si propone oggi come laboratorio mediterraneo della carboniocoltura, dove l’innovazione scientifica si traduce in benessere ambientale e progresso economico.