L’acqua e il virus

di Marcello Pagliai
  • 25 March 2020

Non c’entra niente l’acqua con il virus! No, anzi c’entra eccome; fra le pressanti raccomandazioni che ci vengono rivolte in questa drammatica situazione c’è proprio quella di lavarsi bene le mani spesso e per questo occorre che l’acqua sia pulita e di ottima qualità ma ci ricordiamo anche che prima, nei periodi di preoccupante siccità, si raccomandava di non sprecare l’acqua. Quindi l’acqua non è solo importante ma è fondamentale!
Tutto questo per dire che fra le drastiche restrizioni che ci vengono necessariamente imposte per contrastare questa pericolosa diffusione del Coronavirus, quella che mi è dispiaciuta di più non è il dover stare in casa, dove fra una lettura, lo scrivere qualcosa, il computer, la musica, la cyclette si può trovare il modo di far passare il tempo senza poi annoiarsi troppo, ma il blocco di tutte le attività come il rinvio della giornata di studio dell’Accademia dei Georgofili a Pisa, che si doveva tenere il 12 Marzo u.s., intitolata “L’acqua da risorsa a calamità”, che contribuivo a organizzare in collaborazione con il Presidente della Sezione Centro-Ovest Amedeo Alpi, con la solita passione, impegno e apprensione di quando ero in servizio effettivo e come già diceva il Manzoni, se non ricordo male, le cose rinviate perdono di importanza.
Mi auguro proprio di no perché questa nuova dolorosa emergenza non cancella purtroppo quelle che già avevamo come la degradazione del suolo, i cambiamenti climatici con i catastrofici violenti nubifragi (le “bombe d’acqua” come li chiamava Giampiero Maracchi) e i sempre più frequenti lunghi periodi di siccità. Mi auguro quindi che, non appena sarà passata questa tremenda tempesta del virus e speriamo presto, si possa riprogrammare quanto prima e con rinnovata lena questo evento vista, appunto, la sua attualità e importanza.
Sarà l’occasione per ribadire che le piogge concentrate in un breve periodo aggrediscono la superficie del terreno e producono effetti talvolta eclatanti. Le anomalie del regime pluviometrico e la gestione non sempre corretta del territorio mettono a rischio il suolo e l’erosione, che rimane il principale aspetto della degradazione del suolo stesso, supera mediamente di 30 volte il tasso di sostenibilità (erosione tollerabile). Il non corretto uso del suolo non è solo legato alle attività agricole, ma anche e soprattutto alle attività extra agricole.  
Si evidenzierà, quindi, che a fronte di eventi catastrofici causati da eccessi idrici, aumentano anche frequenza e durata dei periodi di siccità, mettendo a rischio la salute degli eco-sistemi agricoli e forestali.
Si sottolineerà che i cambiamenti climatici e l’intensificazione della pressione antropica hanno ridotto la capacità dei suoli di trattenere l’acqua a seguito alla rilevante diminuzione della sostanza organica che si è verificata ricorrendo ad agro-tecniche non sostenibili.
Verrà ribadito con forza che si impone, quindi, una pianificazione dell’uso del territorio, partendo dalla completa conoscenza dei tipi di suolo. Gli impatti ambientali variano da suolo a suolo, in funzione dell’uso e della gestione. In particolare, l’attività agricola determina fortemente i processi idrologici e i rapporti acqua-suolo: il ricorso alle pratiche agricole sostenibili non è più procrastinabile. Nell’immediato vi è la necessità di attuare un Piano quadro nazionale finalizzato, sia a recuperare e accumulare l’acqua piovana, attraverso la creazione di serbatoi e vasche di espansione, sia a incrementare la raccolta dell’acqua non trattenuta dal suolo (drenaggio, ruscellamento) con la realizzazione di piccoli e medi bacini di raccolta, nonché il ripristino della funzionalità dei numerosi “laghetti” già esistenti, anche con funzione di laminazione delle piene.