Intensificazione sostenibile, strumento per lo sviluppo dell’agricoltura italiana

A colloquio con il Professore Massimo Tagliavini dell’Università di Bolzano, Past President di AISSA (Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie).

di Giulia Bartalozzi
  • 15 October 2025

L’ Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie (AISSA) promuove da tempo le pratiche di intensificazione sostenibile per il futuro dell’agricoltura del nostro Paese. Anche su sollecitazione dell’Accademia dei Georgofili AISSA ha deciso di aggiornare ed ampliare il volume “Intensificazione sostenibile, strumento per lo sviluppo dell’agricoltura italiana”, che è stato presentato all’Accademia dei Georgofili lo scorso 10 ottobre 2025.
Il volume, disponibile sul sito di AISSA, fornisce agli operatori del settore agrario, agli amministratori, ai politici, ai consumatori e alla società civile, orientamenti e modelli per migliorare il livello di sostenibilità dell’agricoltura italiana e aiutare la competitività delle imprese e la salvaguardia dell’ambiente.
Ne abbiamo parlato con il Professore Massimo Tagliavini dell’Università di Bolzano, Past President di AISSA.

Professore, che cosa si intende per intensificazione sostenibile?
Intensificare in modo sostenibile significa oggi utilizzare nel processo produttivo agrario le innovazioni sviluppate dalla e le soluzioni tecnologiche disponibili per mantenere o aumentare le rese, e al contempo migliorare l’efficienza d’utilizzo delle risorse, minimizzare l’inquinamento ambientale e ridurre la presenza di residui sui prodotti agricoli. 

Quali principali applicazioni in campo ha oggi a livello italiano?
Sono numerosi gli esempi che si potrebbero citare, relativi sia alle coltivazioni che agli allevamenti. Direi che in generale le innovazioni possono essere suddivise in quelle di sistema e quelle tecnologiche, ed è proprio la loro integrazione porta ai massimi benefici. Tra le innovazioni di sistema più significative possiamo includere quelle che pianificano sistemi colturali nuovi, in cui le vengono valorizzate le interazioni tra specie vegetali, insetti utili e microrganismi capaci di fissare azoto atmosferico e quindi ridurre la necessità di concimi sintetici, o ridurre il grado di infestazione di insetti nocivi. Pensiamo anche alle applicazioni della bioeconomia, che integrano sistemi colturali, allevamenti e industrie agrarie, in cui gli scarti di un comparto vanno ad alimentare un altro comparto. Tra le tante innovazioni tecnologiche possiamo citare i mezzi di lotta ad insetti nocivi di molte colture, sviluppati dopo approfondite ricerche sulla loro biologia, che non prevedono l’impiego di insetticidi. Oppure l’agricoltura cosiddetta “smart”, dove grazie all’impiego di sensori, che monitorano la presenza di malerbe o lo stato nutrizionale delle colture, e all’utilizzo di macchinari che consentono la distribuzione di erbicidi o concimi a rateo variabile, è possibile ridurre le dosi apportate e il conseguente rischio di inquinamento. Purtroppo, le innovazioni che il miglioramento genetico potrebbe mettere a disposizione degli agricoltori sono solo parzialmente espresse a causa di impedimenti legislativi che trattano le tecniche di evoluzione assistita (New breeding Technologies) come se fossero OGM. 

L'opinione degli agricoltori nei confronti delle applicazioni pratiche di tecnologie all'avanguardia è aperta?
Su questo fronte ci sono notevoli margini di miglioramento. Occorre considerare che l’età media degli operatori è aumentata tempo e il rapporto giovani: anziani, già pochi anni orsono, era di circa 6 a 100. Gli agricoltori sono in generale aperti alle tecnologie che comportano vantaggi tangibili e già nel breve periodo, ad esempio in termini di alleggerimento del loro carico di lavoro, del numero di trattamenti fitosanitari, e di risparmio su energia e materiali. È anche una questione legata ai costi legati all’implementazione della tecnologia e alle dimensioni delle aziende: sarà necessario ripensare all’assistenza tecnica e rafforzare la formazione su questi temi. Non va sottovaluto il fatto che le nuove tecnologie digitali sono anche attrattive nei confronti dei giovani agricoltori e potrebbero facilitarne il ritorno alla terra. 

Perché l'intensificazione sostenibile rappresenta il futuro dell'agricoltura italiana?
L’agricoltura italiana soffre di alcuni problemi che hanno portato ad una diminuzione del numero di aziende (in molti casi a causa delle difficoltà a raggiungere un reddito adeguato) e delle superfici coltivate, con conseguente calo delle quantità prodotte di molte derrate. Per la nostra alimentazione, per quella degli animali allevati, e per poter supportare la nostra industria alimentare, abbiamo aumentato le importazioni di prodotti (es. circa il 60% del frumento tenero, più del 50% della carne bovina e del 30% dell’olio di oliva), anche da Paesi che non garantiscono una adeguata sostenibilità del processo produttivo. Pur con molte eccezioni, il nostro Paese mostra inoltre un gap tecnologico nei confronti di altri Paesi europei con cui dobbiamo confrontarci. Secondo la comunità scientifica nazionale, l’intensificazione sostenibile rappresenta lo strumento chiave per invertire il calo della produzione, mantenere la qualità del made in Italy, tutelare il reddito degli imprenditori e migliorare i parametri di sostenibilità ecologica.      

Come vanno le cose nel resto del mondo?
La situazione a livello mondiale è ovviamente assai diversificata, a seconda dell’area geografica considerata. L’intensificazione sostenibile può però essere adottata sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo, e adattata in funzione del contesto; nei primi si prende anche considerazione la possibilità di ridurre il grado di intensificazione per poter migliorare i parametri di sostenibilità ambientale, mentre nei secondi,  essa è finalizzata all’aumento del reddito e della produzione, migliorando al contempo i vari indici di sostenibilità sociale ed ecologica. Non è un caso che la stessa FAO l’ha indicata come uno dei suoi obiettivi strategici. 

SCARICA QUI: Intensificazione sostenibile_edizione aggiornata e ampliata_AISSA.pdf