Dialoghi sul Verde: “Il restauro dei giardini storici”

Dialogo con la Prof. Arch. Maria Adriana Giusti, Fr. full professor Politecnico di Torino e Comitato scientifico APGI (Associazione Parchi e Giardini d’Italia)

Nicoletta Ferrucci e Maria Adriana Giusti 26 November 2025

Ferrucci: «Un giardino storico è una composizione di architettura il cui materiale è principalmente vegetale, dunque vivente e come tale deteriorabile e rinnovabile. Il suo aspetto risulta così da un perpetuo equilibrio, nell’andamento ciclico delle stagioni, fra lo sviluppo e il deperimento della natura e la volontà d’arte e d’artificio che tende a conservarne perennemente lo stato»; e se dunque «come monumento il giardino storico deve essere salvaguardato secondo lo spirito della Carta di Venezia, tuttavia, in quanto “monumento vivente”, la sua salvaguardia richiede delle regole specifiche.
Con questa definizione la Carta di Firenze, redatta nel 1982 dall’International Council of Monuments and Sites (ICOMOS) e dall’International Federation of Landscape Architects (IFLA), coglie in modo chiaro ed univoco le peculiarità che connotano il giardino storico tratteggiandone i caratteri identificativi: la monumentalità che lo distingue dal giardino che storico non è, la sua predominante componente vegetale che ne disegna la cangiante evoluzione di forme e di cromatismo, quella dinamicità che si contrappone alla staticità del monumento costruito dall’uomo. Il messaggio che la Carta di Firenze ci trasmette è che quel connubio tra natura e “volontà d’arte” invoca l’adozione di specifiche metodologie di co¬noscenza, di intervento conservativo e di restauro, rispettose del suo essere un unicum limitato, peribile, irripetibile. Una sfida intrigante e inquietante per il paesaggista chiamato a cimentarsi con il restauro di un giardino storico: come l’hai vissuta nelle tue molteplici esperienze? Qual è l’orizzonte dal quale si prendono le mosse e quale quello di approdo: la ricostruzione dell’impianto originario o altro?

Giusti: La domanda impone una premessa teorica sul giardino come forma di architettura viva, situata al crocevia tra natura e cultura, tra materia vegetale e materia minerale, e dunque tra due differenti temporalità: quella ciclica e rigenerativa della natura e quella lineare e storica della costruzione. Tale duplicità genera una tensione strutturale che si manifesta nel corso del tempo e che costituisce uno dei principali nodi epistemologici del pensiero paesaggistico contemporaneo. La storia dimostra come in alcuni casi il giardino sia sopravvissuto all’architettura minerale, con un’inversione del paradigma tradizionale – che attribuiva all’edificato una durata superiore a quella della vegetazione considerata più effimera. Porto sempre come esempio l’immagine di fine Ottocento del distrutto castello di Saint Cloud: dalle macerie dell’edificato si vede nitidamente il giardino coi suoi parterre nella lontananza. Questa considerazione porta, a mio avviso, a una prima, cruciale rottura teorica: la resistenza del giardino non è nella permanenza, ma nel mutamento. Il giardino, infatti, si conserva non malgrado il cambiamento, ma attraverso il cambiamento stesso. La sua materia vegetale, lungi dall’essere fragile o instabile, è portatrice di un principio di rigenerazione che sfida la temporalità lineare della storia umana. Si afferma così l’idea del giardino come palinsesto polimaterico, un dispositivo complesso in cui la materia viva e la memoria storica interagiscono in modo costante e reversibile.

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Sono 62 le specie di piante selvatiche a maggior rischio di scomparsa in Toscana

Lorenzo Peruzzi 26 November 2025

È appena uscito un lavoro collaborativo che ha posto in ordine di priorità le specie di piante selvatiche a rischio di scomparsa in Toscana. La Regione Toscana ha instaurato ormai da diversi anni un accordo di collaborazione con le Università di Pisa, Firenze e Siena per il monitoraggio di specie e habitat protetti dall’Unione Europea ai sensi della cosiddetta Direttiva Habitat (92/43/CEE), finanziando un progetto denominato “NATura NEtwork Toscana – NAT.NE.T”. Nell’ambito di questo progetto, è stato anche chiesto ai botanici del gruppo di lavoro di aggiornare l’elenco delle specie di piante di interesse conservazionistico, da proteggere a livello regionale.
Pochi giorni fa è stato pubblicato un lavoro sulla rivista scientifica Environmental and Suitability Indicators, al quale hanno partecipato 20 ricercatori, coordinati localmente dai prof. Gianni Bedini (Università di Pisa), Bruno Foggi (Università di Firenze) e Claudia Angiolini (Università di Siena).
Nella conservazione della natura, poiché purtroppo non è possibile tutelare attivamente tutto ciò che meriterebbe di essere conservato, è in uso ormai da decenni l’elaborazione di cosiddette priorità: si mettono quindi in evidenza le specie a maggior rischio di estinzione globale, nazionale o locale, per convogliare sforzi e (di solito esigue) risorse disponibili su di esse.
È ben noto che, a livello globale e nazionale, l’approccio più diffuso per stabilire delle priorità di conservazione è l’utilizzo del protocollo IUCN (International Union for Conservation of Nature), che porta ad attribuire delle categorie di rischio e a redigere le cosiddette Liste Rosse. La stessa IUCN, però, chiarisce bene che questo approccio non è funzionale alla redazione di liste di attenzione di interesse locale (come potrebbero essere, ad esempio, quelle a livello delle varie regioni amministrative italiane, o di aree ancora più ristrette). Per questo motivo, il gruppo di studiosi ha cercato di elaborare un approccio alternativo, che permettesse di assegnare delle priorità di conservazione su basi scientifiche alle specie selvatiche della flora toscana.

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La strategia “Push-Pull” per il controllo delle popolazioni adulte della mosca delle olive

Bruno Bagnoli 26 November 2025

La mosca delle olive, Bactrocera oleae (Diptera Tephritidae) è, come largamente noto, il principale fitofago limitante le produzioni olivicole nella maggior parte delle aree circummediterranee e per tale motivo è spesso definita “specie chiave” per la difesa fitosanitaria in olivicoltura.

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Microbiota, alimentazione e nutrizione: 3 – Microbiota umano in evoluzione

Giovanni Ballarini 26 November 2025

La nostra nutrizione onnivora, probabilmente prima vegetariana e poi carnivorana, oggi trova riferimento in due diverse strutture funzionali: la prima in bocca nei denti anteriori e nello stomaco e primo tratto intestinale con il suo sistema enzimatico, la seconda nei denti molari e nelle fermentazioni del microbiota del grosso intestino. 

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