A Firenze un centro nazionale per la biodiversità forestale

Intervista a Fabio Salbitano, professore ordinario di Ecologia Urbana e del Paesaggio e degli Ecosistemi forestali all’Università di Firenze: “Le foreste sono il grande bacino di biodiversità delle terre emerse del pianeta. Sono gli ecosistemi forestali ad ospitare la gran parte della diversità di organismi viventi”.

di Giulia Bartalozzi
  • 28 September 2022

Professore, lei è responsabile di uno dei centri nazionali per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale, che si trova infatti all'Università di Firenze. Il riconoscimento ufficiale al lavoro da voi svolto è giunto un mese fa quando siete stati citati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 18 giugno 2022. In realtà, il vostro lavoro risale piuttosto indietro negli anni: ci racconta brevemente la storia di questo gruppo di lavoro?
Nel 1950, l’Istituto di Selvicoltura, oggi confluito nel DAGRI, per iniziativa concordata con la Stazione Sperimentale di Selvicoltura e con l’allora Direzione dei Servizi Forestali getta le basi per l’istituzione di un laboratorio destinato a ricerche ed analisi di certificazione sui semi forestali e in particolare di quelli raccolti dai popolamenti iscritti nel Libro Nazionale dei Boschi da Seme (l’attuale Registro Nazionale dei Materiali di Base - RNMB) istituito nel 1948.
Le attività hanno da sempre riguardato la ricerca sulla germinazione delle principali specie, sia autoctone che naturalizzate ed esotiche, impiegate in vivaistica forestale e nelle campagne di rimboschimento attivate nel secolo scorso.  Dobbiamo pensare che in questo campo i dati erano completamente assenti e quindi l’operato del Laboratorio Semi ha costituito un servizio fondamentale per l’analisi di base delle sementi provenienti dai principali Ispettorati Forestali e, successivamente, dalle agenzie regionali e dagli enti territoriali. È stato quindi uno strumento di supporto fondamentale alle campagne di rimboschimento condotte nel XX secolo e che hanno portato alla piantagione di miliardi di alberi in ambito nazionale.
La Legge 22 maggio 1973 n. 269 all’Art. 24 attribuisce al Laboratorio Semi dell'Università di Firenze funzioni di " controllo del materiale forestale di propagazione”, funzioni in seguito (D.lgs 386/03) esclusivamente assegnate ai Centri Nazionali Carabinieri Biodiversità di Pieve Santo Stefano (AR) e Peri (VR). 

Come si articola concretamente il lavoro che viene svolto nel centro?
Il Laboratorio Semi dell’Università di Firenze ha continuato la propria attività nei settori della ricerca, di supporto ai programmi di formazione universitaria e di indirizzo tecnico applicativo per vivaistica e rimboschimenti, ivi inclusi gli aspetti relativi all’analisi delle provenienze e al supporto alle ricerche sulla genetica forestale volta al recupero degli ecosistemi. Alle storiche attività di ricerca, comunque sempre in atto, legate alla biologia e qualità del seme, si stati avviati programmi di ricerca su tecniche innovative di semina, sulla conservazione del seme, sulla risposta fisiologica e morfogenetica a fattori di stress delle piantine forestali. Sono stati inoltre prodotti dati scientifici relativi all’analisi di substrati e contenitori, alla determinazione delle potenzialità di utilizzo di sistemi irrigui e di ri-uso di materiali di scarto. Ciò è stato possibile attivando collaborazioni con vari settori disciplinari (ad esempio la genetica forestale, la fisiologia vegetale, l’idrologia) e con istituzioni di ricerca in ambito nazionale e internazionale.
Un ruolo specifico del Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale del DAGRI, Università di Firenze (CNSCBF-DAGRI), riguarda la conservazione e la messa in valore del patrimonio storico di informazioni sistematizzate di quantificazione, qualificazione e certificazione dei semi forestali nei 53 anni precedenti l’emissione del D.lgs 386/03. Oggi il Centro conserva oltre 12.000 certificati di analisi delle principali specie forestali italiane oltre che una collezione storica di semi "Spermoteca" che annovera alcune centinaia di campioni di frutti e semi di piante "forestali". Si tratta di una collezione unica nel suo genere che contiene semi pervenuti da tutto il mondo prima al Regio Istituto Superiore Forestale Nazionale di Firenze (poi all'Istituto di Selvicoltura e infine al DAGRI) a partire dalla fine del 1800.
Fra le attività di caratterizzazione dei semi forestali, rientrano:
Analisi per definire le caratteristiche che obbligatoriamente (art. 8, comma 6), nel caso di partite di seme, devono completare i riferimenti identificativi dei materiali di moltiplicazione.
Supporto tecnico nelle attività di controllo demandate alle Regioni dal D.L. 10 novembre 2003, n. 386.
Analisi per caratterizzare la qualità della produzione di seme dei materiali di base da iscrivere negli appositi Registri (art. 3, comma 2) o di quelli che già iscritti devono essere sottoposti a regolare controllo (art. 3, comma 3)
Documenti originali di accompagnamento dei semi
Caratterizzazione quali-quantitativa dei semi forestali come supporto alla ricerca sui temi di recupero ecosistemico, vivaistica forestale, genetica forestale, analisi delle provenienze, selvicoltura e rimboschimenti, ecologia della rinnovazione.
In questo senso il CNSCBF-DAGRI ha sviluppato test rapidi di field performance in ambito di programmi di vivaistica forestale, rimboschimenti e recupero degli ecosistemi soggetti a disturbo.
Ha inoltre elaborato mappe e procedure per prove di provenienza di  variabilità intraspecifica nell’analisi delle capacità adattive di specie forestali al cambiamento di scenari climatici con possibilità attingere ad al dataset storico relativo a 50 specie forestali italiane e sud europee.

Quali sono le caratteristiche della biodiversità forestale?
Le foreste sono il grande bacino di biodiversità delle terre emerse del pianeta. Sono gli ecosistemi forestali ad ospitare la gran parte della diversità di organismi viventi. Certamente vi sono grandi differenze in termini di biodiversità tra foreste in condizioni ecologiche del pianeta e tra foreste con diversi gradi di protezione e gestione. Negli ultimi decenni è comunque sempre più chiaro che, anche in foreste gestite, debbano essere adottati criteri per la conservazione e l’incremento della biodiversità. La selvicoltura è profondamente cambiata proprio in relazione al riconoscimento assoluto della biodiversità forestale come pilastro del futuro della vita sulla Terra. In effetti, la biodiversità forestale considera non solo la varietà di specie arboree in un bosco, ma l’insieme delle specie animali e vegetali, di funghi, licheni, batteri e via dicendo che vivono in habitat forestali, nei loro suoli, nelle acque che li percorrono e nella componente atmosferica in relazione con i sistemi forestali stessi.
Tutte queste condizioni portano alla configurazione della biodiversità forestale. Ma tale biodiversità è necessario che sia valutata a diversi livelli di scala (genetica, specifica, di habitat) e in tutte le fasi di vita di una foresta. Così come è fondamentale che la biodiversità diventi un criterio guida anche nella realizzazione di nuovi impianti, tanto arborei che forestali. In questo senso, visto che i semi e le piantine forestali sono i punti di partenza, determinanti insieme a suolo e acqua, di qualsiasi intervento di piantagione di alberi, è fondamentale mantenere e migliorare le opzioni di ricerca sulle caratteristiche complesse dei semi, sulle risposte specifiche e individuale della plantule che da questi si sviluppano: in definitiva, la giustificazione dell’attivazione di Centri Nazionali per Lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale si fonda proprio sull’esigenza di operare concretamente le indicazioni di biodiversità fin dalle fasi iniziali della vita di alberi, arbusti e specie erbacee che potranno essere così i nostri migliori alleati per “piantare le condizioni” per nuove foreste. Studiare le caratteristiche di semi e piantine forestali vuol dire, in ultima istanza, combattere la crisi della biodiversità e il dramma dei cambiamenti climatici repentini che stiamo vivendo.  

Nonostante gli inestimabili benefici ecologici, economici, sociali e sanitari, la deforestazione e la degradazione forestale, a scala locale e globale, continua a un ritmo allarmante: come può aiutare a contrastare questa tendenza la ricerca relativa alla conservazione della biodiversità forestale? Cosa si intende per gestione forestale sostenibile?
Deforestazione e degradazione forestale sono drammi contemporanei. L’Italia è stata teatro di una tendenza inversa. La copertura forestale nazionale è aumentata in modo sostanziale nella seconda parte del secolo scorso e continua ad aumentare. L’Inventario Forestale Nazionale mette in luce che il 36,7 % del territorio nazionale è coperto da foreste. Il paesaggio è cambiato sostanzialmente negli ultimi decenni e la presenza delle foreste è diventata decisiva in molti ambiti del nostro paese. D’altra parte tale evoluzione della copertura forestale è andata a scapito di aree considerate marginali per le attività agricole e pastorali in un rapporto biunivoco fra cambiamento dei quadri socio-economici e spopolamento delle aree interne. Vi sono molteplici fattori che continuano ad insistere sulle foreste e ne determinano la degradazione fino alla loro scomparsa. La gran parte di questi è, purtroppo, collegata in modo diretto o indiretto, con le attività umane. Sono stati compiuti grandi passi nel conoscere i meccanismi che portano alla deforestazione e degradazione e, di conseguenza, nell’aumentare la consapevolezza di quali siano gli effetti di azioni antropogeniche sulle foreste. Ciò non toglie che persistano criticità estremamente rilevanti e drammatiche. Prima fra queste la vulnerabilità agli incendi forestali che, seppure numericamente ridotti, hanno assunto sempre più le caratteristiche di megafires, ossia di incendi che colpiscono aree sempre più vaste di territorio. La gestione forestale sostenibile può aiutare ma è necessario comunicare in modo adeguato in che cosa effettivamente consista e avere risorse sufficienti per operare. Spesso si pensa che “gestione forestale sostenibile” consista, in ultima analisi, in interventi di taglio del bosco. Niente di più sbagliato. Significa mettere in atto programmi integrati di conoscenza, prevenzione, supporto e conservazione attiva (tramite interventi) oppure passiva (in opzioni di protezione assoluta) che siano effettivamente calibrati per la diversità forestale spettacolare che caratterizza il nostro paese. Quindi la gestione forestale sostenibile è l’applicazione di criteri complessi che coniughino insieme la conoscenza delle dinamiche ecologiche proprie di una foresta determinando, di conseguenza, l’adozione di soluzioni contestualizzate per massimizzare i servizi ecosistemici che le comunità umane richiedono ai boschi quali soggetti attivi del nostro futuro. La conservazione della biodiversità, l’assorbimento del carbonio e la mitigazione degli estremi meteorologici sono sicuramente i più urgenti per la fase storica che stiamo vivendo. D’altra parte questi aspetti sono strettamente correlati con i processi pedogenetici, il ciclo dell’acqua, la qualità dell’aria. Sono questioni fondamentali per contrastare le crisi ambientali che stiamo vivendo. La gestione forestale sostenibile mantiene altresì opportunità derivate al prelievo di prodotti legnosi e non legnosi. Ciò vale a livello nazionale come a livello globale. Vi sono tuttora miliardi di persone che formano il proprio reddito grazie alle attività forestali. È fondamentale che possano continuare a farlo e, soprattutto, farlo bene, per sé stessi e per il futuro delle foreste e del pianeta.
Gestione Forestale Sostenibile significa anche non limitarsi a guardare il proprio orticello ma ampliare lo sguardo verso ciò che succede in altre parti del mondo. Troppo spesso invochiamo una prospettiva di inazione assoluta per le nostre foreste ma ci curiamo molto poco di quanto avviene altrove, che sia nel paese accanto oppure in territori remoti. Parliamo, ora, di deforestazione made in Italy, o deforestazione incorporata, proprio per identificare i comportamenti che noi quotidianamente adottiamo e che incidono, in modo indiretto e distante ma non per questo meno drammatico, sulle foreste di altri paesi.
Ecco, anche la consapevolezza di quale e quanta sia la deforestazione incorporata in molti dei prodotti che abitualmente compriamo e consumiamo, è un modo per conservare, e lo può fare ognuno di noi, la biodiversità.  


Quali sono le tecnologie che supportano il vostro studio e il vostro lavoro?

Le strumentazioni a disposizione del CNSCBF fanno riferimento a tecnologie in uso in laboratori di simile concezione, dalla stereomicroscopia ad acquisizione digitale di immagini alle celle climatiche di germinazione a cicli regolabili, dalle celle climatiche per l’interruzione della dormienza alle attrezzature di base per le prove di qualità e vitalità dei semi. Più recentemente è stato sviluppato l’utilizzo di tecnologie ICT con particolare riguardo alle tecnologie di machine vision, spettroscopia e immagini iperspettrali sia per la componente di analisi dei semi sia per ciò che riguarda il monitoraggio precoce dello stato di stress idrico in semenzali.