La Douglasia, veloce a crescere e resistente alla siccità, è un alleato nel contrasto ai cambiamenti climatici

Intervista al georgofilo David Pozzi sul Progetto Do.Na.To. (Douglasiete Naturali Toscane)

di Giulia Bartalozzi
  • 27 April 2022

Dottor Pozzi, Lei, insieme al Prof. Orazio La Marca, è coordinatore del Progetto Do.Na.To per la creazione di una filiera toscana del legno di douglasia. Ci può innanzi tutto spiegare la tipologia di questo abete e il motivo di questo interesse per la sua coltivazione in Toscana?
La Douglasia (Pseudotsuga menziesii var. menziesii Mirb.Franco) è una conifera originaria della parte occidentale del continente nord americano, con areale che si distende seguendo l’asse delle Montagne Rocciose dalla Columbia Britannica al Nuovo Messico. Fa parte delle cosiddette conifere giganti del Nord America, un gruppo di specie capaci di raggiungere dimensioni imponenti e formare boschi con elevatissime provvigioni legnose. Questa specie fu introdotta in Europa nella seconda metà del 1800 come curiosità botanica e poi, una volta esperite con successo le verifiche di acclimatazione, tenuto conto delle condizioni di sovrasfruttamento dei boschi italiani, si pensò che l’introduzione di una specie altamente produttiva potesse migliorare il nostro patrimonio boschivo. Negli anni ’20 del secolo scorso, dopo uno studio approfondito delle condizioni pedoclimatiche dell’area di indigenato della Douglasia ad opera del Prof. Aldo Pavari, furono impiantate 86 parcelle a scopo sperimentale, distribuite in quasi tutta l’Italia, con prevalenza in zone dell’Appennino centrale che manifestavano buone affinità climatiche con le aree di indigenato della specie. I primi impianti su vasta scala ebbero inizio nel primo dopoguerra soprattutto nell’Appennino settentrionale e poi in quello centrale e meridionale (Bernetti e de Philippis (1990). I rimboschimenti interessarono per lo più i terreni di collina e bassa montagna, replicando anche nel nostro continente le straordinarie capacità produttive e l’adattabilità a vari tipi di ambienti. La douglasia forma attualmente i soprassuoli forestali più produttivi d’Italia e d’Europa, con produzioni che a 50 anni raggiungono i 900-1.000 mc/ha; in alcune particelle sperimentali a Vallombrosa si sono misurati, proprio nell’ambito delle indagini condotte dal progetto Do.Na.To., 1.600 mc/ha a 90 anni, tanto da considerarli verosimilmente tra i soprassuoli forestali europei con la più alta provvigione legnosa. Sempre a Vallombrosa c’è la pianta più alta d’Europa, una douglasia che nel 2017 aveva superato il metro di diametro e oltrepassava i 62 metri di altezza. La Toscana è la regione italiana in cui la douglasia è più presente, caratterizzando circa 7.000 ettari di soprassuoli, fra boschi puri e misti con altre specie. Molti dei soprassuoli di conifere presenti lungo il crinale appenninico sono costituiti da douglasia che oramai è entrata a far parte del paesaggio consolidato di ampi territori, quali il Casentino, il Pratomagno o l’alto Mugello. L’interesse per questa specie è nato da una serie di considerazioni legate alla sua straordinaria produttività associata alla elevata qualità tecnologica del legname (accoppiata questa alquanto insolita), resistenza alla siccità, facilità con cui può rinnovarsi naturalmente, la minor esposizione ai danni da brucamento rispetto a molte specie di interesse forestale, la buona resistenza a importanti fitopatie, la notevole plasticità ad ambienti pedologici alquanto diversificati, l’aspetto paesaggistico gradevole che richiama quello delle abetine presenti nel nostro Appennino e, non ultima, la straordinaria efficienza come carbon sinker, sia per la rapidità di stoccaggio (velocità di crescita) che per la durata del legname ritraibile (legno destinabile in larga misura ad usi di lunga durata). Tutto questo ne fa un importante, e probabilmente irrinunciabile, alleato per lo sviluppo della selvicoltura appenninica.
Nel corso del progetto Do.Na.To. é stata presa in esame anche la possibilità di ampliare la superficie a Douglasia attualmente presente in Toscana. E’ stato esaminato un campione di boschi di pino nero, attualmente in profonda crisi per quanto riguarda il mercato dei prodotti ritraibili, esteso qualche migliaio di ettari. Dal confronto delle condizioni pedoclimatiche di detti boschi e di quelli di douglasia che vegetano nelle stesse realtà aziendali esaminate, è emersa la possibilità di raddoppiare la superficie a douglasia presente all’interno delle aziende esaminate. Si tratta di un risultato che riteniamo importante da molteplici punti di vista: idrogeologico, occupazionale, paesaggistico, economico e carboritentivo. Tra l’altro l’aumento significativo della superficie di questa specie faciliterebbe la creazione di una filiera stabile più di quanto il gruppo di lavoro Do.Na.To. sta tentando di organizzare.

Quali altri partner lavorano a questo progetto e come è articolato?
Il progetto  DoNaTo, l’acronimo sta per “Douglasiete Naturali Toscane”, in quanto è nato per diffondere tra portatori di interesse le tecniche di rinnovazione naturale della specie, con capofila la Società Agricola Futuro Verde srl di Capannori (LU), che gestisce uno dei più importati complessi italiani di douglasia, la Tenuta di Podernovo alla Consuma (FI), conta quindici partner, fra soggetti pubblici gestori di superfici forestali (cinque Unioni dei Comuni, Casentino, Mugello, Val di Bisenzio, Appennino Pistoiese e Pratomagno ed il Raggruppamento Carabinieri Biodiversità di Vallombrosa), tre  istituti di ricerca (UniIFI-DAGRI, CNR-IBE, CREA), due aziende private oltre la capofila (Soc. Agro Forestale Santini Lamberto e Fattoria di Marena), una società editoriale (Compagnia delle Foreste), una società di formazione  (DREAM Italia) ed infine un’ istituzione culturale (Accademia dei Georgofili). Ognuno di questi all’interno del progetto ha funzioni specifiche, che vanno dall’attuazione di interventi a carattere dimostrativo sulla gestione razionale ed innovativa per il nostro paese dei soprassuoli di douglasia, alla formazione professionale sulle tecniche selvicolturali e le procedure di valorizzazione delle produzioni, al monitoraggio dei risultati conseguiti dal progetto e alla disseminazione degli stessi. Un’importante azione realizzata nell’ambito del suddetto progetto ha riguardato il restauro degli arboreti sperimentali, realizzati nei primi anni 70 del secolo scorso dall’allora Istituto Sperimentale per la Selvicoltura, di Faltona (AR) e Vallombrosa (FI) che raccolgono e mettono a confronto le capacità di adattamento al nostro clima e produttive di oltre 100 provenienze di douglasia, che rappresentano due fra le più importati collezioni a livello europeo del germopalsma della specie. Con il materiale genetico prelevato proprio da questi due arboreti, Do.Na.To. ha promosso la realizzazione di due impianti clonali (uno in Mugello e l’altro sulla Montagna Pistoiese) che consentiranno non solo di salvaguardare il germoplasma delle migliori provenienze della specie per il nostro ambiente, ma anche, a medio termine, di disporre di materiale di propagazione qualificato con il quale alimentare la filiera vivaistica.

Avete anche stabilito contatti con altre realtà, nazionali ed europee, che si occupano di gestione di boschi di douglasia? Com’è la situazione relativa all’impiego di douglasia al di fuori dalla Toscana?
Nell’ambito del progetto sono stati realizzati 25 visite aziendali, con il coordinamento di UNIFI, per conoscere le douglasiete in gestione ai partner del progetto, parlare della gestione dei soprassuoli di e delle strategie di valorizzazione del legname. Questi sono stati sempre molto partecipati, in particolare da tecnici forestali e funzionari di enti pubblici. Sono stati realizzati, poi, tre momenti formativi, rivolti ad imprenditori e dipendenti di aziende agro-forestali private o pubbliche, anche questi ben partecipati, in particolari dai dipendenti delle Unioni dei Comuni e dei Raggruppamenti Carabinieri per la Biodiversità. Ad entrambe le tipologie di eventi è stata però molto limitata la partecipazione dei soggetti privati, imprese ed aziende agro-forestali, a conferma della difficoltà di coinvolgimento del mondo delle imprese forestali in momenti formativi che invece rappresenterebbero un insostituibile elemento per la crescita culturale e professionale del settore. Infine le attività convegnistiche presso l’Accademia dei Georgofili, con un seminario sulla valorizzazione del legno ed l’incontro di medio termine del progetto già svoltisi, ed il convegno finale programmato per il 22 giugno prossimo in cui si riassumeranno le attività svolte e si tratteggerà il futuro di Do.Na.To..

Nel corso del progetto che tipo di criticità avete riscontrato? Mi riferisco ad esempio alla professionalità specifica degli operatori del settore oppure alle reazioni suscitate nel mondo imprenditoriale collegato a questa filiera.
Donato è un progetto nato nel 2016 dalla collaborazione fra Futuro Verde ed UNIFI che si è sviluppato a seguito dei risultati di un convegno promosso dall’Accademia dei Georgofili nel maggio di quello stesso anno incentrato proprio sulla douglasia (il primo che si teneva in Italia dopo decenni). Il progetto si è sviluppato attraverso due fasi entrambe sostenute dal Programma Europeo per l’Innovazione in Agricoltura del Piano di Sviluppo Rurale della Toscana: la prima nel 2017 finanziata sulla sottomisura 16.1 ha consentito di strutturare il Gruppo Operativo e tratteggiare il Progetto Strategico, mentre con la seconda, finanziata sulle sottomisura 16.2, 1.1, 1.2 ed 1.3 e attualmente in corso, si è data attuazione alle azioni previste dal Piano Strategico. Nell’ambito della prima fase di Do.Na.To.  sono stati stabiliti contatti con tecnici, studiosi e operatori del settore in Francia e Germania che hanno consentito di conoscere tecniche di gestione selvicolturale della douglasia finalizzate alla rinnovazione naturale del soprassuolo del tutto sconosciute nel nostro Paese. La seconda fase di Do.Na.To. ha cercato di far conoscere anche in Italia (pensiamo al trattamento a tagli successivi e alla fustaia irregolare). E’ in corso di progettazione un ulteriore momento di contatto internazionale che prevediamo si svolgerà nella prima quindicina di giugno con una visita alle douglasiete del sud della Germania e che nelle nostre intenzioni sarà prodromico per sviluppare rapporti e progetti sulla valorizzazione di questa specie, in linea con la strategia forestale europea che la tiene in grande considerazione. Le nazioni d’oltralpe, infatti, in particolare Francia e Germania, guardano con notevole interesse alla douglasia, che considerano un formidabile alleato nell’ottica del contrasto ai cambiamenti climatici per la velocità di crescita e la resistenza alla siccità. In Germania (che ospita 220 mila ettari di soprassuoli) si sta progettando la sostituzione delle peccete di bassa quota entrate in crisi per le mutazioni climatiche proprio con la douglasia ed in Francia questa specie, che già adesso sfiora il mezzo milione di ettari coltivati che aumentano al ritmo di 10.000 ha/anno, costituisce una importante fetta del mercato del legno di conifere e le proiezioni al 2030 per quanto riguarda gli aspetti produttivi, la considerano la specie principale. Sarà un caso che due delle più importanti economie forestali europee puntino in modo così deciso sulla douglasia? Noi pensiamo di no e Do.Na.To. ha cercato in questi 5 anni, e speriamo continui in futuro, di sollecitare privati ed istituzioni a guardare con attenzione a questa specie che già adesso rappresenta una straordinaria risorsa per la montagna appenninica e può esserlo ancor di più per il futuro.