Alghe, insetti e altre fonti alternative alla soia: stato dell’arte

di Laura Gasco
  • 02 June 2021

L’uso delle farine proteiche derivate dagli insetti in alimentazione animale è argomento di crescente interesse in quanto, grazie al loro elevato tenore di proteine (variabile in funzione della specie considerata e del processo produttivo applicato) e buon apporto di amino acidi essenziali, rappresentano possibili alternative alle proteine convenzionali. Oltre al contributo proteico, le farine di insetto sono fonti di lipidi, vitamine e minerali. Recentemente, grande interesse è suscitato dai composti bioattivi che posso essere apportati attraverso l’uso dei prodotti derivati dagli insetti o direttamente estratti da essi. Tali composti (chitina, specifici acidi grassi quali l’acido laurico e peptidi antimicrobici) sembrano in grado di stimolare il sistema immunitario, di modulare positivamente il microbiota e di avere un’azione antimicrobica.
La produzione di insetti, se realizzata utilizzando alimenti non diversamente valorizzati, è anche caratterizzata da elevata sostenibilità in quanto gli insetti sono capaci di applicare al massimo il principio di economia circolare. Essi infatti convertono in modo molto efficiente biomasse di scarto di basso valore nutritivo in prodotti ad elevato valore aggiunto (proteine, lipidi, composti bioattivi).
Le ricerche svolte sinora sull'utilizzo di prodotti derivati da insetti nell’alimentazione delle specie di interesse zootecnico si sono concentrate principalmente su specie ittiche ed avicole, mentre i dati sulla loro introduzione nelle diete per altre specie animali, come suini e conigli, sono ancora limitati. I risultati sono molto promettenti e mostrano come, avendo cura di bilanciare le diete e di coprire i fabbisogni nutrizionali degli animali, i parametri produttivi e di salute degli animali sono confrontabili a quelli ottenuti utilizzando diete di riferimento.
Tra tutte le specie di insetti che sono state valutate per la produzione di prodotti ad uso zootecnico, alcune risultano più promettenti per via della loro facilità di allevamento massale, la completa gestione del ciclo produttivo e per la possibilità di essere allevate su scarti organici. In particolare, le specie maggiormente studiate per l’alimentazione animale risultano essere la mosca soldato (Hermetia illucens), la tarma della farina (Tenebrio molitor) e la mosca comune (Musca domestica).
Da un punto di vista legislativo, in Europa gli insetti sono considerati a tutti gli effetti “animali di allevamento” (Reg. (EC) No 1069/2009) e pertanto sottostanno a tutti i regolamenti applicabili alle produzioni zootecniche. Analogamente, le proteine derivate dagli insetti sono “Proteine animali trasformate – PAT” e al momento attuale unicamente utilizzabili negli alimenti per l’acquacoltura o il pet-food (Regolamento (UE) 2017/893). Molto interessante risulta essere la possibilità di utilizzare le larve vive in allevamento avicolo in quanto tale pratica ha riflessi positivi sul comportamento ed il benessere degli animali. Tuttavia, su questo punto la legislazione Europea ha lasciato libertà decisionale ad ogni Paese Membro e, in questo caso, l’Italia si è espressa negativamente.
Attualmente, si stima una produzione globale di circa 10.000 tonnellate annue a causa di una ancora limitata capacità produttiva, dei vincoli legislativi e degli alti costi di produzione. Questo porta a prezzi ancora molto elevati e non competitivi rispetto alle convenzionali fonti proteiche. Tuttavia, il mercato in forte espansione, gli investimenti massivi fatti negli ultimi anni, i composti bioattivi uniti ai vantaggi di sostenibilità e a mirate tecniche di commercializzazione, lasciano prevedere la possibilità di vendita a prezzi relativamente alti su mercati specifici.

(L’articolo è un abstract della relazione presentata durante il webinar del 20 maggio 2021:  Fonti proteiche e impatto ambientale dei sistemi zootecnici)

Foto: larve di Hermetia illucens (Foto L. Gasco)