One Health e agricoltura: verso una gestione integrata dell’impatto chimico ambientale

di Stefano Cesco e Fabrizio Mazzetto
  • 07 May 2025

Il concetto di One Health – che promuove un approccio integrato alla salute umana, animale e ambientale – è oggi al centro delle principali strategie di sostenibilità e sanità pubblica a livello internazionale. Tuttavia, nonostante il suo ampliamento formale nel 2022 per includere anche la salute delle piante, il contributo del settore agricolo, e in particolare delle colture agrarie, rimane poco considerato nelle politiche concrete. Allo stesso tempo, l’agricoltura è chiamata a garantire la sicurezza alimentare, un bene pubblico essenziale che deve essere bilanciato con la sostenibilità ambientale. Comprendere quindi il contributo relativo di ciascun dominio all’uso di sostanze chimiche è cruciale non solo per diagnosticare correttamente il problema, ma anche per progettare regolamenti mirati e fondati su evidenze scientifiche, nonché per monitorarne nel tempo l’efficacia.
Un recente studio condotto da un team di ricerca italo-olandese, coordinato dalla Libera Università di Bolzano, in collaborazione con il Dipartimento di Diritto dell’Università di Wageningen e con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, affronta questo squilibrio proponendo una visione più equilibrata tra domini e basata su dati condivisi.

Cosa ci dice lo studio
L’analisi ha messo a confronto i dati sull’uso di sostanze chimiche nei tre domini della One Health – umano, animale e vegetale – in cinque Paesi europei (Italia, Paesi Bassi, Germania, Spagna e Francia). Il risultato evidenzia grandi differenze nei sistemi di raccolta dati tra domini e Paesi, che ostacolano valutazioni attendibili sull’effettivo contributo di ciascun comparto al cosiddetto input chimico ambientale. Lo studio conferma che l’agricoltura rappresenta una componente significativa di questo input, ma segnala anche come i settori della sanità umana e veterinaria svolgano un ruolo altrettanto rilevante, benché spesso non considerato alla stessa stregua nei dibattiti pubblici. In molti casi, la mancanza di trasparenza e standardizzazione, anche per motivi di confidenzialità commerciale nei domini umano e veterinario, rende difficile un confronto equo tra i tre domini.

Proposte per una regolazione più equa e sostenibile
Il gruppo di ricerca ha formulato alcune proposte operative per una gestione più efficace e integrata:
Standardizzare la raccolta e la condivisione dei dati tra i diversi domini e Paesi, per consentire valutazioni fondate su evidenze comparabili;
Armonizzare le normative internazionali, per evitare fenomeni di delocalizzazione delle produzioni più impattanti verso aree con legislazioni meno restrittive;
Coinvolgere maggiormente i professionisti del settore agrario nei processi decisionali e di valutazione del rischio, favorendo un uso più mirato e controllato degli agrofarmaci.
Tra le proposte più concrete figura il rilancio della possibilità di introdurre un sistema di prescrizione tecnica per gli agrofarmaci, sul modello di quanto già avviene in ambito sanitario. Questo strumento, se affidato a tecnici qualificati, permetterebbe di migliorare l’efficienza e la sicurezza nell’impiego dei principi attivi, adattandoli alle reali esigenze colturali.

Integrazione, dati e formazione per un’agricoltura più sostenibile
Il valore aggiunto dello studio non risiede solo nella fotografia dello stato attuale, ma nella visione integrata e interdisciplinare che propone. I professionisti del settore agrario sono individuati come figure chiave per la transizione ecologica, grazie alla loro conoscenza del territorio e alla capacità di coniugare sostenibilità e produttività. Lo studio ribadisce inoltre l’importanza di investire in ricerca, innovazione e formazione. Modelli predittivi basati sull’integrazione di dati ambientali, sanitari e agricoli, insieme a tecniche (come l’agricoltura di precisione o la gestione integrata delle colture) e a biotecnologie avanzate (come le Tecniche di Evoluzione Assistita per la selezione di varietà e cultivar più resistenti ai patogeni), possono contribuire a ridurre significativamente l’impatto chimico complessivo, tutelando allo stesso tempo le produzioni e la salute pubblica.

Un’agenda comune per la salute globale
Lo studio si inserisce nel più ampio quadro degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), sottolineando l’importanza di una governance condivisa, fondata su dati affidabili, collaborazione interdisciplinare e armonizzazione normativa. Solo attraverso un’autentica integrazione del settore agricolo e dei suoi professionisti nelle strategie One Health, sarà possibile costruire un futuro in cui ambiente, salute e alimentazione possano coesistere in equilibrio.


(Per una lettura completa dell'articolo: https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2025.179312)