Ancora troppi incidenti in agricoltura

“Serve maggiore formazione per gli addetti ai lavori e un parco macchine più moderno, ma il Decreto attuativo della revisione si fa attendere”. Intervista a Pietro Piccarolo, Vicepresidente dell’Accademia dei Georgofili e ordinario di meccanica agraria all’Università di Torino

di Giulia Bartalozzi
  • 15 February 2023

Professor Piccarolo, il 9 febbraio scorso lei ha coordinato una giornata di studio all'Accademia dei Georgofili, dedicata alla prevenzione degli incidenti nell'utilizzo delle macchine agricole. Tema importantissimo, visto l'elevato numero di incidenti che continuano purtroppo a verificarsi nel settore, di cui i Georgofili si sono già varie volte occupati.
In che percentuale ritiene, per sua esperienza, che gli incidenti siano imputabili all'utilizzo di macchine obsolete o piuttosto alla scarsa perizia degli operatori?
Purtroppo il comparto agricolo-forestale da molti anni registra, rispetto agli occupati, una forte incidenza degli infortuni gravi e mortali. Mentre nel corso degli anni gli infortuni si sono ridotti, quelli mortali si sono assestati su 120 decessi all’anno, per la maggior parte imputabili alle macchine agricole e, in particolare, al trattore. L’uso del macchinario agricolo rappresenta quindi un rilevante pericolo per gli operatori. Tutti questi incidenti infortunistici vanno fatti risalire in uguale misura, da un lato alla macchina, dall’altro all’uso improprio che ne fa l’operatore. Entrano quindi in gioco, sia un aspetto tecnico-costruttivo legato ai requisiti di sicurezza e di conformità della macchina, sia la preparazione e l’idoneità all’uso del mezzo da parte dell’operatore.                             
Una prima riflessione va quindi fatta sul parco macchine nazionale. Secondo i dati dell’INAIL, la consistenza del parco macchine nazionale in esercizio al 17 maggio 2019 era di poco superiore ai 2 milioni (2.001.784), di cui solo 6.294 immatricolate nel 2019. Un parco macchine circolante quindi in gran misura vecchio e obsoleto, mancante di alcuni dei Requisiti Essenziali di Sicurezza (strutture di protezione, cinture di sicurezza, protezione attacco albero cardanico…), per il quale è importante avviare il previsto processo di revisione obbligatoria ai sensi del comma 1 articolo 5 del Decreto Interministeriale del 20 maggio 2015. Dalla tavola rotonda del Convegno (hanno partecipato esponenti del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e forestale, del Lavoro e delle Politiche Sociali e la coordinatrice del Gruppo Tecnico Interregionale Salute e Sicurezza sul Lavoro. Il Ministero delle Infrastrutture, anch’esso invitato, ha giustificato l’assenza) è emerso come l’ennesimo rinvio sia imputabile al fatto che il Codice della strada, all’articolo 111, prevede che il Decreto attuativo della revisione sia emanato congiuntamente tra Ministero delle Infrastrutture e Ministero delle Politiche Agricole e non include il Ministero del Lavoro. Questa esclusione precluderebbe l’emanazione del Decreto. Ci si domanda come mai a distanza di anni non sia stato possibile superare questo problema, ignorando così le gravi conseguenze che ne derivano. Va detto che il tema della sicurezza riferito alla macchina, può riguardare anche quelle di più recente immissione che, pur essendo in regola con le prescrizioni vigenti, nella realtà possono presentare qualche problema. L’analisi infortunistica infatti, evidenzia che il 20% degli infortuni mortali per ribaltamento riguarda trattori con cabina che non ha resistito all’urto in quanto fortemente usurata. Per rendere le macchine strutturalmente sempre più sicure, l’attenzione deve quindi essere continua, così come continua deve essere la ricerca in materia di sicurezza, che va portata avanti possibilmente in collaborazione tra l’industria privata e l’Università. La ricerca più avanzata è oggi molto rivolta al monitoraggio e controllo delle condizioni di sicurezza della macchina anche nei confronti di soggetti terzi al conducente. Questo grazie alle possibilità di georeferenziazione delle macchine e all’impiego delle tecnologie digitali e a un’elettronica di bordo e una sensoristica sempre più avanzate. Queste nuove tecnologie mirano a prevenire l’evento infortunistico e non solo a proteggere l’operatore dagli effetti dovuti all’evento.
L’uso corretto della macchina da parte dell’operatore presuppone, non solo che abbia la conoscenza delle varie tipologie di macchine utilizzate, abbinata all’idoneità alla guida, ma anche la conoscenza delle condizioni di lavoro e la capacità di gestire i possibili rischi connessi alle molteplici operazioni meccaniche. E’ quindi indispensabile una buona formazione per gli utilizzatori delle macchine agricole in quanto il corretto impiego come si è anticipato ha lo stesso peso di quello della macchina “sicura”.  

Lei è uno degli autori del volume “Agricoltura Digitale”, di imminente uscita grazie a ImageLine.  E' possibile adeguare i macchinari alla nuova agricoltura di precisione o ne occorrono di nuovi? Penso alle spese per gli agricoltori ...
L’Agricoltura di Precisione è una forma di gestione agronomica attuata attraverso step successivi caratterizzati da diversi livelli tecnologici e gestionali. Un primo step è quello della guida assistita che consente il parallelismo delle passate evitando le sovrapposizioni in fase di semina, concimazione o diserbo. Altra applicazione relativamente semplice è la mappatura delle produzioni fatta in fase di raccolta con sensori che rilevano il flusso del prodotto.
Gli step successivi portano verso l’Agricoltura 4.0 e all’Agricoltura Digitale e vedono un crescente ricorso ad algoritmi basati sull’Intelligenza Artificiale e alla presenza a bordo macchina di elettronica e sensoristica evolute. L’obiettivo è l’automazione delle operazioni con uso di droni e della robotica agricola. Alle macchine agricole viene quindi richiesto un livello tecnologico adeguato e, in ogni caso, che siano in possesso dei Requisiti Essenziali di Sicurezza. Non può quindi essere utilizzata una macchina obsoleta, così come non necessariamente, e non sempre, viene richiesta una nuova macchina, specie per gli step iniziali.
Crescendo il livello tecnologico e di automazione, cresce comunque anche l’investimento. Il freno quindi è certamente economico, in quanto non tutte le aziende possono permettersi, per dimensione aziendale, presenza sul mercato, etc. determinati livelli di investimento. 
Un forte limite è però anche dato dalla mancanza di una adeguata preparazione e competenza nell’uso delle tecnologie digitali. Su questo fronte il nostro Paese e in particolare il mondo rurale è in forte ritardo. Serve quindi fare formazione a tutti i livelli, non solo agli agricoltori e a tecnici agricoli, ma anche nelle Scuole e nelle Università.

A che punto è la formazione degli agricoltori sulle nuove tecnologie in Italia, come viene organizzata? Ci sono corsi di studio nelle università, dedicati a questo?
Quando si parla di formazione occorre distinguere tra formazione sulla sicurezza e formazione sulle nuove tecnologie; due temi che si integrano fortemente.
La formazione in materia di salute e sicurezza rappresenta una misura fondamentale nella prevenzione di infortuni e malattie professionali ed è prevista dal Decreto legislativo 81/2008 e successive integrazioni, sancita dall’accordo Stato/Regioni e riguarda anche i lavoratori agricoli. Viene promossa e organizzata da diversi Enti e dalle associazioni di categoria con il supporto di esperti, o definiti tali, e a volte dall’Università. Di questo tema se ne è parlato al Convegno, evidenziando come la buona riuscita di questi corsi, oltre che alle motivazioni dei partecipanti che non la devono percepire come un obbligo, è legata alla competenza e alla preparazione dei formatori, Questi infatti oltre ai concetti teorici devono sapere trasmettere anche gli aspetti pratici con un linguaggio adeguato e con prove pratiche. Purtroppo questi corsi, svolti anche Online, non sempre sono realmente formativi e questo è un grave limite. E’ anche emerso che la Regione Toscana è molto attiva nella formazione degli operatori agricoli. E’ stato riportato, tra gli altri, l’esempio del “Progetto pilota di certificazione dei formatori qualificati mediante corsi di formazione per formatori che operano per la sicurezza delle macchine agricole”, a cui hanno collaborato l’Università di Firenze e l’Accademia dei Georgofili, oltre all’ENAMA, all’INAIL Toscana e al CAI. Nella tavola rotonda si è sottolineato che nel nostro Paese manca una vera e propria cultura sulla salute e sicurezza del lavoro, per creare la quale occorrerebbe partire dalla scuola primaria
Legata alla formazione sulla sicurezza del lavoro è anche la formazione delle competenze richieste dalle nuove tecnologie introdotte in agricoltura, quali quelle proprie della Agricoltura di Precisione. Da queste nuove tecnologie dipende in larga misura il futuro della nostra agricoltura e il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità richiesti dall’UE, ma come già anticipato ancora limitata ne è l’introduzione anche per carenza di conoscenza e competenza. Da qui l’importanza della formazione a tutti i livelli, dagli agricoltori ai tecnici agricole, dalle Scuole di agraria alle Università. Ne è un esempio il Master di 1° livello dell’Università di Teramo, in collaborazione con quelle di Firenze e della Tuscia, che è giunto alla quinta edizione; Master che è stato istituito anche presso l’Università di Basilicata.