Alzheimer, Parkinson, sclerosi: così le aree verdi ci proteggono

Nuovi studi confermano il ruolo del verde nella riduzione dell'incidenza di malattie neurodegenerative

di Francesco Ferrini
  • 22 June 2022

L'emergenza sanitaria che stiamo affrontando a causa di un virus non deve farci dimenticare che le malattie non trasmissibili sono le maggiori responsabili del carico globale di malattie: uccidono 40 milioni di persone ogni anno, pari a circa il 70% di tutti i decessi a livello mondiale. Sono malattie che spesso coesistono con depressione, schizofrenia e disturbo bipolare: i due gruppi di disturbi entrano in sinergia. Da una parte il malessere psichico aumenta il rischio dell’incidenza delle malattie non trasmissibili a causa dello sviluppo di comportamenti negativi e della scarsa ricerca di aiuto. D'altra una condizione di salute fisica carente tende ad aumentare depressione e ansia.
I fattori di rischio modificabili come quelli legati agli stili di vita sono elementi chiave delle malattie non trasmissibili, ma anche le esposizioni ambientali svolgono un ruolo importante, in particolare l’inquinamento atmosferico e il rumore. C'è infatti un crescente interesse nello studio del rapporto tra il contatto con l'ambiente naturale e le condizioni di salute a lungo termine.
L’ambiente naturale, anche quello nelle aree urbane, ha effetti positivi dimostrati sulle malattie non trasmissibili che possono essere riassunti in tre principali azioni: riduzione del danno attraverso riduzione dell'inquinamento atmosferico, acustico e miglioramento del microclima; riduzione dello stress; miglioramento dell'attività fisica e della coesione sociale.
Nuove prove sulla relazione tra l'esposizione a spazi verdi e la probabilità di avere una buona salute emergono da uno studio pubblicato pochi giorni fa e durato 13 anni. Dalla ricerca emerge che vivere vicino a spazi più verdi può ridurre il rischio di mortalità per malattie neurodegenerative tra gli anziani, indipendentemente dall'inquinamento atmosferico, e che i gruppi socio economicamente svantaggiati hanno il massimo effetto benefico.
L’associazione aree verdi - benessere non è nuova e lo studio conferma precedenti evidenze scientifiche. Ad esempio qualche anno fa una ricerca sulla morbilità evidenziò una relazione positiva tra spazi verdi e una serie di indicatori generali di benessere fisico e mentale: avere il 10% di aree verdi in più rispetto alla media nell'ambiente circostante comportava un minor rischio di morbilità mentale e fisica. Questa relazione risulta più forte quando lo spazio verde è compreso in un raggio di 1 km rispetto a uno di 3 km. Da vari studi sono state osservate anche piccole riduzioni delle malattie cardiovascolari e del rischio di mortalità respiratoria legate a una quantità crescente di verde: ricerche svolte in diversi Paesi hanno più volte evidenziato che vivere in aree urbane con più spazi verdi si associa a un miglioramento della salute cardiovascolare.
Sono importanti anche le dimensioni degli spazi verdi urbani: le persone con malattie cardiovascolari e/o diabete che vivono vicino a un parco con un'area relativamente piccola hanno probabilità 3,1 volte più alte di avere la depressione rispetto a coloro che vivono vicino a un parco di grandi dimensioni.
Queste relazioni variano anche in base alle caratteristiche sociodemografiche. Alcuni studi hanno dimostrato che i benefici per la salute prodotti degli spazi verdi sono maggiori per le persone caratterizzate da un più basso status socioeconomico, etnia non bianca e sesso maschile.
Questi aspetti assumono un’importanza sempre maggiore in relazione all’invecchiamento della popolazione italiana, che è uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati, e alla crescente incidenza dei disturbi neurodegenerativi con riflessi negativi su ogni aspetto della vita umana, a partire dalla nostra capacità di comunicare, prendere decisioni, risolvere problemi e vivere una vita produttiva.
A questo riguardo molto interessanti sono i risultati di ricerche condotte in Canada sull’associazione fra vicinanza alle strade e l'incidenza di demenza non-Alzheimer, morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer e sclerosi multipla. È emerso che il verde ha alcuni effetti protettivi sulla riduzione degli effetti dell’inquinamento, mentre gli impatti sul rumore sono risultati non significativi. Risultati analoghi sono emersi da una ricerca sulla mortalità causata da problemi cardiocircolatori e da ictus negli anziani cinesi che vivono in una città altamente urbanizzata.
Altri autori hanno evidenziato che le polveri ultrasottili (PM2.5) derivate anche dal traffico veicolare risultano associate a un aumento del rischio del morbo di Parkinson, mentre la presenza di verde circostante è associata a una diminuzione di questa malattia.
In conclusione, gli ambienti esterni naturali, compresi gli spazi verdi, svolgono un ruolo fondamentale nel preservare la salute e il benessere della popolazione nelle città, anche se non è noto il numero di decessi che potrebbero essere prevenuti aumentando lo spazio verde nelle città europee. Quello che è certo è che gli interventi urbani volti ad aumentare le aree verdi potrebbero promuovere una migliore salute e benessere e ridurre la mortalità precoce della popolazione, contribuendo allo stesso tempo allo sviluppo di città sostenibili e sane. Lo afferma anche un recente studio condotto in 31 Paesi europei: un gran numero di morti premature potrebbe essere prevenuto aumentando l'esposizione allo spazio verde e contribuendo a creare città più vivibili e vitali.

da: huffingtonpost.it, 31 maggio 2022