Pietro Leopoldo, le ville medicee e quella di Careggi

di Zeffiro Ciuffoletti
  • 01 October 2025

In un recente volume di Massimo Gregorini e Mariella Zoppi sulle Ville dei Medici in Toscana (Aska, 2021) si parla di ben 29 ville e giardini medicei sparsi per tutta la Toscana. Si tenga presente che molte di queste ville erano in effetti fattorie che svolgevano anche una funzione produttiva e che supportavano la istituzione dell’Annona. Una istituzione che con i Medici era diventata l’organo del “monopolio” del grano nel Granducato.
La istituzione dell’Abbondanza, ripresa dai Romani e rilanciata in età repubblicana dal Comune di Firenze per fronteggiare le ricorrenti e drammatiche crisi frumentarie, con l’avvento del Principato mediceo si trasformò in una sorta di monopolio del grano di cui i Medici si facevano garanti proprio per fronteggiare le crisi e il loro impatto nelle città del Granducato.
Le ville medicee erano anche splendidi luoghi di delizie che puntellavano le campagne intorno alle città della Toscana a partire naturalmente da Firenze, che nel ristretto perimetro comunale ne annoverava ben otto: Boboli, Villa di Careggi, Villa di Castello, Villa dell’Imperialino, Villa di Marignolle, Villa la Petraia, Villa di Poggio Imperiale, Villa la Topaia. Non lontano da Firenze c’erano poi la Villa medicea di Fiesole, la Villa di Lappeggi e quella di Lilliano nel comune di Bagno a Ripoli. Di fatto i Medici con le ville che si collocavano nel comune di Pisa e nei territori fra Firenze e Livorno potevano raggiungere la costa tirrenica passando da una villa ad un’altra.
Il libro di Gregorini e di Zoppi ci illustra con sufficiente precisione lo straordinario patrimonio di architettura e di bellezza, veri e propri tesori di arte, di paesaggi e giardini, che ancora oggi caratterizza la presenza di queste ville medicee e fa della Toscana uno dei paesaggi più incantevoli del mondo.
La Villa di Careggi era assai importante per la famiglia dei Medici. Vicino a Firenze in una zona che il Repetti descrive come «per dolcezza di clima, per amenità di situazione, per delizie campestri, per copia e magnificenza di ville signorili» poteva gareggiare «con i vicini colli di Fiesole e di Quarto, i quali fanno corona sulla destra dell’Arno alla città dell’Arno regina».
La Villa medicea di Careggi fu la residenza preferita di Cosimo il Vecchio e quella che ospitò gli ultimi giorni di vita di Lorenzo il Magnifico nel 1492. La proprietà con palazzo, giardino, loggia, pozzo, cappella, stalla, colombaia, torre, orto murato, case per lavoratori, con terre lavorative, vitate, olivate e arborate, era situata nel popolo di Santo Stefano in Pane. Giovanni di Bicci la acquistò per i figli Cosimo e Lorenzo, che resero la villa così bella da ospitare Galeazzo Maria Sforza nel 1459 e poi con Lorenzo il Magnifico persino l’Accademia Neoplatonica e artisti come Donatello, Michelozzo, Leon Battista Alberti, Michelangelo e poi filosofi come Pico della Mirandola, Agnolo Poliziano e Marsilio Ficino.
Quando questo immenso patrimonio di ville, fattorie, giardini con l’estinzione della casata medicea e la morte di Giangastone passò ai Lorena e poi, dopo la Reggenza nel 1765, al figlio più giovane di Maria Teresa imperatrice d’Austria, Pietro Leopoldo, la questione di queste ville, non sempre ben amministrate, fu posta all’ordine del giorno. Pietro Leopoldo, poi, era un campione del liberismo e di una concezione completamente diversa del ruolo del sovrano rispetto a quella degli ultimi Medici, sebbene proprio Cosimo III, padre di Giangastone, avesse fatto ogni sforzo per rilanciare le colture arboree e specialmente la vitivinicoltura nelle campagne toscane. Il granduca riformatore, cioè Pietro Leopoldo, voleva anzi rilanciare non solo il libero commercio per fronteggiare le ricorrenti crisi frumentarie che colpivano anche la Toscana, ma ampliare la sfera della proprietà, creando una rete di piccoli e medi proprietari proprio alienando le stesse proprietà terriere ereditate dai Medici. Così nel 1780 la villa di Careggi fu venduta a Vincenzo Orsi. Poi nel 1848 la villa fu acquistata dal geologo inglese, Francis Joseph Sloane, diventato ricchissimo per via dello sfruttamento del rame che si ricavava dalle miniere di Montecatini Val di Cecina. Nel 1871 Sloane morì lasciando la villa al conte russo August Buturlin. Poi all’inizio del Novecento la villa venne venduta a Carlo Segrè, professore di Letteratura comparata all’Università di Roma. Proprio in quegli anni il governo “bloccardo” del comune di Firenze, la giunta Sangiorgi, pose il problema di creare proprio a Careggi un grande centro ospedaliero da servire la città di Firenze. Così anche la villa di Careggi nel 1936 passò all’Arcispedale di Santa Maria Nuova di Firenze.
Da luogo di delizie Careggi divenne un grande complesso ospedaliero in grado di alleviare e curare l’umanità sofferente del nostro tempo.