E' scontro tra Italia e Slovenia: "Vogliono scipparci l'aceto balsamico"

  • 17 March 2021

"L’inaccettabile scippo del nome "aceto balsamico" da parte della Slovenia mette a rischio un miliardo di euro di valore al consumo e rappresenta un attacco all’intero sistema del made in Italy di qualità. Chiediamo alla Commissione Europea di rigettare la richiesta del Paese". Quella di Coldiretti, in una nota rilasciata nel primo weekend di marzo 2021, è solo una delle tante voci che si levano dal coro dell'agroalimentare italiano pronti alla battaglia.
La contesa? Il nome "aceto balsamico", ad oggi meritoriamente simbolo di un particolare metodo di produzione da cui nasce uno dei grandi tesori italiani, il Balsamico di Modena, ma che rischia di diventare poco più di un semplice aggettivo. La Slovenia negli ultimi giorni di febbraio 2021 ha notificato all'Europa una legge secondo cui qualsiasi aceto di vino con mosto concentrato potrà essere venduto con l'aggettivazione, appunto, di "aceto balsamico". La norma è attualmente al vaglio degli organi competenti e la Commissione Europea si è presa tre mesi di
tempo (il D-Day è il 3 giugno 2021) per valutare la situazione dopo la discesa in campo del neo ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Patuanelli e di tutta una serie di associazioni e organizzazioni di settore che hanno fatto sentire ben forte la loro voce.
Attualmente, sono riconosciuti dall’Unione Europea come prodotti da tutelare l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop, l’Aceto Balsamico di Modena Igp e l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Dop, tutti prodotti figli di lunghe tradizioni e di una cultura profonda, il cui mercato oltre confine rischia di essere tragicamente abbattuto se la legge slovena dovesse trovare accoglienza in seno alla Commissione Europea. "Questa iniziativa - continua Coldiretti - rischia di andare a ingrossare tra le altre cose il mercato del falso" di quell'italian sounding tra le cui maglie ogni anno passano circa 100 miliardi di euro guadagnati a danno dell'Italia. Senza pensare poi che un attacco al sistema di certificazione, significherebbe una perdita economica impressionante: le DOP e IGP italiane rappresentano 16,9 miliardi di euro di valore alla produzione, un contributo del 19% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano e un export da 9,5 miliardi di euro che corrisponde al 21% delle esportazioni nazionali di settore, grazie al lavoro di oltre 180.000 operatori e l’impegno dei 285 Consorzi di tutela riconosciuti (fonte XVIII Rapporto Ismea-Qualivita).
Il danno non è però solo economico, bensì una grande "offesa - sottolinea il Direttore del Consorzio Aceto Balsamico di Modena Federico Desimoni -  della tradizione e degli sforzi fatti dai produttori delle eccellenze modenesi che insieme all’attività di divulgazione dei Consorzi lo hanno reso famoso nel mondo" e un attacco diretto al sistema agroalimentare di qualità europeo, al diritto dei consumatori ad un’informazione corretta e trasparente e degli operatori commerciali ad una concorrenza leale.
Nonostante il delicato momento istituzionale italiano la risposta delle istituzioni non si è fatta attendere e il Ministro Stefano Patuanelli - che ha dichiarato quanto "la tutela del patrimonio enogastronomico italiano sia una priorità per il Governo - ha notificato presso la Commissione Europea il proprio "parere circostanziato", esprimendo di fatto la propria opposizione, motivata, all'eventuale approvazione della norma slovena, dando il via a una serie di valutazioni istituzionali. "Le problematiche tecniche sul tavolo sono di diversa natura – spiega il Direttore Federico Desimoni – la prima è certamente quella del contrasto con il Reg. (UE) n. 1151/12 che tutela DOP e IGP e con la giurisprudenza della Corte di Giustizia che riconosce la competenza esclusiva ai giudici nazionali per la valutazione dei casi di violazione del regolamento. La seconda si riferisce al contrasto della norma slovena con alcuni principi cardine del diritto comunitario in materia di etichettatura e informazione del consumatore. La terza è direttamente connessa alle contraddizioni interne della norma tecnica e con l’incompatibilità con gli standard europei in materia di produzione e commercializzazione di aceti”.

da Repubblica.it, 8/3/2021