La gestione sostenibile delle foreste è un pilastro fondamentale per il benessere della nostra società. Eppure, il lavoro dei tecnici e degli operatori forestali rischia spesso di essere frainteso o ostacolato se non riusciamo a comunicare con chiarezza il rapporto tra esseri umani, alberi e boschi, e l’importanza della gestione attiva.
Negli ultimi decenni, una parte significativa della comunicazione ambientalista ha dato un contributo prezioso nel far crescere la consapevolezza del valore degli ecosistemi forestali per la qualità della vita. Parallelamente, però, ha diffuso l’idea che chi interviene nel bosco lo faccia principalmente per fini personali, e che il taglio di un albero sia di per sé un atto negativo. Una narrazione che ha consolidato la percezione degli alberi come entità “buone” e dei forestali come soggetti “cattivi”, indipendentemente dalle motivazioni e dagli obiettivi reali della gestione.
Sappiamo che la realtà è diversa. Tuttavia, non è frequente incontrare ricercatori, funzionari o tecnici disposti (e capaci) di comunicare apertamente come la gestione forestale generi benefici ecosistemici per la collettività e non solo profitto per chi la pratica. La verità è che questi benefici non sono garantiti dalla sola presenza degli alberi: derivano dalla nostra capacità di creare condizioni favorevoli e di agire in modo responsabile attraverso pratiche fondate su basi scientifiche, tecniche consolidate e un quadro normativo di tutela.
Per molte persone, poco informate o influenzate da una comunicazione talvolta semplificata o catastrofista, questo legame non è evidente. Il risultato è duplice: ostilità verso qualsiasi taglio, qualunque ne sia la motivazione, e inconsapevolezza del fatto che una parte significativa dei benefici ambientali e sociali deriva proprio dalla gestione attiva.
In questo contesto, si può essere tentati di evitare di spiegare la selvicoltura e limitarsi a parlare dei benefici delle foreste come se fossero indipendenti da ogni intervento. Nascono così narrazioni in cui gli alberi “danno”, “offrono”, “aiutano”, quasi fossero dotati di volontà propria; oppure affermazioni prudenti del tipo “aiutiamo gli alberi ad aiutarci”, che evitano di menzionare il ruolo diretto della gestione per paura di creare resistenza o incomprensione.
Comunicare in modo chiaro e trasparente significa invece assumersi la responsabilità di valorizzare la reputazione dei professionisti che ad ogni livello, dalla ricerca alla legislazione, dalla progettazione all’operatività si occupano di gestione boschiva. Significa costruire fiducia, mostrando che attraverso i professionisti del bosco la società opera con competenza, con un forte senso etico e con l’obiettivo di garantire il benessere collettivo attraverso la cura e la rinnovazione degli ecosistemi forestali. Nessuno abbatte alberi “per sport”: dietro ogni decisione c’è un equilibrio tra esigenze ambientali, sociali ed economiche, sempre nel rispetto dei tempi del bosco e dei principi della sostenibilità. Significa anche prendere decisamente le distanze da chi opera in maniera incompetente o con fini fraudolenti. Il lavoro e la reputazione di un intero settore non possono essere resi vani da pochi soggetti che agiscono scorrettamente.
Fatti quindi le necessarie distinzioni e volendo promuovere il lavoro corretto e professionale non basta, però, spiegare la propria attività sul piano tecnico o normativo. Occorre sviluppare nuove capacità narrative: raccontare storie, rendere comprensibili processi complessi, mostrare concretamente i risultati. Spesso sarà necessario semplificare, ma non per questo descrivere realtà o concetti lontani delle basi tecniche e scientifiche che guidano il lavoro dei professionisti del bosco e degli alberi. Tuttavia, quando il contesto lo permetterà, andrà preso tutto il tempo per illustrare la molteplicità di fattori naturali e sociali che vengono valutati prima di ogni intervento.
Per essere efficaci non ci si può illudere di piegare il pubblico alle nostre capacità di comunicazione. Deve avvenire esattamente il contrario. Devono essere usati strumenti divulgativi, social media, materiali visivi, visite in bosco, per avvicinarsi alle categorie che vogliamo informare e far capire che i benefici ecosistemici non “spuntano” da soli, ma dipendono dalla qualità del lavoro svolto, sia operativo, sia di pianificazione, controllo e orientamento strategico.
La sfida, per chi opera nel settore forestale a qualunque livello, è trasformare la crescente domanda di benefici ecosistemici in un motore di sviluppo sostenibile. C’è quindi la necessità che i professionisti della gestione imparino a comunicare con rigore e passione il valore del loro lavoro e a raccontare con orgoglio in che modo, attraverso la gestione attiva, contribuiscono a costruire un futuro resiliente per le foreste e per le comunità che da esse dipendono.