In Francia la “malattia di Parkinson” è considerata malattia professionale degli agricoltori ... e in Italia?

di Silverio Pachioli
  • 22 March 2023

Cos’è
La malattia di Parkinson idiopatica, comunemente chiamata malattia di Parkinson, è stata descritta per la prima volta da James Parkinson nel 1817 nello studio An Assay on the Shaking Palsy. Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell'equilibrio. La malattia fa parte di un gruppo di patologie definite "Disordini del Movimento" e tra queste è la più frequente. I sintomi sono forse noti da migliaia di anni: una prima descrizione sarebbe stata trovata in uno scritto di medicina indiana che faceva riferimento ad un periodo intorno al 5.000 A.C. e un'altra in un documento cinese risalente a 2.500 anni fa. Si riscontra in entrambi i sessi, con una lieve prevalenza, forse, in quello maschile. L'età media di esordio è intorno ai 58-60 anni, ma circa il 5 % dei pazienti può presentare un esordio giovanile tra i 21 ed i 40 anni. Prima dei 20 anni è estremamente rara. Sopra i 60 anni colpisce 1-2% della popolazione, mentre la percentuale sale al 3-5% quando l'età è superiore agli 85 (Fonte: Parkinson.it)
La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente. I livelli ridotti di dopamina sono dovuti alla degenerazione di neuroni, in un'area chiamata Sostanza Nera (la perdita cellulare è di oltre il 60% all'esordio dei sintomi). Dal midollo al cervello cominciano a comparire anche accumuli di una proteina chiamata alfa-sinucleina. Forse è proprio questa proteina che diffonde la malattia in tutto il cervello (ISS, 2023).

Quali le cause
Le cause non sono ancora note. Sembra che vi siano molteplici elementi che concorrono al suo sviluppo. Questi fattori sono principalmente:
Genetici: alcune mutazioni note sono associate alla malattia di Parkinson. Tra i geni individuati quelli più importanti sono: alfa-sinucleina (PARK 1/PARK 4), parkina (PARK-2), PINK1 (PARK-6), DJ-1 (PARK-7), LRRK2 (PARK-8) e la glucocerebrosidasi GBA.
Circa il 20% dei pazienti presenta una storia familiare positiva per la malattia. Si stima che i familiari di persone affette da malattia di Parkinson presentino, rispetto alla popolazione generale, un rischio di sviluppare la patologia lievemente superiore.
Fattori tossici, esposizione lavorativa: alcuni fattori ambientali e occupazionali possono aumentare il rischio di insorgenza della malattia. Tra questi sono compresi l’esposizione a tossine esogene come i pesticidi, i metalli, altri xenobiotici e i prodotti chimici industriali, lo stile di vita (dieta e fumo), il luogo di residenza (ambiente rurale) e l’attività professionale (lavoro agricolo).
L’esposizione a pesticidi, erbicidi, insetticidi e fungicidi si verifica tramite l’assunzione di acqua o cibi contaminati, per contatto cutaneo o per inalazione diretta. L’esposizione cronica a metalli come manganese, rame, ferro, alluminio e piombo aumenta il rischio di sviluppare la malattia, in particolare nei soggetti con storia familiare positiva. Una correlazione positiva tra malattia, residenza e attività professionale è attribuita all’esposizione a particolari composti chimici utilizzati in agricoltura (ISS, 2023).

Come vanno le cose in Francia
Con oltre 150.000 persone colpite, il morbo di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa in Francia dopo l’Alzheimer. Dal 2012 Parigi lo riconosce come malattia professionale degli agricoltori (Decreto Governo Francese del 6 maggio 2012). Dal 2021, anche il Governo del Québec riconosce il Parkinson come malattia professionale degli agricoltori.
Uno studio nazionale basato sull'intera popolazione metropolitana francese conferma che l'incidenza della malattia di Parkinson è più alta tra gli agricoltori nelle campagne che nel resto della popolazione. L'incidenza della malattia di Parkinson nella popolazione generale aumenta con la proporzione della superficie dei cantoni dediti all'agricoltura, in particolare alla viticoltura. Questi risultati suggeriscono che l'esposizione ambientale ai pesticidi potrebbe essere associato alla malattia e che il numero di casi attribuibili ai pesticidi potrebbe essere maggiore che se fosse coinvolta solo l'esposizione professionale (Incidence de la maladie de arkinson chez les agriculteurs et en population générale en function des caractéristiques agricoles des cantons francais, Sofiane Kab1,2, Frédéric Moisan, Johan Spinosi, Laura Chaperon, Alexis Elbaz, 2017). Anche la ricercatrice Marie Vidailhet (Sorbonne Université|UPMC·Department of Neurology, Salpetriere Hospital, Paris, France MD, Professor of Neurology), nell'editoriale del Weekly Epidemiological Bulletin (BEH) dedicato al morbo di Parkinson, pubblicato alla vigilia della giornata mondiale dedicata a questa patologia neurodegenerativa, evidenzia un aumento del morbo di Parkinson nella popolazione generale che vive nei cantoni francesi più agricoli, in particolare quelli vitivinicoli.

Cosa si “dice” in Italia
Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio e in che misura l'esposizione ai pesticidi aumenti il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson e in che modo i livelli di rischio variano, a seconda dei diversi tipi di esposizione (ad es. lavorare direttamente con pesticidi o vivere in un'area in cui vengono utilizzati pesticidi, breve esposizione a lungo termine o esposizione per anni). I tempi sono ancora lunghi, ma appare interessante evidenziare cosa ne pensa e scrive l’INAIL in un suo dossier dal titolo “Le malattie professionali degli agricoltori, 2021”.
“Le affezioni più collegate all’agricoltura sono in gran parte riconducibili alle particolari esposizioni a cui il lavoratore del settore è sottoposto. È forte l’associazione con varie malattie della pelle (tumori benigni della cute, PRR = 36,28; cheratosi, PRR = 19,24; altri tumori maligni della cute, PRR = 7,26; melanoma maligno della cute, PRR = 3,45), con l’alveolite allergica estrinseca (PRR = 26,04) e con il morbo di Parkinson (PRR = 10,75), oltre che con alcuni disturbi muscoloscheletrici. Diversi studi sugli agricoltori hanno mostrato un rischio in eccesso di melanoma e altri tumori della pelle, ma per il melanoma non è chiaro quanto ciò sia legato all’esposizione al sole, infatti da alcune ricerche (Dennis, 2010) sembrerebbe esserci anche un’associazione tra questo tumore e l’esposizione a pesticidi. Numerosi lavori (Pouchieu, 2018) hanno indicato che i lavoratori agricoli hanno maggiori probabilità di sviluppare il morbo di Parkinson rispetto alle persone nella popolazione generale e ulteriori indagini suggeriscono che questo rischio sia dovuto all’esposizione a erbicidi tossici, quali il Paraquat, di cui è vietato l’utilizzo in Europa dal 2007” (Nota: PRR, Proportional Reporting Ratio).