Notiziario



In memoria del Prof. Ottone Ferro

Ottone Ferro, professore emerito di polita agraria dell’Ateneo di Padova, si era laureato in Scienze Agrarie presso l’Università di Bologna nel 1962.
Sotto la guida del professor Perdisa, inizia le prime ricerche di economia dell’azienda agraria che continuò successivamente come assistente e poi come aiuto presso l’Istituto di economia agraria dell’Università di Padova con lavori che si distinsero per rigore metodologico, originalità e profondità di indagine.

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Il ritorno dei giovani all’agricoltura

L’associazione culturale “Lettera Appenninica” della Montagna Pistoiese promuove e organizza ogni estate un festival della letteratura di crinale su un tema specifico che quest’anno era “Il cibo delle terre alte”. Fra i vari eventi, uno verteva sul latte e i suoi derivati e, nella locandina, si evidenziava, a caratteri cubitali, la partecipazione della più giovane “pastora” della zona, Rachele Petrucci.
In un momento in cui si auspica il ritorno dei giovani all’agricoltura, ma l’ostacolo maggiore per questo è senza dubbio la mancanza di un reddito dignitoso.

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Problemi di potatura e abbattimento arboreo in ambiente urbano

Sempre più sovente dobbiamo assistere a conflittualità fra pubbliche amministrazioni e cittadini (talvolta organizzati in comitati spontanei) sulla materia degli abbattimenti arborei nei parchi, giardini e pubbliche vie. Né sempre il programma di sostituzione e reintegrazione arborea indicato dal pubblico amministratore convince e soddisfa il cittadino. 

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Strategie produttive nell’oliveto tradizionale

In passato, la gestione della fertilità da parte dei contadini era una variabile fondamentale per la produzione agraria, svolgendo quindi un ruolo chiave imprescindibile nell’agricoltura preindustriale. La dipendenza dal letame (risorsa non sempre disponibile) o da altre forme di fertilizzazione (p.es. interramento materia organica) potevano essere una reale limitazione, soprattutto in contesti di forte competizione per l’approvvigionamento della materia organica o di carenza di manodopera. 
Paradigmatico il caso dell’oliveto del Salento pugliese, dove i livelli produttivi sono stati sorprendentemente alti fino alla fine del XIX° secolo, proprio quando l’agricoltura era di tipo biologica, ossia senza l’ausilio di fertilizzanti chimici di sintesi, all’epoca sconosciuti

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Carlo, Magno anche a tavola

Carlo Magno cosa mangiava? E monaco Alcuino di York che regole alimentari gli dava? Queste domande sono pertinenti dopo aver visto le storie romanzate dei film e della televisione che ci propongono un medioevo carnivoro con personaggi come Carlo Magno, Adelchi ed altri grandi mangiatori di carni. Quale la realtà? Domanda alla quali per Carlo Magno possiamo rispondere, perché il biografo Eginardo nella sua Vita Karoli e lo storico Alcuino nel suo De virtutibus et vitiis liber ci hanno lasciato molte e precise indicazioni.
Carlo Magno, a modo suo, da Eginardo è presentato come un moderato, perché quanto a tavola si fa servire soltanto quattro portate, oltre alla carne arrostita, suo cibo preferito. Anche da vecchio Carlo Magno rimane affezionato all'arrosto e non si adatta al lesso consigliato dai medici. Una dote, quella di essere un forte mangiatore di carne, che Carlo riconosce anche ad Adelchi, figlio dello sconfitto Desiderio, quando a Pavia s’introduce in incognito alla mensa del vincitore e si fa notare quale poderoso mangiatore di carni e soprattutto di midollo del-le ossa di cervi, orsi e bufali. Mangiando come un leone che divora la preda Adelchi si qualifica come un fortissimo soldato e con la sua virilità alimentare conquista Carlo Magno.
Per un nobile medievale rinunciare alla carne è motivo di profonda umiliazione, anzi la maggiore delle punizioni imposta dal potere ci-vile e poi imitata da quello ecclesiastico. Astenersi dalla carne, volontariamente o per imposizione, è una grande, se non la massima penitenza. Il mangiar carne non è quindi soltanto una libertà, ma anche un dovere, tanto che il saggio Alcuino deve precisare che il vizio della gola è il peccato di chi si fa preparare cibi più raffinati di quanto richiesto dalle necessità del corpo o dalla qualità della sua persona. L'alimentazione - scrive Jaques Le Goff - è la prima occasione per gli strati dominanti della società di manifestare la loro superiorità ed il lusso alimentare assieme all'ostentazione del cibo esprimono un comportamento di classe, quindi una sorta di dovere sociale.

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Governo italiano e Commissione Ue, notizie buone e cattive

C’è in giro un pericoloso trionfalismo dopo il varo del governo Conte bis e la nomina di Paolo Gentiloni a commissario europeo agli Affari economici. L’Italia che torna a farsi valere in Europa, ritrovato protagonismo, ecc.
Su questo nuovo governo Conte bis in generale valuteremo cammin facendo, il bello viene adesso con la manovra economica per il 2020. Ci limitiamo ad osservare che il programma – evidentemente raffazzonato in pochi giorni – contiene tutto e il contrario di tutto e anche per l’agricoltura (al punto 29, l’ultimo) si tratta di un insieme di buoni propositi e nulla più.
Più incisive e pragmatiche le prime dichiarazioni del neoministro per l’Agricoltura, Teresa Bellanova, che intende lavorare su temi quali l’export, la lotta a dazi e barriere, la difesa del made in Italy e dell’agricoltura mediterranea in Europa, il contrasto alle emergenze come xylella e cimice asiatica, oltre che naturalmente la lotta al caporalato, l’impegno di una vita della Bellanova, ex sindacalista. Certo il comparto ha bisogno anche di interventi ‘macro’: riduzione del cuneo fiscale, rilancio degli investimenti per le infrastrutture, incentivi per la diffusione di tecnologie innovative, costo del trasporto, dell’energia…tutti interventi che dipendono solo in parte dalla Bellanova ma dall’azione complessiva del governo (e dalle risorse che avrà a disposizione). Però il piglio è quello giusto, anche nel richiamo al lavoro a stretto contatto con le imprese. E sull’export ha già parlato chiaro schierandosi a favore del Ceta, il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada attualmente in vigore ma che il governo italiano non ha ancora ratificato.  Ratifica osteggiata da tutto il neoprotezionismo di casa nostra, dalla Coldiretti ai 5 Stelle, e che potrebbe trovare una sponda nel neoministro degli Esteri Luigi di Maio che non a caso ha già chiesto per sé la delega al Commercio estero. Come mettere Dracula alla presidenza dell’Avis. Come si possa conciliare la necessità di esportare di più (da tutti conclamata) con la continua guerriglia ai trattati di libero scambio, è materia da lettino dello psicanalista.
Sul caporalato bisogna trovare una linea che non sia vessatoria per le imprese , che snellisca  e agevoli il reclutamento della manodopera, che non scarichi costi impropri sulle aziende, che riduca gli oneri burocratici a loro carico, che stabilisca nuove norme sul lavoro stagionale, che chiami in causa le politiche di certe catene della Gdo che tra corsa al ribasso dei prezzi, aste al doppio ribasso, promozioni stracciate costruiscono le premesse per lo sfruttamento del lavoro nero nelle campagne. La lotta al caporalato deve uscire dl limbo del moralismo e delle buone intenzioni per entrare sul terreno delle best practices, delle azioni concrete da concordare con le imprese.   

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Cucinare nella lavapiatti

Risparmio di acqua e di elettricità, abolizione delle stoviglie di plastica monouso che obbligherà a usare stoviglie da lavare, e unificazione di talune operazioni di cucina, potrebbero avere soluzione cuocendo taluni alimenti a bassa temperatura nella lavapiatti.
La cottura a bassa temperatura (CBT) avviene in più ore tra i 55° e i 60° centigradi in assenza d’aria o sottovuoto e ne possono beneficiare le carni, il pesce e le verdure inserite in buste di plastica per alimenti o vasi di vetro a tenuta stagna. I sacchetti di plastica devono rispettare la direttiva EU 2002/72/EC e i vasi a tenuta stagna devono esser riempiti completamente. Nei due tipi di contenitori va rimossa l’aria: non è necessario ricorrere a un’attrezzatura particolare, essendo sufficiente far uscire l’aria dal sacchetto premendolo bene con le mani, mentre nei vasi di vetro gli alimenti vanno inseriti ben stipati eliminando bolle d’aria. Possibile è riutilizzare più volte i vasetti e i sacchetti per il sottovuoto, lavandoli bene e asciugandoli all’aria.

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Microbiota intestinale: l’importante ruolo dell’inulina

Recentemente, nel mondo scientifico si è assistito ad un crescente apprezzamento del ruolo svolto dalla micro-popolazione del digerente di ruminanti e non ruminanti nel salvaguardare e mantenere svariate funzioni fisiologiche. Fra queste la digestione, l’utilizzazione dei nutrienti, l’esclusione selettiva dei microrganismi patogeni, lo sviluppo degli organi gastro-enterici, lo stimolo allo sviluppo ed al funzionamento del sistema immunitario, l’espressione genica intestinale e, in ultima analisi, la qualità dei prodotti animali. 
La messa al bando degli antibiotici in alimentazione animale, quali presidi nei riguardi della corretta composizione del microbiota intestinale, ha portato all’attenzione dei nutrizionisti un rilevante numero di prodotti naturali, possibili “sane” alternative ai farmaci. 

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Con gli scambi non si scherza

Si susseguono i colpi di scena in quella che ormai viene chiamata la guerra dei dazi. All’inizio di settembre sono entrati in vigore nuovi inasprimenti dei dazi imposti dagli US ad un insieme di merci cinesi che vale 300 miliardi di dollari dopo quelli decisi negli scorsi mesi. Puntuale è arrivata la risposta della Cina su due fronti: a) un ricorso formale alla Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio che ha preso il posto del Gatt al termine del negoziato dell’Uruguay Round, per la violazione da parte degli US delle regole vigenti, b) contromisure cinesi nei confronti di merci statunitensi per un valore equivalente.
È una vera guerra e non una gara da seguire, come si fa per le competizioni sportive. In gioco vi è il futuro dell’economia mondiale. La sua crescita, dopo la buona ripresa del 2017 trainata dai paesi sviluppati, prima ha rallentato ed ora, almeno in Europa, è quasi in stallo. La violenta guerra dei dazi, con l’imposizione in apparenza casuale, ma in realtà mirata, di barriere tariffarie riduce il volume degli scambi e deprime il prodotto lordo mondiale. Per dirla in linguaggio giornalistico sta rendendo tutti più poveri. È una guerra vera e non virtuale che, al pari di ogni altra, non lascia sul terreno vinti e vincitori perché tutti ne escono sconfitti, come la teoria e la realtà economica insegnano.
Il successo dell’ultimo grande negoziato Gatt nel 1994 a cui parteciparono, aderendovi, quasi tutti i paesi del mondo, e la trasformazione del Gatt nella Wto hanno segnato il canto del cigno del primo, la svogliata nascita della seconda e, forse, la fine dell’era degli Accordi multilaterali. L’avvio stentato della Wto, minato anche dalla crisi mondiale, ha aperto la strada allo scatenarsi di nuovi egoismi che sembravano scomparsi e invece covavano sotto la cenere dell’apparente consenso. In politica il fenomeno si accompagna al confuso ritorno del sovranismo in molti paesi e in vasti strati di popolazione, quelli che, complice la crisi, sono rimasti indietro e non hanno beneficiato dei vantaggi dell’apertura degli scambi.
La comparsa di leader come Trump va vista anche in quest’ottica e non può essere sottovalutata considerandola una tipologia caratteriale individuale.  Si è aperta una modalità di svolgere le trattative che è bilaterale e vede il propagarsi di “duelli” fra paesi per imporre le proprie regole, al contrario della faticosa modalità multilaterale del Gatt/Wto che le estendeva a tutti i contraenti su basi di parità. Così facendo si torna alla legge del più forte, dal consenso negoziato si precipita nell’imposizione subita.

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La “Lotta Biologica Classica” ridiventa possibile in Italia

Negli ultimi anni l’incremento esponenziale degli spostamenti di persone e merci tra Paesi e Continenti hanno determinato un forte aumento nell’area mediterranea delle introduzioni accidentali di Insetti, Nematodi, Acari, Funghi, Virus e Batteri alieni dannosi alle piante agrarie, forestali e ornamentali. Valga per tutti l’esempio della Cimice asiatica Halyomorpha halys e la sua incontrollata diffusione epidemica per la quale le stime delle organizzazioni del settore frutticolo del centro nord Italia stimano, per il solo 2019, perdite superiori a 250 milioni di euro accompagnate ad un pericoloso aumento nell’uso di insetticidi ad ampio spettro con pesanti ricadute ambientali, senza che le azioni messe in atto abbiano consentito una efficace protezione delle colture.
Nel caso di organismi fitofagi come gli Insetti, provenienti da altri areali e in grado di dare luogo nei territori di nuova colonizzazione a vere e proprie “invasioni biologiche” favoriti nella diffusione dalla mancanza di fattori biotici di contenimento delle loro popolazioni, il ricorso alla “Lotta Biologica Classica” con l’individuazione nei luoghi di origine del fitofago di efficaci antagonisti naturali (parassitoidi, predatori, entomopatogeni) e la loro introduzione nei nuovi ambienti, rappresenta in vari casi, laddove le eradicazioni non siano più possibili, una strategia cardine per ricondurre questi organismi al di sotto della soglia di danno, ripristinando situazioni di equilibrio degli ecosistemi perturbati.
In tale contesto generale, nel recepire nel nostro Paese la Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, il DPR 8 settembre 1997, n. 357 e il successivo D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 non hanno previsto nessun percorso autorizzativo in deroga, bloccando nei fatti ogni intervento di Lotta Biologica Classica nel nostro Paese con utilizzo di antagonisti naturali introdotti da altri areali.
Il dibattito avviato negli ultimi anni dalla comunità scientifica italiana che si occupa di difesa delle piante da insetti dannosi alieni introdotti accidentalmente da altre aree geografiche, CREA Centro di Ricerca Difesa e Certificazione in primis, unitamente al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha finalmente ridato al nostro Paese la possibilità di realizzare interventi di Lotta Biologica Classica, sottolineando altresì giustamente l’indispensabilità di un percorso autorizzativo basato sull’esame di corrette analisi di impatto ambientale, condotte nel rispetto degli standard definiti dalla FAO e dall’EPPO. 
Con l’entrata in vigore il 20 settembre 2019 del DPR 5 luglio n.102 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5/9/2019 (Regolamento modifiche dell’art. 12 del DPR 8/9/1997 n.357), al di là delle fredde notizie di ordine legislativo, si reintroduce infatti in Italia la possibilità di realizzare interventi di “Lotta Biologica Classica” a difesa della nostra agricoltura e dell’ambiente mediante il ristabilimento di nuovi equilibri naturali con l’impiego di antagonisti naturali per il contenimento al di sotto di soglie di danno delle popolazioni dei nuovi “Pest” che stanno drammaticamente decimando la nostra agricoltura. 

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Un Italiano in Europa e una donna al Mipaaft. Perché no?

Prima che i giochi siano chiusi e che poi tutti si pongano le solite domande sull’ennesimo ‘marziano’ piovuto dai cieli della politica sul ministero dell’Agricoltura, scriviamo a futura memoria che per l’agricoltura italiana e quella europea sarebbe ora di compiere un atto di straordinario coraggio – una vera rivoluzione – e di metterci qualcuno che ne capisca qualcosa e non stia lì a scaldare la seggiola e tagliare nastri. E’ il momento di fare sul serio, di far capire alla politica che l’agroalimentare, il made in Italy, non è solo un lustrino da mettersi sulla giacca, ma un comparto che richiede competenze tecniche e conoscenza.

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Qualche punto fermo sul rapporto tra cambiamenti climatici e agricoltura

Tutti parlano di cambiamenti climatici e dei loro effetti in agricoltura, ma nel pubblico dibattito ognuno enfatizza un aspetto del problema ed è difficile coglierne l’insieme ed il loro impatto. Vediamo di mettere un po’ d’ordine nelle cose.
Il primo fattore, ed anche responsabile di tutti i cambiamenti climatici è l’innalzamento della CO2 atmosferica, una modifica principalmente dovuta all’attività umana, di portata enorme: basti pensare che siamo passati dalle 360 parti per milione di CO2 in atmosfera degli anni 60 ai 415 ppm di oggi, con una previsione ormai certa di raggiungere i 550 ppm alla metà del secolo.
L’aumento della CO2 avviene in modo identico in tutto il pianeta e ha di per sé un effetto fertilizzante sulle piante, molto significativo su specie come frumento o riso, quasi nullo su piante come il mais (una diversità di risposta dovuta alla diversa fisiologia delle specie).

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Crescenti interessi, corruzioni e mafie finiscono per consumare i territori agricoli

I Georgofili si sono dedicati da secoli agli studi sui territori, sono nati rapporti con la natura agricola, valutando e confrontando anche i paesaggi creati dai proprietari in propria autonomia. 
Molte le iniziative che si sono sviluppate nel tempo, per misurare e stimolare i progressi raggiunti e ottenuti dall’agricoltura, con le sue numerosissime e varie pianificazioni di aree coltivate che sappiano valorizzare e conservare gli splendidi paesaggi che la Natura e la mano dell’Uomo hanno faticosamente creato. Ma i temi indicati e usati nei “rapporti tra agricoltori e paesaggisti di varie professioni”, hanno portato a problematiche ancor più ampie nei rapporti di redditi, lavoro e politica. 
Le nostre leggi costituzionali per il territorio sono state contemplate nei tempi che vanno dal 1912 al 1939. La nuova Costituzione repubblicana, a partire dal 1985, promulga la legge 431, nota come Legge Galasso, per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale che ha escluso dai propri vincoli “l’attività agro-silvo-pastorale per non comportare alterazione permanente dello stato dei luoghi e non alterare l’assetto idrogeologico del territorio”.
L’agricoltore non è mai rimasto unico utente del territorio. Il dovuto rapporto tra agricoltura e ambiente ha investito molti aspetti: inquinamento, difesa del suolo, regimazione delle acque, ecc. Si è ritenuto doveroso discutere sugli effetti, non sempre reversibili.
Nel 1991 stava crescendo fortemente un ampio interesse pubblico sui rapporti tra agricoltura e paesaggio, richiamando giudizi estetici delle attività agricole, anziché preoccupandosi solo di difendere i paesaggi. Ma spesso la bellezza del paesaggio avvantaggiava altre categorie.
I Georgofili, a partire dal 1987, ritennero necessario richiamare l’attenzione su quanto stava avvenendo. Si organizzarono escursioni-dibattito sui territori che disponevano di colture agricole e paesaggi sia naturali che costruiti.

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Considerazioni sull'uso del rame in agricoltura

Pubblichiamo il documento "Considerazioni sull'uso del rame in Agricoltura" che rappresenta la sintesi della posizione dei Georgofili in merito al tema del rame nel settore agricolo. Il testo è stato definitivamente approvato nel mese di luglio 2019, dopo essere stato inviato ai presidenti di Sezione e ai presidenti/coordinatori dei Comitati consultivi perché ne fosse data diffusione, con il fine di ricevere suggerimenti e valutazioni.
L'argomento è divenuto di forte attualità recentemente, quando la Commissione della UE ha approvato il Regolamento di Esecuzione n°1981 del 13 dicembre 2018, con il quale rinnova l'approvazione delle sostanze attive composte di rame esclusivamente per gli impieghi che comportano un'applicazione totale non superiore a 28 kg di rame per ettaro nell'arco di 7 anni; ciò condurrebbe ad una applicazione media annuale di 4 kg/ha di rame (il precedente limite era di 6 kg/ha). A causa della variabilità degli andamenti stagionali, si consente un meccanismo di flessibilità - valido per tutte le forme di agricoltura, non solo per quella biologica - secondo il quale la dose ad ettaro può essere ridotta in una annata e aumentata in una successiva, a condizione che nei 7 anni non sia superato il quantitativo massimo consentito di 28 kg/ha. Il rame è un fungicida molto usato in agricoltura e, in particolare, in quella biologica; da tempo comunque sono stati dimostrati i rischi ambientali conseguenti al suo uso in quanto è un elemento di ridotta mobilità che tende ad accumularsi negli strati superficiali del suolo agrario.
Il documento esamina il quadro generale della situazione creatasi a seguito di questo Regolamento, considerando anche che esiste già da tempo un uso di fertilizzanti a base rameica, ma con finalità (surrogata) antiparassitaria. Per evitare il rischio di pesanti sanzioni si è diretta l'attenzione verso lo studio della difesa delle piante tramite metodologie alternative all'uso del rame.  
Per redigere il testo, il Presidente dei Georgofili, Massimo Vincenzini, ha nominato un gruppo di lavoro formato da: Luca Brunelli, presidente di CIA Toscana; Domenico Mastrogiovanni, CIA; prof. Amedeo Alpi, presidente Sezione Centro-Ovest dell'Accademia dei Georgofili; e dagli Accademici Giacomo Lorenzini, Paolo Nannipieri, Marco Nuti, Marcello Pagliai, Michele Pasca-Raymondo, Carlo Chiostri.
E’ stata consultata una vasta letteratura comprendente molti aspetti della problematica Cu/agricoltura (il Cu come elemento fondamentale per la vita della pianta; Il Cu come anticrittogamico ad azione fungicida; concentrazioni di Cu nei terreni destinati a differenti coltivazioni; come si può migliorare l'uso del rame; le possibili alternative all'uso del rame per la cura di malattie causate da patogeni fungini; ecc.) che è stata -di necessità- condensata per riportare le conclusioni in un documento di agile lettura, che può essere scaricato qui sotto in formato PDF.

Considerazioni sull'uso del rame in agricoltura .pdf


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Dal multilateralismo al bilateralismo: scopi ed effetti del nuovo scenario

In questo momento, si fronteggiano due opposte ideologie: una che punta alla libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali, pur nella consapevolezza che non tutte le parti giocano la partita seguendo le medesime regole, come accade, ad esempio, a Cina e Russia e, in generale, a Stati autoritari per non dir di più. La posizione opposta, invece, punta su una ripresa dei poteri sovrani degli Stati nella proclamata convinzione che da essa i cittadini non potranno che trarre vantaggi. Ma se gli scopi del sovranismo sono chiari, gli effetti di esso non sembrano promettenti o, meglio, minacciano di riportare indietro l’orologio della storia e di far emergere contrapposizioni che fino a qualche decina d’anni addietro hanno travolto il mondo, e l’Europa in particolare.

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La notte della luna 50 anni dopo

Il 20 luglio 1969 il mondo trascorse una notte in bianco. Gran parte della popolazione era incollata ai televisori per vedere le immagini dello sbarco del primo uomo sulla luna. Vi erano un’attenzione, un entusiasmo e un interesse che oggi forse sembrano eccessivi o, anche, come molti sostengono, infantili.  Era la vera notte delle meraviglie, un sogno antico dell’umanità giungeva a compimento: la luna a portata di mano, quella del Pastore errante di Leopardi, dell’Astolfo di Ariosto o di tante notti romantiche col naso all’insù. Anch’io trascorsi quella notte in bianco, ma per altri motivi. Ero ufficiale di picchetto in una delle nostre caserme ed erano i primi tempi in cui la guardia e il picchetto montavano in servizio con il colpo in canna. Non mi fu possibile seguire l’evento. Poi, come tutti, vidi quelle immagini in bianco e nero, un po’ sgranate, ma che, così si credeva, aprivano all’umanità una nuova era, secondo un’aspirazione costante a migliorarsi.
Ricordo l’entusiasmo, il senso di una grande conquista dell’uomo, l’ansia di andare avanti, la fiducia nel progresso scientifico e nelle sue ricadute. L’umanità diventava adulta o così sembrava.
A 50 anni ci chiediamo che cosa rimanga di quel sogno e ci risvegliamo davanti a celebrazioni fredde, di maniera, a frasi scontate, quasi atti dovuti. Un gran battage preliminare, poi l’evento e il ricordo bruciati in poche ore.
Il sogno è svanito in un mondo che, per voler apparire evoluto e disincantato, mette persino in dubbio lo sbarco sulla luna: declassato a invenzione dei soliti poteri forti per ingannare le masse e renderle schiave di ideologie finalizzate al dominio degli stessi poteri.

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La coltivazione delle piante per il supporto alla vita nello Spazio

I programmi internazionali di esplorazione spaziale prevedono missioni di durata sempre maggiore, tuttavia la permanenza prolungata dell’uomo nello Spazio comporta ancora problematiche di tipo tecnico-ingegneristico, di approvvigionamento delle risorse e di salute per gli astronauti. A titolo di esempio, in missioni di lunga durata non è possibile rifornire interamente dalla Terra le risorse necessarie (es. cibo, acqua ed ossigeno), pertanto le missioni interplanetarie e le lunghe permanenze su piattaforme spaziali dipenderanno dallo sviluppo di sistemi in grado di rigenerare in continuo le risorse. I Sistemi Biorigenerativi (Bioregenerative Life Support Systems o BLSSs) sono sistemi che realizzano processi fondamentali alla vita dell’uomo nello Spazio (sviluppo di ossigeno, rimozione di anidride carbonica, depurazione dell’acqua), attraverso l’impiego di biorigeneratori. In tale contesto, le piante superiori rappresentano un ottimo strumento per: rigenerare l’aria mediante l’assorbimento di CO2 e l’emissione di O2 nella fotosintesi, purificare l’acqua mediante la traspirazione e riciclare parte dei prodotti di scarto dell’equipaggio (feci e urine) attraverso la nutrizione, fornendo nel contempo cibo fresco per integrare la dieta degli astronauti.
Il team UniNa, composto dalle Autrici e da Giovanna Aronne, Carmen Arena, Veronica De Micco, Antonio Pannico e Youssef Rouphael, da oltre 20 anni studia aspetti biologici, agronomici ed ambientali relativi alla coltivazione delle piante nello Spazio, con particolare riferimento a: la selezione di specie e cultivar candidate; la gestione della nutrizione idrica e minerale nei sistemi idroponici; l’effetto dei fattori spaziali sulla crescita e sulla riproduzione delle piante; il controllo ambientale nelle camere di crescita (con particolare attenzione alla qualità della luce); le interazioni delle piante con microrganismi benefici e biostimolanti; gli aspetti nutrizionali dell’introduzione di vegetali freschi nella dieta degli astronauti. Le risposte delle piante sono studiate in presenza di microgravità reale o simulata e di radiazioni spaziali simulate. Inoltre, diversi aspetti relativi ai vincoli dell’ambiente spaziale sono analizzati nell’ottica del completamento del ciclo seed-to-food (e tuber-to-food). Infine, sono studiati e progettati sistemi modulari per la coltivazione nello Spazio.

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