Lo strano caso delle ciliegie senza peduncolo

di Carlo Fideghelli
  • 28 July 2021

La campagna cerasicola è agli sgoccioli ed è stata caratterizzata da una produzione abbondante e da prezzi mediamente bassi , nel caso della Puglia anche inferiori alla media, e che hanno provocato numerose proteste di cerasicoltori per i prezzi loro pagati, sotto i costi di produzione se non del costo della sola raccolta. Le ragioni della crisi sono diverse: la produzione abbondante, la crescente concorrenza di altri paesi mediterranei ( Spagna, Grecia, Turchia,….), la diminuita presenza e disponibilità di manodopera stagionale (sia italiana che straniera)  e il suo costo crescente e, salvo poche eccezioni, una scarsa innovazione tecnica ( cultivar, portinnesti, forme di allevamento e densità d’impianto) e organizzativa ( associazione dei produttori).
Tra le innovazioni tecniche, è del tutto assente la coltivazione delle cultivar senza peduncolo che, al contrario, in Spagna incrementano, da anni, la loro produzione e la loro esportazione in Europa . Il grande vantaggio delle ciliegie senza peduncolo è nella facilità della raccolta il cui costo, nelle cultivar tradizionali, è calcolato più o meno pari al 50% del costo totale di produzione. Nella maggior parte dei ceraseti italiani, considerando una produzione media ad ettaro di 120-130 q, la resa della raccolta manuale è di circa 10-12 Kg/ora; il costo è ovviamente determinato da quanto si paga il raccoglitore, ma ragionevolmente si può stimare un minimo di 0,50 ed un massimo di 0,90 euro/Kg. Il costo della raccolta manuale delle cultivar senza peduncolo ( ma è possibile la raccolta meccanizzata) si riduce fino al 50%, ciò che consente la loro vendita ad prezzo più conveniente per il consumatore. Le ciliegie senza peduncolo hanno anche il vantaggio di poter effettuare una selezione meccanica ed un confezionamento più facili e non hanno il problema del disseccamento del peduncolo che evidenzia negativamente il tempo tra la raccolta e la commercializzazione.
L’accademico prof. Giorgio Bargioni, allora direttore dell’Istituto di Frutticoltura di Verona, nel 1970, ha diffuso la cultivar Vittoria, frutto di un programma di miglioramento genetico iniziato anni prima, caratterizzata, a maturazione,  dal facile distacco del frutto dal peduncolo con la cicatrice perfettamente asciutta. Alcune indagini di mercato degli anni ’70 avevano dimostrato una positiva valutazione di queste ciliegie da parte di almeno un terzo dei consumatori, nonostante Vittoria non avesse le caratteristiche pomologiche delle migliori cultivar tradizionali e fosse stata introdotta per l’industria di trasformazione, da raccogliere a macchina per scuotimento. Successivamente, Bargioni ha introdotto tre nuove cultivar: Francesca e Corinna nel 1985 e Enrica nel 1997, comparabili con le migliori ciliegie tradizionali; Enrica è anche autofertile per cui può essere coltivata senza la necessità di impollinatori.
Lo “strano caso”, già trattato da Bargioni in Accademia, è che, nonostante i vantaggi oggettivi per il frutticoltore (raccolta, manodopera), per il commerciante (selezione, confezionamento) e per il consumatore (prezzo) la coltivazione di queste cultivar in Italia è zero, mentre in Spagna, nello stesso periodo di tempo,  i cerasicoltori della Valle de Jerte hanno valorizzato le loro ciliegie tradizionali senza peduncolo Picota, oltre che sul mercato interno anche sui mercati europei, Regno Unito e Germania, in particolare, ma anche in Italia, con un trend positivo che continua da tempo. In Italia, l’assenza di interesse da parte dei produttori e dei commercianti ha avuto come conseguenza il disinteresse dei breeder e la mancata costituzione di una più ampia e migliorata gamma di cultivar.
Personalmente credo nel futuro delle ciliegie senza peduncolo, una innovazione “italiana” di cinquanta anni fa, trascurata, che oggi può aiutare la cerasicoltura  a superare le crescenti difficoltà; c’è solo bisogno che anche qualcun altro del settore ci creda.