Le sfide della sicurezza alimentare con la guerra in Ucraina

di Maurizio Martina*
  • 21 December 2022

Come sappiamo la Federazione Russa e l'Ucraina sono tra i più importanti produttori di materie prime agricole al mondo. Entrambi sono esportatori netti di prodotti agricoli ed entrambi sono leader nei mercati globali di prodotti alimentari e fertilizzanti, dove le forniture esportabili sono spesso concentrate in una manciata di paesi. Concentrazione che rende questi mercati estremamente vulnerabili agli shock e alla volatilità.
Nel 2021, la Federazione Russa e l'Ucraina risultavano essere tra i primi tre esportatori mondiali di grano, mais, semi di colza, semi e olio di girasole. Inoltre la Russia si è classificata anche come primo esportatore mondiale di fertilizzanti azotati, il secondo fornitore leader di fertilizzanti al potassio e terzo esportatore di fertilizzanti al fosforo. Inevitabilmente, la guerra ha avuto un forte impatto anche sulla sicurezza alimentare globale.
In particolare su molti paesi della regione del Vicino Oriente e del Nord Africa (NENA). Questi infatti dipendono fortemente da prodotti alimentari e fertilizzanti importati dalla Russia e dall'Ucraina, compreso il grano come alimento base. Prima del conflitto, inoltre, la maggior parte dei paesi della regione aveva mostrato una tendenza all'aumento delle importazioni alimentari per soddisfare esigenze crescenti di consumo interno. Tale aumento della domanda stava già affrontando gli effetti negativi degli alti prezzi internazionali di alimenti e fertilizzanti a causa del caro-energia prima dello scoppio della guerra. Il conflitto non ha fatto altro che peggiorare la vulnerabilità della regione con seri rischi per soddisfare la domanda alimentare dei paesi della regione le cui importazioni dipendono fortemente da Russia e Ucraina.
Schematicamente, possiamo individuare tre dimensioni dei rischi. Rischi di prezzo, legati al calo di offerta globale e aumento della domanda che potrebbero far aumentare i prezzi internazionali di alimenti e mangimi. Rischi di filiera, con interruzioni nella logistica, stoccaggio e trasporto, che potrebbero avere un impatto notevole sulla regione poiché la dipendenza di questi paesi dai cereali originari della Federazione Russa e dell'Ucraina è anche associata ai minori costi di spedizione derivanti dalla loro vicinanza fisica al bacino del Mar Nero. Rischi di produzione: le indicazioni attuali segnalano che, a seguito del conflitto, tra il 20 e il 30 percento delle aree seminate a colture invernali in Ucraina potrebbero non essere raccolte durante la stagione 2023.
Rischi tradotti in numeri dalla FAO che prevede un aumento di persone denutrite di 7,6 milioni a livello globale e di 400mila nella regione a breve termine in uno scenario di shock moderato.
La situazione richiede risposte a livello nazionale, subregionale e regionale, a partire dal cercare di diversificare le fonti di importazione, in particolare per il grano; garantire politiche di protezione sociale a sostegno dei segmenti vulnerabili della società; sviluppare una struttura finanziaria per l'importazione di alimenti/carburanti/fertilizzanti per i paesi più poveri e più colpiti; e garantire l'intervento umanitario multilaterale ove necessario per sostenere i più poveri.
Alcune di queste risposte devono essere adottate immediatamente per rispondere ai rischi associati al conflitto. Altre saranno più a lungo termine per trarre insegnamenti dalla crisi e fornire risposte per (ri)costruire sistemi agroalimentari più resilienti, più giusti e più sostenibili in tutta la regione.

L’ultimo report Fao qui: https://www.fao.org/3/cb9926en/cb9926en.pdf

*Vicedirettore generale FAO


 


L’ultimo report Fao qui https://www.fao.org/3/cb9926en/cb9926en.pdf