Vivaismo pistoiese: l’aumento dei costi di produzione rischia di frenare la crescita

di Francesco Ferrini*
  • 26 January 2022

Qualche mese fa Filippo Roda pubblicò un articolo sul Sole24ore nel quale analizzava i motivi che stanno spingendo i costi delle materie prime e, di conseguenza, delle produzioni, a livelli quasi insostenibili.
L’analisi si può applicare, seppur con i dovuti distinguo, al vivaismo pistoiese che ha visto, come riporta Confagricoltura, un incremento dei costi di produzione nel 2021 superiore al 20%, rispetto al 2020, mentre l'aumento previsto per il 2022 è del 30-35% sul 2021. L’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 950 euro a tonnellata, il fosfato biammonico più che raddoppiato da 350 a 850 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano aumenti di oltre +65% (Fonte Coldiretti, gennaio 2022).
Ci rendiamo quindi conto di come la ripartenza della domanda globale si stia scontrando sia con un aumento dei costi di produzione a due cifre percentuali, sia con un'offerta non adeguata alle attuali richieste.
Le ragioni dell’aumento dei costi sono sotto gli occhi di tutti e, come detto, non interessano solo il settore vivaistico, ma tutti i settori produttivi.
Le motivazioni della limitata offerta sono invece diverse e si rifanno, in primis, alla insufficienza di superfici coltivate, frutto del retaggio di una crisi quasi decennale che ha frenato, seppur meno che in altri settori, gli investimenti, e da una legislazione, a mio modo di vedere, eccessivamente coercitiva verso una attività che, con le nuove tecniche e tecnologie volte alla sostenibilità ambientale, sociale e, solo in ultima analisi, economica, ha indubbiamente delle potenzialità di sviluppo delle aree molto superiori ad altre attività agricole. Un ulteriore freno alla crescita è rappresentato dalle carenze nella logistica, dalla effettiva carenza di materie prime (a partire dai substrati per finire al bambù per i sostegni), dal costo dei trasporti a cui, chiaramente, si aggiunge la speculazione da parte di alcune componenti della filiera che, purtroppo, si ripercuotono sui produttori.
La congiuntura è sicuramente favorevole: dopo decenni in cui il verde, impropriamente detto ornamentale, era considerato poco più che un orpello da aggiungere nei nuovi insediamenti (se rimaneva "qualche spicciolo" lo si impiegava per mettere a dimora qualche albero, spesso al massimo ribasso), i media, i politici e, soprattutto le persone, hanno compreso l’irrinunciabilità di inserire quanto più verde possibile nelle future progettazioni.
Ma alcune nubi possono stanno oscurando il sole che altrimenti splenderebbe sul settore vivaistico nazionale e su quello pistoiese che rappresenta una buona parte dell’offerta totale di piante del nostro Paese.
Come riporta il sito https://www.confinvest.it/ il mercato delle materie prime è sotto i riflettori. Nel 2021 le commodities, soprattutto il comparto energetico, hanno avuto una crescita vertiginosa nei prezzi. Le cause di questa esplosione nei costi delle materie prime sono diverse. In primo luogo, i timori per l’inflazione e le difficoltà nelle catene di fornitura. Il prezzo del gas è aumentato a tre cifre percentuali e aumenti vertiginosi si registrano anche per gran parte delle materie prime e dei prodotti utilizzati nel vivaismo (canne, contenitori, concimi, substrati, ecc.) e questo potrebbe avere un impatto significativo sia in termini macroeconomici, sia sulle singole aziende. Perciò, se da un lato le previsioni sull’inflazione non sono ottimistiche, l’aumento di prezzo di materie prime e beni alimentari rappresenta un’ulteriore minaccia per il potere d’acquisto e potrebbe ridurre la propensione all’acquisto delle persone.
A rallentare l'offerta si aggiungono anche gli effetti della pandemia. Sempre l’articolo del Sole24ore sottolinea come la difficoltà nel reperire mano d'opera e i limiti agli spostamenti rallentano la produzione e/o la trasformazione di alcuni prodotti, la carenza di container e di navi ostacola e rende più onerosi gli scambi. Situazione aggravatasi in alcuni casi con il blocco totale di importanti porti asiatici e, sembra incredibile, dal blocco di alcune navi in viaggio per far lievitare i prezzi o dirottarle verso mercati disposti a pagare cifre superiori. In un mercato che è sempre più globale, ciò rappresenta un problema perché non solo le materie prime sono di più difficile accesso, ma anche le produzioni faticano a raggiungere le aree di consumo. È quello che è stato ribattezzato fenomeno del “battito d'ali di una farfalla” in Cina che è in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo. Questa frase, dal film The Butterfly Effect del 2004, non deve spaventarci, anche se riflette la realtà.
Non meno importanti gli “effetti spillover”, cioè la diffusione di squilibri da un mercato all'altro e a questo si aggiungono fenomeni speculativi che contribuiscono ad aumentare la volatilità.
Cosa aspettarsi per i prossimi mesi? I forti squilibri tra domanda e offerta hanno ridotto la possibilità di soddisfare le richieste dei clienti. Con una domanda di materie prime in aumento ci vorrà tempo, almeno 3-4 anni, per riuscire ad aumentare l’offerta di piante senza un’eccessiva lievitazione dei prezzi che potrebbe frenare la crescita del mercato vivaistico. Purtroppo, o per fortuna, il settore ha assorbito le crisi recenti senza particolari aumenti dei prezzi delle piante, riducendo però i margini di guadagno. Gli aumenti attuali dei costi sono, tuttavia, molto elevati e riguardano tutti gli anelli della catena produttiva e appare alquanto difficile poter mantenere gli attuali listini. Resta il fatto che, nonostante per alcuni l'acquisto di piante sia ancora considerato un costo e non un investimento, sappiamo che il ritorno economico delle nuove aree verdi è elevatissimo, per cui dobbiamo saper gestire a livello comunicativo la necessità di rivedere i listini.
Anche il collo di bottiglia della logistica non si risolverà nell'immediato, complice anche la lunghezza e complessità delle pratiche burocratiche della Pubblica Amministrazione.
In questo contesto diventa difficile per i produttori effettuare le giuste scelte produttive e commerciali, nonché mettere a punto programmi di lungo termine per essere vincenti e competitivi per il mercato nazionale e, soprattutto, internazionale.
Chiudo citando ancora l’articolo del Sole24ore. In un contesto di elevata incertezza, la speculazione rimarrà ancora un tema e contribuirà ad alimentare la volatilità. Ma attenzione, non si tratta di una bolla: i fondamentali giustificano in gran parte i rialzi e, anche se per alcune materie prime, in termini di prezzo, il peggio potrebbe essere passato, un ritorno ai costi del pre-pandemia nei prossimi anni rimarranno solo un miraggio.

*Presidente del Distretto