Conservare per innovare: le risorse genetiche agrarie e l’agricoltura del futuro

di Carlo Fideghelli, Elisa Vendramin, Sabrina Micali, Ignazio Verde
  • 30 April 2025

L'agrobiodiversità, frutto di 10.000 anni di agricoltura, è cruciale per affrontare le sfide agricole future, al fine di garantire sicurezza alimentare e adattamento ai cambiamenti climatici.
Le risorse genetiche agrarie devono essere preservate e caratterizzate e vanno utilizzate per sviluppare varietà adatte alle mutevoli condizioni ambientali e socioeconomiche.
La diversità biologica o biodiversità viene definita dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) come la variabilità tra tutti gli organismi viventi, compresi, tra gli altri, gli ecosistemi terrestri, marini e altri ecosistemi acquatici e i complessi ecologici di cui fanno parte.
La biodiversità include la diversità degli ecosistemi, la diversità delle specie e la diversità genetica all'interno delle specie.
L'agrobiodiversità riguarda le risorse genetiche delle specie agrarie e comprende le specie coltivate e le specie affini, gli organismi utili come, ad esempio, il microbiota del suolo e quello coinvolto nei processi di trasformazione (batteri e lieviti fermentativi), i pronubi e gli antagonisti dei parassiti. Delle circa 350.000 piante superiori censite sul nostro pianeta (https://www.kew.org/science/state-of-the-worlds-plants-and-fungi), solo circa 200 sono coltivate e il 90% del fabbisogno alimentare globale proviene da circa 100 di esse. Riso, grano, mais e patata coprono, approssimativamente, il 60% delle calorie consumate dall'umanità. La FAO stima che il 75% della diversità genetica delle specie agrarie sia andato perso nel tempo.
Il mantenimento e la conservazione dell’agrobiodiversità vengono garantiti a livello globale, attraverso quattro modalità:
1. In situ: preservazione delle risorse genetiche nel loro habitat naturale; utile per le specie selvatiche affini (Crop Wild Relatives, CWR).
2. On farm: coltivazione di ecotipi locali da parte di agricoltori, di fatto custodi, formalmente riconosciuti o meno.
3. Ex situ: conservazione in banche di germoplasma (Gene Bank), - come semi o organi di moltiplicazione agamica. Per le piante da frutto si preferisce la conservazione in vivo o in vitro (crioconservazione, slow growth).
4. Svalbard Global Seed Vault: nell’isola di Spitsbergen (Norvegia) sono conservati i duplicati dei semi delle banche nazionali, usati, ad esempio, per ricostruire la banca ICARDA di Aleppo distrutta dalla guerra, non dà accesso alle risorse conservate.

L'Italia ha ratificato il Trattato FAO sulle Risorse Genetiche Vegetali per l’Alimentazione e l’Agricoltura (ITPGRFA) nel 2004. Da 21 anni il MASAF finanzia il programma RGV FAO, che coinvolge CREA, CNR e Rete Semi Rurali. Grazie a RGV FAO, oltre 40.000 accessioni sono state censite e conservate, e collegate ai network Eurisco, ECPGR e AEGIS.
Il discreto finanziamento iniziale (legge 101/2004 pari a circa 3 milioni di euro nel triennio alle strutture CREA) consentiva una appena sufficiente attività di conservazione l’erosione dovuta alla inflazione e i tagli 31.3%) hanno gravemente compromesso le sue attività; si confida nella sensibilità dei responsabili del MASAF per il recupero di un finanziamento adeguato alla importanza della biodiversità agricola.
Il programma RGV FAO svolge un ruolo chiave nella conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche italiane, promuovendo ricerca e innovazione per un'agricoltura sostenibile. La maggior parte delle collezioni del programma RGV FAO -è stata caratterizzata molecolarmente, prevalentemente mediante SSR e SNP, e -viene annualmente caratterizzata dal punto di vista fenotipico; recentemente anche mediante piattaforme ad alta processività che utilizzano gli ultimi ritrovati tecnologici come droni, sensori, camere iperspettrali e termiche, GPS, robot e intelligenza artificiale.
Un aspetto fondamentale del programma è lo scambio di materiale genetico con Enti Pubblici e privati: negli anni sono stati registrati circa 2.172 ingressi di nuovo materiale genetico in ingresso e 2.785 accessioni in uscita.
A livello globale lo scambio di materiale genetico è regolato da due accordi: il Protocollo di Nagoya (2010) che riguarda tutte le risorse genetiche e il Trattato FAO limitatamente alle risorse vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura (2004). L'Italia non ha ancora ratificato il Protocollo di Nagoya, creando svantaggi agli utilizzatori italiani rispetto ai Paesi che lo applicano. I soggetti italiani sono infatti tenuti a rispettare il Protocollo per l’accesso e la condivisione dei benefici nei Paesi che lo hanno ratificato, mentre questi ultimi possono accedere alle nostre risorse genetiche senza le regole previste dal protocollo-; di fatto consentendo prelievi non regolamentati e registrati di risorse.
Un tema critico riguarda le sequenze genetiche (Digital Sequence Information, DSI): il dibattito sulla loro regolamentazione potrebbe limitare l'accesso ai dati, con conseguenze negative per ricerca e innovazione. La libera condivisione di dati genetici è essenziale per affrontare sfide come il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare.
L’implementazione del Sistema Multilaterale del Trattato FAO (MLS) è attualmente in corso. I negoziati riguardano tre punti salienti (hotspot):
1. Ampliare l'Annex 1 del Trattato a tutte le specie agricole. Si punta a includere tutte le specie alimentari e agricole nel sistema multilaterale del Trattato, per garantire un accesso più ampio e facilitato alle risorse genetiche vegetali.
2. Definire meccanismo di pagamenti per le aziende che, utilizzando le risorse genetiche inserite nel Sistema Multilaterale, costituiscano varietà commerciali c, così da contribuire economicamente a un’equa condivisione dei benefici.
3. Integrare le DSI nel Trattato garantendo l'accesso libero ai dati. L’obiettivo è regolare l’uso delle informazioni genetiche digitali (sequenze di DNA, RNA, ecc.) garantendone l’accesso libero, pur tutelando i diritti dei Paesi fornitori delle risorse.

Trovare un equilibrio tra l’esigenza di garantire l’accesso alle risorse genetiche per la ricerca e l’innovazione e il diritto dei Paesi in via di sviluppo a un’equa condivisione dei benefici è oggi una sfida cruciale. Solo attraverso un accordo equo e condiviso sarà possibile promuovere la sicurezza alimentare globale, tutelare la biodiversità agricola e sostenere concretamente lo sviluppo dei Paesi che, da sempre, sono i principali fornitori e custodi di queste risorse.