Autofertilità e portinnesti nanizzanti alla base del successo mondiale della cerasicoltura

di Carlo Fideghelli
  • 18 May 2022

Tra le drupacee, il ciliegio è la specie che da più lungo tempo gode di un positivo trend di crescita in tutti i continenti. Le principali ragioni di un tale successo sono due: la diffusione delle cultivar autofertili, più costantemente produttive delle vecchie cultivar autoincompatibili e i nuovi portinnesti nanizzanti che hanno consentito una sensibile riduzione dei costi di produzione. Molte sono le istituzioni e i privati impegnati nell’ attività di miglioramento genetico sia delle varietà che dei portinnesti, ma il maggior merito di questa rivoluzione colturale va a due istituzioni: la Stazione Sperimentale di Summerland in British Columbia (Canada) per le cultivar autofertili e l’Università Justus Liebig di Giessen in Germania per i portinnesti.  Il primo programma è legato a Karlis O. Lapins, il secondo a Werner Gruppe e Hanna Schmidt.
La storia di Lapins è piuttosto singolare e merita di essere raccontata: è nato in Lettonia nel 1909 dove ha studiato agricoltura presso la locale Università; durante la seconda guerra mondiale ha vissuto 4 anni come rifugiato in Germania e alla fine della guerra emigrò in Canada dove ha lavorato come operaio agricolo presso la Stazione Sperimentale di Summerland e poi come tecnico presso l’Associazione Frutticoltori della British Columbia. Ha infine conseguito il Master Degree presso l’Università di Vancouver e, nel 1953, è stato assunto dalla Stazione Sperimentale di Summerland come breeder, dedicandosi, in particolare, al miglioramento genetico del ciliegio dolce. Al tempo tutte le varietà di ciliegio coltivate erano autoincompatibili che, per fruttificare, hanno necessità di impollinazione incrociata e, pertanto, la consociazione di due o tre cultivar interfertili. Presso il John Innes Institute di Norwich (UK), all’inizio degli anni ’50, dall’incrocio Emperor Francis x polline irraggiato di Napoleon era stata ottenuta la selezione autofertile JI2420, di nessun valore colturale ma portatrice del carattere prezioso dell’autofertilità.  Lapins ne intuì il grande valore per il suo programma di breeding e, nel 1956, la incrociò con Lambert introducendo, nel 1968, la prima cultivar commerciale autofertile cui diede il nome di Stella.
Il programma di Summerland è stato per molti anni il più importante a livello mondiale e ha dato cultivar di grande valore come Celeste, Samba, Cristalina, Sunburst, Sweetheart, Skeena, Canada Giant, Lapins e tante altre, diffuse nei cinque continenti e ben note ai cerasicoltori italiani. La cv Lapins, dall’incrocio Van x Stella e selezionata da Lapins prima del pensionamento, ma introdotta come cultivar successivamente, gli è stata dedicata su proposta unanime dei cerasicoltori canadesi, riconoscenti per il contributo dato dal dr. Lapins all’economia agricola del territorio. Il merito di Lapins va, comunque, ben aldilà delle cultivar da lui costituite; le sue varietà, Stella in primo luogo, sono le progenitrici di tutti gli attuali programmi di miglioramento genetico nel mondo. Tra questi, si distingue quello dell’Università di Bologna, nella persona di Silviero Sansavini con la collaborazione di Stefano Lugli, che già alla fine degli anni ’80 aveva iniziato una collaborazione con Summerland avviando un proprio programma di miglioramento genetico per la costituzione di varietà autofertili, selezionate per le condizioni ambientali e commerciali del nostro Paese. Le prime cultivar autofertili di Bologna della serie Star (Blaze Star, Early Star, Lala Star) sono state introdotte nel 1997; successivamente è stata introdotta la serie Sweet (Sweet Early, Sweet Aryana, Sweet Dave, Sweet Gabriel, ...). Le cv di Sansavini e Lugli sono oggi coltivate in tutto il mondo e sono un vanto della ricerca italiana.
L’attività di Werner Gruppe e della giovane collaboratrice Hanna Schmidt ha inizio nel 1960, ispirata alla rivoluzione che il portinnesto nanizzante M9, selezionato a East Malling (UK), stava portando nella coltivazione del melo in tutta Europa. Il Prunus avium e il Prunus cerasus sono stati combinati con tutti i Prunus nanizzanti interfertili in migliaia di incroci e i semenzali ibridi ottenuti testati per compatibilità e nanismo. Dopo oltre 30 anni, tra il 1994 e il 1996, è stata introdotta la serie dei portinnesti Gisela, la maggior parte dei quali derivati dall’incrocio tra P. cerasus x P. canescens (3, 5, 6, 7, 8, 13) e P. canescens x P. cerasus (11, 12), altri da P. fruticosa x P. avium (1) da P. fruticosa x P. cerasus (10). Così come per i portinnesti nanizzanti del melo il successo non è stato immediato e non ha riguardato l’intera serie, ma , in particolare il Gisela 5, molto nanizzante e il Gisela 6 di media vigoria che, oggi, sono i più utilizzati al mondo per gli impianti ad alta densità e  la coltivazione  in coltura protetta, sempre più importante per la difesa dagli insetti e la protezione dalla pioggia per ridurre i devastanti danni da cracking ( spaccature della buccia e della polpa cui vanno soggette, in misura più o meno accentuata, tutte le cultivar).
Le cultivar autofertili derivate dalla intuizione di Lapins e i portinnesti nanizzanti dalla tenacia di Gruppe e Schmidt hanno determinato una svolta fondamentale per il contenimento dei costi di produzione e l’ampliamento delle aree di coltivazione di un frutto delizioso che apre la stagione dei frutti tradizionali delle aree temperate.